mercoledì 23 gennaio 2013

Lombardi: nessun motivo per pensare che il valore di una devozione religiosa sia collegato alla preziosità del materiale, tanto meno vi è alcuna organizzazione promossa o incoraggiata dalle autorità della Chiesa Cattolica per commerciare o importare avorio

Con una lunga nota il direttore della Sala Stampa della Santa Sede, padre Federico Lombardi, ha risposto al National Geographic sul tema del commercio dell'avorio legato alla cattura e all'uccisione degli elefanti. Il National Geographic aveva infatti pubblicato un servizio nel quale si faceva riferimento all'uso religioso dell'avorio e anche al commercio di oggetti di questo materiale che avveniva nei negozi intorno al Vaticano. Successivamente era stato interpellato padre Lombardi in proposito. Il direttore della Sala Stampa della Santa Sede ha inviato al giornale una lunga risposta nella quale fra l'altro si afferma che "la posizione della Chiesa Cattolica e del suo insegnamento sulla violenza ingiustificata nei confronti degli animali è chiara". Il testo è stato pubblicato dallo stesso National Geographic. "Per quanto riguarda più specificamente gli animali - spiega Lombardi - la posizione del pensiero cattolico è sempre stata che, anche se essi non hanno certamente lo stesso livello di dignità e quindi di diritti delle persone umane, sono esseri viventi e di perfezione assai più elevata dei vegetali, e soprattutto gli animali più evoluti sono capaci di relazioni e sensazioni, di godimento e di sofferenza, per cui meritano un trattamento rispettoso, non possono essere uccisi e fatti soffrire arbitrariamente". "Voi sapete certamente - aggiunge il direttore della Sala stampa della Santa Sede - che le specie animali a rischio di estinzione per la violenza e l'aggressività umana esercitata per diversi motivi - soprattutto per interessi economici, ma anche per comportamenti irrazionali - sono molte, nelle diverse parti del mondo". "La Convenzione Cites, che conoscete meglio di noi - osserva Lombardi - ne enumera alcune migliaia, oltre ad alcune decine di migliaia di specie vegetali". "Le autorità ecclesiastiche che servono la Chiesa a livello universale - si legge ancora - non possono quindi moltiplicare dichiarazioni di carattere particolare per tutti i casi specifici, che riguardano spesso regioni diverse del mondo, ma devono affermare appunto i principi da cui nelle diverse regioni i vescovi o i fedeli nella loro responsabilità traggono le conseguenze più urgenti ed evidenti". "In certi Paesi - scrive Lombardi - soprattutto in Africa, si tratterà degli elefanti, in altri delle balene o degli squali bianchi, in altri degli animali da pelliccia e così via". Un secondo aspetto della questione, rileva il religioso, è relativo a ciò "può o deve fare il 'Vaticano' per contrastare la domanda di avorio. Su questo tema mi pare che vari messaggi che abbiamo ricevuto non siano obbiettivi e che ci siano delle confusioni che vanno chiarite". "Io - aggiunge - ho 70 anni e conosco abbastanza bene la Chiesa Cattolica e le autorità che da Roma servono la Chiesa nel mondo. Non ho mai sentito o letto neppure una parola che incoraggiasse l'uso dell'avorio per gli oggetti devozionali. Tutti sappiamo che esistono oggetti in avorio anche di significato religioso, perlopiù antichi, perché l'avorio era considerato un materiale bello e pregevole, ma non vi è mai stato un incoraggiamento da parte della Chiesa ad usare l'avorio piuttosto che qualsiasi altro materiale". "Non vi è mai stato nessun motivo - prosegue Lombardi - per pensare che il valore di una devozione religiosa sia collegato alla preziosità del materiale delle immagini che utilizza. Tanto meno vi è alcuna organizzazione promossa o incoraggiata dalle autorità della Chiesa Cattolica per commerciare o importare avorio". Quindi si precisa: "E nella Città del Vaticano - cioè nel piccolissimo Stato da cui è governata la Chiesa cattolica - non vi è alcun negozio che venda oggetti in avorio ai fedeli o ai pellegrini". Nell'inchiesta della rivista, afferma ancora Lombardi, "si parla anche del negozio Savelli vicino a Piazza San Pietro. Esso si trova a poche decine di metri dal mio ufficio, quindi so bene di che cosa si tratta. E' un negozio dove si trovano moltissime cose, tra cui oggetti devozionali e souvenirs di diverso genere per turisti e pellegrini; fra questi espone anche alcuni pochissimi oggetti di avorio. Il negozio appartiene a privati e non a un'istituzione vaticana". "Non è - si specifica - all'interno dello Stato della Città del Vaticano (e non gode neppure del cosiddetto regime 'extraterritoriale', come gli uffici vaticani che operano in territorio italiano), ma è totalmente soggetto alla giurisdizione italiana e ai controlli del Corpo Forestale italiano (competente per i controlli sull'attuazione della Cites)". Insomma, "il 'Vaticano' non ha alcuna responsabilità e alcun controllo da esercitare sul negozio Savelli come sugli altri negozi che si trovano nel quartiere vicino alla Basilica di San Pietro". Di conseguenza, rileva Lombardi, "se le autorità italiane riscontrano illegalità, fanno benissimo ad intervenire. Ma pensare che qui vi sia un importante centro di traffico di avorio da stroncare per salvare gli elefanti africani non ha alcun senso". "Ad ogni modo - si legge nel testo della nota - siamo assolutamente convinti che la strage degli elefanti sia un fatto gravissimo, contro cui è giusto che si impegnino tutti quelli che possono fare qualcosa". Lombardi spiega anche che sarà possibile "richiamare l'attenzione su questo tema del Consiglio per la Giustizia e la Pace, che è il dicastero vaticano incaricato di studiare i problemi connessi appunto con la giustizie e la pace, ma anche con l'ambiente; e che è in contatto con analoghe Commissioni nazionali 'per la giustizia e la pace' delle comunità cattoliche nel mondo". "Penso - aggiunge ancora - che la strage degli elefanti e il commercio illegale dell'avorio siano argomenti che rientrano effettivamente nella competenza di questo Dicastero". Quindi Lombardi s'impegna a "proporre alle Sezioni della Radio Vaticana che preparano i programmi per l'Africa (in inglese, francese, portoghese e swahili) di approfondire questo tema e di parlarne nei programmi radiofonici per incoraggiare le comunità ecclesiali a cui sono diretti a impegnarsi nella lotta contro il bracconaggio e il commercio illegale di avorio, e di proporre materiali informativi anche per le altre Sezioni della Radio Vaticana per sensibilizzare gli ascoltatori".
 
