martedì 11 settembre 2012

In libreria 'Covers. I libri di Joseph Ratzinger tra testi e contesti': un invito e leggere, o rileggere, questo patrimonio di incalcolabile ricchezza

Ribaltando il celebre incipit di "Alice in the Wonderland", "Alice cominciava a essere stanca di starsene seduta insieme a sua sorella lungo la riva del fiume (...) una volta o due aveva lanciato un’occhiata al libro che la sorella stava leggendo, ma non c’erano né figure né dialoghi, 'e a che cosa serve un libro senza figuree dialoghi?' pensava Alice", a che cosa serve un libro fatto solo di figure e senza neanche un dialogo? "Quello che qui viene offerto - risponde in una nota l’editore dell’originalissimo "Covers. I libri di Joseph Ratzinger tra testi e contesti" (Città del Vaticano, Libreria Editrice Vaticana,2012, pagine 295, euro 40) - è un libro particolare, un 'libro dei libri' che ripercorre attraverso un itinerario inconsueto, un mosaico di copertine, la vasta produzione di Joseph Ratzinger pubblicata da diversi editori in tutte le lingue prima e durante il suo Pontificato. Non vuole essere un archivio esauriente, quanto piuttosto l’incontro con una voce che nel tempo ha toccato, e continua a toccare, tanti aspetti della vita dell’uomo e della Chiesa". E davvero di questo si tratta, di un viaggio nel tempo e nella vita stessa della Chiesa, dai pattern a colori accesi anni Settanta, ai delicati grafemi dei libri coreani, passando attraverso fotografie o disegni più o meno prevedibili, più o meno coerenti con il contenuto, a seconda del gusto dell’editore. "La scelta delle copertine come chiave di lettura permette un approccio del tutto originale - si legge nella nota della Libreria Editrice Vaticana - coinvolge l’editore in maniera decisiva, dice al lettore che cosa l’editore desidera mettere in evidenza del testo che va pubblicando". Il breve saggio di Silvano Petrosino in apertura, dedicato all’analisi dell’involucro esterno del libro "offre - si legge ancora nella presentazione - un esempio folgorante di quanti messaggi possa contenere una copertina in fondo semplice, e diviene un invito a ciascuno di noi a 'guardare', e non solo a vedere, tutte le copertine di questo libro con un occhio meno distratto, più curioso, e in fondo a porre noi stessi la domanda su che cosa vorremmo porre in evidenza del contenuto di questi libri. Ma per far questo occorre prima leggerli. E quindi il libro non è che un invito a leggere, o rileggere, questo patrimonio di incalcolabile ricchezza". Il titolo stesso di questo strano catalogo, o meglio, invito alla lettura per immagini, "Covers", suona poco accademico; ricorda un termine tipico della cultura pop, usato per indicare una canzone celebre rivisitata e presa inprestito da un’altra band o da un altro cantante rispetto all’autore: cambia il timbro della voce, lo stile interpretativo, cambiano gli arrangiamenti ma, nella sostanza, il brano è lo stesso. Un po’ come succede nella difficile arte della traduzione, e nella tradizione con la T maiuscola, quella del 'Depositum fidei'. Anche il messaggio cristiano, in ogni epoca, è chiamato a incarnarsi, a diventare esperienza vissuta, storia personale, tradizione anche per le nuove generazioni. "Ciò che hai ereditato dai padri / conquistalo per possederlo": scrive Goethe nel "Faust", illuminando il concetto autentico di eredità: un capitale da far fruttare tradotto nel presente, non un patrimonio inerte da custodire.

Silvia Guidi, L'Osservatore Romano

In Tanzania il primo incontro di pastorale della strada per l’Africa e il Madagascar. Messaggio del Papa: difendere la vita e combattere la povertà

