venerdì 10 febbraio 2012

Complotto in Vaticano: Bertone infuriato per l’ennesima fuga di notizie, cardinali in imbarazzo. E per qualcuno il conclave è già iniziato

Il card. Tarcisio Bertone è furioso per l’ennesima fuga di notizie e documenti dai Sacri Palazzi. Il 28 gennaio scorso, nella riunione dei capi dicastero alla presenza del Papa, il Segretario di Stato aveva raccomandato a vescovi e cardinali di mantenere il massimo riserbo sui documenti che circolano in Curia e di controllare i propri collaboratori. La memoria riservata che il card. Dario Castrillon Hoyos ha fatto avere al Papa nel mese di gennaio, come riferito da Il Fatto Quotidiano, ha girato per giorni nei Sacri Palazzi. Così come era nota la circostanza del viaggio del card. Paolo Romeo in Cina. Un fatto è certo: non è stato il card. Castrillon, che pure conosce bene il tedesco, a redigere la nota, ma gli è stata passata già scritta da ambienti della Chiesa tedesca con i quali il cardinale colombiano è in contatto. Raggiunto da Panorama Castrillon non ha voluto rivelare l’identità di chi gli ha passato quel testo. Quanto al card. Romeo c’è molto imbarazzo nella Curia di Palermo. L’ex nunzio, arcivescovo nel capoluogo siciliano da cinque anni, si è recato in Cina come affermato dal documento ma non aveva alcun mandato da parte della Santa Sede. E’ difficile pensare che un diplomatico di esperienza come Romeo si sia lasciato andare a dichiarazioni come quelle riportate nel documento consegnato in Vaticano. Piuttosto pesa in questa faccenda l’antica ruggine tra Romeo e Castrillon. L’arcivescovo di Palermo, infatti, non ha mai nascosto la sua diffidenza nei confronti dei tradizionalisti, ai quali invece è molto vicino Castrillon. In occasione della visita del Papa a Palermo nel 2010, Romeo aveva fatto rimuovere dalla Digos uno striscione dei tradizionalisti cattolici rivolto al Papa. Da parte sua il card. Castrillon è stato messo un po’ da parte dopo la vicenda Williamson, il vescovo lefebvriano negazionista al quale, su suo suggerimento, il Papa ha tolto la scomunica. E’ probabile allora che chi ha fabbricato la nota sul complotto abbia pensato di approfittare del dissidio tra Romeo e Castrillon e abbia fatto leva forse sul desiderio del cardinale colombiano di tornare nelle “grazie” del Papa portando un tale documento. In Vaticano non danno alcun peso alla minaccia del complotto annunciato nel testo. Ma per qualcuno evidentemente le manovre in vista del conclave sono già iniziate. E l’arcivescovo di Milano, Angelo Scola, è già considerato un “temibile” concorrente per il soglio di Pietro.

Ignazio Ingrao, Panorama.it

Sabato 18 anche il Concistoro ordinario pubblico per la canonizzazione di sette Beati, nel pomeriggio le visite di cortesia ai nuovi cardinali

L’Ufficio delle Celebrazioni Liturgiche del Sommo Pontefice ha reso noto il programma completo per il Concistoro del 18-19 febbraio. Il 18 febbraio, alle 10.30, nella Basilica di San Pietro, Papa Benedetto XVI presiederà il Concistoro Ordinario Pubblico per la creazione di ventidue nuovi cardinali, l’imposizione della berretta, la consegna dell’anello e l’assegnazione del Titolo o Diaconia. Al termine del rito il Santo Padre terrà un Concistoro Ordinario Pubblico per la Canonizzazione dei Beati Giacomo Berthieu, sacerdote professo della Compagnia di Gesù, martire, Pedro Calungsod, catechista laico, martire, Giovanni Battista Piamarta, sacerdote, fondatore delle Congregazioni Sacra Famiglia di Nazareth e Umili Serve del Signore, Maria del Monte Carmelo, fondatrice della Congregazione delle Suore Concezioniste Missionarie dell’Insegnamento, Maria Anna Cope, religiosa professa della Congregazione delle Suore del Terz’Ordine di San Francesco di Syracuse (New York), Caterina Tekakwitha, laica, Anna Schäffer, laica. Dalle 16.30 alle 18.30 dello stesso giorno, nell’Aula Paolo VI e in alcune Sale del Palazzo Apostolico, i nuovi cardinali riceveranno quanti desiderano rendere visite di cortesia. Domenica 19 febbraio, Festa della Cattedra di San Pietro Apostolo, alle 9.30 nella Basilica Vaticana, il Santo Padre presiederà la celebrazione eucaristica con i nuovi Cardinali.

