domenica 23 dicembre 2012

Natale 2012. Benedetto XVI scambia telefonicamente gli auguri per le festività con il presidente del Consiglio Monti e il presidente della Repubblica Napolitano

Questa sera, intorno alle 19.00, ''ha avuto luogo un colloquio telefonico particolarmente cordiale fra il Santo Padre, Benedetto XVI, e il presidente del Consiglio italiano, senatore Mario Monti (foto), per lo scambio degli auguri in occasione delle prossime festivita' natalizie e per il nuovo anno''. Lo rende noto un comunicato del direttore della Sala Stampa Vaticana, padre Federico Lombardi. In precedenza, come gia' comunicato in una nota del Quirinale, il Presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, in una calorosa conversazione telefonica, ha espresso i suoi auguri per il Natale e il nuovo anno a Papa Benedetto XVI, che li ha ricambiati con espressioni di cordiale condivisione e di vicinanza al popolo italiano.

Radio Vaticana

Auguri del presidente Napolitano a Papa Benedetto XVI

La porta della prigione Benedetto XVI l’ha aperta in prima persona: il sigillo a quell’idea di giustizia che, per la Chiesa, anche quando si tratta di reati 'temporali', non è mai disgiunta dalla misericordia

La grazia, alla fine, è arrivata. Annunciata, è vero, quasi fin dall’inizio di questa "triste vicenda", come è stata giustamente definita dal portavoce vaticano padre Lombardi. A chiudere il capitolo dei documenti rubati da Paolo Gabriele nell’appartamento del Papa, di cui era stimato assistente di camera fin dall’inizio del pontificato, e poi 'ricettati' e usati per una spregiudicata e deliberatamente offensiva operazione libraria e giornalistica. Vatilileaks, era stata chiamata tutta la storia, a riecheggiare quei vikileaks che per alcuni mesi hanno messo sottosopra la diplomazia di mezzo mondo. Una brutta storia, comunque, in sé e per l’ambiente in cui si è svolta. Ma che anche nell’atto che chiude la vicenda processuale, ancora una volta, offre diversi spunti su cui è bene per tutti meditare. Il primo, inevibilmente, riguarda Benedetto XVI. Per quanto atteso, anzi, come detto, annunciato, il modo in cui il perdono del Papa, diventato grazia giudiziaria, s’è manifestato non può essere messo in secondo piano. Non è stato un semplice 'aprite le porte'. Quella porta, la porta della prigione, Benedetto XVI l’ha aperta in prima persona, e s’è voluto intrattenere per un quarto d’ora con colui che per tanti anni è stato la persona laica a lui più vicina, per poi riconsegnarlo alla sua famiglia. Significativamente, tutto ciò, alla vigilia del Natale che, della famiglia, è la festa; e assicurando a Gabriele, con la grazia, anche la possibilità di un futuro dignitoso, una casa, e un lavoro, anche se, certo, nulla potrà più essere come prima. C’è, in questo finale, il sigillo a quell’idea di giustizia che, per la Chiesa, anche quando si tratta di reati 'temporali', non è mai disgiunta dalla misericordia. Il processo Gabriele l’ha ampiamente dimostrato, rivelando a ogni passo, nella totale trasparenza in cui tutta la fase giudiziaria s’è svolta, fin dall’istruttoria, un’assoluta e costante attenzione per l’uomo, pur reo confesso di aver tradito il Papa, qualcosa di inimmaginabile per un cattolico, e non solo al’interno delle mura Leonine. Attenzione che è vero e proprio punto di discrimine, rispetto all’esigenza di verità che ogni processo si pone come obiettivo. E di cui la grazia concessa dal Papa è stato, appunto, il naturale sigillo. Una lezione preziosa, o se vogliamo quasi una scheggia di magistero travasato nell’atto concreto dell’amministrazione della giustizia. E anche, in qualche modo, una risposta a quanti, con superficiale sarcasmo, ha voluto leggere nel processo Gabriele una 'farsa' per mettere un frettoloso coperchio su tutta una storia 'imbarazzante'. Oggi si può dire compiutamente: tutto è stato il processo Gabriele, tranne che una farsa. Nessun 'coperchio', nessuna volontà di sbrigarsi per mettere tutto a tacere, nascondere, deviare l’attenzione. E questo non lo dice solamente il fatto che, come spiegato da padre Lombardi il giorno della pubblicazione delle motivazioni della sentenza nel parallelo processo Sciarpelletti, anch’egli graziato ieri dal Papa, altre indagini sui Vatileaks sono ancora in corso. Lo dice, in sé, l’esemplarità di cui abbiamo detto, e che ha caratterizzato ogni singolo istante della vicenda, dal primo arresto dell’ex assistente di camera di Benedetto XVI, fino al perdono arrivato ieri mattina. Di veramente imbarazzante, con tutta probabilità, resterà adesso, piuttosto, il silenzio di coloro, quanti non si può contarli, che dovrebbero chiedere scusa, e non lo faranno. Di chi ha ricettato quei documenti rubati, di chi ci hanno speculato sopra, di chi ha pensato di poterci costruire montagne di fango e ci ha fatto montagnole di soldi. Sarebbe bello, nelle prossime ore, sentire qualcuno di questi dire: 'Ho sbagliato'. Un bel regalo di Natale alla verità, che, però, difficilmente troveremo sotto l’albero.