Benedetto XVI chiede «"he si presti particolare attenzione alle esigenze pastorali di quelle donne e di quei bambini che si trovano per strada, sia in conseguenza di fattori sociali, economici e politici concreti, sia perché vittime di sfruttatori organizzati nazionali e internazionali". Lo scrive il card. Tarcisio Bertone, segretario di Stato, nella lettera inviata a nome del Pontefice al primo incontro di pastorale della strada per il continente Africa e Madagascar, che si è aperto questo pomeriggio a Dar-es-Salaamin Tanzania. Il Papa, scrive ancora il porporato nella lettera, è "altresì fiducioso che l’incontro affronterà le situazioni che incidono sulla vita di coloro che viaggiano per lavoro e, non ultima, l’insicurezza delle strade che minaccia la vita di milioni di persone in terra africana". Benedetto XVI auspica che il congresso "possa portare a una maggiore cooperazione e a sforzi coordinati tra le Chiese particolari al fine di tutelare ogni vita in pericolo nelle strade e nelle vie africane". Il segretario di Stato sottolinea che, "come hanno profeticamente riconosciuto i Padri sinodali durantele due Assemblee speciali per l’Africa del Sinodo dei vescovi, la sollecitudine della Chiesa per lo sviluppo di ogni persona e di tutta la persona, specialmente per i più poveri enegletti, è al centro della sua missione evangelizzatrice in Africa". La lettera a firma del cardinale si conclude con una invocazione alla Vergine e con l’assicurazione che il Papa "impartedi cuore la sua Benedizione Apostolica come pegno di gioia e di pace in Gesù, il suo Figlio divino". Promosso dal Pontificio Consiglio della Pastorale per i Migranti e gli Itineranti in collaborazione con la Commissione episcopale della Tanzania per i migranti e gli itineranti, l’incontro si svolge fino a sabato 15 sul tema "Gesù in persona si accostò e camminava con loro". A inaugurarlo sono stati il card. Polycarp Pengo, arcivescovo di Dares-Salaam, e l’arcivescovo Francisco M. Padilla, nunzio apostolico in Tanzania, mentre nella giornata conclusiva è in programma la concelebrazione eucaristica presieduta dal vescovo Joseph Kalathiparambil, segretario del dicastero per i migranti. Anche il card. Antonio MariaVegliò, presidente del Pontificio Consiglio, ha inviato ai partecipanti un messaggio nel quale ricorda come "la pastorale della strada è difatto 'un camminare insieme'. Abbraccia il vasto spettro di coloro la cui vita è stata spinta fuori, in un modo o nell’altro, dai confini di una normale vita domestica e della comune assistenza parrocchiale. Le loro situazioni particolari esigono dunque approcci specifici e anche una grande flessibilità pastorale". Nel corso dei tre giorni di lavori, fa notare il porporato, verranno trattate questioni importanti che riguardano la realtà umana e gli ambiti della missione della Chiesa. A cominciare dalla "cura pastorale di quanti viaggiano per strada o per treno, la promozione di un’'etica della strada' degna e cristiana, l’assistenza ai camionisti che compiono lunghi tragitti, la liberazione delle donne e delle ragazze coinvolte nella prostituzione volontaria o forzata, o vittime di sfruttamento sessuale, e la liberazione dei bambini di strada".Il programma dell’incontro mette in luce alcune delle questioni sociali, politiche e umane fondamentali alle quali la Chiesa in Africa e in Madagascar "deve rispondere con umiltà, pazienza, comprensione e decisione". Per questo il cardinale auspica che durante l’incontro vengano condivise le esperienze e i metodi d’approccio alla realtà della gente di strada e per strada in Africa e Madagascar, "per esplorare - scrive ai partecipanti - nuove possibilità di esercitare e ampliare il vostro ministero". Questo incontro, aggiunge, "darà anche l’opportunità di scoprire nuove strategie di collaborazione con enti, gruppi e organizzazioni governativi e non governativi: per lavorare insieme nella salvaguardia della dignità della persona umana che vive per strada e sulle strade, e assicurarne il benessere; per promuovere la comprensione e l’educazione di tutti i guidatori relativamente all’etica della strada e alla guida sicura; e per incoraggiare la cura pastorale di cui hanno bisogno gli autisti di camion (autisti che guidano per molte ore)". Il cardinale ha poi fatto riferimento all’Esortazione Apostolica post-sinodale "Africae munus", la quale "sottolinea in modo eloquente che nessuna società può fare a meno del servizio fraterno ispirato dalla carità. È la carità che placa i cuori feriti, disperati o abbandonati. È la carità, come ha detto lo stesso Santo Padre, Papa Benedetto XVI, che esige il rispetto della verità e della giustizia, di cui lo stesso Gesù Cristo ha dato testimonianza attraverso la sua morte e risurrezione, e che quindi è diventata inevitabilmente la principale forza motrice alla base dello sviluppo autentico di ogni persona e dell’intera umanità". Per questo, la promozione di iniziative che contribuiscono "allo sviluppo e alla nobilitazione delle persone, uomini e donne, con pari dignità, rispetto e opportunità, nella loro esistenza spirituale e materiale, svolge un ruolo vitale nell’evangelizzazione. Nel 1994 i Padri sinodali hanno affermato il loro impegno a raccogliere la sfida di essere strumenti di salvezza in ogni ambito per i popoli dell’Africa e del Madagascar". Il programma dei lavori prevede tra l’altro, nella giornata di domani, l’intervento del vescovo Kalathiparambil, che illustrerà il documento del Pontificio Consiglio "Orientamenti per la pastorale della strada", e la conferenza sul tema "L’Esortazione Apostolica post-sinodale 'Africae munus' e la pastorale della strada" del vescovo di Buta, mons. Joseph Banga Bane, vice presidente della Conferenza Episcopale della Repubblica Democratica del Congo.

