giovedì 29 novembre 2012

Anno della fede. La secolarizzazione e la desertificazione spirituale per il Papa il problema principale che la Chiesa deve affrontare nel nostro tempo, uno dei sintomi più dolorosi è l’emarginazione silenziosa e trasversale di Dio dalla vita personale e pubblica

Colpisce il fatto che il contenuto centrale del libro di Benedetto XVI "L’infanzia di Gesù", in alcuni media sia stato messo in secondo piano dalla questione della presenza o meno nella grotta di Betlemme del bue e dell’asino. Distogliendo l’attenzione dal punto focale dell’opera che, come lo stesso Papa ha sottolineato, non è un atto d’insegnamento pontificio, ma l’espressione della sua ricerca personale e teologica del volto del Signore. Forse, al di là dell’aspetto aneddotico, la confusione mediatica è un segnale della secolarizzazione e della desertificazione spirituale che Benedetto XVI individua come il problema principale che la Chiesa deve affrontare nel nostro tempo. E uno dei sintomi più dolorosi è l’emarginazione silenziosa e trasversale di Dio dalla vita personale e pubblica. Lo afferma anche l’arcivescovo e teologo spagnolo Fernando Sebastián nella sua ultima opera "La fe que nos salva", quando assicura che "il problema numero uno della Chiesa di oggi è aiutare la gente a credere". A suo parere, infatti, "ieri l’ateismo era nella mente di alcuni filosofi. Oggi l’ateismo lo abbiamo in casa, nei cugini, nipoti e vicini. L’ateismo ci coinvolge tutti e il vivere come se Dio non esistesse è diventato una sorta di ateismo per omissione". Rimediare a questa situazione e porre nuovamente Dio al centro è ciò che sta facendo Benedetto XVI. Per il Papa questo impegno è necessario anche nella Chiesa, poiché "la sfida di una mentalità chiusa al trascendente - ha detto il 25 novembre 2011 -obbliga anche gli stessi cristiani a tornare in modo più deciso alla centralità di Dio (…) Perciò non meno urgente è riproporre la questione di Dio anche nello stesso tessuto ecclesiale". A questo impegno a tornare a Dio Benedetto XVI sta dedicando da oltre un mese le sue catechesi del mercoledì. Come avvenuto in passato nelle lezioni di teologia che il professor Joseph Ratzinger impartiva agli studenti universitari di Tubinga, raccolte più di quarant’anni fa nel volume "Einführung in das Christentum" ("Introduzione al Cristianesimo"), così nell’attuale ciclo di catechesi il Papa ha spiegato che la "fede non è un semplice assenso intellettuale dell’uomo a delle verità particolari su Dio; è un atto con cui mi affido liberamente a un Dio che è Padre e mi ama; è adesione a un 'Tu' che mi dona speranza e fiducia. Certo questa adesione a Dio non è priva di contenuti: con essa siamo consapevoli che Dio stesso si è mostrato a noi in Cristo, ha fatto vedere il suo volto e si è fatto realmente vicino a ciascuno di noi" (24 ottobre 2012). È questa la proposta fondamentale dell’Anno della fede che il Pontefice ha indetto per ravvivare nella Chiesa la gioia di credere attraverso il recupero del primato di Dio, poiché "se Dio perde la centralità, l’uomo perde il suo posto giusto, non trova più la sua collocazione nel creato, nelle relazioni con gli altri" (14 novembre 2012). Senza Dio tutto si volge contro l’uomo. Da parte sua l’uomo, che Benedetto XVI definisce "mendicante di Dio", porta in sé "un misterioso desiderio di Dio" (7 novembre 2012), che non può restare una passione inutile, ma si deve trasformare in un anelito profondo, nutrito dalle gioie autentiche e dal desiderio di pienezza. Certo, la risposta dell’uomo è essenzialmente risposta a Dio: ma, anche e proprio per questo, è risposta agli altri attraverso l’opera di evangelizzazione, che a sua volta è comunicazione con Dio. "Parlare di Dio -ricorda il Papa - è comunicare, con forza e semplicità, con la parola e con la vita, ciò che è essenziale: il Dio di Gesù Cristo, quel Dio che ci ha mostrato un amore così grande da incarnarsi, morire e risorgere per noi; quel Dio che chiede di seguirlo e lasciarsi trasformare dal suo immenso amore per rinnovare la nostra vita e le nostre relazioni; quel Dio che ci ha donato la Chiesa, per camminare insieme e, attraverso la Parola e i Sacramenti, rinnovare l’intera Città degli uomini, affinché possa diventare Città di Dio". (28 novembre 2012). Quelle di Benedetto XVI sono catechesi dell’essenziale, per condurre a Dio gli uomini e le donne del nostro tempo.