Zenit

AVVISO DELL’UFFICIO DELLE CELEBRAZIONI LITURGICHE

Simposio. Lombardi: Benedetto XVI lo ha seguito momento per momento. La Chiesa può anche aiutare la società a combattere il crimine degli abusi

Attraverso "stretti collaboratori" come i prefetti delle Congregazioni della Dottrina della Fede Joseph William Levada, dei vescovi Marc Oullet, e di Propaganda Fide Fernando Filoni, Benedetto XVI "ha seguito momento per momento" il Simposio "Verso la guarigione e il rinnovamento" che si è concluso ieri alla Pontificia Università Gregoriana e "ci ha fatto sentire il suo appoggio". "Sono stati con noi - ha detto a conclusdione dei lavori il direttore della Sala Stampa della Santa Sede, padre Federico Lombardi - hanno lavorato con noi, ci hanno ispirato; e i delegati delle Conferenze Episcopali si sono resi conto che il governo della Chiesa era coinvolto". Per padre Lombardi, il bilancio dei lavori "è molto positivo anche perchè la Chiesa può anche aiutare la società a combattere questi crimini", e vuole dare il proprio contributo "al bene comune e all'interesse sociale a che i bambini vivano in ambienti protetti". E la testimonianza di una donna irlandese abusata, la signora Marie Collins, ha affermato il portavoce, è stata "molto importante" perchè ha aiutato a far crescere la consapevolezza riguardo alle responsabilità della Chiesa. In questi ultimi tempi ci sono già state "tante rotture di una cultura del silenzio e dell'omertà sugli abusi del clero, ma - ha concluso Lombardi - abbiamo vissuto in questi giorni un ulteriore passo importante per condividere questo cambiamento a livello di Chiesa universale".

Agi

I vaticanisti: il documento ai media fa parte di una precisa strategia di un'evidente lotta interna al Vaticano dagli esiti incerti e devestanti