L'Osservatore Romano

Quel pregiudizio negativo sul Papa nel web italiano: quasi la metà dei contenuti online su Benedetto XVI hanno tono negativo e impatto lesivo

Il messaggio di Benedetto XVI fatica a passare, anche sul web, anche in Italia. Lo dimostrano i risultati di una ricerca di Reputation Manager, pubblicata su Espansione, che grazie a sistema software e una redazione dedicata per analizzare i dati rilevati da tutto l’universo web italiano, social media compresi, ha messo a confronto le identità digitali di Papa Ratzinger e del Dalai Lama, il leader buddista Tenzin Gyatso. La ricerca è stata realizzata "a partire da un modello concettuale comune, relativo a tre parametri: immagine personale, vita religiosa e comunicazione. L’immagine personale si declina in 'biografia' e 'opinioni' per entrambi, così come per la comunicazione, le chiavi di ricerca sono state simili: libri, discorsi, conferenze e viaggi". I risultati dicono che Web, video e social network, concordemente, appaiono "equilibrati" sul Dalai Lama, "emotivi, e non in positivo" sul Papa. "La sintesi offerta dall’analisi dell’impatto emotivo delle conversazioni rilevate da Reputation Manager su queste due importanti figure religiose offre una fotografia molto chiara: quasi la metà dei contenuti online sul Papa (48,74%) ha un tono negativo e un impatto lesivo; solo il 7% è positivo ma generalmente tiepido, poco entusiasta; il resto ha valore neutro. Il Dalai Lama è invece decisamente più popolare sul web , sia quantitativamente (53% contro 47%, come totale delle conversazioni) che qualitativamente: il 26% dei contenuti online è positivo, e solo l’8% negativo, ma non lesivo, perché l’impatto emotivo delle parole utilizzate è in generale equilibrato, sia sui toni positivi che su quelli negativi". Il confronto tra i due personaggi "si gioca per la maggior parte (22%) sui video, ma anche per il 19% sulle testate giornalistiche online, e per il 13% sui forum". Interessante notare che, tra i cinque domini top, dopo YouTube, ci sono il sito dello UAAR (Unione Atei e Agnostici Razionalisti), il Ferrara forum.it, seguiti da testate come Corriere.it e Il Fatto Quotidiano.it. Il primo video su Benedetto XVI, con oltre mezzo milione di visualizzazioni e tantissimi commenti, si chiama 'Papa Ratzinger....in tutta la sua cattiveria!' e fa ben oltre cinque volte tanto il video più visualizzato sul Dalai Lama (meno di 90.000 visualizzazioni) che ha come tema i suoi aforismi di saggezza. La presenza in video di Benedetto XVI è in effetti nettamente sbilanciata sul versante 'parodie', 'rivelazioni' e 'critiche', spesso feroci". La situazione non appare migliore, secondo la ricerca, sui social network: il Dalai Lama ha al suo attivo ben 4.390.916 fan su 290 pagine dedicate e 71 gruppi attivi su Facebook. "E anche se solo il 1,7% dei fan è attivo, nel senso che ha scritto almeno un post/commento, è chiaro che la polarità di questi gruppi e pagine è decisamente positiva". Per quanto riguarda il Papa, "i numeri sono nettamente più bassi: 263.032, su 154 pagine e 