José María Gil Tamayo, L'Osservatore Romano

Mons. Celli: Benedetto XVI nei modi, nei tempi e nel linguaggio dell’uomo moderno intende portare Cristo nel mondo di oggi. Come Paolo certamente non vuole crearsi una squadra di ammiratori ma solo guadagnare le persone 'per l’Altro, per Lui, per il Dio vero e reale'

Certamente c’è già una parte del popolo della rete in fermento: sebbene non ancora ufficialmente presentata, la notizia del prossimo “cinguettio” di Benedetto XVI su Twitter ha fatto rapidamente il giro del mondo. Dunque il social network delle "centoquaranta battute" si accinge a ospitare ancora una volta il Papa. La prima volta fu infatti nel giugno 2011, quando Benedetto XVI lanciò il portale del Vaticano www.news.va accompagnando il gesto proprio con un tweet. Ora bisognerà attendere qualche settimana, poi riprenderanno i “cinguettii” (cinguettare è la traduzione in italiano del termine twitter) di Benedetto XVI. "l’iniziativa - ha detto l’arcivescovo Claudio Maria Celli, presidente del Pontificio Consiglio delle Comunicazioni Sociali - è dovuta al desiderio del Papa di utilizzare tutte le opportunità comunicative offerte dalle nuove tecnologie, tipiche del mondo di oggi". "Del resto - ha spiegato l’arcivescovo - proprio ieri, durante l’udienza generale, il Papa ha manifestato ancora una volta questa sua volontà di riuscire a parlare di Dio a tutti gli uomini con ogni mezzo possibile. Ha ricordato la fondamentale, originaria importanza della comunicazione per la trasmissione della fede. Ha parlato di un metodo di Dio nel comunicare, il metodo dell’umiltà per cui Dio non ha esitato a farsi uno di noi per mostrarsi. Ha parlato di Gesù comunicatore che si è rivolto agli uomini del suo tempo usando il loro linguaggio". E a questo punto mons. Celli fa una precisazione significativa: "Il Papa entrando nel mondo della comunicazione digitale compie un gesto che ha la sua originalità nella storia stessa della Chiesa. In un certo senso lo ha spiegato egli stesso proprio ieri, parlando ai fedeli nell’Aula Paolo VI, quando, riferendosi alla lettera ai Corinzi, ha citato le parole dell’apostolo Paolo: '...quando venni tra voi, non mi presentai ad annunciarvi il mistero di Dio con l’eccellenza della parola o della sapienza...'. Proprio in ciò è radicato il senso della presenza del Papa su twitter, il mondo del microblogging, della comunicazione moderna, veloce, immediata, inesorabile nel concedere solo centoquaranta battute per dire tutto quello che hai da dire. Nel messaggio per la Giornata Mondiale delle Comunicazioni Sociali Papa Benedetto XVI dopo aver sottolineato il valore del silenzio che aiuta e dà sostanza alle nostre parole, scrisse che anche pochissime parole danno la possibilità di trasmettere grandissimi messaggi. Certamente quando proponeva queste riflessioni non pensava a Twitter. Però potremmo applicare questa sua riflessione proprio a questo mondo singolare. Così nei modi, nei tempi e nel linguaggio dell’uomo moderno egli intende portare Cristo nel mondo di oggi. E come Paolo certamente non vuole crearsi una squadra di ammiratori, lo ha ricordato proprio ieri sempre nella catechesi. Non vuole cioè entrare nella storia come 'capo di una scuola di grandi conoscenze'". Vuole solo "guadagnare le persone 'per l’Altro, per Lui, per il Dio vero e reale'". La nuova iniziativa dovrebbe essere avviata prima di Natale. Il Papa indicherà i punti salienti di alcuni suoi discorsi, omelie o messaggi, che dovranno poi essere sintetizzati e adattati per il social. Si comincerà con le riflessioni domenicali proposte ai fedeli durante l’appuntamento per la preghiera mariana dell’Angelus in piazza san Pietro.

Mario Ponzi, L'Osservatore Romano

'L'infanzia di Gesù'. Mons. Fisichella: noi non crediamo a favole, come ingenuamente qualcuno sostiene. La nostra fede è radicata su una persona storica, realmente vissuta e di cui abbiamo documenti solidi

"Noi non crediamo a favole, come ingenuamente qualcuno sostiene. La nostra fede è radicata su una persona storica, realmente vissuta e di cui abbiamo documenti solidi". Lo sottolinea mons. Rino Fisichella, presidente del Pontificio Consiglio per la promozione della Nuova Evangelizzazione, che commenta sul settimanale Oggi l'ultimo libro di Joseph Ratzinger-Benedetto XVI, "L'infanzia di Gesu'". "Benedetto XVI - ricorda Fisichella - ha speso tutta la sua vita a riflettere su ciò che è più importante nella vita di un cristiano: Gesè Cristo. La fede chiede ai credenti di entrare in una conoscenza sempre più profonda del mistero cui si crede". "L'esigenza di ritrovare i fatti storici e distinguerli dall'interpretazione che i discepoli o l'autore del Vangelo ne hanno voluto dare, è un compito - ricorda l'arcivescovo - importante e non facile. Richiede una preparazione specialistica, la conoscenza dell'ebraico, del greco e del latino, dei costumi e delle consuetudini dell'epoca e dei popoli confinanti, insomma, una conoscenza scientifica che permette di raggiungere risultati certi per dare un forte sostegno alla fede". "Benedetto XVI, da gran teologo, ha già pubblicato due volumi su Gesù di Nazaret per offrire il suo contributo a una ricerca che dura da 2000 anni e ancora continuerà nel futuro", rileva mons. Fisichella, per il quale "il fascino che deriva dalla persona di Gesù e dal suo insegnamento sarà sempre fonte di interesse e ricerca per gli uomini". Per il capo dicastero, anche "l'ultimo volume che riguarda i racconti dell'infanzia, un capitolo molto difficile, perchè abbiamo pochi dati storici e anche i Vangeli sono molto parchi nel fornire notizie in proposito", sarà certamente "un altro best seller e una bella lettura, che permetterà di cogliere i tratti più salienti di Gesu' narrato nella sua infanzia e fanciullezza".

