venerdì 2 marzo 2012

La proposta di Ernesto Galli Della Loggia: tutti i vescovi siano elettori del Papa. Alberto Melloni: così si snatura il suo essere vescovo di Roma

"Il papato è debole", bisogna rafforzarlo in senso presidenzialista allargando la base elettorale del conclave anche ai vescovi e ai superiori degli ordini religiosi. È la proposta avanzata dal politologo Ernesto Galli Della Loggia con un articolo pubblicato sull’ultimo numero di "La Lettura", inserto culturale del Corriere della Sera. Galli Della Loggia parte analizzando le "voci maliziose", le "fughe di notizie più o meno pilotate» e i "retroscena" poco edificanti che caratterizzano la curia romana negli ultimi tempi: elementi che attestano "un aspro scontro all’interno della direzione dell’istituzione ecclesiastica". Scontro "di potere" che finisce per screditare la Chiesa. Secondo il politologo il potere del Papa è soltanto in apparenza assoluto, dovendo egli in realtà, anche nelle nomine, tener conto di "cordate" e dell’"inevitabile dominio sulla carriera degli alti ecclesiastici dello spirito di affiliazione e di congrega" oltre che di "personalismi esasperati". Di fronte a tutto ciò, il politologo cita la voglia di "democratizzazione", anche se ironizza sulla "mai meglio precisata 'maggiore collegialità delle decisioni'", e sul "mai meglio precisato 'ritorno allo spirito del Concilio'". Galli Della Loggia si chiede se davvero la risposta vada ricercata nella "direzione della democrazia", proponendo invece una soluzione alternativa: "un ulteriore rafforzamento del ruolo del Pontefice", premettendo tuttavia "alcune modifiche nella sua designazione, capaci di soddisfare da un lato il bisogno di maggiore partecipazione, e dall'altro l’esigenza di ridurre gli attuali fenomeni di rivalità curiali a fini carrieristici". Dato che i cardinali "costituiscono una vera e propria oligarchia, e il Papa è di fatto un cesare oligarchico", bisogna allargare la base elettorale, "estendendo il diritto di elettorato attivo e passivo dall’attuale Collegio cardinalizio all'insieme dei vescovi di tutto il mondo, cui potrebbero aggiungersi (con il solo diritto di elettorato attivo) i rappresentanti dei vari ordini religiosi. Si tratterebbe di una cifra complessiva all’incirca di seimila persone, cioè di un numero talmente alto e soprattutto eterogeneo di persone da sfuggire a una facile possibilità di 'combine'". Per Galli Della Loggia si potrebbero presentare le candidature al papato con un "certo numero di firme di sostegno". L’autorità del Papa così eletto sarebbe rafforzata. La proposta del politologo del Corriere della Sera colpisce per vari motivi, non ultimo la sua notoria vicinanza a una certa think thank accademica divenuta autorevole interprete del Pontificato ratzingeriano, alla quale appartengono in direttore de L’Osservatore Romano Gian Maria Vian e l’editorialista di punta dello stesso quotidiano, la storica Lucetta Scaraffia. Certo, Galli Della Loggia risente nella sua impostazione del suo essere studioso di politologia: solo così si giustifica ad esempio quella che può sembrare un’equiparazione tra "democratizzazione" e "collegialità". Va inoltre notato che l’idea di allargare la base elettorale del Pontefice non è nuova e venne avanzata in campo progressista dopo il Concilio. Paolo VI discusse con i collaboratori di questa possibilità, pensando di estendere il diritto di voto in conclave anche ai Patriarchi orientali non cardinali e ai presidenti delle Conferenze Episcopali. Tra i più strenui oppositori alla proposta vi fu il card. Giuseppe Siri, arcivescovo di Genova. Ma anche Giuseppe Alberigo, il fondatore della scuola di Bologna, era contrario. "Allargare la base elettorale in quel senso – spiega a Vatican Insider lo storico Alberto Melloni – avrebbe significato accentuare il centralismo del papato e snaturare il legame con la sede episcopale romana. Non bisogna dimenticare, invece, che il Papa è Papa perché vescovo di Roma, non il contrario". "Lasciare ai cardinali il diritto di eleggere il Papa, significa accentuare il carattere romano del papato. Anche se sono vescovi di sedi residenziali nel mondo, i cardinali sono elettori del Pontefice perché titolari di una chiesa di Roma. Dare il potere di voto ai vescovi e persino ai superiori degli ordini religiosi significherebbe snaturare questa caratteristica essenziale del papato, legata alla sede episcopale romana". Per Melloni, il Papa potrebbe decidere di allargare la base elettorale dei suoi successori, ma, volendolo fare "gli unici che avrebbero titolo di partecipare sarebbero i preti e i fedeli della diocesi di Roma".