"La storia insegna che quando un Papa comincia ad invecchiare e la sua salute inizia a subire i colpi degli anni, si dà il via alle voci sulla sua morte. Sia per la minaccia di un attentato o per qualsiasi malattia. Ma queste sono considerazioni che non vanno ascoltate". Così, il vaticanista del Tg1 Aldo Maria Valli commenta in un'intervista su Formiche.net la pubblicazione del documento su Il Fatto Quotidiano. "La storia si ripete. La mia esperienza mi dice che è normale che questo presunto documento esca adesso. È successo con gli altri Papi. Con Benedetto XVI siamo arrivati a quella fase nella quale si cominciano a svelare complotti inesistenti", spiega lo scrittore e giornalista. Secondo Paolo Rodari, vaticanista de Il Foglio, l'appunto pubblicato dal quotidiano "è autentico. È stato effettivamente ricevuto dalla Segreteria di Stato, dove dopo una prima lettura non gli si è dato troppo peso, anche se lo si è trasmesso al Pontefice. Di lettere e documenti siffatti ne arrivano molti sui tavoli delle gerarchie della Santa Sede e moti di questi lasciano il tempo che trovano". Ciò che invece è da annotare, sottolinea Rodari, "è il fatto che in questi giorni dalla Santa Sede sembra uscire di tutto: lettere anonime, lettere infanganti altre persone, insomma sembra di essere nel pieno di una battaglia tra fazioni contrapposte. E forse è questo il senso di tutte queste vicende: la battaglia per il futuro Conclave è aperta". Sempre sul sito Formiche.net, Benedetto Ippolito spiega che ci sono false profezie e vere minacce. "E, di solito, le uniche vere profezie che esistono sono precisamente le false minacce". Il docente della Pontificia Università della Santa Croce di Roma sostiene che il documento svela, "semmai, che quando chi dovrebbe informare non mette un limite deontologico alla propria licenza scandalistica, ecco allora che il giornalismo diventa un' arma pericolosissima, forse perfino una minaccia profetica, per i lettori ignari e distratti". Il direttore di Avvenire, Marco Tarquinio, sentito da SkyTg24, mette le mani avanti: "Non so se si tratti di un documento formalmente autentico, ma sicuramente non lo è sul piano sostanziale, cioè – come hanno detto con molta chiarezza sia padre Lombardi sia la presunta fonte, il cardinale arcivescovo di Palermo – la notizia non è attendibile". Per Tarquinio, dunque, non ci sono dubbi: il documento è vero ma la notizia è falsa. O meglio, la minaccia, perché di minaccia si tratta, non è attendibile. Il direttore del giornale dei vescovi va avanti nella sua analisi e, sostanzialmente, stronca lo scoop: "Da giornalista mi colpisce questa trama scintillante in cui c’è un cardinale di Santa Romana Chiesa che confida le sue preoccupazioni per la sorte del Papa e lo fa in Cina, tra i più grandi amici della Chiesa Cattolica, che - come noto - sono i capi della superpotenza comunista cinese… Francamente mi meraviglia che tutto questo possa diventare un titolo strillato in prima pagina". Uno dei vaticanisti de La Stampa, Andrea Tornielli, ribadisce che l’appunto pubblicato dal quotidiano è autentico. "È stato effettivamente ricevuto dalla Segreteria di Stato, dove dopo una prima lettura e qualche risata, non gli si è dato il minimo peso, anche se lo si è trasmesso al Pontefice". La domanda, però, sorge spontanea: perché mai girare il documento a Papa Ratzinger se era palesemente una bufala? Tornielli prosegue: "Leggendo il testo del documento, si comprende anche come il card. Romeo non abbia affatto parlato di un complotto per eliminare il Papa. Si sarebbe invece limitato a dire che il Papa potrebbe morire entro dodici mesi. Sarebbero stati i suoi interlocutori cinesi a dedurre dalle sue parole il complotto". In buona sostanza per il vaticanista "l’unica vera notizia sta nel fatto che un appunto – autentico, seppure così palesemente sconclusionato – inviato da un cardinale al Papa e transitato per la Segreteria di Stato poco più di un mese fa, sia a disposizione dei media. Segno che la pubblicazione delle lettere di mons. Viganò al Papa e al card. Bertone, come pure gli appunti e i 'memo' sullo Ior e altri documenti dei quali si è discusso in questi giorni, fa parte di una strategia e s’inserisce in una evidente lotta interna al Vaticano, dagli esiti incerti e comunque devastanti. Una lotta che ha sullo sfondo non soltanto la successione al cardinale Bertone, ma anche il conclave".

TMNews, Il Giornale

Speciale di Formiche.net

Quaresima 2012. 'La comunione del cristiano con Dio' tema degli Esercizi spirituali in Vaticano predicati dal card. Monsengwo alla presenza del Papa

“La comunione del cristiano con Dio”: sarà questo il tema degli Esercizi spirituali in preparazione alla Santa Pasqua che si terranno nella Cappella Redemptoris Mater, in Vaticano, alla presenza del Papa, dal 26 febbraio al 3 marzo. A proporre le meditazioni sarà il card. Laurent Monsengwo Pasinya, arcivescovo di Kinshasa, nella Repubblica democratica del Congo. Il tema è tratto dalla prima Lettera di San Giovanni: “E la nostra comunione è con il Padre e con il Figlio suo, Gesù Cristo” (I Gv 1,3). Gli Esercizi spirituali avranno inizio domenica 26 febbraio, alle 18.00, con l’Esposizione eucaristica, la celebrazione dei Vespri, la meditazione, l’adorazione e la benedizione eucaristica. Nei giorni seguenti, al mattino ci sarà la celebrazioni delle Lodi e dell’Ora Terza, mentre nel pomeriggio seguiranno i Vespri, l’adorazione e la benedizione eucaristica. Sabato 3 marzo, alle 9.00, si terrà la meditazione conclusiva.

