giovedì 26 gennaio 2012

'Il blog degli amici di Papa Ratzinger': ciò che manca nella nota della Santa Sede. Si minaccia di ricorrere al giudice solo in certi casi

di Raffaella

La nota di oggi della Santa Sede è la benvenuta anzi, direi, doverosa! Detto questo, dispiace che ancora una volta si sia deciso di farsi scudo con il Papa. L'affermazione "non bisogna dimenticare che il Governo della Chiesa ha al suo vertice un Pontefice di giudizio profondo e prudente, la cui dirittura al disopra di ogni sospetto garantisce la serenità e la fiducia che giustamente si attendono coloro che operano al servizio della Chiesa e i fedeli tutti" è assolutamente vera ma la domanda sorge spontanea: vale solo per Benedetto XVI o anche per tutti i suoi predecessori? Do' per scontato che valga per tutti e d'ora in poi mi comporterò di conseguenza citando sempre e comunque quella frase. Dispiace anche che si minacci solo in certi casi di "perseguire tutte le vie opportune, se necessario legali, per garantire l’onorabilità di persone moralmente integre e di riconosciuta professionalità, che servono lealmente la Chiesa". Mai e poi mai, nel famoso 2010, ho letto affermazioni e minacce del genere quando ad essere messo sotto accusa, vilipeso, diffamato ed oltraggiato era Benedetto XVI in persona. Eppure tante e tante volte abbiamo chiesto alla Santa Sede di tutelare il Papa con tutti i mezzi, anche legali. Che cosa ne abbiamo ricavato? Il silenzio, non certo religioso. In questa nota, così dura, manca però un elemento di fondamentale importanza. Si attaccano Nuzzi e la sua trasmissione ma non i prelati responsabili di avere diffuso una corrispondenza riservata e di avere parlato con i mass media. Piaccia o non piaccia, cari signori del Vaticano, Nuzzi è un giornalista e, come tale, fa semplicemente il suo lavoro, il suo dovere. Nel momento in cui viene in possesso di alcune lettere, è ovvio che ne faccia uso. Nel momento in cui strappa l'intervista di una "rana dalla bocca larga", è sacrosanto che la mandi in onda. La colpa di tutto ciò non è di Nuzzi! La responsabilità è di una Chiesa che non è unita e nella quale ci sono tantissimi prelati che passano il loro tempo a tramare alle spalle del prossimo. Chi ha dato le lettere al giornalista? Chi gli ha fornito informazioni sotto garanzia di anonimato? La nota se la prende con Nuzzi, ma io avrei preferito che si scrivesse a caratteri cubitali che chi, dentro la Chiesa, rema contro il Papa sarà scovato e punito in tempi rapidissimi. Pulizia, pulizia, pulizia! Provo un certo disagio nel leggere una nota del genere sapendo che non si è fatto nulla quando ad essere oltraggiato era il Papa. Piaccia o non piaccia, è ora di cambiare musica. Fuori la politica dalla Chiesa (a tutti i livelli), fuori i mercanti dal Tempio, meno attaccamento ai soldi e maggiore umiltà! Che ci siano tensioni interne, che non sono certo prerogativa del Pontificato di Papa Benedetto, è sotto gli occhi di tutti ed è inutile negarlo. Credo che siamo arrivati ad un punto di non ritorno. E' tempo di agire accelerando quella conversione dei cuore di cui ci parla spesso il Santo Padre.

Relazione del card. Bertone sul processo di elaborazione, pubblicazione e recezione dei documenti della Santa Sede in vista della riunione della Curia