Salvatore Mazza, Avvenire

Benedetto XVI: il mistero dell’Incarnazione è al cuore della nostra fede. Possa questa festa della Natività fortificarla! Mettiamo da parte le preoccupazioni dei preparativi esteriori e ogni aspetto superficiale per seguire la Vergine nel suo silenzio e nel suo raccoglimento

Nei saluti in varie lingue dopo la recita dell'Angelus, in francese il Papa ha osservato: “In questo Anno della fede e all’avvicinarsi del Natale, riceviamo l’invito a convertire i nostri cuori per festeggiare il Cristo nel Bambino di Betlemme. Credere in Dio vuol dire riconoscere in Colui che viene per nascere l’Onnipotente che viene a salvarci. Il mistero dell’Incarnazione è al cuore della nostra fede. Possa questa festa della Natività fortificarla! Mettiamo da parte le preoccupazioni dei preparativi esteriori e ogni aspetto superficiale per seguire la Vergine nel suo silenzio e nel suo raccoglimento. Con lei prepariamoci ad accogliere il Salvatore”. Ai fedeli polacchi il Pontefice ha rivolto questo pensiero: “Ormai tra poco lo spirito del Natale pervaderà le vostre case, le vostre famiglie e comunità. Vi uniranno la fede e la gioia della nascita del Salvatore. Auguro a ciascuno di voi – e in modo speciale alle persone che si sentono sole, ai malati, ai coloro che devono affrontare le difficoltà della vita – pace, calore e amore; a tutti la speranza, il perdono e la riconciliazione. La luce che giunge dalla stalla di Betlemme si irradi in questo speciale anno – Anno della fede – su tutta la Polonia, nella vostra vita e nei vostri cuori. Il Divino Bambino vi benedica tutti”.

SIR

Il Papa: dove c’è accoglienza reciproca, ascolto, il fare spazio all’altro, lì c’è Dio e la gioia che viene da Lui. Imitiamo Maria facendo visita a quanti vivono un disagio, in particolare gli ammalati, i carcerati, gli anziani e i bambini. Senza desiderarlo non conosceremo mai il Signore, senza attenderlo non lo incontreremo, senza cercarlo non lo troveremo

A mezzogiorno di oggi, quarta Domenica di Avvento, il Santo Padre Benedetto XVI si è affacciato alla finestra del suo studio nel Palazzo Apostolico Vaticano per recitare l’Angelus con i fedeli ed i pellegrini convenuti in Piazza San Pietro. Il Vangelo odierno "narra la visita di Maria alla parente Elisabetta. Questo episodio non rappresenta un semplice gesto di cortesia, ma raffigura con grande semplicità l’incontro dell’Antico con il Nuovo Testamento”. Le due donne, entrambe incinte, “incarnano infatti l’attesa e l’Atteso. L’anziana Elisabetta simboleggia Israele che attende il Messia, mentre la giovane Maria porta in sé l’adempimento di tale attesa, a vantaggio di tutta l’umanità”. Nelle due donne “si incontrano e riconoscono prima di tutto i frutti dei loro grembi, Giovanni e Cristo”. Il Papa ha quindi riportato il commento del poeta cristiano Prudenzio: “Il bambino contenuto nel grembo senile saluta, attraverso la bocca di sua madre, il Signore figlio della Vergine”. “L’esultanza di Giovanni nel grembo di Elisabetta – ha chiarito il Pontefice - è il segno del compimento dell’attesa: Dio sta per visitare il suo popolo. Nell’Annunciazione l’arcangelo Gabriele aveva parlato a Maria della gravidanza di Elisabetta come prova della potenza di Dio: la sterilità, nonostante l’età avanzata, si era trasformata in fertilità”. Elisabetta, accogliendo Maria, ha evidenziato il Santo Padre, “riconosce che si sta realizzando la promessa di Dio all’umanità ed esclama: ‘Benedetta tu fra le donne e benedetto il frutto del tuo grembo! A che cosa devo che la madre del mio Signore venga da me?’”. In realtà, “l’espressione ‘benedetta tu fra le donne’ è riferita nell’Antico Testamento a Giaele e a Giuditta, due donne guerriere che si adoperano per salvare Israele. Ora invece è rivolta a Maria, giovinetta pacifica che sta per generare il Salvatore del mondo”. Così “anche il sussulto di gioia di Giovanni richiama la danza che il re Davide fece quando accompagnò l’ingresso dell’Arca dell’Alleanza in Gerusalemme. L’Arca, che conteneva le tavole della Legge, la manna e lo scettro di Aronne, era il segno della presenza di Dio in mezzo al suo popolo. Il nascituro Giovanni esulta di gioia davanti a Maria, Arca della nuova Alleanza, che porta in grembo Gesù, il Figlio di Dio fatto uomo”. “La scena della Visitazione – ha sottolineato Benedetto XVI - esprime anche la bellezza dell’accoglienza: dove c’è accoglienza reciproca, ascolto, il fare spazio all’altro, lì c’è Dio e la gioia che viene da Lui”. Di qui l’esortazione: “Imitiamo Maria nel tempo di Natale, facendo visita a quanti vivono un disagio, in particolare gli ammalati, i carcerati, gli anziani e i bambini. E imitiamo anche Elisabetta che accoglie l’ospite come Dio stesso: senza desiderarlo non conosceremo mai il Signore, senza attenderlo non lo incontreremo, senza cercarlo non lo troveremo. Con la stessa gioia di Maria che va in fretta da Elisabetta, anche noi andiamo incontro al Signore che viene”. “Preghiamo perché tutti gli uomini cerchino Dio, scoprendo che è Dio stesso per primo a venire a visitarci – ha aggiunto -. A Maria, Arca della Nuova ed Eterna Alleanza, affidiamo il nostro cuore, perché lo renda degno di accogliere la visita di Dio nel mistero del suo Natale”.

SIR

LE PAROLE DEL PAPA ALLA RECITA DELL’ANGELUS