62 gruppi attivi, ma in questo caso, tranne i primi intestati al Pontefice in modo neutro col suo nome (Benedetto XVI, Papa Benedetto XVI), la stragrande maggioranza è pesantemente sbilanciata sul negativo, come si evince scorrendone i titoli, sbeffeggianti o addirittura offensivi. Anche qui, però, solo l’1,8 % dei fan è attivo, segno che non c’è un accanimento crescente o portante del trend negativo". "L’immagine personale del Pontefice e le sue decisioni e posizioni in campo religioso – commenta Andrea Barchiesi, A.D. di Reputation Manager – sono piuttosto impopolari. Nonostante la maggiore vicinanza socio-culturale del Papa agli italiani, o forse proprio per questo, in rete ha avuto il sopravvento la negatività delle opinioni su quanto Benedetto XVI dice e fa nel nostro Paese in particolare, e l’impatto emotivo forte che questo suscita nei commentatori online". Insomma, l’immagine prevalente del Papa sul web italiano è quella di "una persona molto rigida", accusata di essere anti-islamica (dopo il discorso di Ratisbona) e di aver aderito al nazismo in gioventù (circostanza peraltro non vera, ma corroborata in rete da foto sapientemente tagliate nelle quali il neo-sacerdote Joseph Ratzinger, benedicente con entrambe le mani alzate sui fedeli, viene fatto passare per un convinto nazista intendo a fare il saluto hitleriano anche durante una celebrazione liturgica). A Benedetto XVI, la cui azione è stata decisiva nel combattere la piaga degli abusi, si associa poi l’idea dell’"Inquisizione" e gli si addebitano proprio responsabilità nell’"insabbiamento" dei casi dei preti pedofili. Accusa, questa, ripresa anche dal recente documentario "Mea Maxima culpa" di Alex Gibney, dedicato alla terribile vicenda del molestatore seriale di bambini padre Lawrence Murphy, prete americano in servizio in un istituto per sordomuti. Tra gli anni Cinquanta e i primi anni Settanta aveva abusato di centinaia di ragazzi. Parlando della "congiura del silenzio", come si legge nella recensione del documentario proposta da La Repubblica, si osserva che questa sarebbe stata suggellata dall’"ordine impartito nel 2001 dal card. Ratzinger che ogni denuncia di questo tipo arrivasse sulla sua scrivania e solo su quella, in via riservata". Un capovolgimento della realtà dei fatti: le nuove direttive del 2001, volute da Giovanni Paolo II e dall’allora card. Ratzinger, stabilivano che tutti i casi di abuso sui minori, la cui competenza fino a quel momento era rimasta ai vescovi diocesani, venissero segnalati a Roma. Si trattava cioè dell’esatto opposto dell’insabbiamento. Era dell’inizio di una risposta che sarebbe diventata sempre più decisa ed efficace, fino ad arrivare, dopo l’elezione di Benedetto XVI, a istituire una vera e propria "legislazione di emergenza" per intervenire immediatamente a tutela delle vittime.

Andrea Tornielli, Vatican Insider

Papa vs Dalai Lama: la Rete vi vede così

Il 29 ottobre dopo l’udienza con il Papa il primo ministro della Croazia si confronterà con il card. Bertone sul futuro del monastero conteso di Dalia

