giovedì 27 settembre 2012

Il 'Premio Ratzinger 2012', promosso dalla Fondazione Vaticana intitolata al Papa, assegnato al francese Remì Brague e al gesuita statunitense Brian E. Daley. Domani la presentazione

Il Premio Ratzinger, dell'omonima fondazione intitolata a Benedetto XVI, il cosiddetto 'nobel della teologia', quest'anno verrà assegnato al professore francese Remì Brague e del gesuita statunitense Brian E. Daley. La notizia verrà data in via ufficiale domani alle 11.30, nell’Aula Giovanni Paolo II della Sala Stampa della Santa Sede, dove si terrà una conferenza stampa di presentazione, in cui interverranno il card. Camillo Ruini, presidente del comitato scientifico della Fondazione Vaticana Joseph Ratzinger – Benedetto XVI, e mons. Giuseppe A. Scotti, presidente della fondazione. Il comitato scientifico, oltre al cardinale presidente Ruini, è composto dai consiglieri card. Tarcisio Bertone, card. Angelo Amato, mons. Jean-Louis Brugués e mons. Luis Francisco Ladaria.

Adnkronos

Sinodo dei vescovi 2012. Santoro: nuova evangelizzazione desiderio di comunicare la bellezza del dono di Dio ricevuto nella fede. Perini: all'origine deve esserci l'Eucarestia adorata

"Nel mio ministero non considero la nuova evangelizzazione un progetto di conquista, ma il desiderio di comunicare la bellezza del dono di Dio che abbiamo ricevuto nella fede. Quella fede che ci dà la possibilità di realizzare le attese che abbiamo nel cuore. Evangelizzare significa voler dilatare la grazia che abbiamo ricevuto". A pochi giorni dall'apertura della XIII Assemblea generale ordinaria del Sinodo dei vescovi, dedicato alla Nuova Evangelizzazione, mons. Filippo Santoro, arcivescovo di Taranto, tra i Padri sinodali scelti dal Papa, riflette sulla sua esperienza pastorale. "Arrivando a Taranto ho visitato malati, detenuti, i nuovi poveri creati dalla crisi, ma anche gli studenti e gli operai. Da tutti nasce la domanda di essere illuminati sul valore della vita, di essere abbracciati e amati nelle proprie ferite. Anche la grande ferita che viviamo in città con il falso contrasto tra difesa del lavoro e difesa dell'ambiente e della salute. Speriamo che il Sinodo possa presentare Gesù come amico della vita e offrire a tutti una testimonianza di carità". "La fede deve trasformare profondamente il nostro modo di pensare, giudicare, agire" aggiunge mons. Santoro. "Per questo la sfida del prossimo Sinodo è importantissima. Luoghi che sono diventati deserti della fede devono tornare a essere fecondati dalla linfa della resurrezione, attraverso la testimonianza credibile della santità e della carità della Chiesa". "Serve un nuova iniezione di coraggio e di iniziative per lasciare libero di agire lo Spirito Santo" aggiunge don Piergiorgio Perini, detto don Pigi, parroco milanese che partecipa al Sinodo come 'uditore'. "Bisogna partire dall'Adorazione perpetua - spiega il sacerdote - perché all'origine della nuova evangelizzazione deve esserci l'Eucarestia adorata". Don Pigi è Presidente dell'Organismo Internazionale di Servizio per le Cellule Parrocchiali di Evangelizzazione e porterà la sua decennale esperienza all'incontro in Vaticano. "Le cellule parrocchiali di evengelizzazione che ho sperimentato da venticinque anni funzionano partendo dalla conversione. I sacerdoti dovrebbero pensare sempre a quelli che non ci sono, a coloro che non conoscono il Vangelo, perché noi siamo preti soprattutto per loro. Com'è scritto nell''Instrumentum laboris' le parrocchie devono diventare centri di irradiazione e testimonianza e non essere più ripegate su se stesse. I parroci devono essere sempre insoddisfatti e incaricare i laici di arrivare dove loro non possono arrivare. I laici da fruitori di servizi devono diventare corresponsabili, avere autorevolezza ed essere responsabili di altri fratelli. Spero che questo Sinodo faccia capire alle parrocchie che hanno un compito di evangelizzazione diretta e non delegata attarverso altre attività".