Adnkronos

Anno della fede. Sul tema 'Condividere la Buona Novella' l'annuale Settimana delle scuole cattoliche in Irlanda. I vescovi: opportunità per impegnarsi a rafforzare e ribadire la propria identità

“Scuole cattoliche nella comunità di fede: condividere la Buona Novella”: è questo il tema scelto dalla Conferenza Episcopale irlandese per l’annuale Settimana delle scuole cattoliche, che quest’anno avrà luogo dal 27 gennaio al 3 febbraio. All’origine della scelta del tema, informa una nota, c’è l’Anno della fede, indetto da Benedetto XVI per commemorare i 50 anni del Concilio Vaticano II e i 20 anni del Catechismo della Chiesa Cattolica. “L’Anno della fede – scrivono i vescovi – è un’opportunità, per le scuole cattoliche, per impegnarsi a rafforzare e ribadire la propria identità”. Tre, quindi, gli obiettivi principali dell’iniziativa: “Innanzitutto, incoraggiare le scuole a raccogliersi in preghiera per rendere grazie del dono della fede; secondo, esortare gli studenti a riflettere sulla testimonianza della vita cristiana, guardando anche all’esempio dei Santi; infine, invitare le scuole a guardare a Cristo, poiché la fede ha il suo inizio e la sua fine nel Figlio di Dio”. “L’obiettivo principale dell’educazione cattolica – ricordano ancora i vescovi irlandesi – è la crescita integrale dell’individuo”, e “nelle scuole cattoliche, gli studenti sono incoraggiati a crescere in comunione con Cristo e gli con gli altri, quindi non soli, come individui, ma con l’aiuto reciproco dell’intera comunità scolastica”. In vista della Settimana, la Chiesa di Dublino ha preparato materiale informativo e dossier di approfondimento non solo per i Centri educativi, ma anche per le famiglie e le parrocchie, ovvero per tutti gli attori impegnati “nel lavoro cruciale di alimentare la fede degli studenti cattolici”.

Radio Vaticana

Mons. Mondello: incontrare il Papa e confrontarsi con lui per ricevere incoraggiamento e consigli per le nostre comunità è una grande occasione. Abbiamo portato la storia e la vita della Chiesa di Calabria nella quale ogni giorno avanza il Regno

“Incontrare il Successore di Pietro e confrontarsi con lui per ricevere incoraggiamento e consigli per le nostre comunità è una grande occasione”. Lo ha detto questa mattina mons. Vittorio Mondello, presidente della Conferenza Episcopale calabra e arcivescovo di Reggio Calabria-Bova, presiedendo all’altare della Tomba nella Basilica di San Pietro, una celebrazione eucaristica con tutti i presuli della Regione in occasione della “visita ad limina”. Il presule ha sottolineato che la Chiesa calabrese è stata “sempre fedele al Pontefice” dal quale “ci attendiamo lo stimolo a farci crescere ancor più nella fede” in un tempo “difficile per tutti”. Ogni cristiano, ha detto mons. Mondello, oltre ad “essere credente deve essere testimone credibile nella società in cui viviamo”. I vescovi calabresi, ha spiegato all'agenzia SIR l’arcivescovo, hanno portato al Papa “non solo una relazione ma la storia e la vita della nostra Chiesa locale nella quale ogni giorno avanza il Regno. La vita di un popolo scandita dalla preghiera, dall’annuncio della Parola, dalla carità e dal dialogo con tutti”. Il primo gruppo di vescovi calabresi è stato ricevuto lunedì scorso mentre gli altri sei presuli hanno avuto udienza questa mattina.