Andrea Tornielli, Vatican Insider

Si avviano alla conclusione gli Esercizi spirituali della Quaresima in Vaticano. Meditazioni sul tema 'Dio è amore', povertà, castità e obbedienza

Si avviano alla conclusione gli esercizi spirituali della Quaresima in Vaticano. Questa mattina, l’autore delle meditazioni, il cardinale arcivescovo di Kinshasa, Laurent Monsengwo Pasinya, ha proposto al Papa e ai membri della Curia Romana una riflessione su povertà, castità e obbedienza e sul tema della preghiera. La meditazione pomeridiana sarà incentrata invece sullo Spirito Santo. Ieri, la quarta mattina ha toccato il tema “Dio è amore”. Il card. Pasinya ha proposto a Benedetto XVI e ai membri della Curia Romana, riuniti nella Cappella Redemptoris Mater del Palazzo Apostolico, due riflessioni: la prima sul binomio “penitenza e riconciliazione”, la seconda su “l’amore dei fratelli”. Nel pomeriggio, la terza meditazione in programma ha per titolo “La Vergine Maria, Madre dei credenti, modello di comunione con il Padre e il Figlio”. Gli esercizi spirituali termineranno domattina con la celebrazione delle Lodi e la meditazione conclusiva, in programma a partire dalle ore 9.00.

Radio Vaticana

Aria di governo tecnico in Vaticano. Non sarebbe lontana l’ipotesi delle dimissioni del card. Bertone mentre imperversa Vatileaks

Aria di governo tecnico in Vaticano. La parola d’ordine è una: non parlarne. Ma secondo fonti autorevoli non sarebbe lontana (entro l’autunno) l’ipotesi di un avvicendamento al vertice del ministero che garantisce la governance oltre il Tevere, la Segreteria di Stato. L’ipotesi è di portare un tecnico, e cioè un uomo della scuola della diplomazia vaticana, in sella alla Segreteria di Stato così da tornare a garantire all’attività di governo un regime di normalità dopo gli anni “poca diplomazia e molto Vangelo” del salesiano Tarcisio Bertone. Anche se nulla è deciso, il nome che circola con insistenza per sostituire Bertone è quello del marocchino (è nato a Marrakech) ma còrso d’adozione (è stato ordinato ad Ajaccio, dove ha sempre vissuto) Dominique Mamberti, classe 1952, attuale responsabile degli Affari esteri della stessa Segreteria di Stato, già delegato apostolico in Somalia, nunzio in Sudan e poi in Eritrea. Più del nome conta la sostanza, e cioè il fatto che il Papa stia pensando di riportare la Segreteria di Stato a un minore protagonismo di cui Vatileaks, e cioè il problema ancora non arginato dell’uscita dal Vaticano verso l’esterno di documenti riservati, non è che l’ultima delle conseguenze. Beninteso, nessuna decisione è ancora divenuta operativa. Nell’appartamento papale la parola d’ordine più gettonata pare sia ancora una, prudenza. Ma l’ipotesi della sostituzione di Bertone resta, seppure non potrà che essere presa insieme al diretto interessato e non dovrebbe riguardare coloro che oggi ne sono i principali sottoposti. Negli ultimi mesi la divergenza tra la vecchia scuola diplomatica e la nuova dirigenza è stata palese. Durante il “caso Viganò”, la pubblicazione delle lettere nelle quali Carlo Maria Viganò, ex segretario del governatorato e oggi nunzio apostolico negli Usa, parla di “corruzione” all’interno della Santa Sede e della volontà di mandarlo via dalla Curia romana, sono scesi in campo i pezzi da novanta legati alla precedente dirigenza della stessa Segreteria di Stato. Non è un mistero per nessuno che l’ex nunzio a Washington Agostino Cacciavillan, uomo vicino al cardinale decano Angelo Sodano, si sia speso personalmente sconsigliando al Papa l’allontanamento di Viganò. Quando il caso è deflagrato arrivando a ingombrare le pagine dei giornali statunitensi, fu il vaticanista americano John Allen a indicare come significativa la data del 2 dicembre 2012, il giorno in cui Bertone compirà 78 anni. Alla stessa età venne chiesto a Sodano di farsi da parte. Toccherà la stessa sorte a Bertone? Difficile rispondere, scrisse Allen, secondo il quale “il Papa potrebbe almeno prendere in considerazione il fatto di affiancare a Bertone una personalità di comprovata capacità di governo”. Parole che, nella sostanza, confermano come anche per Allen l’ipotesi del “governo tecnico”, secondo lui però con Bertone ancora regnante, non sia peregrina.