Fabio Colagrande, Radio Vaticana

Il Papa: riflettere sul perenne compito dell’evangelizzazione e sulla sua attuale rinnovata urgenza. Il Messaggio cristiano viene seminato e si radica efficacemente là dove è vissuto in modo autentico ed eloquente da una comunità

“La memoria di San Gallo e della sua opera, alla vigilia dell’assemblea sinodale sulla Nuova evangelizzazione, sarà di stimolo” per guardare “con fede e speranza” alla “grande ‘messe’ che sono i popoli dell’Europa, nella scia del Concilio Ecumenico Vaticano II e degli insegnamenti dei Sommi Pontefici che lo hanno attuato”. Lo scrive Benedetto XVI, in un messaggio inviato al presidente del Consiglio delle Conferenze  Episcopali europee, card. Péter Erdő, attraverso il Segretario di Stato, card. Tarcisio Bertone, in occasione dell’annuale Assemblea plenaria del CCEE che si è aperta oggi a St. Gallen (Svizzera). Nel messaggio, letto in apertura dei lavori nella sala del governo del Cantone svizzero, il Papa esorta a “riprendere la magistrale lezione del servo di Dio, Paolo VI, nella ‘Evangelii nuntiandi’ e la consegna del Beato Giovanni Paolo II nella ‘Novo millennio ineunte’” alla luce del Magistero e “nella prospettiva del prossimo Anno della fede”. Benedetto XVI invita inoltre la Chiesa in Europa “a riflettere sul perenne compito dell’evangelizzazione e sulla sua attuale rinnovata urgenza” e a seguire l’esperienza di San Gallo, che insegna che “il Messaggio cristiano viene seminato e si radica efficacemente là dove è vissuto in modo autentico ed eloquente da una comunità”.

SIR

MESSAGGIO AI PARTECIPANTI ALL’ASSEMBLEA PLENARIA DEL CONSIGLIO DELLE CONFERENZE EPISCOPALI D’EUROPA (CCEE) (27-30 SETTEMBRE 2012, ST. GALLEN - SVIZZERA)

Le procedure giuridiche vaticane in vista del processo sui documenti trafugati: Gabriele rischia da 6 mesi a 4 anni. Il Papa può concedere la grazia quando vuole ma non può influenzare il tribunale

