venerdì 31 agosto 2012

La morte del card. Carlo Maria Martini. Gesuita e biblista, per più di 20 anni arcivescovo di Milano. Il rapporto con Benedetto XVI: un grande Papa

Si è spento oggi all’Aloisianum a Gallarate (Varese) il card. Carlo Maria Martini (nella foto con Benedetto XVI), 85 anni, biblista e per 23 anni arcivescovo di Milano. Il neurologo Gianni Pezzoli, che da anni lo ha in cura, aveva informato che il cardinale era “purtroppo entrato in fase terminale della malattia”. “Dopo un‘ultima crisi, cominciata a metà agosto - aveva detto il medico -, non è più stato in grado di deglutire né cibi solidi né liquidi. Ma è rimasto lucido fino all‘ultimo e ha rifiutato ogni forma di accanimento terapeutico”. Il cardinale arcivescovo di Milano Angelo Scola e il Consiglio episcopale milanese hanno stabilito le modalità delle esequie. La salma di Martini sarà accolta in Duomo a Milano domani alle 12.00. Da quel momento, come spiega una nota della diocesi, sarà possibile renderle omaggio sino ai funerali che verranno celebrati lunedì 3 settembre alle 16.00. Per le celebrazioni eucaristiche di domenica 2 settembre l'Ufficio liturgico della Curia predisporrà intenzioni di preghiera particolari. Nato a Torino il 25 febbraio 1927, nel 1944 entrò nella Compagnia di Gesù e studiò filosofia all’Aloisianum, l’istituto universitario di studi filosofici dei gesuiti; proseguì poi gli studi teologici a Chieri (Torino), dove venne ordinato sacerdote il 13 luglio 1952. Laureato in teologia nel 1958 alla Pontificia università gregoriana e in Scrittura al Pontificio istituto biblico, fu in seguito rettore di entrambi. Nel 1979 Giovanni Paolo II lo elesse arcivescovo di Milano, consacrandolo personalmente il 6 gennaio 1980; nel Concistoro del 1983 venne creato cardinale. Tra le iniziative più importanti organizzate sotto il suo episcopato a Milano, l’introduzione in diocesi della “Scuola della Parola”, per accostare i laici alla Sacra Scrittura con il metodo della Lectio divina, e gli incontri sulle “domande della fede”, chiamati “Cattedra dei non credenti. Dal 1987 al 1993 fu altresì presidente del Consiglio delle Conferenze Episcopali europee. Nel 2002, al compimento dei 75 anni, il Papa accettò le sue dimissioni per sopraggiunti limiti d’età ed egli si ritirò in Terra Santa per proseguire gli studi biblici. Colpito dal morbo di Parkinson, nel 2008 ha fatto ritorno in Italia per ricevere le cure necessarie, abitando negli ultimi 4 anni all’Aloisianum. L’ultimo incontro con Benedetto XVI risale allo scorso 2 giugno, in occasione della visita a Milano del Pontefice per l’Incontro Mondiale delle Famiglie. Joseph Ratzinger e Carlo Maria Martini si erano conosciuti personalmente solo nel 1978 quando alla morte di Paolo VI l'allora arcivescovo di Monaco trascorse a Roma le settimane del preconclave. Martini non cercava la polemica con Roma, ma non era disposto a tacere se la pensava diversamente dal Papa. Da biblista, ad esempio, ha dedicato in questi anni recensioni puntute ai due volumi dell'opera "Gesù di Nazaret" firmati da Joseph Ratzinger-Benedetto XVI. E il Papa in più occasioni, anche in discorsi pronunciati a braccio, ha rinnovato la sua stima e espresso considerazione e stima per Martini, come pastore e come studioso. La mattina del 19 aprile 2005, il porporato gesuita fece convergere sul suo nome i cardinali progressisti, che nelle prime votazioni avevano indicato l'arcivescovo di Buenos Aires Bergoglio (anche lui gesuita). “Siamo diversi ma sarà un grande Papa”, disse uscito dal conclave. “La passione per la verità, che Joseph Ratzinger ha testimoniato coerentemente in tutti questi anni, va intesa come