Paolo Rodari, Il Foglio

Vaticano, attacco ai vertici

Chi spara contro Bertone

Il Papa in Messico e a Cuba. Vescovi dell'isola invitano tutto il popolo ad accogliere Benedetto preparandosi con tre giorni di preghiera e missione

“I vescovi di Cuba desiderano invitare tutto il popolo a ricevere il Santo Padre Benedetto XVI con l'amore e l'entusiasmo per colui che viene nel nome del Signore” si legge nella lettera della Conferenza Episcopale cubana pubblicata ieri. “Mancano solo 25 giorni per avere fra noi il Papa, a Cuba. E' interessante notare che il destinatario della lettera dei Vescovi non siano solo i fedeli della Chiesa Cattolica, ma tutto il popolo di Cuba” ha rilevato il segretario esecutivo della Conferenza Episcopale, don José Felix Perez, durante la presentazione del testo. La lettera, di cui copia è pervenuta all'agenzia Fides, spiega con parole semplici: “Il Papa sta arrivando nel nostro paese come Pellegrino della Carità. Come sappiamo la carità è il nome che i cubani danno alla Vergine Maria, Madre di Gesù Cristo, e con questo nome ha accompagnato, protetto e rialzato il nostro popolo in tutte le fasi della nostra storia da 400 anni. Ha una particolare rilevanza la visita del Papa a Cuba nell'Anno Giubilare Mariano, dopo la preparazione che da tre anni hanno vissuto le comunità e con i ricordi indimenticabili del percorso gioioso dell'immagine della Vergine Mambisa lungo tutto il nostro paese”. I vescovi chiedono ai fedeli l’impegno di una preparazione di 3 giorni: "Invitiamo tutti i fedeli, durante la settimana prima dell'arrivo del Papa, a dedicare tre giorni alla preghiera e alla missione. L'Anno Giubilare 2012 è dedicato a ringraziare Dio per il dono che ci ha fatto la Vergine della Carità, a realizzare con grande generosità l'amore cristiano, a fare un pellegrinaggio al Santuario del Cobre e così, avremo anche l'opportunità di meditare sugli insegnamenti che il Santo Padre ci lascerà, per rafforzare le radici cristiane della nostra nazione". La lettera ricorda poi il programma del viaggio del Santo Padre e invita a partecipare alle due celebrazioni eucaristiche previste: nella Plaza Antonio Maceo (il 26 marzo) e a L'Avana, mercoledì 28 marzo, nella Plaza José Martí (foto).