I giudici dello Stato città del Vaticano godono di totale indipendenza. Così il prof. avv. Giovanni Giacobbe, promotore di Giustizia presso la Corte d’Appello ha aperto oggi, in Sala Stampa vaticana, l’incontro con i giornalisti sul diritto processuale in vigore nello Stato della Città del Vaticano. Sabato prossimo, 29 settembre, ci sarà la fase conclusiva del dibattimento a carico di Paolo Gabriele (nella foto con Benedetto XVI), l’ex assistente di camera del Papa, e del tecnico informatico Claudio Sciarpelletti. Presente al briefing anche il direttore della Sala Stampa, padre Federico Lombardi. Un briefing tecnico-giuridico per mostrare, anche attraverso un video, procedure e i luoghi del processo, in Vaticano, a carico di Paolo Gabriele e Claudio Sciarpelletti. Accusato l’uno di furto aggravato di documenti riservati e l’altro di favoreggiamento. Il prof. Giacobbe ha subito evidenziato che il processo di sabato vede attivi giudici, laici, dello “Stato della Città del Vaticano, che non hanno nessun rapporto diretto con la Chiesa Cattolica, che ha proprie strutture, tribunali, che giudicano secondo il diritto canonico e regole proprie”. “Il processo del quale ci stiamo occupando, ha come fonti normative il Codice di procedura penale adottato in Italia nel 1913, il cosiddetto Codice Zanardelli, e il Codice penale promulgato da Umberto I, il 30 giugno 1889. Poi abbiamo, nell’ambito della legislazione vaticana, la recente legge del primo ottobre 2008 che disciplina le fonti del diritto nello Stato della Città del Vaticano. Quindi, è stata data anche una sorta di Costituzione allo Stato della Città del Vaticano per quanto riguarda, appunto, l’iter legislativo che deve disciplinare i rapporti all’interno di questo Stato. Sulla base di tale normativa, la legislazione - anche penale - è stata ampiamente rielaborata da parte degli organi vaticani. In modo particolare, va ricordata, nel 2012, la legge sull’antiriciclaggio, che è una legge estremamente ampia e complessa e che ha avuto anche l’apprezzamento delle autorità dell’Unione Europea. In questo contesto si inserisce il processo che avrà inizio, nella fase dibattimentale, dopodomani”. Centrale la differenza nella ricerca della prova che in Italia avviene attraverso l’attività in contraddittorio delle parti, invece in Vaticano le fonti, che risalgono all’inizio del ‘900, fanno si che s’istauri un’istruttoria formale guidata dal giudice: “Il tribunale avvierà il dibattimento che si svolgerà con la relazione del giudice relatore. Quindi, le parti avranno la possibilità di svolgere tutte le loro attività difensive. Esaurita questa fase, si passerà poi alla requisitoria del pubblico ministero e quindi alle arringhe difensive dell’imputato, perché l’imputato ha sempre la parola per ultimo. Dopodiché, il Tribunale si ritirerà in Camera di consiglio ed emetterà la sentenza”. Una sentenza impugnabile sia dagli imputati sia dal pubblico ministero. Paolo Gabriele e Claudio Sciarpelletti non giureranno e potranno essere assenti. Dai 3 ai 4 anni di carcere la pena massima prevista per il furto, un minimo di sei mesi, fino a un anno di reclusione quella per il favoreggiamento. Il prof. Giacobbe ha anche evidenziato la massima autonomia dei giudici e l’incisività che può avere Benedetto XVI sul procedimento: “Devo dire - anche per esperienza personale nella veste di promotore di Giustizia, sia nella veste che ho ricoperto precedentemente di Giudice della Corte d’Appello Vaticana - i giudizi sono improntanti alla massima indipendenza. Non mi è mai accaduto di ricevere pressioni per decidere in un modo o nell’altro. Il Santo Padre non può influenzare direttamente il tribunale. Non può dire: 'Dovete decidere in un modo o nell’altro'. Ha i poteri che hanno tutti i capi di Stato: per esempio può concedere la grazia e ha un maggiore potere che potrebbe essere preventivo, nel senso che può intervenire se ritiene che un processo non debba essere svolto e debba essere archiviato". E' stato spiegato che l’ammissione di colpevolezza, di Paolo Gabriele, non costituisce la cosiddetta “prova regina” poiché la confessione potrebbe, ad esempio, anche aver coperto altre persone. Nonché precisato che coloro che hanno testimoniato nel corso dell’attività istruttoria potrebbero essere richiamati, così come potrebbero essere invitati a deporre nuovi testimoni. Ampi i poteri del tribunale. Non è escluso, ma per ora non previsto, che i magistrati possano ricevere le valutazioni della Commissione cardinalizia nominata dal Papa. E se durante le udienze dovessero emergere nuovi fatti di reato, il tutto sarà rimesso al promotore di Giustizia che valuterà se iniziare un’azione penale. Padre Lombardi ha confermato che solo un ristretto pool di giornalisti seguirà il processo, mentre il prof. Giacobbe ha evidenziato il carattere pubblico del procedimento: “Il processo è pubblico. La pubblicità dell’udienza significa che il pubblico può accedere all’udienza, naturalmente con le modalità compatibili con lo svolgimento dell’udienza stessa. La ripresa televisiva o cinematografia è una cosa diversa, perché qui si solleva anche il problema della tutela della privacy”. E’ nei poteri del tribunale stabilire come trattare l’uso delle immagini ha proseguito, come “rientra nelle valutazioni discrezionali del presidente – ha concluso Giacobbe – anche quella di tenere l’udienza a porte chiuse”.

Radio Vaticana

Sinodo dei vescovi 2012. Padre Hanna: Gerusalemme continuerà ad inviare un messaggio di speranza ai cristiani di Terra Santa e di tutto il mondo, nonostante le difficoltà che abbiamo di fronte

C’è anche un sacerdote del Patriarcato Latino di Gerusalemme tra i 45 “esperti” della prossima Assemblea generale ordinaria del Sinodo dei vescovi, sulla nuova evangelizzazione, nominati da mons. Nikola Eterovic, segretario generale del Sinodo, con l’approvazione di Benedetto XVI. Si tratta di padre Rafiq Khoury Hanna, professore di liturgia al seminario patriarcale di Beit Jala. In un’intervista apparsa oggi sul sito del Patriarcato, il sacerdote afferma di attendersi dal Sinodo la consapevolezza “della necessità di una nuova evangelizzazione in tutte le parti del mondo. Come sacerdote di Terra Santa, vorrei che il tema fosse una priorità nel nostro impegno pastorale, in base alle esigenze e alla situazione dei cristiani in Terra Santa e Medio Oriente”. “Da formatore - aggiunge padre Hanna - vorrei che tale riflessione riguardasse in particolare coloro che si preparano al sacerdozio. Dobbiamo”. Non è un caso che lo scorso anno nel seminario di Bejt Jala il corso di teologia pastorale sia stato incentrato sulla nuova evangelizzazione. Sul contributo della Terra Santa alla nuova evangelizzazione il sacerdote non ha dubbi: “Gerusalemme continuerà ad inviare un messaggio di speranza ai cristiani di Terra Santa e di tutto il mondo, nonostante le difficoltà che abbiamo di fronte”.
 