Il metodo indicato è quello della Congregazione della Dottrina della Fede quando a capo vi era Joseph Ratzinger, oggi Benedetto XVI. Un metodo molto collegiale, che coinvolgeva personale del dicastero, consultori, e poi i Membri nella riunione della Feria IV. È il modello indicato da Tarcisio Bertone, Segretario di Stato vaticano, che il 28 gennaio, insieme al Papa, incontra i capi dicastero della Curia Romana per parlare del “Processo di elaborazione, pubblicazione e recezione dei documenti della Santa Sede”. La relazione del cardinale è stata già inviata ai dicasteri, in maniera da predisporre al confronto. Sono 14 pagine dense di puntualizzazioni fatte sulla base della legge della Chiesa e consigli pratici. Sembrano banalità. Ma non lo sono. Indicano la necessità della Curia di ri-organizzarsi. Bertone non rivendica il controllo. Chiede dialogo tra i dicasteri, collegialità. Ricorda come funziona la struttura della Chiesa. Richiama tutti alle proprie responsabilità. Lancia frecciate contro chi rema contro. E si interroga infine sulla recezione dei documenti, tema molto caro a Benedetto XVI, un discorso che “non va affrontato in maniera semplicistica”, perché “ciò che a prima vista possiede minore rilevanza per alcuni, è invece molto importante per i destinatari più immediati”. Lo sfondo è il “vortice sempre più frenetico dei mezzi di comunicazione”. E la domanda è duplice: “Quali strumenti potrebbero essere utili a veicolare presso l’opinione pubblica i contenuti di un documento”, con tutta la difficoltà “di far digerire testi lunghi, che nell’ottica di chi li produce sono destinati ad avere un impatto a lungo termine, non solo sui giornali del giorno seguente”. E poi, come mantenere la riservatezza sui contenuti, “un aspetto che dovrebbe accompagnare tutto il processo di redazione dei documenti, a garanzia della serietà del confronto tra le diverse istanze e coinvolte e della libertà da condizionamenti esterni”, quando “l’evoluzione delle recenti tecnologie di comunicazione sembra avere fatto dilagare una sorta di passione per le notizie minute del pettegolezzo ecclesiastico, che minano il prestigio della Santa Sede e giungono talora ad ostacolare il clima di fiducia tra i suoi diversi organismi”? Bertone chiede di interrogarsi su “come fronteggiare” quest’ultimo fenomeno. E sostiene che non sarebbe “positivo” restringere il numero di persone o istituzioni consultate. Come un dicastero deve elaborare un documento? Si comincia dalla progettazione, e tutti devono essere coinvolti: il personale del dicastero, ma anche i consultori e i membri. E ci si domanda anche se è solo il dicastero competente per quell’area, o se invece sia più opportuno un documento tra dicasteri. Dopodiché, si chiede al Papa “il nulla osta a procedere”. Poi, si passa alla fase della redazione. E qui le cose si complicano. A volte è necessario anche chiamare degli esperti, e, nota Bertone, “come tutti sappiamo, risulta difficile trovare, nella stessa persona, competenza circa la materia da esporre, fedeltà alla prospettiva del Magistero e padronanza del linguaggio dei testi della Santa Sede”. Allora la stesura del testo va seguita passo dopo passo, non basta commissionare la bozza, perché, nota il cardinale, “è sempre spiacevole trovarsi davanti a un lavoro già completato, magari prodotto con un lungo impegno (e gratuitamente) da parte di esperti e dover poi dire loro che purtroppo il contenuto non è utilizzabile. È invece più semplice intervenire in corso d’opera”. Vale per tutto, anche per i progetti di discorso del Papa, con l’“attenzione in più” di riflettere il modo di esprimersi del Papa, “essenziale, capace di trasmettere in maniera efficace anche tematiche complesse”.
Bertone chiede dialogo tra i vari dicasteri di Curia, perché “la pluralità di punti di vista che le diverse Congregazioni e Pontifici Consigli rappresentano è senz’altro una ricchezza, che deve essere valorizzata mediante una opportuna collaborazione”. Vanno senz’altro consultati la Congregazione per la Dottrina della Fede e il Pontificio Consiglio dei Testi Legislativi, ma anche la Segreteria di Stato, per coordinarsi con eventuali altri testi in preparazione, e per non “creare distonie tra messaggi e discorsi pontifici che si vanno svolgendo e contenuti dei documenti in fase di elaborazione”. La seconda sezione della Segreteria di Stato è sempre informata di documenti di rilevanza sociale e politica, per cui ha una specifica competenza, basti pensare alle rappresentanze presso le Organizzazioni Internazionali. Passano dalla seconda sezione della Segreteria di Stato i documenti del Pontificio Consiglio delle Comunicazioni Sociali e Giustizia e Pace. È passata da lì anche l’ultima riflessione, impropriamente definita nota, di Justitia e Pax sulla riforma del sistema finanziario internazionale. Una riflessione che aveva il valore di una pubblicazione di studi, e che dunque non doveva passare per l'avallo previo di Benedetto XVI, ma che comunque il Pontificio Consiglio aveva inviato in seconda sezione. Un dettaglio, questo, che non è stato considerato nelle varie ricostruzioni giornalistiche sulla vicenda.
Nella stesura di un documento di dicastero, tutti devono essere coinvolti, anche i Membri, la cui approvazione finale del documento è “un passaggio imprescindibile, che dovrà realizzarsi di norma mediante la convocazione della plenaria del dicastero”. E poi, il documento passa al Papa, che “dovrà avere il tempo di esaminare il testo, chiederne eventuali spiegazioni aggiuntive e infine comunicare la sua decisione in merito”. L’approvazione sottolinea che “i dicasteri non parlano per se stessi, ma in quanto chiamati a coadiuvare il Romano Pontefice nell’esercizio del suo supremo ufficio pastorale”. E poi la pubblicazione. Recentemente, la Segreteria di Stato ha inviato una circolare in cui si richiedeva che un documento pronto per la pubblicazione fosse inviato alla Segreteria di Stato, e da questa inviato alla Sala Stampa e agli altri organismi di comunicazione della Santa Sede. Questo perché ci sia “certezza della versione definitiva del documento” (Bertone nota il rischio che, dato che ormai si può intervenire sul testo all’ultimo momento, si possono creare “discrepanze” tra il testo inviato alla Sala Stampa e quello che la Segreteria di Stato invia alle nunziature, e chiede di limitare al più possibile la correzione di un testo dopo la sua pubblicazione) e anche perché così ci si possa coordinare per rendere noto il testo, evitando sovrapposizioni “con altre attività di rilievo del Sommo Pontefice”.