SIR

Il Papa: caloroso benvenuto alla delegazione di diverse autorità ecclesiali e civili impegnati nella preparazione della Giornata Mondiale della Gioventù di Rio de Janeiro, solo tenendoci per mano saremo in grado di raggiungere la meta

Benedetto XVI ha dato oggi pubblicamente il suo "caloroso benvenuto" alla delegazione "di diverse autorità ecclesiali e civili impegnati nella preparazione della Giornata Mondiale della Gioventù di Rio de Janeiro, guidato dall'arcivescovo locale, Dom Orani Joao Tempesta". "Solo tenendoci per mano, saremo in grado di raggiungere la meta", ha detto loro il Pontefice. "Grato per la vostra visita - ha concluso - vi dò la mia benedizione". "Fare esperienza di Dio per costruire la storia di oggi e di domani: ecco cosa devono aspettarsi i giovani dalla Giornata Mondiale di Rio de Janeiro". Per mons, Orani João Tempesta,"gli organizzatori devono fare il possibile per aiutare i giovani a incontrare Gesù nella Chiesa, con la consapevolezza che la presenza del Papa renderà più immediata questa grande esperienza di fede e di comunione". La delegazione del Comitato Organizzatore Locale (Col) è arrivata a Roma per mettere a punto gli aspetti organizzativi del raduno giovanile del prossimo luglio. Il gruppo, guidato dall'arcivescovo di Rio Orani Joao Tempesta, è composto dai vicepresidenti del Col e ausiliari di Rio, mons. Paulo Cezar Costa e mons. Antonio Augusto Dias Duarte, da mons. Joel Portella Amado, direttore esecutivo, da alcuni sacerdoti e laici responsabili dei vari settori della GMG e dai rappresentanti del Governo e delle istituzioni impegnate nella realizzazione delle attività culturali. Momento culminante della visita la celebrazione di una Messa sulla tomba del Beato Giovanni Paolo II, patrono oltre che fondatore delle GMG, che si trova nella Basilica di San Pietro proprio nella Cappella di San Sebastiano, che è il patrono di Rio. "Mancano soltanto sei mesi - dice ancora l'arcivescovo della città carioca - ma posso dire che noi siamo pronti ad accogliere il Papa insieme ai giovani di tutto il mondo. Le riunioni di questi giorni ci hanno confortato nel lavoro finora svolto e ci hanno dato preziose indicazioni per gli ultimi preparativi". "Durante la permanenza nella Capitale - riferisce il quotidiano cattolico Avvenire - la delegazione ha avuto una serie di incontri a tutti i livelli con il Pontificio Consiglio per i Laici, i dicasteri vaticani competenti, la Gendarmeria, i Musei Vaticani e la Fabbrica di San Pietro. Con l'obiettivo di presentare e discutere le questioni relative all'accoglienza dei giovani, all'allestimento delle aree di Copacabana e di Guaratiba (location della Veglia e della Messa preferita a Santa Cruz perche' piu' raggiungibile), ai servizi, al programma della visita di Benedetto XVI".
 
Agi, L'Osservatore Romano
 

Al termine dell'Udienza generale il nuovo tweet di Benedetto XVI: se i cristiani vogliono essere fedeli, non devono avere timore di andare controcorrente

“Molti falsi idoli emergono oggi. Se i cristiani vogliono essere fedeli, non devono avere timore di andare controcorrente”. È il tweet lanciato oggi da Benedetto XVI sul suo profilo @Pontifex, al termine dell’Udienza generale. Nel breve messaggio destinato al popolo dei social network, il Santo Padre sintetizza uno dei passi della catechesi odierna, dedicata al “Credo”, la solenne professione di fede che accompagna la vita dei credenti. L’account Twitter del Papa ha superato nelle 9 lingue (inglese, spagnolo, italiano, francese, tedesco, portoghese, polacco, arabo e latino) i 2 milioni e mezzo di followers.

SIR

Il Papa: la Settimana di preghiera per l’unità dei cristiani stimoli in ogni comunità l’impegno a chiedere con insistenza al Signore il dono dell’unità e a vivere la comunione fraterna

Dopo le sintesi della catechesi e i saluti nelle varie lingue, al termine dell'Udienza generale nell'Aula Paolo VI, Benedetto XVI ha concluso con un auspicio all’insegna dell’ecumenismo, al centro in questi giorni di numerose celebrazioni: “La Settimana di preghiera per l’unità dei cristiani stimoli in ogni comunità l’impegno a chiedere con insistenza al Signore il dono dell’unità e a vivere la comunione fraterna”. Hanno partecipato all’Udienza ventotto studenti dell’Istituto universitario ecumenico di Bossey, accompagnati dal direttore Ioan Sauca, del Patriarcato ortodosso di Romania. Su iniziativa del Pontificio Consiglio per la Promozione dell’Unità dei Cristiani, i giovani sono a Roma da lunedì per conoscere da vicino le diverse realtà della Chiesa cattolica e per partecipare alla preghiera dei Vespri che il Pontefice presiederà venerdì 25 a San Paolo fuori le Mura. Il gruppo, per due terzi composto da donne, comprende diverse denominazioni cristiane: la maggioranza sono ortodossi e solo uno è cattolico. Sono rappresentate dodici nazioni, soprattutto asiatiche e africane.