Agi

Perché il Papa ha scritto un libro sull’infanzia di Gesù?

Quasi un anno fa l'erezione e l'inaugurazione negli Stati Uniti dell’Ordinariato Personale della Cattedra di San Pietro per accogliere gli ex fedeli anglicani: 1336 i fedeli in 35 comunità, 23 sacerdoti e 69 seminaristi

"Quello che mi viene anzitutto in mente è la gioia espressa dai loro volti". Quasi un anno è trascorso dall’erezione e inaugurazione (1° gennaio e 12 febbraio 2012) negli Stati Uniti dell’Ordinariato Personale della Cattedra di San Pietro per accogliere gli ex fedeli anglicani, guidato da mons. Jeffrey Neil Steenson. In alcune dichiarazioni raccolte dall’agenzia Catholic News Agency, Steenson ha offerto le sue impressioni emerse da una serie di incontri che ha avuto con i fedeli delle comunità che hanno scelto di entrare in piena comunione con la Chiesa Cattolica. Gli Ordinariati, eretti in conformità alla Costituzione Apostolica "Anglicanorum coetibus" di Benedetto XVI, consentono ai fedeli anglicani di ogni categoria e condizione di vita "di entrare, anche corporativamente, in piena comunione con la Chiesa Cattolica", pur conservando quegli elementi della tradizione anglicana che sono consoni al cattolicesimo. Il reverendo Steenson, ex vescovo episcopaliano di Rio Grande, che ha ora il titolo di monsignore ha sottolineato l’entusiasmo che pervade i fedeli di quelle comunità che hanno scelto di confluire nell’Ordinariato, tuttavia osservando che la scelta "non rappresenta un semplice cambio di 'abito'", ma richiede "una profonda trasformazione a vari livelli". L’ordinario ha anche spiegato che è importante assicurare che coloro che vogliono entrare in comunione con la Chiesa Cattolica facciano questa scelta in sincera consapevolezza "e non per fuggire da qualcosa". L’Ordinariato, ha puntualizzato, non può essere semplicemente «una comunità di rifugiati". Al 1° novembre, secondi i dati della stessa Catholic News Agency, sarebbero 1.336 i fedeli che risulterebbero accolti nell’Ordinariato Personale della Cattedra di San Pietro: si tratterebbe di 35 comunità, di cui farebbero parte anche 23 sacerdoti e 69 seminaristi. Alcune delle comunità maggiori sono ubicate in Texas, Maryland, Florida e Pennsylvania. Mons. Steenson ha aggiunto che l’Ordinariato "è finora di piccole dimensioni, eppure l’entusiasmo e il supporto da parte delle persone sono state davvero grandi". L’ordinario in particolare ha evidenziato "il sostegno incredibile dei vescovi cattolici", osservando che con molti di essi "si è iniziata a sviluppare anche una profonda amicizia". I contrasti a livello teologico tra i fedeli legati alla tradizione e quelli più liberali all’interno della Comunione anglicana hanno spinto numerose persone ad aderire alla comunità cattolica. La controversa questione della consacrazione delle donne vescovo costituisce attualmente il principale motivo di spaccatura all’interno della Comunione. Dopo la bocciatura al recente Sinodo generale della Church of England della proposta sulla consacrazione delle donne vescovo, il futuro primate della Comunione anglicana, Justin Welby, ha comunque ribadito la sua posizione favorevole alle istanze del clero femminile. L’Archbishops Council della Church of England ha definito la questione "come materia urgente". Il centocinquesimo arcivescovo di Canterbury e primate della Comunione anglicana che succederà a partire dal 2013, a Rowan Williams, si è infatti detto "fiducioso che giungerà il momento in cui le donne vescovo verranno consacrate". Welby, attualmente vescovo di Durham, ha parlato durante un viaggio in Nigeria dove ha avuto occasione di partecipare a un’iniziativa per il lancio di un programma per il rafforzamento della cooperazione tra cristiani e musulmani, promosso dalla Tony Blair Faith Foundation, la Fondazione che prende il nome dall’ex primo ministro britannico. Il “no” quasi inatteso era emerso al termine del lungo dibattito che ha visto contrapporsi per tre giorni (dal 19 al 21 novembre) i membri dei tre organismi di governo del Sinodo: le Houses dei vescovi, del clero e dei laici. Proprio il voto determinante di quest’ultimi ha bloccato le speranze dell’ala liberale della Comunione di vedere le donne accedere anche alle cariche ecclesiastiche più alte. Dal 1992, infatti, gli anglicani consentono alle donne di diventare sacerdoti, ma finora l’ordinazione a vescovi è sempre stata ostacolata per regioni teologiche. Justin Welby, che verrà intronizzato come nuovo arcivescovo e primate in occasione della cerimonia prevista il 21 marzo 2013 nella cattedrale di Canterbury, ha definito durante il viaggio in Nigeria "scoraggiante "l’esito della votazione, ma ha comunque confermato la sua posizione: "È chiaro che le donne saranno vescovo all’interno della Church of England". Il futuro arcivescovo di Canterbury si era speso molto al Sinodo per l’accoglimento della proposta: "Voterò per la consacrazione e unirò la mia voce a quella di molti altri per sollecitare questo cambiamento".