SIR

Il Papa: ogni sportivo e sportiva sono più che un mero concorrente, possiedono una capacità morale e spirituale che dovrebbe essere arricchita e approfondita dallo sport e dalla medicina dello sport

Questa mattina, nella Sala degli Svizzeri del Palazzo Apostolico di Castel Gandolfo, il Santo Padre Benedetto XVI ha ricevuto in udienza i partecipanti al XXXII Congresso Mondiale di Medicina dello Sport, in corso fino a domenica a Roma su “Sports medicine, the challenge for global health: Quo vadis?”. Nel suo discorso il Papa ha ricordato che per la prima volta il Congresso si svolge nella capitale italiana e che vede rappresentati 117 Paesi di cinque continenti, per poi sottolineare la capacità positiva dello sport di “unire persone e popoli”, emersa chiaramente in occasione delle recenti Olimpiadi e Para Olimpiadi a Londra. E il Papa ha sottolineato “la comune ricerca dei popoli di una competizione al massimo livello che sia in nome della pace”. Proprio perché “lo sport non è solo competizione”, ha osservato il Papa, “ogni sportivo e sportiva sono più che un mero concorrente: essi possiedono una capacità morale e spirituale che dovrebbe essere arricchita e approfondita dallo sport e dalla medicina dello sport”. A volte, tuttavia, “il successo, la fama, le medaglie e il perseguimento del guadagno diventano il motivo primario, se non addirittura l’unico, per chi vi è coinvolto”. “Si è anche verificato di tanto in tanto - ha ammonito il Pontefice - che la vittoria a tutti i costi abbia sostituito il vero spirito dello sport e abbia condotto all‘abuso e al cattivo uso dei mezzi a disposizione della medicina moderna”. Nel richiamare lo stretto legame già individuato da San Paolo tra “eccellenza spirituale ed atletica”, Benedetto XVI ha ribadito: “Coloro di cui vi prendete cura sono individui unici”, a prescindere dalle “capacità atletiche”, e “sono chiamati alla perfezione morale e spirituale prima ancora che ai risultati fisici”. "Vi esorto ad avere sempre presente, anzitutto, la dignità di coloro che assistete con la vostra attività medica”. “In questo modo, sarete agenti non solo di guarigione fisica e di eccellenza atletica, ma anche di rigenerazione morale, spirituale e culturale”. Per il Papa, “ogni persona umana è chiamata a riflettere perfettamente l‘immagine e la somiglianza di Dio”. Di qui l’auspicio che l’impegno dei medici dello sport conduca ad apprezzare “in modo sempre più profondo la bellezza, il mistero e il potenziale di ogni persona umana, atletica o meno”.

Radio Vaticana, SIR

Ai partecipanti al Congresso Mondiale promosso dalla Federazione Internazionale di Medicina dello Sport - il testo integrale del discorso del Papa
 

La Santa Sede aderisce alla Convenzione Onu sulla prevenzione e la repressione dei reati contro le persone che godono di protezione internazionale, compresi i diplomatici

Nel pomeriggio di ieri, 26 settembre, la Santa Sede ha aderito alla Convenzione Onu sulla prevenzione e la repressione dei reati contro le persone che godono di protezione internazionale, compresi i diplomatici. Mons. Dominique Mamberti, segretario per i Rapporti con gli Stati, ne ha depositato presso il segretario generale delle Nazioni Unite lo strumento di adesione. “Aderendo alla Convenzione - si legge nelle tre Declarations allegate con una Reservation allo strumento di adesione -, la Santa Sede intende contribuire e offrire il proprio sostegno morale all’impegno globale per la prevenzione, repressione e contrasto” di questi reati. “La protezione e il rafforzamento” dei valori di “fratellanza, giustizia e pace tra le persone e i popoli”, si legge nel documento, “richiedono il primato dello stato di diritto e il rispetto dei diritti umani”. Con l’adesione alla Convenzione, la Santa Sede riafferma che “gli strumenti internazionali di cooperazione penale e giudiziaria costituiscono un’effettiva garanzia di fronte alle attività criminali che minacciano la pace e la dignità dell’uomo”. L’iniziativa, conclude una nota vaticana, è “in linea e nel solco del processo, che, come è noto, è stato da tempo avviato per adeguare l’ordinamento giuridico vaticano ai più alti standard internazionali intesi a contrastare” il terrorismo.