Radio Vaticana

Il Papa: la Chiesa vuole portare la luce di Cristo, è Lui che trasformerà tutto e tutti. L’Africa è il continente della speranza e del futuro

Questa mattina, nella Sala dei Papi del Palazzo Apostolico Vaticano, il Santo Padre Benedetto XVI ha ricevuto in udienza i membri della Fondazione Giovanni Paolo II per il Sahel. Il Santo Padre ha aperto il suo discorso ringraziando il card. Robert Sarah, presidente del Pontificio Consiglio “Cor Unum” e rappresentante legale della Fondazione. Saluti e ringraziamenti sono stati rivolti dal Papa anche a mons. Bassène, presidente del consiglio d’amministrazione della Fondazione e ai rappresentanti delle Conferenze Episcopali italiana e tedesca “che contribuiscono in maniera importante al funzionamento della Fondazione”. “Dio si è fatto carne – ha detto il Pontefice -. È mai esistito un gesto d’amore e di carità più grande di questo? Tutto quello che accade oggi e che continua a verificarsi dal giorno in cui Dio s’è fatto uomo, ne è il segno”. Un segno di questa “carità cristiana che si incarna e che diventa testimonianza di Cristo” è proprio la Fondazione ricevuta, nata una trentina d’anni fa per desiderio del Beato Giovanni Paolo II. “La Fondazione – ha proseguito Benedetto XVI – intende ugualmente manifestare la presenza del Papa accanto ai fratelli africani che vivono nel Sahel”. L’esistenza della Fondazione, impegnata in progetti contro la desertificazione della regione subsahariana, “dimostra la grande umanità del mio venerato predecessore che ne ebbe l’intuizione. Quest’opera, però, sarà pienamente efficace, solo se alimentata dalla preghiera”, ha aggiunto il Papa. "Sfortunamente - ha osservato il Papa - il Sahel è stato gravemente e nuovamente minacciato in questi ultimi mesi da una importante diminuzione delle risorse alimentari e dalla carestia, provocata dalla siccità e dall’avanzata del deserto”. L’appello alla comunità internazionale è unito “all’incoraggiamento e al sostegno” a “tutti gli organismi ecclesiali che operano in quest’ambito”. “La carità - ha proseguito - deve promuovere ogni nostra azione. Non si tratta di voler fare un mondo ‘su misura’, ma si tratta di amarlo. Per questo la Chiesa non ha come vocazione principale quella di trasformare l’ordine politico o di cambiare il tessuto sociale”, bensì quella di “portare la luce di Cristo, colui che trasformerà tutto e tutti”.Il Papa ha osservato che spesso “l’Africa viene descritta in maniera riduttiva e umiliante, come il continente dei conflitti e dei problemi infiniti e insolubili”. “Al contrario - ha sottolineato - l’Africa che accoglie oggi la Buona novella è per la Chiesa il continente della speranza. Per noi, per voi, l’Africa è il continente del futuro”. Ed ha così ripetuto l’esortazione pronunciata nel suo viaggio in Benin dell’anno scorso: “Africa, diventa Buona Novella per il mondo intero!”. Rivolto ai membri della Fondazione Giovanni Paolo II per il Sahel, Benedetto XVI ha esortato un “rinnovamento” che dovrà concernere in primo luogo “la formazione cristiana e professionale delle persone che vi operano, essendo essi, in qualche modo, strumenti del Santo Padre in quelle regioni”. Un rinnovamento che, per essere “efficace”, dovrà “cominciare dalla preghiera e della conversione personale”, ha poi concluso il Santo Padre.

Zenit, SIR

Alla Fondazione Giovanni Paolo II per il Sahel - il testo integrale del discorso del Papa

Curia di Palermo: quanto attribuito a Romeo tanto fuori dalla realtà da non dovere essere preso in considerazione. Vaticano sapeva del viaggio in Cina

“Circa le informazioni apparse sull’odierna edizione de Il Fatto Quotidiano" il card. Romeo "precisa che quanto gli viene attribuito è del tutto privo di ogni fondamento e appare tanto fuori dalla realtà da non dovere essere preso in alcuna considerazione“. Lo scrive in un comunicato la Curia di Palermo facendo riferimento alla notizia pubblicata oggi dal quotidiano in questione che coinvolge direttamente l’arcivescovo del capoluogo siciliano. “Nella metà dello scorso mese di novembre - scrive ancora l’arcidiocesi di Palermo nella - il card. Paolo Romeo ha fatto un viaggio privato, della durata complessiva di cinque giorni, nella Repubblica Popolare Cinese. Del breve soggiorno, che si è limitato alla sola città di Pechino, sono stati opportunamente prevenuti, come da prassi, i competenti uffici della Santa Sede". Il card. Romeo non si muove dal suo studio in Curia ma il suo segretario, don Fabrizio Moscato, assicura: ''E' molto sereno. Tutto quello che c'è da dire su questa vicenda è scritto nella nota''. La preparazione del comunicato ha modificato l'agenda della segreteria. E' stato necessario spostare anche l'udienza da tempo programmata con il vescovo romeno Petru Gherghel. Oggi ricorre il quinto anniversario dell'ingresso in diocesi di Romeo. La coincidenza con la ''rivelazione'' sul presunto complotto viene sottolineata, ma non commentata, negli ambienti della Curia. L'unica cosa certa è la visita ''privata'' del card. Romeo in Cina nel novembre 2011. E' durata in tutto cinque giorni, compresi i due per il viaggio, e il Vaticano era informato di tutto, ''come da prassi'' sottolinea don Fabrizio Moscato. A Pechino Romeo ha incontrato uomini d'affari e ''interlocutori'' cinesi. Nulla viene precisato sulla natura e sugli scopi del viaggio. Ma a Palermo è pure circolata voce che il cardinale avesse avviato sondaggi riservati in vista di un'eventuale visita in Cina del Papa.