L'Osservatore Romano

Anno della fede. Mons. Ulloa Rojas: riconoscere e celebrare il mistero e il dono dell’Eucaristia, fortificare la fede e la testimonianza della Chiesa, riflettere, pregare e trovare nuove strade per una pastorale evangelizzatrice e missionaria

Riconoscere e celebrare il mistero e il dono dell’Eucaristia, fortificare la fede e la testimonianza della Chiesa, riflettere, pregare e trovare nuove strade per una pastorale evangelizzatrice e missionaria che abbia come fonte e culmine la celebrazione eucaristica: sono gli obiettivi del quarto Congresso Eucaristico costaricense che si svolgerà a Cartago dal 17 al 21 aprile 2013. Un evento nazionale che coincide con il quattrocentocinquantesimo anniversario della fondazione della città da parte dello spagnolo Juan Vázquez de Coronado, ma che, soprattutto, viene celebrato nel segno dell’Anno della fede essendo, l’Eucaristia, il "mistero centrale della fede". A sottolinearlo è il vescovo di Cartago, José Francisco Ulloa Rojas, in una lettera pastorale intitolata "El Año de la fe en nuestro caminar pastoral", pubblicata nei giorni scorsi. Nel documento il presule si sofferma sul significato e l’influenza dell’Anno della fede, del Concilio Vaticano II e del Catechismo della Chiesa Cattolica, i tre grandi temi all’attenzione odierna della Chiesa Cattolica, sulla sua diocesi e, più in generale, sul Costa Rica. Quattro tappe contraddistinguono il processo di crescita integrale e di approfondimento dell’esperienza di fede: conversione, discepolato, comunione e missione. Mons. Ulloa Rojas pone l’accento sul cammino di conversione, "che trasforma le persone e di conseguenza la società", spiegando che il principale strumento per ottenerlo è "il ritiro kerigmatico" organizzato con successo nelle parrocchie: "In primo luogo lo devono vivere tutti gli agenti di pastorale che si convertiranno in missionari per tutti gli altri cristiani che vorranno avere un incontro con Gesù Cristo", afferma il vescovo di Cartago, ricordando di prestare particolare attenzione alle famiglie, animandole affinché continuino a trasmettere la fede ai propri membri. Uno dei mezzi più efficaci è la recita del Santo Rosario e "l’Anno della fede è tempo assai propizio per motivarla, individualmente, in famiglia e nella comunità". Nella lettera pastorale, il presule, in vista del prossimo Congresso Eucaristico nazionale, invita a prepararsi adeguatamente attraverso la formazione permanente del clero sui documenti del Concilio Vaticano II nelle riunioni plenarie mensili, la riflessione nei vicariati sulle quattro costituzioni dogmatiche del concilio, la formazione di catechisti e genitori, incentrata sulla conoscenza del Catechismo della Chiesa Cattolica, e dei ragazzi, con la diffusione dello YouCat, la versione del Catechismo rivolta ai giovani. Il vescovo di Cartago auspica inoltre l’organizzazione di simposi e di giornate di studio in ambito accademico e culturale, "in un clima di dialogo rinnovato e creativo tra fede e ragione", ed esorta le commissioni diocesane, i dicasteri e i gruppi e movimenti apostolici a essere in prima fila. Si deve fare in modo, esorta Ulloa Rojas, che il quarto Congresso Eucaristico sia "il luogo privilegiato affinché un’intera nazione si senta unita attorno a Cristo". Sarà l’occasione per "onorare e far crescere l’amore e l’adorazione verso Gesù Eucaristia", e la comunità cattolica di Cartago "deve essere quella che otterrà il maggior vantaggio spirituale, vivendo questo avvenimento in casa". Cartago "si convertirà nella capitale eucaristica del Costa Rica". È per questo, conclude il vescovo, che "nessuno deve rimanere con le braccia incrociate o indifferente davanti alla chiamata a essere l’anfitrione di tale, grande evento".