Fides

Lettera completa dei vescovi (in spagnolo)

'Africae munus'. Il primato della Dottrina sociale per il continente: momento singolare dell'annuncio missionario, servizio alla verità che libera

Nel corso del viaggio in Benin dello scorso novembre, Papa Benedetto XVI ha promulgato la seconda Esortazione Apostolica post-sinodale interamente dedicata all'Africa, dopo "Ecclesia in Africa" del Beato Giovanni Paolo II, del 1995. Il documento pontificio, rivolto all'episcopato, al clero, alle persone consacrate e ai laici, questa volta ha per oggetto “la Chiesa in Africa al servizio della riconciliazione, della giustizia e della pace”. La pubblicazione segue infatti, raccogliendoli e sintetizzandoli magistralmente, i lavori della Seconda Assemblea Speciale per l'Africa del Sinodo dei vescovi, svoltasi in Vaticano dal 4 al 25 ottobre 2009 e dedicata proprio ad analizzare le sfide che la comunità cristiana vive oggi in un Continente da sempre dilaniato da conflitti etnici, tribali e talora anche religiosi. Articolata in un'introduzione generale e due parti tematiche (la prima dedicata al servizio della Chiesa verso la causa della giustizia e la pace, la seconda al bene comune da perseguire concretamente) l'Esortazione si presenta, e il Pontefice lo sottolinea, in piena continuità con il documento di Giovanni Paolo II che muoveva dall'esigenza fondamentale della nuova evangelizzazione. Anche oggi, per risolvere i bisogni più urgenti dell'Africa, occorre anzitutto una Chiesa che riscopra la sua dimensione natìa, autenticamente missionaria, e che fondi la sua azione sul primato di Dio sul mondo, ovvero nell'approfondimento consapevole delle virtù teologali della fede e della speranza. E' significativo che il Pontefice ritenga opportuno riprendere il lascito di Giovanni Paolo II e ritornare alle fonti della fede: è un'indicazione non solo di forma ma anche di sostanza, nel momento in cui la pastorale della Chiesa in Africa spesso viene considerata alla stregua di una società di pronto soccorso. Non che questo non sia importante, ma senza una chiara gerarchia delle priorità il rischio è quello di seguire, o meglio, 'accodarsi' alle varie correnti del mondo di cui il meno che si possa dire è che non hanno certo Cristo per Signore. A scanso di equivoci, la Dottrina sociale rientra pienamente in queste priorità. Il documento pontificio in effetti risalta per i continui rimandi al Magistero sociale della Chiesa che viene considerato “momento singolare dell'annuncio [missionario]: esso è servizio alla verità che libera”. A piè di pagina il Papa rimanda qui alla "Caritas in veritate", quasi a dire che questa è prologo indispensabile anche del documento di studio dedicato all'Africa. A un occhio non distratto si mostra così l'intrinseca circolarità del Magistero petrino in cui tutto si tiene e ogni pronunciamento rimanda logicamente ad un altro, secondo una significativa metodologia pedagogica che non mira a fare 'audience' ma a cercare la verità anche quando costa fatica, per spiegarla e renderla acessibile all'umanità contemporanea. Venendo all'Africa, per Benedetto XVI non è più tempo di conformarsi alla mentalità del mondo, il Pontefice lo scrive chiaramente: “il contributo dei cristiani in Africa sarà decisivo solamente se l'intelligenza della fede raggiunge l'intelligenza della realtà” (p. 32) , ovvero, se le singole comunità locali saranno in grado di far diventare educazione, cultura, morale, infine politica condivisa, il Vangelo di liberazione annunciato e portato a compimento dal Signore una volta per tutte sul Golgota. Così, se da una parte non si dà vita cristiana senza sacramenti (per i cristiani la riconciliazione sociale – scrive il Pontefice – nasce anzitutto dalla riconciliazione sacramentale), dall'altra “non bisogna dimenticare il compito, esso pure essenziale, dell'evangelizzazione del mondo della cultura contemporanea africana”. E il primo luogo dove si impara ad evangelizzare è la famiglia, in cui si ridà quello che si è ricevuto e si fa concretamente esperienza, nel quotidiano, che persino un tema straordinariamente complesso e articolato come 'la pace' in realtà viene appreso tra le mura di casa: “in una sana vita familiare si fa esperienza di alcune componenti fondamentali della pace: la giustizia e l'amore tra fratelli e sorelle, la funzione dell'autorità espressa dai genitori, il servizio amorevole ai membri più deboli perchè piccoli o malati o anziani, l'aiuto vicendevole nelle necessità della vita, la disponbilità ad