venerdì 6 gennaio 2012

Vescovo di Boston: la nostra Chiesa non potrà mai dimenticare la crisi per gli abusi del clero, saremo sempre concentrati sulla protezione dei bambini

"La nostra Chiesa non potrà mai dimenticare la crisi subita per gli abusi sessuali perpetrati dal clero. I giorni traumatici e dolorosi che abbiamo vissuto dieci anni fa ci hanno giustamente spinto ad affrontare la questione con onestà e a mettere in atto molti necessari cambiamenti. Saremo sempre concentrati sulla protezione dei bambini con la massima serietà e attenzione. Siamo una Chiesa chiamata alla missione. Mentre continueremo sempre ad avere cura delle vittime e a rendere la Chiesa l'ambiente più sicuro per tutti, guardiamo al futuro con la fiducia che Dio porterà del bene da questa situazione e offrirà speranza e guarigione a tutte le persone colpite da questa crisi". È questo uno dei principali passaggi di un documento contenente alcune riflessioni che il cardinale arcivescovo di Boston, Sean Patrick O'Malley, ha indirizzato alla comunità ecclesiale il 4 gennaio, in occasione dei dieci anni dalla scoperta di una serie di abusi sessuali perpetrati su minori da parte del clero dell'arcidiocesi. Il documento, dal titolo "Ten Years Later-Reflections on the Sexual Abuse Crisis in the Archdiocese of Boston", è accompagnato da una lettera nella quale viene riassunta la questione, sottolineando come un decennio fa "un problema con la storia, più profondo di quanto si sarebbe potuto immaginare, è esploso nella comunità ecclesiale". Come Chiesa, si aggiunge, "non potremo mai dimenticare e mai lo faremo, il trauma e il senso di repulsione nell'aver appreso che per decenni i bambini sono stati oggetto di abusi sessuali che hanno devastato le loro vite e quelle dei propri familiari. Dobbiamo continuare a esprimere la nostra profonda tristezza e contrizione per come abbiamo fallito nei confronti di coloro che ci erano stati affidati alla nostra sollecitudine". Nella lettera si pone poi l'accento sull'opera del personale specializzato nell'assistenza psicologica che ha consentito di formare volontari e di portare avanti efficaci programmi di protezione per i minori all'interno delle parrocchie, delle scuole e delle agenzie per la fornitura di servizi sociali. "Questi volontari dediti - si evidenzia - hanno speso innumerevoli ore nel formare adulti nel territorio dell'arcidiocesi affinché i programmi di protezione dei minori 'fossero sempre e ovunque' nella vita della Chiesa". Il documento, nel ribadire l'impegno per la protezione dei minori, offre a tale riguardo un quadro degli interventi effettuati. Oltre 150.000 tra catechisti e volontari, in particolare, sono stati finora impegnati nei corsi di formazione, che "attraverso la loro dedizione hanno permesso di rendere le parrocchie e le scuole luoghi sicuri per consentire ai bambini di crescere nella fede e nell'amore di Dio". Inoltre, attraverso l'Office of Pastoral Support and Outreach dell'arcidiocesi sono stati organizzati incontri con oltre un migliaio di vittime degli abusi e i loro familiari. Infine, oltre 7 milioni di dollari sono stati spesi in servizi di assistenza.

L'Osservatore Romano

Tra i nuovi porporati John Tong Hon: una conferma del ruolo 'ponte' di Hong Kong fra Pechino e la Santa Sede, i cui rapporti sono al minimo storico