Andrea Gagliarducci, Korazym.org

Lombardi: trasmissione de 'La7' informazione faziosa verso il Vaticano e della Chiesa. Fiducia del Papa in mons. Viganò ma il Governatorato è corretto

Il direttore della Sala Stampa della Santa Sede, padre Federico Lombardi, ha commentato con una nota ufficiale la trasmissione televisiva "Gli intoccabili", di Gianluigi Nuzzi, andata in onda ieri sera su La7. La trasmissione televisiva, si legge nella nota diffusa nella tarda mattinata di oggi, "accompagnata dall'abituale contorno di articoli e commenti può essere oggetto di molteplici considerazioni, a cominciare dalla discutibilità del metodo e degli espedienti giornalistici con cui è stata realizzata, per continuare con l'amarezza per la diffusione di documenti riservati. Ma non è di questo che ora vogliamo principalmente parlare essendo oggi tutto ciò fin troppo abituale, sia come metodo generale, sia come stile di informazione faziosa nei confronti del Vaticano e della Chiesa Cattolica". "L'azione svolta da mons Viganò come segretario generale del Governatorato - la prima delle due considerazioni proposte dal gesuita - ha certamente avuto aspetti molto positivi, contribuendo ad una gestione caratterizzata dalla ricerca del rigore amministrativo, del risparmio e del raddrizzamento di una situazione economica complessiva difficile. Questi risultati, ottenuti durante la presidenza del card. Lajolo, sono chiari e non sono negati da nessuno. Una valutazione più adeguata - prosegue la nota - richiederebbe tuttavia di tener conto dell'andamento dei mercati e dei criteri degli investimenti nel corso degli ultimi anni, ricordare anche altre circostanze importanti, come i risultati notevolissimi dell'attività dei Musei Vaticani, con flusso accresciuto di pubblico e orari di apertura più ampi, ricordare le finalità non puramente economiche ma di supporto della missione della Chiesa universale da parte dello Stato della Città del Vaticano che sono motivo di spese anche notevoli, e così via. Alcune accuse poi - anche molto gravi - fatte nel corso della trasmissione, in particolare quelle nei confronti dei membri del Comitato Finanza e Gestione del Governatorato e della Segreteria di Stato di Sua Santità, impegnano la Segreteria di Stato stessa e il Governatorato a perseguire tutte le vie opportune, se necessario legali, per garantire l'onorabilità di persone moralmente integre e di riconosciuta professionalità, che servono lealmente la Chiesa, il Papa e il bene comune". "I criteri positivi e chiari - prosegue padre Lombardi - di corretta e sana amministrazione e di trasparenza a cui si è ispirato mons Viganò continuano certamente ad essere quelli che guidano anche gli attuali responsabili del Governatorato, nella loro provata competenza e rettitudine. E ciò è coerente con la linea di sempre maggiore trasparenza e affidabilità e di attento controllo sulle attività economiche su cui la Santa Sede è chiaramente impegnata, nonostante le difficoltà, come dimostrano anche le adesioni alle Convenzioni internazionali di cui si dà notizia - per casuale coincidenza - proprio quest'oggi". Per il portavoce vaticano "l'avvicendamento alla guida del Governatorato non intende certamente essere un passo indietro rispetto alla trasparenza e al rigore, ma un ulteriore passo avanti". Il Governatorato del Vaticano è stato presentato "in modo parziale e banale, esaltando evidentemente gli aspetti negativi", con il "facile risultato di presentare le strutture del governo della Chiesa non tanto come toccate anch’esse dalle fragilità umane – ciò che sarebbe facilmente comprensibile - quanto come caratterizzate in profondità da liti, divisioni e lotte di interessi". "La situazione generale del Governatorato non è così negativa come si è voluto far credere" e "tanta disinformazione non può certamente occultare il quotidiano e sereno lavoro in vista di una sempre maggiore trasparenza di tutte le istituzioni vaticane". "Non bisogna dimenticare - continua il portavoce vaticano - che il Governo della Chiesa ha al suo vertice un Pontefice di giudizio profondo e prudente, la cui dirittura al disopra di ogni sospetto garantisce la serenità e la fiducia che giustamente si attendono coloro che operano al servizio della Chiesa e i fedeli tutti". L'affidamento del compito di nunzio negli Stati Uniti a mons Viganò, conclude la nota, "uno dei compiti più importanti di tutta la diplomazia vaticana, data l’importanza del Paese e della Chiesa cattolica negli Stati Uniti, è prova di indubitabile stima e fiducia da parte del Papa".