Radio Vaticana, SIR

Benedetto XVI: vicinanza alle popolazioni dell'Indonesia colpite da una grande alluvione, assicuro la mia preghiera e incoraggio alla solidarietà affinché a nessuno manchi il necessario soccorso



Al termine dell’udienza generale di oggi, il Papa ha lanciato un appello in favore delle popolazioni indonesiane colpite dalle alluvioni. Queste le parole di Benedetto XVI: “Seguo con preoccupazione le notizie giunte dall’Indonesia, dove una grande alluvione ha devastato la capitale Giacarta, provocando vittime, migliaia di sfollati e ingenti danni. Desidero esprimere la mia vicinanza alle popolazioni colpite da questa calamità naturale, assicurando la mia preghiera e incoraggiando alla solidarietà affinché a nessuno manchi il necessario soccorso”.

SIR

Il Papa: credere in Dio ci rende portatori di valori che spesso non coincidono con la moda e l’opinione del momento, ci chiede di adottare criteri e assumere comportamenti che non appartengono al comune modo di pensare. Il cristiano non deve avere timore di andare 'controcorrente' per vivere la propria fede

Udienza generale questa mattina nell’Aula Paolo VI dove il Santo Padre Benedetto XVI ha incontrato gruppi di pellegrini e fedeli provenienti dall’Italia e da ogni parte del mondo. Nella catechesi il Papa ha continuato il ciclo di dedicato all’Anno della fede. Per capire la "misura" di un atto di fede in Dio, bisogna andare con la mente ad Abramo, il “padre” di tutti coloro che credono. Bisogna andare, ha spiegato Benedetto XVI, al “paradossale cammino” che, per fede, Dio chiede ad Abramo di percorrere e che Abramo, per fede, accetta di compiere. Al Patriarca, ha affermato il Papa, viene promesso un grande popolo, ma sua moglie Sara è sterile. Viene “condotto in una nuova patria ma vi dovrà vivere come straniero”. Abramo “accetta questa chiamata” e il mistero che la sottende, perché in quel mistero c’è Dio. E noi, si è chiesto il Papa, come avremmo reagito? “Si tratta, infatti, di una partenza al buio, senza sapere dove Dio lo condurrà; è un cammino che chiede un’obbedienza e una fiducia radicali, a cui solo la fede consente di accedere. Ma il buio dell’ignoto – dove Abramo deve andare – è rischiarato dalla luce di una promessa; Dio aggiunge al comando una parola rassicurante che apre davanti ad Abramo un futuro di vita in pienezza: ‘Farò di te una grande nazione’”. In quella terra che Dio dona ad Abramo, ma che ad Abramo “non appartiene” c’è, in simbolo, un insegnamento universale: “Non avere mire di possesso, sentire sempre la propria povertà, vedere tutto come dono. Questa è anche la condizione spirituale di chi accetta di seguire il Signore, di chi decide di partire accogliendo la sua chiamata, sotto il segno della sua invisibile ma potente benedizione”. Dunque, si è chiesto Benedetto XVI, cosa significa pronunciare “io credo in Dio”, “un’affermazione - ha notato - fondamentale, apparentemente semplice nella sua essenzialità, ma che apre all’infinito mondo del rapporto con il Signore e con il suo mistero”?: “Dire ‘Io credo in Dio’ significa fondare su di Lui la mia vita, lasciare che la sua Parola la orienti ogni giorno, nelle scelte concrete, senza paura di perdere qualcosa di me stesso...‘Credo’, perché è la mia esistenza personale che deve ricevere una svolta con il dono della fede, è la mia esistenza che deve cambiare, convertirsi". Credere in Dio, ha affermato il Papa, ci rende allora “portatori di valori che spesso non coincidono con la moda e l’opinione del momento, ci chiede di adottare criteri e assumere comportamenti che non appartengono al comune modo di pensare”: “Il cristiano non deve avere timore di andare ‘controcorrente’ per vivere la propria fede, resistendo alla tentazione di ‘uniformarsi’. In tante nostre società Dio è diventato il ‘grande assente’ e al suo posto vi sono molti idoli, diversissimi idoli e soprattutto il possesso e l’‘io’ autonomo. E anche i notevoli e positivi progressi della scienza e della tecnica hanno indotto nell’uomo un’illusione di onnipotenza e di autosufficienza, e un crescente egocentrismo ha creato non pochi squilibri all’interno dei rapporti interpersonali e dei comportamenti sociali”.

Radio Vaticana

L’UDIENZA GENERALE - il testo integrale della catechesi del Papa e dei saluti nelle diverse lingue
 

La Santa Sede diventa il nono osservatore extra-regionale del Sistema d'Integrazione Centroamericano. Mons. Pezzuto: si possa raggiungere, con pieno successo, l'unione di tutte le nazioni

