domenica 17 giugno 2012

Il Papa: gli abusi sono una orribile ferita nella grande storia della Chiesa irlandese. Ancora molto da fare sulla via del vero rinnovamento liturgico

Video messaggio registrato da Papa Benedetto XVI e trasmesso questo pomeriggio nel corso della "Statio Orbis" a chiusura del 50° Congresso Eucaristico Internazionale che si è svolto a Dublino (Irlanda) a partire da domenica 10 giugno. "Il tema del Congresso - Comunione con Cristo e tra di noi - ci porta a riflettere sulla Chiesa quale mistero di comunione con il Signore e con tutti i membri del Suo corpo", ha esordito il Pontefice. "Il Congresso inoltre si svolge in un periodo in cui la Chiesa in tutto il mondo si prepara a celebrare l'Anno della fede, per commemorare il 50° anniversario dell'inizio del Concilio Vaticano II, un evento che lanciò il più ampio rinnovamento del Rito Romano mai visto prima. Basato su un apprezzamento sempre più profondo delle fonti della liturgia, il Concilio ha promosso la piena ed attiva partecipazione dei fedeli al Sacrificio eucaristico. Oggi - ha aggiunto il Papa -, a distanza di tempo dai desideri espressi dai Padri Conciliari circa il rinnovamento liturgico, e alla luce dell'esperienza universale della Chiesa nel periodo seguente, è chiaro che il risultato è stato molto grande; ma è ugualmente chiaro che vi sono state molte incomprensioni ed irregolarità". "Il rinnovamento delle forme esterne, desiderato dai Padri Conciliari, era proteso a rendere più facile l'entrare nell'intima profondità del mistero. Tuttavia, non raramente, la revisione delle forme liturgiche è rimasta ad un livello esteriore, e la 'partecipazione attiva' è stata confusa con l'agire esterno. Pertanto, rimane ancora molto da fare sulla via del vero rinnovamento liturgico. In un mondo cambiato, sempre più fisso sulle cose materiali, dobbiamo imparare a riconoscere di nuovo la presenza misteriosa del Signore Risorto, il solo che può dar respiro e profondità alla nostra vita". L’Eucaristia "è il culto di tutta la Chiesa, ma richiede anche il pieno impegno di ogni singolo cristiano nella missione della Chiesa; contiene un appello ad essere il popolo santo di Dio, ma pure l’appello alla santità individuale; è da celebrarsi con grande gioia e semplicità, ma anche nella maniera più degna e riverente possibile; ci invita a pentirci del nostri peccati, ma anche a perdonare i fratelli e le sorelle; ci unisce insieme nello Spirito, ma anche ci comanda, nello stesso Spirito, di recare la buona novella della salvezza agli altri". "L'Irlanda è stata plasmata per secoli dalla Messa al livello più profondo e, dalla sua potenza e