TMNews

NOTA DEL DIRETTORE DELLA SALA STAMPA DELLA SANTA SEDE, PADRE FEDERICO LOMBARDI, A PROPOSITO DI UNA TRASMISSIONE TELEVISIVA

La Santa Sede aderisce e ratifica le convenzioni Onu contro il traffico di droga, contro il terrorismo e il crimine organizzato transnazionale

Ieri, la Santa Sede ha aderito, anche a nome e per conto dello Stato della Città del Vaticano, alla Convenzione internazionale per la repressione del finanziamento al terrorismo (New York 1999) e alla Convenzione delle Nazioni Unite contro il crimine organizzato transnazionale (Palermo 2000). Nello stesso tempo, la Santa Sede ha ratificato, anche in questo caso a nome e per conto della Stato della Città del Vaticano, la Convenzione delle Nazioni Unite contro il traffico illecito dei narcotici e delle sostanze psicotrope (Vienna 1988), che aveva già firmato nello stesso anno in cui venne adottata. “Il passo compiuto – sottolinea il segretario per i Rapporti con gli Stati, mons. Dominique Mamberti, in una nota esplicativa – vuole essere un ulteriore riconoscimento da parte della Santa Sede del fattivo impegno con cui la comunità degli Stati previene e combatte gravissime attività criminali transnazionali, di tragica attualità, attraverso appropriati strumenti di cooperazione internazionale”. Il presule cita la Lettera Apostolica in forma di ‘Motu Proprio’ di Benedetto XVI per la prevenzione ed il contrasto delle attività illegali in campo finanziario e monetario: “Molto opportunamente – scrive il Papa - la comunità internazionale si sta sempre più dotando di principi e strumenti giuridici che permettano di prevenire e contrastare il fenomeno del riciclaggio e del finanziamento del terrorismo. La Santa Sede approva questo impegno ed intende far proprie queste regole nell’utilizzo delle risorse materiali che servono allo svolgimento della propria missione e dei compiti dello Stato della Città del Vaticano”. “Le parole del Santo Padre – prosegue mons. Mamberti - ci ricordano che il terrorismo e la criminalità organizzata attentano alla dignità della persona umana e al bene comune in tutti i Paesi del mondo. È per tale motivo che, con il deposito degli anzidetti strumenti di adesione e di ratifica dei tre trattati sotto esame, la Santa Sede conferma la sua volontà ed il proprio impegno concreto ed efficace di collaborare con la Comunità internazionale in maniera coerente con la sua natura e missione, al fine di garantire la pace e la giustizia internazionale”. L’adozione di tali strumenti – osserva il segretario per i Rapporti con gli Stati – “riflette la determinazione di adeguare l’ordinamento interno ai più rigorosi parametri normativi concordati a livello internazionale, ed in particolare alle Raccomandazioni GAFI/FATF, quali criteri internazionali in materia di finanziamento del terrorismo e di antiriciclaggio”. Inoltre, questi cambiamenti – spiega - rendono la “già rigorosa” Legge vaticana contro il riciclaggio dei proventi di attività criminose e del finanziamento del terrorismo, “ancora più dettagliata, prevedendo, tra l’altro, strumenti di cooperazione internazionale più trasparenti e sanzioni più elevate per la violazione della legge. Queste innovazioni, insieme con i nuovi strumenti giuridici offerti dalle tre Convenzioni, che mirano a favorire un elevato livello di collaborazione tra i Tribunali dello Stato della Città del Vaticano e quelli di altri Stati, rendono la lotta contro il terrorismo, il riciclaggio, il narcotraffico nonché la criminalità organizzata transnazionale ancora più determinata”. “Tutto ciò, naturalmente – afferma mons. Mamberti - non pregiudicherà il diritto sovrano di ciascuno Stato di astenersi dalla propria collaborazione rispetto a procedimenti pendenti in altri ordinamenti, quando essi possano risolversi in forme di persecuzione individuale per ragioni politiche, religiose, etniche e simili. Nell’odierno contesto internazionale, marcato da gravissime e ripetute violenze per motivi religiosi, troppo spesso ai danni dei Cristiani, ritengo doveroso sottolineare che tali tipi di cooperazione internazionale in futuro potranno anche giovare a prevenire e contrastare dette gravi offese alla vita e alla libertà religiosa di ogni essere umano”. Tale passo – conclude il presule - "aiuta ancora una volta l’incontro fra la giustizia e la pace, menzionato nel Salmo 84, e la Santa Sede è lieta che ciò confermi la verità del suo impegno per il rispetto della dignità umana e la concordia fra le persone ed i popoli”.

Radio Vaticana

RATIFICA E ADESIONE DELLA SANTA SEDE A CONVENZIONI DELLE NAZIONI UNITE CONTRO LA CRIMINALITÀ INTERNAZIONALE

Il Papa: forte più che mai nella Chiesa tutta la necessità di operai del Vangelo, testimoni credibili e promotori di santità con la loro stessa vita