accogliere l'altro e, se necessario, a perdonarlo. Per questo la famiglia è la prima e insostituibile educatrice alla pace”. Nella seconda parte dell'esortazione, poi, Benedetto XVI si rivolge alle singole categorie di persone che compongono la società africana e per ognuna di queste si sofferma sull'importanza di apprendere e divulgare la Dottrina sociale della Chiesa. Così, ad esempio, alle donne il Papa raccomanda di “[formarsi] al catechismo e alla Dottrina sociale della Chiesa per dotarvi dei princìpi che vi aiuteranno ad agire da vere discepole” mentre relativamente ai giovani (che in Africa, contrariamente all'Europa, sono la maggioranza) Benedetto XVI li invita a “mettere Gesù Cristo al centro di tutta la vostra vita mediante la preghiera, ma anche attraverso [...] la formazione alla Dottrina sociale della Chiesa” e questo perchè la Dottrina sociale è anzitutto materia dei laici e di quanti hanno l'entusiasmante missione di ordinare le realtà temporali al regno di Cristo. A chi vede tentazioni di fondamentalismo, il Pontefice risponde che il primato della Dottrina sociale è nient'altro che il frutto di quella concezione dello sviluppo umano integraleche già Paolo VI aveva annunciato nella "Populorum progressio": la Chiesa, insomma, diversamente dalle ideologie politiche o sociali, si preoccupa di tutto l'uomo, non soltanto di una parte (per quanto importante), ed è solo alla luce di questo criterio di giudizio che valuta di volta in volta il portato reale del cosiddetto 'progresso'. Per questo, per fare un esempio particolarmente illuminante, se appare lodevole il progetto di eliminare la pena di morte per 'i vivi' in Africa e in ogni parte del mondo, non si può dire certo altrettanto del tentativo (spesso sponsorizzato dagli stessi soggetti) di introdurla, o aggravarla, per i non nati. Per citare ancora Paolo VI (ripreso anche dalla "Caritas in veritate"), la Chiesa coltiva la preoccupazione costante dello sviluppo “di ogni uomo e di tutto l'uomo”. Allo stesso modo, anche epidemie come l'AIDS necessitano un approccio anzitutto etico e morale che attualmente non pare rilevarsi in molti degli studiosi e degli operatori del settore, prigionieri di una visione materialistica della persona: astinenza sessuale, rifiuto del disvalore della promiscuità e fedeltà coniugale rientrano in effetti nel medesimo sviluppo umano integrale che risiede, in ultima analisi, “su un'antropologia ancorata al diritto naturale e illuminata dalla Parola di Dio e dall'insegnamento della Chiesa”. Si vede qui bene come la crisi che investe l'umanità contemporanea – europea come africana – sia in definitiva “una crisi dell'educazione”. Per poter dire all'uomo come agire bisogna prima sapere chi è l'uomo e da dove egli provenga. Così, persino una questione giudicata talora con sufficienza 'oziosa' nel mondo occidentale come quella dell'esistenza di Dio (o dell'anima) può contribuire in modo determinante ad orientare una società ed un'economia che siano davvero amiche dell'uomo e al suo servizio. E, insiste il Papa, anche questa è una parte rilevante della Dottrina sociale della Chiesa. Arrivati a questo punto, non sorprende quindi che alla Chiesa africana (vescovi, sacerdoti e laici) Benedetto XVI raccomandi di leggere, studiare sempre meglio e diffondere in particolare il Compendio della Dottrina Sociale della Chiesa, quale “strumento pastorale di prim'ordine”. In tal senso, il Papa auspica che i sacerdoti approfondiscano “la conoscenza della Dottrina sociale della Chiesa” e i laici - al tempo stesso - “si dotino di una solida conoscenza della Dottrina sociale della Chiesa che offre dei princìpi di azione conformi al Vangelo” (p. 118). Alla base dell'esortazione pontificia pare di scorgere, ovviamente, una concezione alta del Magistero sociale che ha dignità e valore in quanto tale, indipendentemente dalle scuole di economia o di mercato che vanno per la maggiore, dal momento che radica le sue parole di verità in colui che è la verità incarnata, cioè Gesù di Nazaret. E' nient'altro che la signoria di Cristo nel mondo, altrimenti detta Regno sociale, dove l'aggettivo connota non una dimensione classistica o particolare ma proprio universale, quindi naturaliter inter-classistica, rivolgendosi all'intero disegno della creazione. Si dirà che il Papa vola alto. Ma la dimensione propria del Cristianesimo, fin dalla nascita, è questa. Per meno di questo, direbbero in Padri della Chiesa tanto cari a Benedetto XVI, non ci sarebbe stata neanche l'Incarnazione.