grazia, generazioni di monaci, di martiri e di missionari hanno vissuto eroicamente la fede nella propria terra e diffuso la Buona Novella dell'amore e del perdono di Dio ben al di là dei vostri lidi. Siete gli eredi di una Chiesa che è stata una potente forza di bene nel mondo, e che ha offerto a moltissimi altri un amore profondo e duraturo per Cristo e per la sua Santa Madre". "I vostri antenati nella Chiesa in Irlanda seppero come impegnarsi per la santità e la coerenza nella vita personale, come predicare la gioia che viene dal Vangelo, come promuovere l'importanza di appartenere alla Chiesa universale in comunione con la Sede di Pietro, e come trasmettere alle generazioni future amore per la fede e le virtù cristiane - ha detto il Pontefice -. Ringraziamento e gioia per una così grande storia di fede e di amore sono stati di recente scossi in maniera orribile dalla rivelazione di peccati commessi da sacerdoti e persone consacrate nei confronti di persone affidate alle loro cure. Al posto di mostrare ad essi la strada verso Cristo, verso Dio, al posto di dar testimonianza della sua bontà, hanno compiuto abusi su di loro e minato la credibilità del messaggio della Chiesa. Come possiamo spiegare il fatto che persone le quali hanno ricevuto regolarmente il corpo del Signore e confessato i propri peccati nel sacramento della Penitenza abbiano offeso in tale maniera? Rimane un mistero. Eppure evidentemente il loro cristianesimo non veniva più nutrito dall'incontro gioioso con Gesù Cristo: era divenuto semplicemente un'abitudine". Secondo il Papa "l'opera del Concilio aveva in realtà l'intento di superare questa forma di cristianesimo e di riscoprire la fede come una relazione personale profonda con la bontà di Gesù Cristo". Al Congresso "desideriamo incontrare il Signore Risorto. Chiediamo a Lui di toccarci nel profondo. Possa Colui che ha alitato sugli Apostoli a Pasqua, comunicando loro il suo Spirito, donare alla stessa maniera anche a noi il suo soffio, la potenza dello Spirito Santo, aiutandoci così a divenire veri testimoni del suo amore, testimoni della sua verità. La sua verità è amore. L’amore di Cristo è verità". “Desidero invitarvi ad unirvi a me nell’invocare la benedizione di Dio sul prossimo Congresso Eucaristico internazionale, che si terrà nel 2016 nella città di Cebu!. Al popolo delle Filippine – ha concluso – invio il mio caloroso saluto e l’assicurazione della mia vicinanza nella preghiera durante il periodo di preparazione di questa grande riunione ecclesiale. Sono sicuro che porterà un duraturo rinnovamento spirituale non soltanto a loro, ma ai partecipanti di tutto il mondo".