Questa mattina, nella Sala Clementina del Palazzo Apostolico Vaticano, il Santo Padre Benedetto XVI ha ricevuto in udienza i superiori e seminaristi del Pontificio Seminario Regionale Umbro Pio XI di Assisi, del Pontificio Seminario Regionale San Pio X di Catanzaro e del Pontificio Seminario Campano Interregionale di Napoli, in occasione del centenario di fondazione. Una elevata formazione accademica e un notevole arricchimento umano: è quanto, ha affermato il Papa nel suo discorso, hanno favorito sin dalla loro nascita, nel 1912, i Seminari regionali, opera di Papi quali San Pio X e Leone XIII e affidati alla direzione dei Gesuiti. Questa esperienza continua ancora assai opportuna e valida, nell’attuale contesto storico ed ecclesiale, ha sottolineato Benedetto XVI, dove questi seminari regionali e interdiocesani rappresentano una “efficace palestra” di comunione nell’unico servizio alla Chiesa di Cristo e una valida mediazione rispetto alle esigenze delle realtà locali, “evitando il rischio del particolarismo”. "Le vostre Regioni - ha osservato il Papa - sono ricche di grandi patrimoni spirituali e culturali, mentre vivono non poche difficoltà sociali". “Pensiamo”, ha detto, “ad esempio, all’Umbria, patria di San Francesco e di San Benedetto! Impregnata di spiritualità, l’Umbria è meta continua di pellegrinaggi”. "Al tempo stesso, questa piccola regione soffre come e più di altre la sfavorevole congiuntura economica. In Campania e in Calabria la vitalità della Chiesa locale, alimentata da un senso religioso ancora vivo grazie a solide tradizioni e devozioni, deve tradursi in una rinnovata evangelizzazione. In quelle terre, la testimonianza delle comunità ecclesiali deve fare i conti con forti emergenze sociali e culturali, come la mancanza di lavoro, soprattutto per i giovani, o il fenomeno della criminalità organizzata". ”Il contesto culturale di oggi – ha detto il papa – esige una solida preparazione filosofica-teologica dei futuri presbiteri”. “Non si tratta, solo di imparare le cose - ha spiegato, riprendendo la Lettera ai Seminaristi in conclusione dell’Anno Sacerdotale - ma di “conoscere e comprendere la struttura interna della fede nella sua totalità, che non è una somma di tesi, ma è un organismo, una visione organica, così che essa diventi risposta alle domande degli uomini”. Il Papa ha sottolineato quanto sia oggi “indispensabile” “l’armoniosa integrazione” tra il ministero, le sue “molteplici attività e la vita spirituale”, e ha parlato di “giusto equilibrio cuore intelletto, ragione e sentimento, corpo e anima”, di una integrità umana del sacerdote: "Sono queste le ragioni che spingono a prestare molta attenzione alla dimensione umana della formazione dei candidati al sacerdozio. È infatti nella nostra umanità che ci presentiamo davanti a Dio, per essere davanti ai nostri fratelli degli autentici uomini di Dio. Infatti, 'chi vuole diventare sacerdote, deve essere soprattutto un uomo di Dio', come scrive San Paolo al suo allievo Timoteo. Perciò la cosa più importante nel cammino verso il sacerdozio e durante tutta la vita sacerdotale è il rapporto personale con Dio in Gesù Cristo". Il Papa ha quindi ricordato ai seminaristi quanto disse loro il beato Giovanni XXIII, alle soglie del Concilio Vaticano II: “Il mondo aspetta dei Santi: questo soprattutto. Prima ancora che sacerdoti colti, eloquenti, aggiornati, si vogliono sacerdoti santi e santificatori”. “Queste parole – ha concluso il Papa - risuonano ancora attuali, perché forte più che mai è nella Chiesa tutta, come nelle vostre particolari regioni di provenienza, la necessità di operai del Vangelo, testimoni credibili e promotori di santità con la loro stessa vita. Possa ciascuno di voi rispondere a questa chiamata!”.

Radio Vaticana, SIR

UDIENZA AI PONTIFICI SEMINARI CAMPANO, CALABRO E UMBRO IN OCCASIONE DEL CENTENARIO DI FONDAZIONE - il testo integrale del discorso del Papa

Il Papa in Messico e a Cuba. Vescovi messicani: viene per darci speranza di fronte a un epoca così difficile, altre letture assolutamente arbitrarie