L'Osservatore Romano

Delegazione della Santa Sede a Istanbul per la tradizionale visita al Patriarcato ecumenico di Costantinopoli in occasione della festa di Sant'Andrea. Il card. Koch porterà a Bartolomeo I un messaggio del Papa

Una delegazione della Santa Sede è partita questa mattina per Istanbul per l'ormai tradizionale visita al Patriarcato ecumenico di Costantinopoli, in occasione della festa di Sant'Andrea che si celebra domani. La delegazione vaticana è guidata dal presidente del Pontificio Consiglio per la promozione dell’unità dei cristiani, card. Kurt Koch, che porterà al Patriarca ecumenico di Costantinopoli Bartolomeo I (foto) un messaggio di Papa Benedetto XVI. Fanno parte della delegazione, informa il Pontificio Consiglio per la promozione dell’unità dei cristiani, mons. Brian Farrell, segretario del dicastero vaticano, Andrea Palmieri, sotto-segretario, e il nunzio apostolico mons. Antonio Lucibello. Domani mattina, la delegazione della Santa Sede prenderà parte alla solenne divina liturgia presieduta da Bartolomeo I nella chiesa patriarcale del Fanar ma nel corso delle due giornate ci saranno anche delle conversazioni per fare il punto sulla situazione del dialogo. L'iniziativa di inserisce nell'abituale scambio di delegazioni per le rispettive feste dei Santi patroni: il 29 giugno a Roma per la celebrazione di Pietro e Paolo e il 30 novembre a Istanbul per la celebrazione di Andrea.

SIR

Messaggio di Benedetto XVI per il centenario dell'indipendenza dell'Albania: assicuro le mie preghiere per l’impegno del governo nel rafforzare pace, giustiza e prosperità per la nazione

In un messaggio al presidente della Repubblica di Albania, Bujar Nishani, per il centenario dell’indipendenza del Paese, proclamata il 28 novembre 1912, il Papa esprime i suoi più cordiali auguri al popolo albanese. Tramite l’arcivescovo di Bar, mons. Zef Gashi, Benedetto XVI assicura le sue preghiere per l’impegno del governo albanese nel rafforzare pace, giustiza e prosperità per la nazione.

Radio Vaticana

Davvero è accaduto qualcosa di grande: gli scritti conciliari di Joseph Ratzinger presentati dal prefetto della Congregazione per la Dottrina della Fede, strumento prezioso per comprendere e interpretare il Vaticano II a partire dai suoi testi

di Gerhard Ludwig Müller
arcivescovo prefetto della Congregazione della Dottrina della Fede