SIR

ADESIONE DELLA SANTA SEDE ALLA CONVENZIONE DELL’O.N.U. SULLA PREVENZIONE E LA REPRESSIONE DEI REATI CONTRO I DIPLOMATICI

Padre Lombardi: la Santa Sede non ha nulla a che fare con un sacerdote ruandese accusato di responsabilità nel genocidio del 1994

In risposta ad alcune domande dei giornalisti a proposito di notizie di stampa recenti, su un sacerdote ruandese, J.B. Rutihunza, accusato di responsabilità nel genocidio del 1994, il direttore della Sala Stampa vaticana, padre Federico Lombardi (nella foto con Benedetto XVI), ha chiarito che la Santa Sede non ha avuto mai nulla a che fare con questa persona, non ha mai preso alcuna iniziativa in suo favore, ed è quindi totalmente falso affermare che sia “protetto dal Vaticano”.

Radio Vaticana

Ruanda, il sacerdote accusato di genocidio che vive a Roma protetto dal Vaticano (La Repubblica)

Lettera del Papa a mons. Fellay: per essere veramente reintegrati nella Chiesa accettare il Concilio Vaticano II e il Magistero post-conciliare. Mons. Tissier da per impossibile l'accordo con la Santa Sede

Il 30 giugno scorso, a pochi giorni dall’inizio del capitolo generale della Fraternità San Pio X, Benedetto XVI ha scritto una lettera al superiore lefebvriano, il vescovo Bernard Fellay. L’esistenza della missiva è stata rivelata da mons. Bernard Tissier de Mallerais, uno dei quattro vescovi della Fraternità, notoriamente su posizioni contrarie all’accordo con Roma, nel corso di una conferenza tenuta il 16 settembre in Francia, al Priorato St. Louis-Marie Grignon de Monfort. Ecco quanto ha detto il prelato: "Il 30 giugno 2012 – è un segreto che vi rivelo, ma che sarà reso pubblico – il Papa ha scritto di suo pugno una lettera al nostro superiore generale, mons. Fellay: 'Le confermo effettivamente che per essere veramente reintegrati nella Chiesa occorre veramente accettare il Concilio Vaticano II e il Magistero post-conciliare'". "Si tratta propriamente – ha commentato Tissier de Mallerais – di un punto d’arresto, poiché per noi non è accettabile, e non possiamo firmare una cosa così. Si possono fare delle precisazioni, perché il Concilio è così ampio che vi si possono trovare delle cose buone, ma non è questo l’essenziale del Concilio". Il vescovo lefebvriano nel corso della conferenza ha pronunciato parole molto dure: "Non si possono cedere le armi in piena battaglia, non cercheremo l’armistizio mentre la guerra infuria: con Assisi 3 o 4 l’anno scorso; con la Beatificazione di un falso Beato, il Papa Giovanni Paolo II. Una cosa falsa, una falsa Beatificazione. E con l’esigenza, ricordata continuamente da Benedetto XVI, di accettare il Concilio e le riforme del magistero post-conciliare". Tissier de Mallerais ha anche detto che "la collegialità, che distrugge il potere del Papa, che non osa più resistere alle Conferenze Episcopali"; distrugge "il potere dei vescovi, che non osano più resistere ai consigli episcopali". Ha aggiunto che l’ecumenismo "fa rispettare i valori di salvezza delle false religioni e del protestantesimo, delle cose false", mentre la libertà religiosa "lascia volentieri costruire liberamente delle moschee nei nostri paesi". "Evidentemente – ha aggiunto il vescovo lefebvriano – noi questo non possiamo firmarlo. Su questo punto non c’è accordo e non ci sarà accordo". E nonostante le insistenze della "Roma modernista" Tissier assicura: "Personalmente, non firmerò mai delle cose così, è chiaro. Mai accetterò di dire che la nuova Messa è legittima o lecita, io dirò che essa è spesso invalida, come diceva monsignor Lefebvre. Mai accetterò di dire: 'Il Concilio, se lo si interpreta bene, forse lo si potrebbe far corrispondere con la Tradizione, si potrebbe trovare un significato accettabile'". Dopo aver definito "menzognero" il testo del preambolo dottrinale sottoposto il 12 giugno dal cardinale William Levada a Fellay, il vescovo lefebvriano ha detto che il capitolo generale della Fraternità riunitosi lo scorso luglio ha preso delle "decisioni molto dolci, morbide", in modo da "presentare a Roma degli ostacoli tali che Roma non osi più importunarci", ponendo "delle condizioni praticamente irrealizzabili per impedire che ci facciano delle nuove proposte. Ma il demonio è maligno, e io penso che essi ritorneranno all’attacco e io mi preparo delicatamente anche a difenderci e la Fraternità si difenderà".