Il caso della “ri-nazionalizzazione” del monastero di Daila adesso approda in Vaticano. Il primo ministro croato Zoran Milanović, infatti, sarà il prossimo 29 ottobre in udienza privata dal Papa e incontrerà il segretario di Stato vaticano card. Tarcisio Bertone. La notizia, non ancora confermata dai Banski Dvori, è trapelata però sulle pagine del quotidiano di Zagabria Vecernji List. Ricordiamo che nell’agosto del 2011 il ministro della Giustizia croato ha emesso una delibera con la quale ha dichiarato nulla la restituzione dei beni del monastero di Daila, alla Chiesa Cattolica croata, aprendo in questo modo la strada per la restituzione dell'immobile allo Stato croato, invece che all'Abbazia di Praglia, nel Padovano, come aveva deciso il Vaticano solo un mese prima. In un comunicato il ministero precisò allora che dopo aver effettuato una serie di controlli della procedura di restituzione del monastero e dei terreni circostanti alla Chiesa, svoltasi tra il 1997 e il 2002, è stato constato che tale atto legale "è da considerarsi nullo dato che fu svolto in base alla legge sulla restituzione dei beni confiscati dalle autorità jugoslave comuniste, mentre rientrava nella materia già prima risolta con accordi internazionali", ovvero gli Accordi di Osimo. In sostanza, il ministero ha accolto la posizione della diocesi di Pola e Parenzo, che aveva rifiutato di restituire l'immobile ai benedettini italiani, dopo una decisione del Vaticano, approvata dal Papa, sostenendo che i frati di Praglia erano già stati risarciti in base agli Accordi di Osimo e pertanto non avevano diritto a un secondo indennizzo. La controversia aveva suscitato un'aperta disobbedienza del vescovo locale, mons. Ivan Milovan e dell'intero clero istriano al Vaticano e al primate della Croazia, card. Josip Bozanić. Milovan era stato sostituito da un vescovo nominato da Roma per il tempo necessario a firmare l'atto notarile con il quale la sua diocesi avrebbe ceduto l'immobile, del valore di almeno 30 milioni di euro, ai benedettini italiani. Con la decisione del ministro croato lo Stato dovrebbe riacquisire l'immobile, ma anche evitare che altri simili richieste di indennizzo provenienti dall'Italia possano aggirare il regime internazionale degli Accordi di Osimo secondo i quali l'Italia, e non la Croazia o la Slovenia, si era fatta carico di risarcire i propri cittadini per i beni abbandonati dopo la Seconda guerra mondiale. Vaticano e Croazia hanno sempre fatto sapere di volersi accordare sulla “vexata quaestio” considerando una bega giudiziale come “ultima ratio”. L’ex premier Jadranka Kosor scrisse al tempo una lettera a Benedetto XVI che presupponeva una sua “missione” presso la Santa Sede. Ma poi non se ne fece nulla. Ora tocca a Milanović prendere in mano lo scottante dossier Daila. Il confronto avverrà però non certo con Benedetto XVI, ma con il segretario di Stato il card. Tarcisio Bertone. Con il Pontefice Milanović discuterà delle relazioni tra Croazia e Vaticano, della situazione della Chiesa Cattolica nel Paese ex jugoslavo nonché della situazione politica nei Balcani. Oltre all’affare Daila, Milanović dovrebbe annunciare al card. Bertone l’avvio del confronto tra governo croato e Conferenza Episcopale croata sull’eventuale revisione dell’accordo tra Chiesa e Stato per quanto riguarda i finanziamenti statali al clero croato. I vescovi croati mettono però le mani avanti. La revisione presuppone un lungo confronto tra le parti e quindi, dicono fonti ecclesiali croate, per i prossimi due anni l’ammontare dei finanziamenti statali al clero non subiranno tagli. Nella vicenda il Vaticano avrebbe un ruolo di supervisore per poi ratificare quasi come un notaio l’accordo raggiunto. La diplomazia vaticana non starà certo a guardare e non vorrà perdere quel ruolo privilegiato fin qui mantenuto in Croazia grazie soprattutto all’appoggio dei governi di centrodestra.

Maurizio Manzin, Il Piccolo

Il Papa in Libano. Lombardi: nel segno della fede e della pace nel Medio Oriente. Sei i discorsi in francese. Nessuna inquietudine per la sicurezza