Omar Ebrahime, Osservatorio Internazionale Cardinale Van Thuân

YOUPOPE - 'LA VIGNA DEL SIGNORE' PER GLI 85 ANNI DI BENEDETTO XVI

Il prossimo 16 aprile il nostro amato Papa Benedetto XVI compirà 85 anni. Un traguardo importante, un evento che potremmo definire storico, a pochi giorni dall'essere diventato, ieri, il sesto Papa più anziano dal 1400. Ma soprattutto, una giornata nella quale intensificare la preghiera per lui e ringraziare il Signore per le meravigliose opere che attraverso la sua persona ha compiuto nella Chiesa e nel mondo nell'arco di questo lungo tempo. Avremo modo di riflettere su ciò con l'avvicinarsi del genetliaco. Come il 60° anniversario di Ordinazione sacerdotale, celebrato lo scorso 29 giugno, una ricorrenza simile non può passare inosservata o essere ricordata in maniera ordinaria. La Vigna del Signore ha pensato di rivolgere al Santo Padre dei particolari auguri realizzati dai lettori di questo blog a lui dedicato. Questo progetto è intitolato YouPope, un titolo significativo perchè richiama l'era di internet che stiamo vivendo, uno strumento che usiamo per diffondere il suo messaggio d'amore e unità, ma soprattutto ricorda che Joseph Ratzinger è il nostro Papa, il Papa di tutti. Faremo a Benedetto i nostri auguri con un video, fatto dalle vostre parole indirizzate a lui, dalle citazioni del suo straordinario Magistero che sono rimaste impresse nel vostro cuore o sono diventate un faro che guida i vostri passi, dalle foto di Papa Joseph che vi hanno più colpito, che secondo voi mostrano chi lui davvero è.
Ecco come partecipare a questi originali ma sentiti auguri di buon compleanno: inviate, tramite mail all'indirizzo lavignadelsignore@tiscali.it o tramite il profilo Facebook del blog, una foto del Papa e un messaggio di auguri (firmato o non) o una citazione delle sue parole entro e non oltre lunedì 9 aprile.
Il video, della durata di una canzone, verrà pubblicato sul blog il giorno del genetliaco del Santo Padre, lunedì 16 aprile. Tramite una lettera che invieremo nei giorni precedenti il compleanno, faremo conoscere a Benedetto XVI il progetto. Aderite numerosi e invitate quante più persone potete. E già da ora: ad multos annos, Sancte Pater!
Scenron