Joseph Ratzinger, da teologo, ha contribuito a dar forma e ha accompagnato il Concilio Vaticano II in tutte le sue fasi. Il suo influsso si fa sentire già nella fase preparatoria, prima dell'apertura ufficiale del Concilio, l'11 ottobre 1962. Egli prese parte in misura rilevante alla genesi dei più vari testi, prima a fianco dell'arcivescovo di Colonia, il cardinale Joseph Frings, e più tardi quale membro autonomo di diverse commissioni. Nella fase della recezione, egli non si stanca di ricordare che il Concilio va valutato e compreso alla luce della sua intenzione autentica. Il Concilio è parte integrante della storia della Chiesa e pertanto lo si può comprendere correttamente solo se viene considerato questo contesto di duemila anni. Grazie ai suoi lavori sul concetto di Chiesa in sant'Agostino e sul concetto di Rivelazione in San Bonaventura, con i quali aveva ottenuto i gradi accademici, Joseph Ratzinger era particolarmente idoneo e preparato ad affrontare le questioni centrali poste alla Chiesa nel XX secolo. Tra queste, dopo le esperienze della guerra e di una società in profonda trasformazione negli anni Sessanta, vi era anche la crescente perdita di significato e di presenza della Chiesa nel mondo. Nella sua prefazione al presente volume, Papa Benedetto XVI ha così descritto il compito del Concilio: "La percezione di questa perdita del tempo presente da parte del cristianesimo e del compito che ne conseguiva era ben riassunta dalla parola 'aggiornamento'. Il cristianesimo deve essere nel presente per potere dare forma al futuro". Come settimo volume dell'Opera omnia, appare dunque ora la raccolta, in una sintesi di taglio cronologico e sistematico, degli scritti di Joseph Ratzinger sugli insegnamenti del Concilio, giusto in tempo per il cinquantesimo anniversario del Vaticano II. Il sottotitolo del volume "Formulazione, trasmissione, interpretazione" desidera documentare le fasi del lavoro di Joseph Ratzinger in relazione al Concilio. Possiamo partire dall'attività di formulazione con la partecipazione di Ratzinger alle Commissioni e con il suo lavoro per il cardinale Frings. La collaborazione tra il card. Frings e Joseph Ratzinger, improntata a grande fiducia, emerge nelle vicende che possono essere messe in relazione con la conferenza di Genova. È da rinvenire qui anche l'origine della nomina di Ratzinger a perito e a consigliere teologico dell'arcivescovo di Colonia. Frings pregò Ratzinger di predisporre una prima stesura della conferenza che il cardinale doveva tenere a Genova il 20 novembre 1961. Ratzinger gli consegnò in poco tempo il manoscritto richiesto, che Frings giudicò talmente riuscito da assumerlo così com'era, a eccezione di una piccola modifica finale. Finanche Papa Giovanni XXIII, venuto a conoscenza della relazione dell'arcivescovo di Colonia, convocò Frings e gli disse: "Caro cardinale, Lei ha detto tutto quello che pensavo e avrei voluto dire, ma che non potevo dire"; e quando Frings con sincerità rispose che era stato il giovane professore Ratzinger a scrivere il testo, il Papa si limitò a osservare che lui stesso aveva bisogno di farsi aiutare. Sarebbe importante, continuò, trovare consiglieri giusti. Da quel momento in poi, Frings fece esaminare tutti i testi di carattere teologico-sistematico al professore di Teologia fondamentale di Bonn. Nel presente volume sono raccolti testi per la maggior parte inediti sino a oggi. Vi sono pareri su bozze di schemi conciliari, su bozze di discorsi di Frings poi tenuti in aula, su prese di posizione e proposte di modifica rispetto a singoli documenti del concilio, come anche pareri, esposti da Ratzinger anche in cerchie più ristrette, di fronte a vescovi e cardinali, su concrete proposte di testi. Solo la visione d'insieme dei testi qui raccolti permetterà a molti di accorgersi chiaramente dell'intensità, della competenza e della precisione con le quali l'allora giovane professore trentacinquenne Joseph Ratzinger si mise al servizio della Chiesa e del Concilio. Il Concilio ha la calligrafia di Benedetto XVI. Il 10 ottobre 1962 ci fu una conferenza nella Biblioteca del Collegio di Santa Maria dell'Anima. Ratzinger critica soprattutto la definizione di “Fonti” della Rivelazione al plurale che non sarebbe realmente in linea con la tradizione. Mette in guardia dall'approvare una dottrina controversa a livello teologico e sviluppa nei tratti fondamentali la sua concezione di Tradizione. Il card. Frings fa propria la critica costruttiva allo schema "De fontibus" dell'allora professore di Teologia fondamentale a Bonn, come attesta il suo intervento alla Congregazione generale del 14 novembre. È stato lo stesso Joseph Ratzinger a narrare in due saggi della sua collaborazione, sin dall'inizio delle consultazioni conciliari, con il cardinale Frings, già allora quasi completamente cieco. In essi è evidente la discrezione che lo anima ed egli mette in risalto il contributo creativo proprio di Frings. Alla base di tutti e diciannove gli interventi conciliari dell'arcivescovo di Colonia in cui sono formulate questioni teologico-sistematiche, stanno bozze predisposte da Ratzinger. Per la prima volta, in questo volume esse sono accessibili al pubblico. Esse sono anche un omaggio al card. Frings che sempre ne integrò e sviluppò le linee fondamentali, potendo fornire così ai Padri conciliari stimoli decisivi. Passiamo all'attività di elaborazione di Ratzinger. Dagli atti conciliari risulta la sua collaborazione a due commissioni: egli era in primo luogo membro della sottocommissione della commissione teologica che aveva il compito di elaborare i passaggi decisivi dello schema De ecclesia. Inoltre contribuì alle proposte di miglioramento dello schema De fontibus, e perciò direttamente alla costituzione dogmatica sulla Divina rivelazione "Dei Verbum". In secondo luogo Ratzinger operò efficacemente alla stesura del decreto "Ad gentes", il quale ricollega di nuovo in modo forte l'attività missionaria della Chiesa alla missione del Figlio nel mondo, che trova