Un viaggio per il Libano ma anche per tutto il Medio Oriente, atteso in un clima di cordiale benvenuto. Questo sarà il 24° viaggio apostolico di Benedetto XVI. il quarto nell’area mediorientale, illustrato nei suoi particolari, stamattina in Sala stampa vaticana dal direttore padre Federico Lombardi. L’arrivo del Papa è confermato venerdì 14 all’aeroporto Rafiq Hariri di Beirut alle 13.45 ora locale, ed il rientro domenica 16 a Ciampino alle 21,40. Ribadite anche le tappe principali alla Basilica Greco Melkita di Harissa, al Palazzo presidenziale di Baadba, al Patriarcato maronita di Bkèrkè e al City Center Waterfront di Beirut domenica, per la Messa con la consegna dell’Esortazione Apostolica post sinodale "Ecclesia in Medio Oriente, 'cuore' di questo viaggio. Sarà la nunziatura Apostolica di Harissa, in collina a una trentina di km da Beirut dove già Giovanni Paolo II incontrò i giovani libanesi nel ’97, ad ospitare il Papa in questi tre giorni nel Paese dei cedri. Vi arriverà dopo la cerimonia di benvenuto allo scalo di Beirut venerdì pomeriggio, accolto dai tre presidenti, della Repubblica, della Camera, del Consiglio dei ministri, e da rappresentanti religiosi. Da lì si sposterà per le tappe in programma intorno alla capitale, nel tranquillo cuore del Libano, a distanze relativamente brevi, ha sottolineato padre Lombardi, percorse anche in 'Papamobile'. Nel seguito papale ci saranno il segretario di Stato vaticano, card. Tarcisio Bertone, il sostituto agli affari generali, mons. Angelo Becciu, il prefetto della Congregazione delle Chiese orientali, card. Leonardo Sandri, il presidente del Pontificio Consiglio per il Dialogo Interreligioso, card. Jean Louis Tauran, il presidente del Pontificio Consiglio per la promozione dell'Unità dei cristiani, card. Kurt Koch, e il segretario del Sinodo dei vescovi, mons. Nicola Eterovic. Benedetto XVI visiterà i quattro patriarcati del Libano, incontrerà i rappresentanti delle confessioni cristiane non cattoliche e quelli di quattro comunità musulmane,sciiti e sunniti, drusi, alauiti. In totale, sono ben 18 le confessioni religiose presenti in Libano. Sei i discorsi ufficiali in francese, oltre a un breve intervento alla consegna dell’Esortazione Apostolica post-sinodale e all’Angelus. Probabili altri brevi discorsi, ma non previsti in partenza. Particolare attesa per le parole di Benedetto XVI sabato pomeriggio all’incontro allargato con il mondo politico religioso e culturale, quindi nella stessa giornata, in serata l’abbraccio con i giovani. Un viaggio sulle orme di Paolo VI e del Beato Giovanni Paolo II, ha spiegato padre Lombardi, in un Paese complesso ma anche emblematico per tutta l’area mediorientale per la sua tradizione di dialogo e convivenza tra diverse componenti religiose e sociali. Un messaggio dunque per l’umanità tutta. Obiettivo del viaggio, mai messo in discussione realmente, ha sottolineato padre Lombardi, è ben rappresentato dal motto “Pax vobis”, "La pace sia con voi", e dal logo in cui spicca una colomba col ramoscello d’ulivo, la croce di Cristo e i colori del Libano: “E’ un segno di volontà del Santo Padre di andare in un’area nonostante i problemi che ci sono come segno di partecipazione, di speranza e di messaggio di pace”. Interrogato su possibili riferimenti alla situazione della Siria nei discorsi papali, padre Lombardi ha ricordato che Benedetto XVI “non si presenta come un potente capo politico, ma come un capo di comunità religiose che attraverso la loro testimonianza di vita e il loro impegno servono il Paese in cui vivono”. “Chi si fa aspettative sulla politica - ha puntualizzato il portavoce vaticano - non centra il viaggio e il suo spirito: il Papa è un leader religioso che va a portare un messaggio alla comunità che fa riferimento a lui, che attraverso la sua testimonianza svolge un servizio al Paese in cui abita”. “Il Papa - ha precisato ancora il direttore della sala stampa della Santa Sede - non ha indicazioni per dire ai cristiani che cosa devono fare”: a loro, semmai, affida “un ruolo di ponte, non di parte ma di possibile incontro” tra le varie componenti del Paese. “Abbiamo visto gli incontri del patriarca Raï con i drusi, l’incontro con Hezbollah e tutti hanno manifestato la loro soddisfazione per la venuta del Santo Padre, quindi il clima di cordiale benvenuto da parte della componenti più varie. Questo fa ben sperare”. Per il portavoce vaticano ''non c'è inquietudine'' per la sicurezza del Pontefice. ''Non c'è una preoccupazione di ostilità nei suoi confronti'', ha rassicurato, aggiungendo che, come di consueto, la sicurezza è affidata al Paese ospitante e che c'è quindi ''fiducia'' che le ''autorità libanesi sappiano fare quello che è necessario''. ''Non credo - ha sottolineato - che siano state prese misure eccezionali''. In Libano, ha aggiunto, c'è un ''clima di soddisfazione e di cordiale benvenuto nella maggior parte delle persone e della società''. Il viaggio, ha precisato Lombardi, ''non è mai stato in discussione'', mentre ''è chiara una volontà di presenza'' del Papa nel Medio Oriente, ''senza lasciarsi fuorviare dalle incertezze che ci sono''. ''Non ho da dirvi una posizione della Santa Sede su Hezbollah'', ha poi risposto Lombardi ad una domanda sullo status del movimento islamista per il Vaticano. Hezbollah è considerata un'organizzazione terroristica dagli Stati Uniti ma non dall'Unione Europea, ed è membro con due ministri del governo del premier Najib Mikati che accoglierà il Pontefice in Libano venerdì. Per il gesuita, durante gli incontri del viaggio papale, ''probabilmente ci saranno presenti persone che vi aderiscono, ma non mi pare che sia previsto come gruppo specifico con un appuntamento nel programma della visita''.