Blog Sicilia, Ansa

Visita in Cina del card. Romeo: quanto gli viene attribuito privo di ogni fondamento

'Il Fatto Quotidiano': complotto contro il Papa, entro novembre morirà. Lombardi: farneticazioni che non vanno prese in alcun modo sul serio

"Vaticano, trame e veleni. Un complotto contro il Papa, entro 12 mesi morirà". Il Fatto Quotidiano pubblica oggi un documento riservato nel quale si ipotizza la morte di Papa Benedetto XVI entro novembre del 2012, e parla di un complotto ai suoi danni. Il documento sarebbe scritto in tedesco "in modo da farlo circolare il meno possibile" e, secondo il quotidiano, sarebbe autentico. "Quelle pagine esistono e nessuna smentita potrà cancellarle". Così il direttore Antonio Padellaro nell'editoriale odierno. L'annuncio della pubblicazione è stato dato ieri sera nella trasmissione "Servizio Pubblico" e il Vaticano ha smentito immediatamente: "Si tratta evidentemente di farneticazioni che non vanno prese in alcun modo sul serio. Siamo alla follia", ha detto padre Federico Lombardi, direttore della Sala Stampa della Santa Sede. "Pubblicate quello che credete - ha detto inoltre Lombardi parlando con il giornale, a quanto riferisce il quotidiano - ma vi prendete una responsabilità. Mi sembra una cosa talmente fuori dalla realtà e poco seria che non voglio nemmeno prenderla in considerazione". "Un atteggiamento - scrive Marco Lillo nel suo articolo di oggi - di totale negazione dei fatti che appare discutibile perché il documento pone quesiti importanti non solo sulla salute e la sicurezza del Papa ma anche sulla situazione a dir poco sconcertante in cui versa la Chiesa". Il documento, datato 30 dicembre 2011, non sarebbe firmato e sarebbe stato portato dal cardinale colombiano Dario Castrillon Hoyos a inizio gennaio scorso agli uffici della Segreteria di Stato vaticana. In questo documento si ricostruirebbe il viaggio compiuto dal cardinale arcivescovo di Palermo Paolo Romeo in Cina nel 2011 e si riporterebbero le rivelazioni fatte dallo stesso porporato ai suoi interlocutori. Romeo, a quanto riferito, avrebbe parlato della prospettiva che Benedetto XVI morisse nel giro di un anno e nel documento si farebbe riferimento a tal proposito di un "complotto di morte". Romeo parlerebbe anche di Scola come possibile successore del Papa.

TMNews

Complotto contro Benedetto XVI, entro 12 mesi morirà

Il documento: strettamente confidenziale per il Santo Padre

Benedetto XVI e le grandi donne cristiane: vicende di carne e di cielo. Il senso della riflessione storica in Joseph Ratzinger