Il 1° luglio 2012 ci saranno le elezioni generali per scegliere il presidente della Repubblica, i 128 senatori e i 500 deputati delle camere in Messico. Soltanto quattro mesi prima Benedetto XVI si recherà nel Paese e, anche se i viaggi dei Pontefici non dipendono dei calendari elettorali delle diverse nazioni, è già scoppiato un accesso dibattito pubblico sul valore politico del viaggio apostolico. Ma i vescovi sono stati chiari: il Papa cerca solo di confermare nella fede il popolo cattolico. Joseph Ratzinger atterrerà a Guanajuato, nel centro del Messico, il prossimo 23 marzo (di pomeriggio, ora locale), giusto il giorno dopo la chiusura del registro dei candidati e poche ore prima dell’avvio della campagna elettorale. In Messico si fermerà fino lunedì 26, quando volerà verso Cuba dove terminerà il suo primo viaggio nell’America Latina di lingua spagnola. Nonostante il viaggio apostolico abbia avuto tutto il supporto del governo federale messicano, in materia logistica e organizzativa, diversi uomini politici hanno voluto interpretare appunto in chiave “politica” l’arrivo del vescovo di Roma. "Ci sono due cose che non si devono dimenticare in nessuna circostanza: primo, siamo, come dice la nostra legge, uno Stato laico; secondo, ci troviamo in un contesto elettorale. Non trasformiamo la visita del Pontefice in una visita elettorale", ha detto Porfirio Muñoz Ledo, uno dei principali collaboratori del candidato alla presidenza della Repubblica del partito di sinistra PRD (Partito della Rivoluzione Democratica), Andrés Manuel López Obrador. Intervistato da Vatican Insider, l’arcivescovo messicano di Puebla, Víctor Sánchez Espinosa, ha minimizzato la coincidenza tra il viaggio del successore di Pietro e le elezioni. "I tempi dei candidati, delle elezioni, non sono i tempi del Papa. Lui ha deciso di venire perché voleva farlo; che poi questa visita coincida con il momento elettorale è un’altra cosa e che alcuni cerchino di approfittare del viaggio è un’altra cosa ancora; credo che si tratti di tempi diversi. Quando il Santo Padre si reca in un paese non si mette certo a pensare se,in quel momento, ci siano o meno delle elezioni", ha detto l’arcivescovo. Sulla stessa lunghezza d’onda il vescovo ausiliare di Puebla, Eugenio Lira Rugarcía, il quale considera molto importante il fatto che il Pontefice stia viaggiando per confermare nella fede i cristiani. "Le altre letture - ha dichiarato - sarebbero assolutamente arbitrarie, perché il Papa non va per appoggiare un candidato o un partito né per fare proselitismo di nessun tipo. Se qualcuno osasse usare le sue parole, sarebbe fuori luogo; il Papa viaggia per un altro motivo, per darci una speranza di fronte all’epoca così difficile che sta vivendo il Messico". Per Víctor Sánchez il viaggio costituisce "una gioia" e una "grande notizia" per tutto il popolo, che sta vivendo un’epoca difficile a causa della violenza provocata dalle delinquenza organizzata, soprattutto al confine con gli Stati Uniti, ma anche in altri stati come la Baja California, Tamaulipas, Nuevo León, Michoacán e Guerrero. Il presule ha anche chiesto di considerare il problematico contesto sociale come un elemento di speranza per la Chiesa Cattolica che potrà contare sulla presenza del suo pastore universale. I cattolici del Messico, ha detto, sono impegnati nella "missione continentale" che coinvolge tutti i paesi dell’America Latina e che cerca di riconquistare le aree “acquisite” da altri gruppi religiosi come le “sette”, nel promuovere l’incontro con le famiglie e con le comunità e nel mostrare uno dei volti della Chiesa missionaria, semplice e preoccupata per le necessità della gente. "Abbiamo amato tantissimo Giovanni Paolo II, ma il Papa è una figura fondamentale a prescindere da chi in un certo momento ricopre quel compito. Ogni giorno sentiamo crescere l’interesse che c’è nel mondo per il messaggio di Benedetto XVI, anche da parte di persone che non sono cristiane. È questo che man mano va riconoscendo il popolo messicano. Non possiamo fare confronti confrontare, ma la figura del Papa è molto amata", ha indicato. "Le visite dei Papi - ha concluso - rappresentano momenti che ci fanno crescere come Chiesa, in questo caso come Chiesa del Messico. Ci fanno crescere nella vita di fede e nella vita familiare. Sì, Benedetto XVI ci lascerà il suo messaggio e la sua parola ci farà diventare più maturi e consapevoli".

Andrés Beltramo Álvarez, Vatican Insider

I misteri della finanza in Vaticano. Mons. Viganò al Papa: dal mio trasferimento smarrimento in chi ha creduto di risanare situazioni di corruzione