Radio Vaticana, Asca, SIR

Pellegrinaggio internazionale dei movimenti in favore del 'Summorum Pontificum': il 3 novembre nella Basilica Vaticana Messa nella forma straordinaria

Gli organizzatori si aspettano tra le “3000 e i 4000 persone”: già oggi, assicurano, sono molte e da tutto il mondo le adesioni al il primo pellegrinaggio internazionale del “popolo del 'Summorum Pontificum'”, i cattolici legati alla Messa di San Pio V, il rito in latino in vigore prima della riforma liturgica del Concilio Vaticano II, che vogliono così ringraziare Papa Benedetto XVI per aver loro ridato piena "cittadinanza' nella Chiesa con il suo Motu Proprio "Summorum Pontificum" del 2007. Presentando l'evento alla stampa, il cappellano del pellegrinaggio, il francese padre Claude Barthe, ha spiegato che l'incontro culminerà con una Santa Messa, naturalmente nella “forma straordinaria” del rito romano, celebrata nella Basilica di San Pietro il prossimo sabato 3 novembre. La celebrazione è stata già autorizzata dall'arciprete della Basilica, il card. Angelo Comastri, ma ancora non si sa chi la celebrerà né a quale altare. “Dipende dal numero delle persone”, ha spiegato padre Barthe. Non sarà comunque il primo 'ritorno' del rito antico dalla liberalizzazione effettuata da Papa Ratzinger, perché negli ultimi anni almeno in un paio di occasioni si è celebrato con il Messale di Pio V in San Pietro. Il pellegrinaggio è promosso da Federazione Internazionale “Una Voce” ed ha registrato il sostegno di alcuni gruppi come il francese Notre-Dame-de-Chretienté, che ogni anno a Chartres organizza un incontro con circa 10mila partecipanti. Per l'evento romano, che comincia il 31 ottobre per culminare con la Messa in Vaticano, padre Barthe ha anticipato che adesioni sono già arrivate da una dozzina di Paesi, compresi Filippine, Brasile e Ungheria: “I Cavalieri di Colombo della Pennsylvania, con efficienza statunitense, hanno già effettuato tutte le prenotazioni”. L'obiettivo del pellegrinaggio sarà prima di tutto rendere grazie a Benedetto XVI a cinque anni dalla promulgazione del "Summorum Pontificum". Ma sarà anche l'occasione, ha spiegato il sacerdote, di manifestare “amore per la Chiesa” e “fedeltà alla Sede di Pietro”, perché “siamo ben consapevoli che le fatiche che oggi affronta il Santo Padre sono pesanti”. Infine, il “popolo del 'Summorum Pontificum'” vuole dare il suo contributo alla “nuova evangelizzazione”. Infatti, sottolineano gli organizzatori, la antica messa in latino è “sempre giovane” e, per questo, attira moltissimi giovani e moltissime vocazioni al sacerdozio. Padre Barthe fa l'esempio della Francia: su 710 seminaristi diocesani, ben 140 studiano in seminari dedicati alla Messa tradizionale, di cui 50 in quello lefebvriano della Fraternità San Pio X, ovvero “circa il 16%”. Per contro, sottolinea il sacerdote, i 'nuovi movimenti' come come la comunità Emmanuel o il Cammino Neo-catecumenale attirano sì molti giovani ma sono responsabili di solo 50 vocazioni. E molti dei nuovi sacerdoti sono comunque attratti da entrambe le forme del rito romano, aggiunge il sacerdote: “In Francia – conclude –, non è esagerato sostenere che almeno un terzo dei candidati al sacerdozio diocesano possa essere considerato come 'Summorum Pontificum'”.