Il Vaticano è diventato il nono osservatore extra-regionale del Sistema d'Integrazione Centroamericano (Sica). La cerimonia ufficiale si è tenuta lunedì a San Salvador, presso la sede del Sica. Il Segretario generale del Sica, Juan Daniel Alemán, e il nunzio apostolico in El Salvador, l'arcivescovo Luigi Pezzuto, hanno firmato l'accordo. Alemán ha sottolineato che l'ammissione del Vaticano in qualità di osservatore è stata approvata dai presidenti delle nazioni dell'America centrale membri del Sica durante il vertice svoltosi a Managua il 13 dicembre scorso. "La Santa Sede diventa parte di quel ristretto gruppo di nazioni amiche che partecipano alle attività e all'avanzamento del processo di integrazione con il fermo desiderio di individuare le aree di interesse comune, definire i meccanismi di cooperazione e contribuire allo sviluppo della nostra regione" ha sottolineato Juan Daniel Alemán, secondo la nota inviata all'agenzia Fides. "L'interesse della comunità internazionale per il Sica dimostra la sua fiducia nel processo di integrazione" ha aggiunto. Mons. Pezzuto ha evidenziato che la Santa Sede e le Chiese Cattoliche locali dell’America centrale "hanno le migliori disposizioni verso la cooperazione, in modo che si possa raggiungere, con pieno successo, la meta desiderata, che è l'unione di tutte le nazioni del Centro America". Il Sica è composto da Costa Rica, El Salvador, Guatemala, Honduras, Nicaragua, Belize, Panama e Repubblica Dominicana. Dispone di sei osservatori regionali (Argentina, Brasile, Cile, Stati Uniti, Messico,Perù) e nove extraregionali (Australia, Germania, Corea del Sud, Spagna, Città del Vaticano, Francia, Italia, Giappone e Taiwan).

Fides

COMUNICATO DELLA SALA STAMPA: LA SANTA SEDE DIVENTA OSSERVATORE EXTRA-REGIONALE DEL "SISTEMA DELL’INTEGRAZIONE CENTROAMERICANA"

Settimana di preghiera per l'unità dei cristiani. I nuovi frutti del difficile dialogo dei cattolici con anglicani e metodisti: ferma volontà di collaborazione. Le tappe del 2012