Il metodo di lavoro di Benedetto XVI, quale emerge da tante sue opere, e in particolare dalle sue catechesi sulle sante medievali, consiste prima di tutto nel ricordare che gli eventi narrati si sono svolti sul "suolo della terra" e che non costituiscono facce intercambiabili. A tal fine le fonti storiche sono minuziosamente riportate e reinserite nei loro diversi contesti all’inizio di ogni catechesi: scritti propri delle Sante o scritti raccolti dalle persone loro vicine. Le Sante hanno una storia di carne e di cielo che il Papa presenta in un ordine cronologico molto preciso. A partire da questo riflesso storico nel senso proprio del termine, Benedetto XVI lascia anche il passato al passato. In effetti, il passato non dovrebbe in nessun caso essere confuso con il presente. Benedetto XVI ha insistito in diverse occasioni su questa regola d’oro: per restare fedele a se stesso, "il metodo storico...non deve soltanto cercare la parola come qualcosa che appartiene al passato, ma deve anche lasciarla nel passato. In essa può intravedere punti di contatto con il presente, l’attualità, cercarne applicazioni al presente, - vale a dire esplorare le potenzialità del passato in grado di svilupparsi oggi - ma non può renderla 'attuale'". La Chiesa medievale non dovrebbe dunque essere eretta a modello per la Chiesa del XXI secolo. Nessuna nostalgia delle origini, nessun ritorno al passato o visione passatista della Chiesa. Il medioevo non è il XXI secolo. Il teologo entra allora nella parte teologica della catechesi propriamente detta, destinata a presentare il rapporto tra l’anima e Dio: rapporto di alleanza. Questa teologia è anche quella che Joseph Ratzinger - Benedetto XVI ha perseguito per tutta la vita dalla sua tesi su San Bonaventura. Essa deriva da un interrogativo della storia della salvezza. Questa tematica propria della teologia tedesca si oppone in particolare a una teologia naturale "troppo poco biblica e antistorica che stabilisce il posto di Dio rispetto alla creazione e non all’Alleanza". Come sottolinea lo storico Philippe Levillain, le posizioni di Papa Ratzinger si ricollegano "forse consapevolmente [alle tesi] esposte da Reinhard Koselleck nella sua opera più celebre pubblicata nel 1979, Futuro passato. Per una semantica dei tempi storici". I lavori di questo storico tedesco, uno dei più grandi del XX secolo, poco conosciuto dal pubblico francese, hanno messo soprattutto in evidenza la nozione di perdita contemporanea del senso del presente. Ebbene la perdita di questo senso non è legata all’idea di un passato che si sarebbe perduto o che si dovrebbe proseguire, ma al modo di pensare il tempo della storia. I sistemi temporali classici, ampiamente legati alle filosofie della storia che sono stati applicati in Europa tra il 1750 e il 1850, in effetti hanno mirato a creare una visione della storia in cui il futuro viene assimilato al progresso, senza riferimenti al passato. Ebbene, questa modellizzazione ha portato a rifiutare la temporalizzazione che è sempre stata propria della cristianità: vedere il senso del presente nel modo di orientare il passato "verso un simile dissimile", in altre parole, di pensare il futuro. Per superare le aporie tra questi due modi di concepire il tempo che hanno portato a opporre la visione cristiana alla visione politica della modernità, Koselleck invita a cambiare paradigma metodologico. Invita a cambiare «regime di storicità» per uscire dalla lacerazione del presente tra un passato che sarebbe perduto e un futuro sempre più incerto. Orientare il passato verso un "simile dissimile": in questa espressione paradossale si esprime tutto l’atteggiamento di Benedetto XVI riguardo alla tradizione e alla modernità. Tradizione intesa come persistenza del passato nel presente (quello che Koselleck definisce come il "campo di esperienza"); modernità come attese relative al futuro (quello che Koselleck definisce "l’orizzonte di attesa"). È questa lacerazione tra tradizione e modernità, campo di esperienza e orizzonte di attesa, che ha portato a una rottura tra il presente, il passato e il futuro. È al contrario la loro riconciliazione a creare il senso del presente. Le omelie catechetiche si collocano in quest’ottica. Invitando il pubblico delle Udienze, e in generale tutto il popolo dei battezzati, a comprendere i modelli agiografici della tradizione, il Pastore cerca di mostrare molto concretamente e molto semplicemente come si collocano in una “modernità”. Così la vita di santa Ildegarda di Bingen (per fare un esempio) è l’occasione per ricordare il suo percorso spirituale profondamente incarnato in un’epoca afflitta dallo scisma