"Corruzione". La parola è sinonimo di malaffare e degrado morale. Ma se a pronunciarla è un altissimo prelato vicino al Papa, come ha rivela ieri sera "Gli intoccabili", il programma d'inchiesta del giornalista Gian Luigi Nuzzi che va in onda su La7, allora vengono i brividi. Il suo nome: Carlo Maria Viganò, fino a qualche mese fa segretario generale del Governatorato del Vaticano, la struttura che gestisce gli appalti e le forniture del più piccolo e potente Stato della Terra. "Corruzione" è proprio il termine che quel monsignore usa per descrivere in una clamorosa lettera a Benedetto XVI l'incredibile situazione che si è trovato davanti dopo aver assunto nel luglio del 2009 il delicatissimo incarico. Una bomba sganciata nelle stanze del potere vaticano il 27 marzo del 2011, nell'estremo tentativo di sventare una manovra di corridoio che culminerà con la sua rimozione. "Un mio trasferimento provocherebbe smarrimento in quanti hanno creduto fosse possibile risanare tante situazioni di corruzione e prevaricazione", scrive Viganò al Papa. Facendo capire a Joseph Ratzinger di non essere affatto isolato: "I cardinali Velasio De Paolis, Paolo Sardi e Angelo Comastri conoscono bene la situazione". La storia ricostruita da "Gli intoccabili" ha tutti gli ingredienti di un noir di prim'ordine. Trame misteriose, colpi di scena, testimonianze sconvolgenti. È un terremoto senza precedenti, che fa tremare i vertici delle gerarchie ecclesiastiche. Tutto comincia nel maggio del 2009, quando il Papa decide di affidare la gestione degli appalti al card. Giovanni Layolo e a mons. Viganò, che sostituiscono rispettivamente il card. Edmund Casimir Szoka e mons. Renato Boccardo nei ruoli di presidente e segretario generale del Governatorato. Quella struttura è un buco nero: nel 2009 perde 8 milioni di euro. Cifra apparentemente modesta, ma estremamente significativa se rapportata alle dimensioni dello Stato Vaticano. "Non avrei mai pensato di trovarmi davanti a una situazione così disastrosa", rivela Viganò in un altro scioccante appunto inviato a Papa Ratzinger nella scorsa primavera. Definendola "inimmaginabile", e per giunta "a tutti nota in Curia". Dal pentolone che ha scoperchiato salta fuori l'inverosimile. I servizi tecnici sono un regno diviso in piccoli feudi. In Vaticano opera una cordata di fornitori che non fanno praticamente gare: dentro le mura dello Stato della Chiesa lavorano sempre le stesse ditte, a costi doppi rispetto all' esterno anche perché non esiste alcuna trasparenza nella gestione degli appalti di edilizia e impiantistica. Insomma, una moderna fabbrica di San Pietro che ingoia denaro a ritmi ingiustificati, come dimostra il conto astronomico che viene presentato per il presepe montato nel Natale 2009 a Piazza San Pietro: 550mila euro. Non bastasse, c'è una situazione finanziaria allucinante: le casse del Governatorato subiscono perdite del 50-60%. Per tamponarla, spiega Viganò, la gestione dei fondi è stata affidata a un "comitato finanza e gestione composto da alcuni grandi banchieri, i quali sono risultati fare più il loro interesse che i nostri". Racconta il monsignore che una sola operazione finanziaria nel dicembre 2009 ha mandato in fumo due milioni e mezzo di dollari. Ma chi fa parte di questo comitato? Nuzzi fa i nomi di quattro pezzi da novanta della finanza italiana. Quelli di Pellegrino Capaldo, Carlo Fratta Pasini, Ettore Gotti Tedeschi e Massimo Ponzellini. Capaldo è l' ex presidente della Banca di Roma: banchiere cattolico apprezzatissimo anche al di fuori degli ambienti ecclesiastici, è attualmente il proprietario della casa vinicola Feudi di San Gregorio. Fratta Pasini è il presidente del Banco popolare. Gotti Tedeschi, consigliere di amministrazione della Cassa depositi e prestiti, la banca del Tesoro italiano, nonché consigliere della Fondazione San Raffaele di don Luigi Verzé, è il banchiere poi scelto da Papa Ratzinger per guidare lo Ior. Ponzellini è l'ex presidente della Banca popolare di Milano, ma ha ricoperto in passato anche molti incarichi in società del Tesoro, come il Poligrafico dello Stato. Viganò prende l'incarico maledettamente sul serio. La sua scure colpisce dappertutto: non risparmia nemmeno il conto del famoso presepe, tagliato d'emblée di 200 mila euro, né la gestione dei giardini, uno dei capitoli più problematici. Il risultato è che il bilancio del Governatorato passa da un deficit di 8 milioni a un utile di 34,4 milioni nel giro di un anno. Ma tanto rigore non gli vale un encomio. Anzi, per lui cominciano i guai. "Viganò si è fatto un sacco di nemici e quei nemici si stanno muovendo nell' ombra per fargliela pagare", è il commento de "Gli intoccabili". Fatto sta che su Il Giornale escono alcuni articoli non firmati, nei quali è contenuto un segnale preciso: il segretario generale del Governatorato ha praticamente le ore contate. Ed è proprio quello che accade. Il Segretario di Stato Tarcisio Bertone lo solleva dall' incarico, e la decisione fa saltare anche la nomina a cardinale che gli sarebbe stata promessa. Tanto per cambiare la rimozione avviene con il solito meccanismo del "promoveatur ut amoveatur". Viganò viene nominato Nunzio apostolico della Santa sede negli Stati Uniti e spedito a Washington. Incarico prestigiosissimo, anche se a 7.228 chilometri di distanza. A nulla serve l' appello disperato e diretto a Papa Ratzinger. Che anzi si rivela un errore, perché scavalcando Bertone ottiene semmai l'effetto contrario. Ma Viganò non digerisce affatto la decisione e inizia una corrispondenza infuocata con il Segretario di Stato. Lettere nelle quali rivendica il risanamento ottenuto "eliminando la corruzione ampiamente diffusa", e chiede di essere messo a confronto con i suoi accusatori in un processo "ai sensi del canone 220 del Codice di Diritto Canonico". Senza limitarsi alle generiche affermazioni, riferisce il servizio de "Gli intoccabili", punta pure il dito su un personaggio che ritiene abbia avuto un ruolo nella vicenda che lo riguarda: Marco Simeon. Figlio di un benzinaio di Sanremo, è uno degli animatori della cooperativa sociale "Il Cammino", fornitrice di fiori del Papa. Considerato molto vicino a Bertone, è autore di una carriera fulminea, per gli standard italiani. Prima a Capitalia, la ex Banca di Roma di Cesare Geronzi, banchiere con altissime aderenze vaticane. Quindi a Mediobanca, come capo delle relazioni istituzionali, sempre al seguito di Geronzi. Infine alla Rai, dove a quello stesso incarico aggiunge la direzione di Rai Vaticano. Interpellato da Nuzzi, risponde con una risata: "Non ne so assolutamente niente". E forse questo è solo l'inizio.