di Mark Langham
Pontificio Consiglio per la Promozione dell’Unità dei Cristiani

Il 2012 ha visto il protrarsi di un clima di dissenso all’interno della Comunione anglicana. Questioni etiche riguardanti l’ordinazione episcopale di pastori omosessuali hanno creato gravi tensioni tra le varie province anglicane e hanno reso complesse le relazioni ecumeniche con la Chiesa cattolica. L’avanzare verso l’ordinazione episcopale delle donne nella Chiesa d’Inghilterra, per quanto non rappresenti un nuovo sviluppo per la Comunione anglicana a livello mondiale, si è ulteriormente confermato come questione spinosa e causa di divisione interna. Eppure, non mancano segni che evidenziano il proseguire della cooperazione tra anglicani e cattolici a vari livelli. Anche le due visite dell’arcivescovo di Canterbury a Roma sono un’eloquente testimonianza delle strette relazioni che esistono tra le due comunioni. L’anglicanesimo mondiale è tuttora segnato da dannosi contrasti tra le varie province su questioni etiche. Nell’America del Nord, diocesi conservatrici continuano a staccarsi dalla comunità episcopaliana, mentre sembrano insorgere seri problemi riguardanti l’Anglican Communion Covenant, che è stato respinto dalla stessa Chiesa d’Inghilterra. Come sempre, l’anglicanesimo in generale e il vescovo di Canterbury in particolare, si trovano davanti al problema di come mantenere un senso di identità in una Comunione che si sta sempre più diversificando su scala mondiale, essendo profondamente contraria a ogni forma di autorità centralizzata. L’Anglican Covenant, al quale l’arcivescovo di Canterbury ha dato il suo personale appoggio, è stato ampiamente criticato come troppo autoritario e “non anglicano”. Durante l’incontro dell’Anglican Consultative Council, tenutosi in Nuova Zelanda, ad Auckland, nell’ottobre 2012, è risultato palese che i paletti dottrinali che il Covenant comporta non sono ben accolti dalla maggior parte delle province. Al momento, è difficile immaginare che esso possa trovare un ampio consenso all’interno della Comunione anglicana e poiché l’adesione al Covenant doveva determinare la partecipazione ai dialoghi ecumenici, rimangono incerte quelle che saranno le conseguenze sulle relazioni tra anglicani e cattolici. Nella Chiesa d’Inghilterra, il fatto che il sinodo generale non abbia varato una legge per permettere l’ordinazione episcopale delle donne ha generato una crisi; il Governo pare voler esercitare una pressione quantomeno indiretta per rovesciare tale decisione. Va osservato che questo voto non verte sulle donne vescovo di per sé: un simile sviluppo è infatti inevitabile, poiché la vasta maggioranza degli anglicani inglesi sono a esso favorevoli. Il voto verte su disposizioni-quadro a tutela di quegli anglicani che sono contrari all’ordinazione episcopale delle donne; la proposta è stata bocciata poiché la maggioranza del sinodo ha ritenuto che essa non salvaguardasse a sufficienza questi anglicani, nonostante le assicurazioni dello stesso vescovo di Canterbury. Non è facile capire come la legge, una volta che ritornerà sul tavolo delle discussioni, potrà essere modificata per conciliare due punti di vista essenzialmente contrastanti. Ancora non è prevedibile quello che sarà l’impatto sulle relazioni con la Chiesa cattolica, sia a livello locale che internazionale. Nonostante questi problemi, il secondo incontro dell’attuale fase della Commissione internazionale anglicana-cattolica (Arcic III) ha avuto luogo nel mese di maggio 2012 in un clima cordiale e costruttivo. La Commissione, presieduta da mons. Bernard Longley, arcivescovo cattolico di Birmingham e dall’arcivescovo anglicano di Aotearoa, in Nuova Zelanda, David Moxon, si è riunita a Hong Kong, ospitata dalla diocesi anglicana, per continuare la sua discussione sul tema "La Chiesa come comunione, locale e universale" e sul tema "Come, nella comunione, la Chiesa locale e universale giunge a discernere il giusto insegnamento etico". Entrambi i temi sono cruciali per la Comunione anglicana in questo momento. Durante la riunione si è deciso di trattare le questioni etiche basandosi sullo studio di casi specifici, ovvero di concentrarsi su questioni etiche particolari su cui vi è un accordo o un disaccordo tra cattolici e anglicani e riflettere su come si è giunti a tali posizioni divergenti. È auspicabile che i risultati di questo studio possano avere un’utilità concreta in vari contesti locali dove anglicani e cattolici lavorano insieme. La Commissione ha incontrato i responsabili delle comunità cattoliche e anglicane di Hong Kong, come pure i seminaristi di entrambe le tradizioni con i quali ha avuto una serata di conversazioni e di scambio di informazioni. I membri della Commissione hanno poi potuto familiarizzarsi con il lavoro della Missione ai Marittimi, condotta congiuntamente da anglicani e cattolici. Nel corso di una riunione di pianificazione, tenutasi nel mese di novembre, sono stati assegnati ai partecipanti i relativi compiti in preparazione della redazione futura di una dichiarazione comune, alla quale si inizierà a lavorare durante il terzo incontro di Arcic III, previsto nel maggio 2013 a Rio de Janeiro. La Commissione internazionale anglicana-cattolica per l’unità e la missione (Iarccum), che è stata istituita a seguito di un proficuo incontro tra alcuni vescovi anglicani e cattolici nel 2000, ha ripreso le sue attività. Il suo obiettivo è quello di pubblicizzare il lavoro di Arcic e di promuovere la recezione del suo lavoro. I co-presidenti, il vescovo anglicano David Hamid, suffraganeo d’Europa e monsignor Donald Joseph Bolen, vescovo cattolico di Saskatoon, hanno proceduto a inviare un questionario a tutti i dialoghi locali anglicano-cattolici conosciuti per capire ciò che è stato finora realizzato a livello di relazioni ecumeniche e per favorire uno scambio di informazioni sulla prassi consigliabile. I risultati saranno collazionati all’inizio del 2013. Verranno altresì individuati in ogni regione vescovi locali in grado di contribuire alla promozione dei risultati ecumenici di Arcic. L’arcivescovo di Canterbury, Rowan Williams, ha annunciato all’inizio del 2012 che si sarebbe ritirato dalle sue funzioni alla fine dell’anno, per tornare alla vita accademica. Ciò ha