dell’imperatore Federico Barbarossa che oppose tre antipapi al Papa legittimo, Alessandro III. La Santa visionaria di Dio, considerata una profetessa per avere denunciato nella sua epoca il male che si stava compiendo e per aver rivelato ai suoi contemporanei un orizzonte di speranza, è portatrice di "un messaggio che non dovremmo mai dimenticare". Questa frase dall’enunciato semplice nasconde una realtà complessa. Il "non dimenticare mai", il fare memoria, deriva dalla costruzione di una coscienza storica. Essa rappresenta per Benedetto XVI una volontà di articolare il presente al passato e al futuro. Solo questa articolazione è in grado di far fronte alla disumanizzazione del mondo a motivo della nostalgia e del progresso definito da Henri de Lubac "il dramma dell’umanesimo ateo". Essa non si limita al solo richiamo storico della spiritualità medievale. Così questa meditazione sulla santità femminile medievale non deriva da una gestione del passato ma al contrario da un modo di “superare il passato”. "Esempi di vita cristiana da imitare", queste agiografie non invitano a imitare un modello del passato, ma a esplorare le potenzialità del passato che sono in potenza realizzabili, vale a dire sempre in grado di realizzarsi qui e ora nella singolarità delle vite. È forse questa la ragione per cui il discorso sulla santità è anche sistematicamente incline a mostrare un forte uso del simbolo.
Il simbolo, all’origine oggetto che veniva diviso in due per ricordare il contratto che univa le due parti contraenti, è un modo di esprimere il rapporto di alleanza tra l’uomo e Dio. Le sante hanno tutte sperimentato in modo singolare l’arte suprema e divina di amare Dio nella persona di suo Figlio mediante la grazia dello Spirito Santo, definizione della mistica nel medioevo, che è partecipazione intima al mistero di Dio. Le catechesi sottolineano questa partecipazione unitiva al mistero d’amore e di conoscenza divina, fonte d’intelligenza per la teologia nel senso letterale del termine: la conoscenza di Dio. Per esempio, Benedetto XVI ricorre al simbolo del “filo d’oro” parlando della vita di Caterina da Genova, delle “rose” parlando della vita di Elisabetta d’Ungheria, dello “specchio” parlando della vita di Chiara d’Assisi, del “libro” parlando della vita di Margherita d’Oingt, del “ponte” parlando della vita di santa Caterina da Siena, e così via. Questi simboli, nella misura in cui esprimono con l’aiuto di un’immagine concreta il rapporto dell’uomo con il divino, sono ancora un modo per dire che cosa è la santità. L’uomo santo è l’uomo creato a immagine di Dio che è riuscito a ottenere tale somiglianza mediante l’esercizio della conoscenza e dell’unione con il divino, essendo l’uomo stato creato 'ad imaginem et similitudinem Dei'. Egli è, in questo contesto, un’immagine potenziale che l’agiografia ha ancora il compito di far realizzare. Le immagini agiografiche funzionano come operatori di conversione. Hanno come funzione quella di descrivere il movimento che porta l’anima alla somiglianza con Dio: lo specchio, la rosa, il filo d’oro, il libro sono vettori di questa operazione. Solo in questo senso è possibile parlare del modo in cui queste vite ci “toccano”, in altre parole di come esse raggiungono il futuro raggiungendoci, il passato che passa. Benedetto XVI esprime ciò in modo quasi sistematico alla fine della sue omelie. Se il messaggio delle sante ricordate nelle udienze resta dunque attuale è perché conserva una reale "forza di contemporaneità", in quanto le persone trovano in esse, "secondo la parola evangelica, nova et vetera, verità antiche e idee nuove", capaci di determinare le loro azioni. Azioni incessantemente sorrette dalla preghiera e dall’Eucaristia, tanto diverse come quelle condotte dalle figure sante. Questa forza di contemporaneità è anche molto vicina alla morale dell’azione descritta da Paul Ricoeur, "che consiste allo stesso tempo nel dotarsi di progetti determinati e modesti per impedire all’orizzonte di attesa di fuggire" e nel ritrovare le potenzialità non realizzate del passato. Il messaggio delle Sante è in effetti portatore di numerose virtualità che non si sono potute sviluppare nel passato e che non chiedono altro che di accadere. Benedetto XVI esorta così soprattutto le donne dei primi decenni del XXI secolo a essere “traghettatrici” divenendo esse stesse artefici di questo dispiegamento di vitalità spirituale. Proprio in questo ambito le sante possono veramente “insegnare” alle donne del XXI secolo come fare per "conoscere e amare Gesù Cristo e la sua Chiesa": non una ripetizione ma un “simile dissimile”.


Sylvie Barnay, L'Osservatore Romano