nella Chiesa la sua prosecuzione, rendendo così evidente che la missione appartiene alla natura stessa della Chiesa. Vi fu poi un'attività di comunicazione di Ratzinger, dedicata alla trasmissione dei contenuti. Durante il Concilio, sia a Roma sia nei luoghi della sua attività scientifica a Bonn e a Münster, egli fu un interlocutore spesso richiesto per delle interviste e un conferenziere ambìto sul Vaticano II. Da questa intensa attività di trasmissione di contenuti nacquero i volumi più volte pubblicati sui quattro periodi conciliari, che offrirono al lettore tedesco utili e interessanti prospettive sul concilio. Nel settimo volume dell'Opera omnia sono incluse anche queste pubblicazioni, che aiutano a comprendere la prima attività di recezione in stretto rapporto coi singoli periodi e i diversi gruppi di lavoro del concilio. Ratzinger trasmise per così dire “di prima mano” al lettore i risultati del concilio, stimolando il dibattito e la recezione. Dopo il Vaticano II prese avvio in tutto il mondo una fase di commento. I testi furono tradotti nelle lingue principali e consegnati al mondo scientifico. Joseph Ratzinger scrisse dei commenti alla "Lumen gentium", alla "Sacrosantum Concilium", alla "Dei Verbum" e alla "Gaudium et spes". I suoi lavori, scritti tra il 1966 e il 2003, a oggi insuperati e che ormai appartengono ai classici della teologia, sono sempre animati dal desiderio di non tradire la fonte. Punto di partenza di tutte le sue prese di posizione sul concilio è il testo approvato nell'originale latino, dal quale emerge la volontà dei Padri nella sua forma originaria. Chiunque voglia intendere il Vaticano II deve considerare con attenzione tutte le costituzioni, i decreti e le dichiarazioni perché esse sole, nella loro unità, rappresentano la valida eredità del Concilio. E nel presente volume è adeguatamente documentato, in tutta la sua chiarezza e precisione, anche questo passo decisivo nell'accoglimento del concilio. Nel discorso alla Curia romana del 22 dicembre 2005 che suscitò notevole interesse, Benedetto XVI mise in evidenza "l'ermeneutica della riforma nella continuità" a fronte di una "ermeneutica della discontinuità e della rottura". Joseph Ratzinger si pone così nel solco delle sue affermazioni del 1966. Questa interpretazione è l'unica possibile secondo i principi della teologia cattolica, vale a dire considerando l'insieme indissolubile tra Sacra Scrittura, la completa e integrale Tradizione e il Magistero, la cui più alta espressione è il concilio presieduto dal Successore di san Pietro come capo della Chiesa visibile. Al di fuori di questa unica interpretazione ortodossa esiste purtroppo un'interpretazione eretica, vale a dire l'ermeneutica della rottura, sia sul versante progressista, sia su quello tradizionalista. Entrambi questi versanti sono accomunati dal rifiuto del concilio; i progressisti nel volerlo lasciare dietro, come fosse solo una stagione da abbandonare per approdare a un'altra Chiesa; i tradizionalisti nel non volervi arrivare, quasi fosse l'inverno della Catholica. “Continuità” significa la permanente corrispondenza con l'origine, non adattamento di qualsiasi cosa sia stata, che può portare anche sulla strada sbagliata. La tanto citata parola d'ordine “aggiornamento” non significa dunque “secolarizzazione” della fede, cosa che porterebbe al suo dissolvimento, ma l'origine annunciata in tempi di volta in volta nuovi, origine a partire dalla quale viene donata agli uomini la salvezza; aggiornamento significa dunque “rendere presente” il messaggio di Gesù Cristo. Si tratta, in fondo, di quella riforma necessaria in tutti i tempi in costante fedeltà al Christus totus, secondo le note parole di Sant'Agostino: "Tutto Cristo, cioè il Capo e le membra. Che significano il Capo e le membra? Cristo e la Chiesa" ("In Iohannis evangelium tractatus", 21, 8). Lo stesso Vaticano II ha dichiarato che, "seguendo le orme dei concili Tridentino e Vaticano i, intende proporre la genuina dottrina sulla divina Rivelazione e la sua trasmissione, affinché per l'annunzio della salvezza il mondo intero ascoltando creda, credendo speri, sperando ami" (Costituzione dogmatica "Dei Verbum", 1). Il Concilio non vuole annunciare alcun'altra fede bensì, in continuità con i precedenti Concili, intende renderla presente. Al di là di questo, la "Tradizione di origine apostolica progredisce nella Chiesa con l'assistenza dello Spirito Santo: cresce infatti la comprensione, tanto delle cose quanto delle parole trasmesse, sia con la contemplazione e lo studio dei credenti che le meditano in cuor loro (cfr. Luca, 2, 19 e 51), sia con la intelligenza data da una più profonda esperienza delle cose spirituali, sia per la predicazione di coloro i quali con la successione episcopale hanno ricevuto un carisma sicuro di verità. Così la Chiesa nel corso dei secoli tende incessantemente alla pienezza della verità divina, finché in essa vengano a compimento le parole di Dio (...) Così Dio, il quale ha parlato in passato, non cessa di parlare con la sposa del suo Figlio diletto, e lo Spirito Santo, per mezzo del quale la viva voce dell'Evangelo risuona nella Chiesa e per mezzo di questa nel mondo, introduce i credenti alla verità intera e in essi fa risiedere la parola di Cristo in tutta la sua ricchezza (cfr. Colossesi, 3, 16)" (ibidem, 8). Il settimo volume delle "Gesammelte Schriften fonde" in unità lavori sparsi e di origine diversa, fornendo così al lettore uno strumento per comprendere e interpretare il Concilio Vaticano II a partire dai suoi testi. Nella prefazione al volume, Papa Benedetto ricorda l'atmosfera che precedette l'apertura del Concilio: "Era un momento di straordinaria aspettativa. Doveva accadere qualcosa di grande". Se a cinquant'anni da quell'avvenimento storico ci volgiamo indietro, si può davvero dire con convinzione che veramente “è accaduto” qualcosa di grande! Il concilio apre il cammino della Chiesa verso il futuro e si presenta come strumento fondamentale per la nuova evangelizzazione.