TMNews, Radio Vaticana

MESSAGGIO DEL SANTO PADRE PER LA CHIUSURA DEL 50° CONGRESSO EUCARISTICO INTERNAZIONALE A DUBLINO

Inaugurato in Polonia dal card. Bertone il primo Centro Studi Joseph Ratzinger: tappa importante per l'intera Polonia. Promuoverà il pensiero del Papa

Con la partecipazione del Segretario di Stato, card. Tarcisio Bertone, dei membri dell'Episcopato polacco, dei rappresentanti della cultura e delle autorità della scienza, statali e locali a Bydgoszcz, si è svolta l'11 giugno scorso il Polonia l'inaugurazione del Centro Studi Joseph Ratzinger. L’inaugurazione del Centro Studi è stata seguita da un convegno internazionale sul tema della Enciclica "Caritas in veritate” in concomitanza della celebrazione del XXV delle Giornate Sociali in Bydgoszcz. Scopo della Fondazione è quello di dare continuità educativa al pensiero teologico di Benedetto XVI, di diffondere la dottrina sociale della Chiesa e riflettere sulle moderne sfide pastorali e sociali. “L’apertura del Centro per lo studio del pensiero di Ratzinger, Papa Benedetto XVI, segna una tappa importante non solo nella giovane storia dell’università Kujawy e Pomorze, nella storia di Bydgoszcz, ma anche per l'intera Polonia” ha detto il card. Bertone. Il Segretario di Stato ha sostenuto che “il Centro ha iniziato le sue attività riflettendo sulla carità, valore più alton e la base di ogni virtù”. “E’ la carità – ha aggiunto - che conduce le persone con coraggio ed altruismo ad impegnarsi nel campo della giustizia e della pace”. Una delle funzioni del nuovo Centro è quella di contribuire ad animare la comunità accademica nel modo più stimolante e cordiale. Nel corso della sua relazione intitolata "Il contributo di Joseph Ratzinger-Benedetto XVI alla riflessione etica per l'economia moderna", il porporato ha affermato che “l'università dovrebbe sempre essere in grado di fare domande, come ha fatto Papa Benedetto XVI. È vero ciò che si dice qui? E se questo è vero, in che modo ci riguarda? E come si applica?”. Il Segretario di Stato ha sottolineato che "la Chiesa non ha paura di parlare delle grandi questioni umane, che riguardano la sua verità e il suo futuro. Tra queste domande ci sono quelle che riguardano l'economia”. Il cardinale ha spiegato che “la riflessione sull'etica e l'economia hanno bisogno di mettere l'uomo al centro per valutare il progresso della società”. Alla fine il card. Bertone ha rilevato che “la dignità umana si riconosce alla luce della fede e della ragione”, due "fari" per la scienza sociale e nel pensiero di Joseph Ratzinger. Per il vescovo di Bydoszcz, mons. Jan Tyrawa il Centro Studi Ratzinger “e’ il luogo dell’edificazione della cultura”. Il Centro promuoverà la conoscenza e lo studio della teologia e l'insegnamento del card. Joseph Ratzinger, organizzando conferenze e mettendo in evidenza il premio "Master di Ratzinger". Scopo del Centro è il coordinamento e la cooperazione tra le università polacche con le università straniere.