risposta al ‘debolismo’ della postmodernità”, scriveva Martini in una miscellanea per i 70 anni del futuro Papa. I due cardinali professori, il teologo e il biblista, oltre che coetanei (classe 1927, Martini è nato il 15 febbraio) hanno sempre avuto rapporti cordiali. Anzi si può dire che tra loro c'è sempre stato un feeling, anche se quello divenuto Papa era allora, per il suo ufficio di prefetto dell'ex Sant'Uffizio, il custode dell'ortodossia, e l'arcivescovo di Milano amava invece i territori inesplorati della teologia e dell'etica, dove spesso camminava rasente agli strapiombi, come emerge anche dai suoi più recenti scritti sull'eutanasia.
''Un vescovo che con la sua parola, i suoi numerosi scritti, le sue innovatrici iniziative pastorali ha saputo testimoniare e annunciare efficacemente la fede agli uomini del nostro tempo, guadagnandosi la stima e il rispetto di vicini e lontani, ispirando nell'esercizio del loro ministero tanti confratelli nell'episcopato in molte parti del mondo'': il direttore della Sala Stampa della Santa Sede, padre Federico Lombardi, ricorda così il confratello gesuita. Per Lombardi, ''fu coraggiosa intuizione di Giovanni Paolo II mettere la ricchezza culturale e spirituale di colui che era stato fino allora uno studioso, Rettore del Biblico e poi della Gregoriana, al servizio del governo pastorale di una delle diocesi più grandi del mondo. Il suo fu uno stile di governo caratteristico''. Il portavoce vaticano ricorda quanto scritto da Martini nel suo ultimo piccolo libro, ''Il vescovo'': ''Non pensi il vescovo di poter guidare efficacemente la gente a lui affidata con la molteplicità delle prescrizioni e dei decreti, con le proibizioni e i giudizi negativi. Punti invece sulla formazione interiore, sul gusto e sul fascino della Sacra Scrittura, presenti le motivazioni positive del nostro agire secondo il Vangelo. Otterrà così molto di più che non con rigidi richiami all'osservanza delle norme''. Si tratta, commenta Lombardi, di una ''eredità preziosa, su cui riflettere seriamente quando cerchiamo le vie della 'nuova evangelizzazione'''.
"Mi auguro che tutti noi possiamo vivere con fede questo momento di passaggio del card. Martini, testimone di una vita offerta e donata a Diosecondo una varietà di forme: intellettuale, grande biblista, rettore di università e pastore". Così il card. Scola commenta alla Radio Vaticana la morte del card. Martini. "Personalmente - dice -, ho avuto la possibilità di un ultimo lungo colloquio con lui sabato scorso, da cui ho ricavato sostegno e aiuto per questo delicato ministero. Sono certo che ora il card. Martini accompagna dall’alto la Chiesa milanese e tutti gli abitanti di questa nostra grande arcidiocesi". "Abbiamo appreso la notizia mentre eravamo riuniti come Consiglio episcopale -spiega ancora il card. Scola -, e insieme, ci siamo raccolti in preghiera. Adesso, abbiamo invitato tutta la diocesi, le famiglie, le parrocchie, le comunità religiose, le associazioni e i movimenti, ad intensificare la preghiera di gratitudine per la grande personalità del card,Martini e per il suo lungo ministero a Milano". Scola sottolinea come l’apertura di Martini alle istanze del mondo moderno sia stato "uno degli aspetti che hanno contraddistinto il suo ministero milanese e di cui tutti gli daranno atto; tutti i mondi, milanese e non solo, gliene daranno atto". In più, ne apprezza la volontà di dialogo anche con atei ed agnostici, "perchè - spiega il porporato - la proposta di Gesù Cristo è sempre, di nuovo, rivolta a tutti. Il cardinale ha ripreso una grande tradizione con una sua peculiare sensibilità".

SIR, Agi, Korazym.org, Vatican Insider