Andrea Tornielli, Vatican Insider

Anno della fede. 'La tua fede ti ha salvato', lettera pastorale del vescovo di Han Dan: ci invita a riconoscere la chiamata che abbiamo ricevuto

“La tua fede ti ha salvato” è il titolo della lettera pastorale per l’Anno della fede scritta da mons. Yang Xiang Tai, vescovo della diocesi di Han Dan, nella provincia dell’He Bei, pervenuta all’agenzia Fides. Secondo l’anziano vescovo, l’Anno della fede voluto da Papa Benedetto XVI, che si aprirà il prossimo 11 ottobre, ci invita a riconoscere la chiamata che abbiamo ricevuto, a riflettere sulla nostra vita di fede, ad impegnarci per la grande missione che ci ha affidato. Quindi la preghiera, l’adorazione, la devozione mariana sono i tre punti essenziali per vivere bene un anno di intensa spiritualità della fede. Mons. Yang Xiang Tai si rivolge soprattutto alle famiglie, ai sacerdoti e alle religiose. Nella parte dedicata all’Anno della fede nella famiglia, illustra tre temi: il ruolo dei genitori, il matrimonio cristiano, i figli dono di Dio. Presentando “l’Anno della fede con i sacerdoti e le religiose”, sottolinea ai sacerdoti che essi sono “secondo Cristo” ed hanno un ruolo importante per l’Anno della fede: si devono sempre conformare a Cristo, impegnandosi nella formazione di se stessi e in quella dei fedeli, per essere pronti a proclamare il Vangelo. Alle suore raccomanda l’imitazione di tre “donne di fede”: la Vergine Maria, Santa Teresina di Lisieux e la beata Madre Teresa di Calcutta. “E’ il momento solenne per tutta la Chiesa di proclamare la stessa fede con fedeltà” sottolinea mons. Yang, che invoca il Signore “perché ci aiuti ad essere sempre fedeli alla fede in Cristo, per rendere gloria a Dio insieme alla Chiesa Universale superando ogni difficoltà”.

Fides

Definito il pool di giornalisti che seguirà il processo per furto aggravato di documenti vaticani. Sei posti fissi, quattro a sorteggio in rappresentanza di diverse categorie

In vista del processo a carico dell'ex maggiordomo del Papa Paolo Gabriele per furto aggravato di documenti riservati della Santa Sede, che inizierà sabato, è stato definito il 'pool' di giornalisti che, per limiti di spazio del tribunale vaticano, seguirà le prime due sedute in rappresentanza di tutti i cronisti accreditati presso la Santa Sede. L'individuazione del gruppo di dieci giornalisti che seguiranno il processo è stata oggetto di un dibattito di alcuni giorni non privo di polemiche tra la Santa Sede e i giornalisti, con la mediazione dell'Aigav (Association of Journalists Accredited to the Vatican). Alla fine, sono stati assegnati sei posti fissi a L'Osservatore Romano, Radio Vaticana, Associated Press, Reuters, France Presse e Ansa. I restanti quattro posti vengono attribuiti, a sorteggio, a rappresentanti di altrettante categorie: le altre agenzie stampa, i giornali, le radio e le tv italiane, i giornali, le radio e le tv non italiane, le testate cattoliche. Nella mattinata di ieri, infine, il sorteggio per le prime due sedute. Per evitare ogni spettacolarizzazione, al processo non saranno comunque ammessi registratori audio, telecamere, macchine fotografiche. Il processo sarà "pubblico", ma non è ancora stato comunicato da chi potrà essere composto il pubblico. Questa mattina, alle 12.30, la Sala stampa vaticana ha organizzato un briefing con il giurista Giovanni Giacobbe, 'Promotore di Giustizia' di Corte d'Appello in Vaticano.

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