Mariusz Frukacz, Zenit

Presentati a Benedetto XVI dai tre cardinali da lui incaricati i primi risultati delle indagini sulle carte segrete trafugate dal Vaticano

Ieri sera i tre cardinali con l'incarico di ascoltare Paolo Gabriele, l’aiutante di camera trovato con le fotocopie delle corrispondenza privata del Pontefice, hanno presentato a Benedetto XVI il rapporto con i primi risultati delle indagini. I tre porporati, lo slovacco Jozef Tomko, l'italiano Salvatore De Giorgi e lo spagnolo Julián Herranz, sono tutti di età superiore a quella richiesta per la partecipazione ad un futuro conclave, in modo che non ci sia ombra di dubbio sulla loro libertà nel ruolo di super partes. Si tratta di cardinali che hanno ricoperto ruoli di grande responsabilità. In questa caso hanno avuto il permesso di convocare anche i capi dicastero con l'autorità necessaria per raccogliere più informazioni possibili. Il verbale raccoglie le confessioni di Paolo Gabriele, l'aiutante di camera del Papa, detenuto da 26 giorni e che sembra abbia collaborato ampiamente con le autorità vaticane. Con discrezione sono state raccolte anche le testimonianze di alcuni cardinali, non come indagati ma come persone informate su quanto accade in Vaticano. Tra questi il cardinale Giovanni Battista Re, per la sua esperienza ventennale nella Curia, prima alla Segreteria di Stato e poi come prefetto della Congregazione dei vescovi. Le indagini disposte dai magistrati del Vaticano sono state affidate alla Gendarmeria, che hanno arrestato Gabriele, con la accusa di furto di documenti riservati dall'appartamento pontificio. I documenti sottratti da Gabriele sono molti, come accertato dalla Gendarmeria nella perquisizione della sua casa dove abitava con la moglie e i tre figli. Alcuni di questi sono già stati pubblicati, per gli altri, secondo il portavoce vaticano padre Federico Lombardi, ci si attende che vengano rivelati dai mass media. Il quarantaseienne Paolo Gabriele è entrato in Vaticano da giovane, faceva le pulizie in Segreteria di Stato. La sua fortuna è stata quella di entrare a servizio del prefetto della Casa pontificia, mons. James Harvey. Dopo tanti anni a servizio di mons. Harvey, nel 2006 è diventato l’aiutante di camera di Benedetto XVI. Per il furto aggravata della corrispondenza del Papa rischia una pena pesante. Ma da quando ha iniziato a collaborare con gli inquirenti la sua posizione giudiziaria si è alleggerita. Se si mostrerà sincero e dirà tutto quello che sa, il Papa potrebbe pure graziarlo. Innumerevoli sono le domande che le autorità vaticane stanno rivolgendo all’arrestato. E’ evidente che l’aiutante di camera del Papa, abbia agito su ordine e indicazione di qualcuno di cui non si conosce ancora l’identità. La stampa si è sbizzarrita sulle ipotesi di chi sia l’organizzazione o il gruppo di potere a cui il sig. Gabriele rispondeva. Si presume che le indagini forniranno una risposta a questo interrogativo e a molti altri.. Indipendentemente dall’esito delle indagini nell'udienza generale del 30 maggio, il Pontefice Benedetto XVI ha respinto le “illazioni gratuite” formulate dai mezzi di comunicazione di massa, ed ha riconfermato la fiducia ai suoi più stretti collaboratori. “Si sono moltiplicate – ha precisato il Papa – illazioni, amplificate da alcuni mezzi di comunicazione, del tutto gratuite e che sono andate ben oltre i fatti, offrendo un’immagine della Santa Sede che non risponde alla realtà”. “Desidero per questo –ha concluso Benedetto XVI – rinnovare la mia fiducia, il mio incoraggiamento ai miei più stretti collaboratori e a tutti coloro che quotidianamente, con fedeltà, spirito di sacrificio e nel silenzio mi aiutano nell’adempimento del mio ministero”. Il grande polverone sollevato sembra evidentemente mirato ad indebolire, minacciare, spaventare e ricattare il Pontefice, il quale sta dando una grande prova di solidità, coraggio e trasparenza. A tutti sono tornate in mente le parole che il card. Joseph Ratzinger pronunciò il Venerdì Santo nella Via Crucis del 2005, poco prima di entrare in conclave e uscirne come Papa. Disse il card. Ratzinger: “Quanta sporcizia c'è nella Chiesa, e proprio anche tra coloro che, nel sacerdozio, dovrebbero appartenere completamente a Lui! Quanta superbia, quanta autosufficienza!". "Signore – disse l’allora Prefetto della Congregazione per la Dottrina delle Fede -, abbi pietà della tua Chiesa... Ti sei rialzato, sei risorto e puoi rialzare anche noi. Salva e santifica la tua Chiesa. Salva e santifica tutti noi". Più volte in questi giorni abbiamo sentito prelati e officiali di Curia che hanno ribadito la frase del vangelo di Matteo in cui Gesù dice: Tu sei Pietro, e su questa pietra edificherò la mia Chiesa, e le porte degli inferi non prevarranno contro di essa. “Non praevalebunt” è il motto che campeggia in prima pagina sotto la testata de L’Osservatore Romano.