Sergio Rizzo, Corriere della Sera

Nuzzi e i misteri del Vaticano: Privilegi e corruzione

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Il calendario delle celebrazioni del Papa da febbraio ad aprile: dal Concistoro per i nuovi cardinali e i nuovi Santi ai riti della Settimana Santa

Il Concistoro per la creazione dei nuovi cardinali, il viaggio apostolico in Messico e a Cuba, i riti della Settimana Santa: sono questi i principali impegni del Papa nei mesi da febbraio ad aprile, come riferisce il calendario delle Celebrazioni Liturgiche presiedute da Benedetto XVI diffuso oggi dalla Sala Stampa della Santa Sede. Giovedì 2 febbraio, alle 17.30 nella Basilica vaticana, i Vespri con i religiosi e le religiose per la Giornata della Vita consacrata. Sabato 18, alle 10.30 in San Pietro, il Concistoro ordinario pubblico per la creazione di nuovi cardinali e per il voto su alcune cause di canonizzazione, seguito la mattina di domenica 19 alle 9.30 dalla Santa Messa con i nuovi porporati. Il 22 febbraio, Mercoledì delle Ceneri, la 'Statio' quaresimale dalla Basilica di Sant’Anselmo a quella di Santa Sabina, dove il Papa celebrerà la Messa con l’imposizione delle Ceneri. Da domenica 26 febbraio a sabato 3 marzo tutto si ferma per gli Esercizi spirituali della Curia romana. Quindi domenica 4 marzo Benedetto XVI andrà in visita alla parrocchia romana di San Giovanni Battista de La Salle al Torrino, dove alle 9.30 presiederà la Santa Messa. Altra celebrazione nella città di Roma sabato 10 marzo, quando il Papa presiederà i Vespri nella Basilica di San Gregorio al Celio in occasione della visita dell’arcivescovo di Canterbury, Rowan Williams. Il mese verrà chiuso dal primo e atteso viaggio apostolico internazionale dell’anno, quando dal 23 al 29 marzo il Papa volerà oltreoceano verso il Messico e Cuba. Gli appuntamenti fissati del calendario arrivano a includere i consueti impegni della Settimana Santa, che inizierà con la Celebrazione della Domenica delle Palme, il 1° aprile alle 9.30, proseguiranno con la Messa del Crisma, che Benedetto XVI presiederà alle 9.30 del Giovedì Santo in San Pietro, e quindi con la solenne Messa in Coena Domini, che il pomeriggio stesso, alle 17.30, avrà luogo in San Giovanni in Laterano. Due gli impegni papali per il Venerdì Santo, 6 aprile: alle 17.00 la Celebrazione della Passione del Signore nella Basilica Vaticana, quindi alle 21.15 il rito della Via Crucis al Colosseo. La Veglia Pasquale nella Notte Santa, sabato 7, inizierà invece alle 21.00, sempre nella Basilica petrina, mentre il giorno dopo, alle 10.15 in Piazza san Pietro, sarà la volta della solenne Messa del giorno di Pasqua, conclusa a mezzogiorno dalla Benedizione Urbi et Orbi, che Benedetto XVI impartirà dalla Loggia centrale della Basilica.

Vatican Insider, Radio Vaticana

CALENDARIO DELLE CELEBRAZIONI PRESIEDUTE DAL SANTO PADRE BENEDETTO XVI (FEBBRAIO-APRILE 2012)

A maggio verranno presentate le linee guida della CEI contro i casi di pedofilia del clero. Nel 2015 a Firenze il Convegno Ecclesiale Nazionale

Il Consiglio permanente della CEI riunito in questi giorni a Roma ha discusso oggi delle linee guida della Conferenza Episcopale per i casi di abuso sessuale nei confronti di minori commessi dai sacerdoti. Lo rende noto il portavoce della CEI don Domenico Pompili in una nota. ''Si è sollecitato un rinnovato impegno da parte della comunità ecclesiale - spiega la nota -, chiamata ad affrontare la questione in spirito di giustizia, avendo premura in primo luogo per le vittime degli abusi e curando in particolare la formazione dei futuri sacerdoti e religiosi''. Sarà la Segreteria Generale della CEI, dopo l'Assemblea generale dei vescovi del prossimo maggio, a ''presentare nel dettaglio in una conferenza stampa le suddette linee guida, rispondendo in tal modo alla precisa richiesta formulata dalla Santa Sede a tutte le Conferenze Episcopali del mondo''. Il Consiglio Permanente ha poi stabilito che il tema principale della prossima Assemblea generale dei vescovi sarà la formazione de ''Gli adulti, maturi nella fede e testimoni di umanità''', mentre il Convegno Ecclesiale Nazionale di metà decennio si celebrerà a Firenze nel 2015.

Vatican Insider

Se la fede interpella gli adulti