ulteriormente accentuato il significato delle sue due visite a Roma. In particolare, la seconda ha offerto l’opportunità di congedarsi e di ringraziarlo per la sua leadership a capo della Comunione anglicana. Nel mese di marzo, il dottor Williams era a Roma per partecipare alle celebrazioni in occasione dei mille anni della fondazione dell’ordine camaldolese, la cui Basilica di San Gregorio al Celio ha legami storici particolari con l’Inghilterra. In tale occasione, l’arcivescovo di Canterbury ha preso parte ai vespri solenni presieduti da Benedetto XVI e ha letto un suo messaggio. In seguito, insieme al priore di San Gregorio, ha pregato nella cappella di San Gregorio, che è stata inaugurata come luogo rivolto specialmente ai fedeli anglicani in pellegrinaggio a Roma. Il giorno successivo, ha partecipato a una conferenza sulla vita monastica e ha visitato il Centro di Sant’Egidio a Trastevere. Egli ha inoltre incontrato i seminaristi del Venerable English College, discutendo con loro delle relazioni ecumeniche. Il dottor Williams è tornato a Roma nel mese di ottobre per partecipare come oratore al Sinodo dei vescovi, dove ha riflettuto sul profondo legame tra la contemplazione e il compito dell’evangelizzazione. Il suo intervento, letto alla presenza del Papa, è stato seguito da una conversazione con i padri sinodali, a conclusione della quale l’arcivescovo di Canterbury ha avuto un breve incontro personale con Benedetto XVI. Il giorno successivo, il dottor Williams ha partecipato in Piazza San Pietro alla Santa Messa che il Papa ha celebrato per inaugurare l’Anno della fede. Nel corso di questa sua ultima visita, l’arcivescovo ha inoltre incontrato molti amici della Curia, tra i quali il card. Kurt Koch, presidente del Pontificio Consiglio per la Promozione dell’Unità dei Cristiani. Nel novembre 2012, è stata annunciata la nomina del dottor Justin Welby come nuovo arcivescovo di Canterbury. Il cardinale Koch, che gli ha fatto pervenire un messaggio di congratulazioni, prenderà parte all’intronizzazione dell’arcivescovo nel mese di marzo. È auspicabile che il nuovo arcivescovo di Canterbury compia la sua prima visita a Roma nel corso dell’anno. Il Pontificio Consiglio per la Promozione dell’Unità dei Cristiani accoglie ogni anno molti visitatori per rafforzare i vincoli di amicizia e ricevere informazioni dirette sugli sviluppi riguardanti la realtà anglicana. Il vescovo anglicano Steven Croft di Sheffield, in Inghilterra, era presente come delegato fraterno al Sinodo dei vescovi, dove ha letto un breve intervento. In seguito, egli ha riferito della sua esperienza in termini molto positivi al sinodo generale della Chiesa d’Inghilterra. Il vescovo anglicano Robert Ladds ha partecipato a Nettuno a un simposio sul ruolo della Vergine Maria nell’ecumenismo, al quale era presente mons. Mark Langham, officiale del Pontificio Consiglio per la Promozione dell’Unità dei Cristiani. Mons. Langham è anche intervenuto davanti agli amministratori del Centro Anglicano, riunitisi a Roma per il loro incontro annuale nel mese di novembre. Nel mese di giugno, la visita a Roma del clero e del coro dell’Abbazia di Westminster ha ricordato quella compiuta da Benedetto XVI all’Abbazia nel 2010. Si è trattato di una testimonianza visibile del patrimonio che anglicani e cattolici hanno in comune. Il rinomato coro dell’Abbazia ha avuto il privilegio di cantare, insieme al Coro della Sistina, durante la messa papale per la festa dei Santi Pietro e Paolo, a conclusione della quale è stato salutato dal Santo Padre. Il giorno successivo, entrambi i cori hanno dato un concerto nella Cappella Sistina; in tale occasione, il cardinale Tarcisio Bertone, segretario di Stato, ha espresso il suo caloroso apprezzamento della tradizione corale inglese. Sempre nel mese di giugno, il cardinale Koch si è recato in Inghilterra, dove, a Canterbury e a Londra, ha incontrato membri della Chiesa d’Inghilterra e rappresentanti della Comunione anglicana, appartenenti a diverse tradizioni dell’anglicanesimo. Questa visita, ospitata dall’arcivescovo di Canterbury, ha permesso al cardinale Koch di sperimentare in parte, più da vicino, la varietà che l’anglicanesimo abbraccia al suo interno. Nell’ottobre 2012, monsignor Langham ha partecipato al Consiglio consultivo anglicano tenutosi in Nuova Zelanda, dove ha parlato del lavoro del Pontificio Consiglio per la Promozione dell’Unità dei Cristiani e dell’importanza del Centro anglicano di Roma. Egli ha anche preso parte a due workshop sulle relazioni tra anglicani e cattolici. A Roma, gli Annual Informal Talk tra il Pontificio Consiglio per la Promozione dell’Unità dei Cristiani e i rappresentanti della Comunione anglicana mondiale hanno avuto luogo nel mese di novembre. Questo evento è un’occasione regolare di scambio aperto e fraterno su vari argomenti di interesse comune. Nel 2012, l’incontro, che si è tenuto presso il Pontificio Consiglio per la Promozione dell’Unità dei Cristiani, è stato presieduto dal vescovo segretario, monsignor Brian Farrell, e ha visto la partecipazione di altri importanti esponenti della Chiesa cattolica e della Comunione anglicana. Nel mese di dicembre, è stata posta un’importante pietra miliare, quando il duca di Gloucester ha visitato il Venerable English College e ha letto un messaggio di congratulazioni della regina Elisabetta II per i seicentocinquant’anni della sua fondazione. Il messaggio della regina, conciso ma significativo, prendeva atto di quanto le relazioni tra anglicani e cattolici si sono trasformate nel corso degli ultimi decenni. All’inizio del 2012 è stato dato l’annuncio che il canonico David Richardson, il rappresentante dell’arcivescovo di Canterbury a Roma e direttore del Centro Anglicano, si sarebbe ritirato dalle sue funzioni a Pasqua del 2013. A dicembre, è stato nominato come suo successore l’arcivescovo David Moxon, attualmente co-presidente di Arcic. Il cardinale Koch ha inviato un messaggio di congratulazioni, nel quale egli si dice sicuro del fatto che, grazie alla sua grande esperienza e alle sue doti personali, l’arcivescovo Moxon sarà pienamente all’altezza di questa importante posizione, che riveste un ruolo considerevole nelle relazioni tra la Santa Sede e Canterbury, contribuendo a rafforzare i