L'Osservatore Romano

Spadaro: il Papa su Twitter non è l'adeguarsi all'ultima novità del momento, al contrario è una delle conseguenze ovvie del modo in cui la Chiesa negli ultimi decenni ha inteso il suo rapporto con la comunicazione

Benedetto XVI sarà tra pochi giorni presente con continuità su internet attraverso Twitter. Il nuovo account del Papa viene presentato ufficialmente lunedì prossimo in sala stampa vaticana. "Il 3 dicembre 2012 si connette idealmente al 12 febbraio 1931, quando Pio XI lanciava il suo primo messaggio via radio, attraverso la Radio Vaticana", afferma a 'Radio Vaticana Antonio Spadaro, direttore di Civiltà cattolica. Il gesuita, pioniere in Italia della riflessione sul rapporto tra fede e internet, ha creato il blog Cyberteologia.it. "Non è l'adeguarsi all'ultima novità del momento. E', al contrario, una delle conseguenze ovvie del modo in cui la Chiesa negli ultimi decenni, almeno da Pio XI, ha inteso il suo rapporto con la comunicazione. Bisogna anche ricordare che, nel suo messaggio per la 46° Giornata mondiale delle comunicazioni sociali, il Papa notava che 'sono da considerare con interesse le varie forme di siti e applicazioni' - parlava proprio di 'reti sociali' - 'che possono aiutare l'uomo di oggi a trovare spazi di silenzio, occasioni di preghiera, di meditazione, di condivisione della Parola di Dio'. E' chiaro che questo significa una presenza del cristiano su internet assolutamente specifica, quindi non 'per moda' o per il fatto che l'uomo oggi vive anche in rete". Nello stesso messaggio, il Papa, pur senza citare espressamente Twitter, scrive che 'nella essenzialità di brevi messaggi, spesso non più lunghi di un versetto biblico, (e qui il riferimento mi sembra evidente) si possono esprimere pensieri profondi se ciascuno non trascura di coltivare la propria interiorità'. Questa quindi - conclude Spadaro - è la chiave giusta di lettura, di interpretazione, coltivare la propria interiorità".

TMNews
 

Mons. Perego: l’incontro di Benedetto XVI con la gente dello spettacolo viaggiante evento con il quale la Chiesa riconosce come importanti nel cammino della nuova evangelizzazione le persone che spesso vivono ai margini perché continuamente in cammino

“L’incontro di Benedetto XVI con la gente dello spettacolo viaggiante, dopo l’udienza con i rom e i sinti dello scorso anno, costituisce un secondo importante evento con il quale la Chiesa riconosce come importanti nel cammino della nuova evangelizzazione le persone che spesso vivono ai margini, perché continuamente in cammino, di città in città, di piazza in piazza”. Così mons. Giancarlo Perego, direttore generale della Fondazione Migrantes, parla del pellegrinaggio, nell’Anno della fede, della gente dello spettacolo viaggiante (circensi, fieranti, artisti di strada, bande musicali e gruppi folcloristici, madonnari) che si svolgerà a Roma il 30 novembre e 1° dicembre su iniziativa del Pontificio Consiglio della pastorale per i migranti e gli itineranti insieme a Migrantes e Vicariato di Roma. Il programma delle due giornate, riferisce l'agenzia SIR, prevede, venerdì pomeriggio, una liturgia eucaristica nella Basilica di San Pietro, presieduta dal card. Antonio Maria Vegliò, presidente del dicastero vaticano, e animata da corali e gruppi bandistici; in serata festa, spettacolo e musica in alcune piazze di Roma. Sabato corteo da Castel Sant'Angelo e udienza con Benedetto XVI nell’Aula Paolo VI. In Piazza San Pietro, per l’occasione, saranno allestiti - per la prima volta - uno chapiteau, una giostra di cavalli storica, una torretta dei burattini, simboli del mondo dello spettacolo viaggiante.

Radio Vaticana

Giornata Mondiale della Gioventù 2013. Card. Rylko: non è un fuoco di paglia di qualche giorno ma una lunga semina che porta frutti nella vita dei giovani, non sprechiamo questo dono immenso. Diffondete il Messaggio del Papa

“La GMG non è un fuoco di paglia di qualche giorno ma una lunga semina che porta frutti nella vita dei giovani. Non sprechiamo, quindi, il dono immenso che ci viene dato dalla GMG. Viviamo questa Giornata e questo tempo di preparazione con gioia ed entusiasmo, nonostante le difficoltà e le domande che non hanno trovato risposta esatta. Non lasciamoci privare di questa componente importante che è la gioia che risveglia il coraggio di affrontare sfide sempre nuove e per portare i giovani a Cristo e Cristo ai giovani”. È la raccomandazione che il presidente del Pontificio Consiglio per i Laici, card. Stanislaw Rylko, ha lasciato ai 200 delegati della pastorale giovanile di 200 Paesi e 40 movimenti, che ieri a Rio De Janeiro, hanno chiuso l’incontro preparatorio in vista della Giornata Mondiale della Gioventù del luglio 2013. Il cardinale ha ricordato l’insegnamento di Benedetto XVI per il quale le GMG sono “una nuova evangelizzazione in atto. L’evangelizzazione è il cuore pulsante di ogni GMG”. “La fiducia in Dio e il coraggio, la consapevolezza che dalle piccole cose ne possono nascere di grandi” per il cardinale sono le basi principali di ogni sforzo evangelizzatore. Ai delegati il presidente del Pontificio Consiglio ha chiesto di guardare alla GMG come “un particolare tempo di grazia. Importante è l’organizzazione ma lo è ancor di più il sapere accogliere il dono che arriva dall’Alto. Viviamo questa ultima tappa per Rio con grande senso di responsabilità per non sprecare il dono immenso che ci viene dato”. Nel chiudere l’assemblea il cardinale ha invitato a diffondere il Messaggio del Papa per la GMG e a non dimenticare tutti quei giovani che non potranno recarsi a Rio ma che hanno diritto a partecipare almeno in modo spirituale a questo evento. L’uso delle nuove tecnologie e di internet, come affermato da Benedetto XVI nel suo Messaggio ai giovani, sono di particolare utilità.

SIR