Sergio Mora, Zenit

Il Papa: Congresso ha fatto di Dublino la città dell'Eucaristia. Fede incrollabile e sacrificio per la salvezza delle anime della Beata Cecilia Eusepi

Dopo la preghiera dell'Angelus, il Santo Padre ha rivolto anche un pensiero all’Irlanda, dove oggi si terrà la celebrazione conclusiva del 50° Congresso Eucaristico internazionale, che “durante questa settimana ha fatto di Dublino la città dell’Eucaristia, dove molte persone si sono raccolte in preghiera alla presenza di Cristo nel Sacramento dell’altare. Nel mistero dell’Eucaristia Gesù ha voluto restare con noi, per farci entrare in comunione con Lui e tra di noi”. La figura di una nuova Beata è stata poi presentata da Benedetto XVI. “Desidero ricordare con gioia che questo pomeriggio, a Nepi, nella diocesi di Civita Castellana, verrà proclamata Beata Cecilia Eusepi, morta a soli 18 anni – ha detto il Papa -. Questa giovane che aspirava a diventare suora missionaria, fu costretta ad abbandonare il convento a causa della malattia, che visse con fede incrollabile, dimostrando grande capacità di sacrificio per la
salvezza delle anime”.


SIR

Benedetto XVI: mercoledì la Giornata Mondiale del Rifugiato, i loro diritti siano sempre rispettati e possano presto ricongiungersi con i propri cari

Benedetto XVI dopo la recita dell'Angelus in Piazza San Pietro ha ricordato che "ricorre mercoledì prossimo, 20 giugno, la Giornata Mondiale del Rifugiato, promossa dalle Nazioni Unite. Essa vuole attirare l'attenzione della comunità internazionale sulle condizioni di tante persone, specialmente famiglie, costrette a fuggire dalle proprie terre, perché minacciate dai conflitti armati e da gravi forme di violenza. Per questi fratelli e sorelle così provati - ha detto il Pontefice - assicuro la preghiera e la costante sollecitudine della Santa Sede, mentre auspico che i loro diritti siano sempre rispettati e che possano presto ricongiungersi con i propri cari".

TMNews

Il Papa: il miracolo dell’amore di Dio che fa germogliare e crescere ogni seme di bene sparso sulla terra, ottimisti, nonostante sofferenze e male

A mezzogiorno di oggi il Santo Padre Benedetto XVI si è affacciato alla finestra del suo studio nel Palazzo Apostolico Vaticano per recitare l’Angelus con i fedeli ed i pellegrini convenuti in Piazza San Pietro. “Attraverso immagini tratte dal mondo dell’agricoltura”, il seme che cresce da solo e il granello di senape, “il Signore presenta il mistero della Parola e del Regno di Dio, e indica le ragioni della nostra speranza e del nostro impegno”. Nella prima parabola “l’attenzione è posta sul dinamismo della semina: il seme che viene gettato nella terra, sia che il contadino dorma sia che vegli, germoglia e cresce da solo. L’uomo semina con la fiducia che il suo lavoro non sarà infecondo. Ciò che sostiene l’agricoltore nelle sue quotidiane fatiche è proprio la fiducia nella forza del seme e nella bontà del terreno”. Questa parabola richiama “il mistero della creazione e della redenzione, dell’opera feconda di Dio nella storia”. “È Lui – ha sottolineato il Papa - il Signore del Regno, l’uomo è suo umile collaboratore, che contempla e gioisce dell’azione creatrice divina e ne attende con pazienza i frutti”. Il raccolto finale ci fa pensare “all’intervento conclusivo di Dio alla fine dei tempi, quando Egli realizzerà pienamente il suo Regno”. Il tempo presente è “tempo di semina, e la crescita del seme è assicurata dal Signore”. Anche la seconda parabola utilizza l’immagine della semina. “Qui, però – ha avvertito il Santo Padre -, si tratta di un seme specifico, il granello di senape, considerato il più piccolo di tutti i semi. Pur così minuto, però, esso è pieno di vita, dal suo spezzarsi nasce un germoglio capace di rompere il terreno, di uscire alla luce del sole e di crescere fino a diventare ‘più grande di tutte le piante dell’orto’: la debolezza è la forza del seme, lo spezzarsi è la sua potenza”. Così “è il Regno di Dio: una realtà umanamente piccola, composta da chi è povero nel cuore, da chi non confida nella propria forza, ma in quella dell’amore di Dio, da chi non è importante agli occhi del mondo; eppure proprio attraverso di loro irrompe la forza di Cristo e trasforma ciò che è apparentemente insignificante”. “L’immagine del seme – ha dichiarato Benedetto XVI - è particolarmente cara a Gesù, perché esprime bene il mistero del Regno di Dio. Nelle due parabole di oggi esso rappresenta una ‘crescita’ e un ‘contrasto’: la crescita che avviene grazie a un dinamismo insito nel seme stesso e il contrasto che esiste tra la piccolezza del seme e la grandezza di ciò che produce”. Per il Papa, “il messaggio è chiaro: il Regno di Dio, anche se esige la nostra collaborazione, è innanzitutto dono del Signore, grazia che precede l’uomo e le sue opere. La nostra piccola forza, apparentemente impotente dinanzi ai problemi del mondo, se immessa in quella di Dio non teme ostacoli, perché certa è la vittoria del Signore”.

SIR

LE PAROLE DEL PAPA ALLA RECITA DELL’ANGELUS