legami di amicizia tra anglicani e cattolici e offrendo un valido appoggio alla nostra collaborazione. Il 2012 è stato un anno tranquillo nelle relazioni tra la Chiesa cattolica e il Consiglio metodista mondiale, ma ha conosciuto anche un evento significativo nel primo incontro della nuova fase della Commissione mista internazionale metodista-cattolica. La Commissione ha inaugurato la sua decima fase nel mese di ottobre 2012, riunendosi a Buenos Aires sul tema «La chiamata universale alla santità». L’attuale riflessione prende come punto di partenza il lavoro ecclesiologico compiuto precedentemente dal dialogo e cerca di individuare fonti e tradizioni comuni in grado di promuovere una crescente intesa e collaborazione tra cattolici e metodisti. L’incontro ha avuto luogo in un’atmosfera costruttiva, di preghiera; molti nuovi membri sono stati accolti nel dialogo. Il co-presidente cattolico, monsignor Michael Ernest Putney, vescovo di Townsville (Australia), aveva come omologo metodista il dottor David Chapman dell’Inghilterra, il quale è succeduto al dottor Geoffrey Wainwright, che ha rivestito le funzioni di co-presidente per molti anni. I membri della Commissione hanno avuto modo di incontrare anche rappresentanti delle comunità cattoliche e metodiste locali (i metodisti sono presenti in Argentina dall’inizio del XIX secolo) e hanno celebrato un momento di preghiera ecumenico, al quale ha partecipato un vescovo ausiliare della diocesi di Buenos Aires. Sempre nel mese di ottobre, il Pontificio Consiglio per la Promozione dell’Unità dei Cristiani ha ricevuto il vescovo Sarah Frances Davis, vice presidente del Consiglio metodista mondiale, che ha preso parte come delegato fraterno al Sinodo dei vescovi, presentando un breve intervento. Davis si è detta lieta e onorata per l’opportunità offertale di partecipare a tale importante evento. Durante il suo soggiorno a Roma ha inoltre officiato un servizio presso la chiesa metodista di Ponte Sant’Angelo. Il ministro metodista di Roma, il reverendo Kenneth Howcroft, continua a essere un valido contatto per un proficuo scambio di informazioni sulle relazioni tra metodisti e cattolici. Il Pontificio Consiglio per la Promozione dell’Unità dei Cristiani tiene con lui incontri regolari per discutere di questioni di interesse comune. Il 18 giugno 2012, come rappresentante del Pontifico Consiglio, mons. Langham ha partecipato alla celebrazione dell’anniversario della nascita di John Wesley, che si è tenuta nella chiesa metodista di Ponte Sant’Angelo, alla presenza di vari esponenti della Curia romana e del Corpo diplomatico. La comunità metodista di Roma continua inoltre a ospitare incontri mensili di ministri anglofoni di varie confessioni residenti a Roma, incontri ai quali partecipa anche monsignor Langham. Alcuni sviluppi verificatisi all’interno della Comunione anglicana possono ripercuotersi in maniera negativa sulle relazioni ecumeniche, rimettendo in discussione accordi precedentemente conseguiti dalla Commissione internazionale anglicana-cattolica e allargando il divario tra le posizioni anglicane e l’insegnamento cattolico in campo morale e dottrinale. Le controversie interne all’anglicanesimo rendono difficile per i cattolici comprendere il punto di vista anglicano su determinate questioni. Il Pontificio Consiglio per la Promozione dell’Unità dei Cristiani aveva sperato che l’Anglican Covenant potesse fornire una qualche coerenza e unità all’ecclesiologia anglicana, limitando la diversità dottrinale, ma il fatto che esso sarà quasi certamente respinto vanifica tali aspettative. La questione della normativa riguardante le donne vescovo nella Chiesa d’Inghilterra ha attirato ampiamente l’attenzione della stampa ed è stata definita da molti come un momento significativo della vita dell’anglicanesimo. Va ricordato tuttavia che la Comunione anglicana pratica l’ordinazione episcopale delle donne in altre province ormai da vent’anni e Arcic ha dovuto tener conto di tale realtà da molto tempo. Gli eventi prodottisi al sinodo generale di Londra, a causa della posizione speciale rivestita dalla Chiesa d’Inghilterra all’interno della Comunione anglicana, evidenziano comunque il consolidarsi di una tendenza che può essere di ostacolo al progresso dell’unità dei cristiani Anche nelle relazioni con i metodisti preoccupa il fatto che le pratiche locali non sempre sono conformi alle pratiche concordate a livello internazionale. Il divario tra prassi e disciplina metodista ufficiale è visto con una certa inquietudine dalla Chiesa cattolica. In quest’atmosfera, particolarmente importante si è dimostrato lo spirito positivo del dialogo sia con gli anglicani che con i metodisti. È interessante notare che, mentre le divergenze etiche e dottrinali presentano ostacoli apparentemente insormontabili, è stato possibile portare avanti un proficuo dialogo su molti altri temi. Arcic sta preparando un importante lavoro sulle strutture decisionali in campo etico, che intende estendere anche ai dialoghi locali anglicani-cattolici. Fonte di particolare soddisfazione è stato il dialogo metodista-cattolico sulle questioni relative alla tradizione comune emerse dalla discussione sulla santità e sulla santificazione. Le relazioni ecumeniche sono state inoltre cementate dalle visite a Roma. Il coro dell’Abbazia di Westminster, presente alla santa messa per la festa dei Santi Pietro e Paolo, ha cantato l’Ave Verum Corpus di William Byrd. Questo brano musicale fu scritto da un cattolico per una comunità cattolica piccola e perseguitata. Il fatto che sia stato cantato a Roma in presenza del Papa da un coro anglicano mostra eloquentemente quanti ostacoli del passato sono stati superati. In particolare, le visite dell’arcivescovo di Canterbury e l’importante discorso da lui rivolto al Sinodo dei vescovi, evidenziano la vicinanza spirituale e la volontà di collaborazione, che risuonano con forza perfino in tempi ecumenici difficili. Il nuovo arcivescovo di Canterbury, sebbene proveniente da un background evangelico, ha menzionato di aver avuto forti influenze cattoliche. Il 2013 ci darà l’opportunità di fare la sua conoscenza e di portare avanti con rinnovata determinazione il nostro lavoro, nella ricerca dell’unità dei cristiani.

L'Osservatore Romano