Alessandro Speciale, Vatican Insider

Costituito a Roma un Gruppo internazionale 'pro Summorum Pontificum': pellegrinaggio mondiale di tutti i gruppi "tradizionali" a San Pietro

La Santa Sede decide di avvalersi della collaborazione sistematica di Rene Bruelhart, esperto internazionale nelle attività di lotta al riciclaggio

Dopo l'Assemblea e il Rapporto di Moneyval su Vaticano e Santa Sede, di cui si è ampiamente parlato nel mese di luglio, "non è tempo di allentare l'impegno, ma bisogna darsi da fare per rispondere alle raccomandazioni e continuare efficacemente sulla strada intrapresa della trasparenza e dell'affidabilità finanziaria, dell'efficacia delle misure per la lotta contro il riciclaggio". Un segnale forte in questa direzione è il fatto che la Santa Sede, come informa padre Federico Lombardi, direttore della Sala Stampa vaticana, in una nota pubblicata su Radio Vaticana, ha deciso di avvalersi della collaborazione sistematica di un esperto internazionale nelle attività della lotta al riciclaggio e al finanziamento del terrorismo (Aml/Cft). Si tratta di Rene Bruelhart, 40 anni, un legale originario di Friburgo, in Svizzera, che è stato per otto anni direttore della Financial Intelligence Unit (Fiu) del Liechtenstein, ed è un vero esperto nella lotta al riciclaggio e al finanziamento del terrorismo. Come direttore della Fiu del Lichtenstein, nel 2010 è stato anche nominato vicepresidente del Gruppo Egmont, la rete globale delle Fiu. "Bruelhart - si legge nella nota, pubblicata anche in inglese - ha iniziato con settembre il suo servizio come consultore della Santa Sede in tutte le materie connesse con l'antiriciclaggio e la lotta al finanziamento del terrorismo. Il suo compito è di assistere la Santa Sede nel rafforzare i suoi strumenti di lotta contro i crimini finanziari. Ciò è dovuto al chiaro impegno già assunto dalla Santa Sede e al suo sforzo per affrontare efficacemente questo genere di problemi".

TMNews

Un esperto antiriciclaggio per la Santa Sede. È Rene Bruelhart

11 settembre 2001. Il Papa: nessuna circostanza può mai giustificare atti di terrorismo. Ogni vita umana è preziosa allo sguardo di Dio

"La tragedia di quel giorno è resa ancor più grave dalla rivendicazione dei suoi autori di agire in nome di Dio. Ancora una volta, bisogna affermare senza equivoci che nessuna circostanza può mai giustificare atti di terrorismo. Ogni vita umana è preziosa allo sguardo di Dio e non bisognerebbe lesinare alcuno sforzo nel tentativo di promuovere nel mondo un rispetto autentico per i diritti inalienabili e la dignità degli individui e dei popoli ovunque. Il popolo americano deve essere lodato per il coraggio e la generosità che ha dimostrato nelle operazioni di soccorso e per la sua tenacia nell’andare avanti con speranza e fiducia. Prego con fervore affinché un fermo impegno per la giustizia e per una cultura globale di solidarietà aiuti a liberare il mondo dal rancore che così spesso scatena atti di violenza e crei le condizioni per una pace e una prosperità maggiori, offrendo un futuro più luminoso e più sicuro".
(Benedetto XVI, Lettera a mons. Timothy M. Dolan in occasione del X anniversario degli attentati dell'11 settembre 2001)

Preghiera del Santo Padre durante la visita a Ground Zero di New York (20 aprile 2008)