Esperti della Chiesa in Cina affermano che la nomina a cardinale di John Tong Hon (foto), vescovo di Hong Kong, è un’ulteriore riconoscimento per la diocesi ad agire come Chiesa-ponte fra la Cina e il Vaticano. Mons. Tong Hon è il terzo vescovo della diocesi a divenire cardinale, dopo il defunto card. John Baptist Wu e il card. Joseph Zen. Mons. Tong, 72 anni, è un veterano nelle relazioni fra Cina e Vaticano. Egli è stato ordinato vescovo il 9 dicembre 1996; nominato coadiutore di Hong Kong il 30 gennaio 2008 e installato vescovo della diocesi il 15 aprile 2009. La sua Ordinazione sacerdotale è avvenuta il 6 gennaio 1966, nel giorno dell’Epifania, la stessa festa, come oggi, in cui è stato annunciata la nomina a cardinale da Benedetto XVI. Mons. Tong Hon sarà l’unico cardinale cinese “elettore”, che potrebbe eleggere un nuovo Papa in caso di conclave. Il card. Zen, vescovo emerito, compirà 80 anni il 13 gennaio e perciò non potrà più votare per raggiunti limiti di età. Lo stesso vale per il card. Paul Shan, arcivescovo emerito di Kaohsiung (Taiwan) ormai in pensione, che ha 90 anni. Padre Gianni Criveller, Pime, un esperto del cristianesimo in Cina, ha detto ad AsiaNews che la nomina a cardinale di mons. Tong è una buona notizia per la diocesi di Hong Kong e mostra la sua importanza nelle relazioni fra la Cina e la Santa Sede. “Cina e Santa Sede – ha detto Criveller - saranno senz’altro contenti di avere mons. Tong nel lavoro sui rapporti fra Cina e Vaticano, grazie anche alle sue caratteristiche di morbidezza e con senso accomodante”. Egli ha però aggiunto di non sapere se questa nomina avrà un impatto significativo per poter risolvere le questioni spinose legate al rapporto Pechino-Santa Sede, dato che mons. Tong Hon è un uomo che difende i principi della Chiesa, proprio come fa il card. Zen. Sulla via della normalizzazione dei rapporti fra Santa Sede e Cina, ha precisato, “non si può esagerare l’importanza del ruolo di Hong Kong, perché tutte le decisioni sono prese a Roma. Ma Hong Kong è una ‘Chiesa-ponte e un punto di incontro fra le due parti”. Kwun Ping-hung, un altro esparto sulle relazioni Cina-Vaticano, ha detto che la nomina di un cardinale per Hong Kong riafferma il ruolo che la diocesi ha per i rapporti Cina-Santa Sede e per la Chiesa in Cina. La nomina può essere vista come “l’offerta di un gesto sincero verso la parte cinese”, nonostante i fatti recenti avvenuti fin dalla fine del 2010, che hanno gettato i rapporti fra Pechino e la Santa Sede al loro livello più basso. Kwun spera che la nomina di un nuovo cardinale cinese possa aiutare a risolvere e superare il punto morto in cui sono ora le relazioni fra la Cina e la Santa Sede.

Annie Lam, AsiaNews

Mons. Betori: profonda gratitudine al Papa per la nomina a cardinale, gesto di benevolenza per la mia persona ma anche per la Chiesa di Firenze

''Nel momento in cui viene resa nota la volontà del Papa Benedetto XVI di annoverarmi nel Collegio cardinalizio, esprimo profonda gratitudine al Santo Padre per questo gesto di benevolenza, che sento rivolto non solo alla mia persona, ma anzitutto alla Chiesa fiorentina e alla città di Firenze, come riconoscimento della loro gloriosa tradizione di fede e di cultura''. Così l'arcivescovo di Firenze, mons. Giuseppe Betori (foto), ha commentato l'annuncio del Pontefice all'Angelus. ''Ciò che esteriormente può apparire come un onore, significa in realtà un legame ancora più stretto - ha aggiunto il futuro cardinale - di comunione nella fede e nella carità con la Sede di Roma e un ulteriore rafforzamento dell'impegno alla fedeltà e alla collaborazione con il ministero del Successore di Pietro''. Mons. Betori ha voluto ricordare anche il suo illustre predecessore, il card. Elia Dalla Costa, di cui poche settimane fa è stato ricordato il 50° anniversario della morte, e con le sue parole ha detto che la porpora "mi ripeterà perennemente, con insistente voce, 'ama il tuo prossimo e soprattutto ama il popolo fiorentino che è il popolo tuo'". A nome dell'arcidiocesi di Firenze la nomina a cardinale di Betori è stata commentata anche dal vescovo ausiliare, mons. Claudio Maniago: "Accogliamo con gratitudine questa significativa designazione che lega ancor di più il nostro arcivescovo, e con lui tutta la diocesi fiorentina, al Santo Padre e al suo ministero universale".

Adnkronos, Firenze Today

Ritornare al diritto, riguardare alla fede: la linea di Benedetto XVI nel decidere le 22 nomine cardinalizie. Un profilo dei nuovi cardinali

“La persona umana è l’essenza del diritto”. Le parole di Antonio Rosmini furono citate da Benedetto XVI in occasione del 25° anniversario della promulgazione del Codice di Diritto Canonico. “Lo Ius Ecclesiae – proseguiva il Papa – non è solo un insieme di norme prodotte dal Legislatore ecclesiale. È in primo luogo la dichiarazione autorevole dei doveri e dei diritti che si fondano nei sacramenti e che sono quindi nati dall’istituzione di Cristo stesso”. Parole che, prima di Benedetto XVI, erano state pronunciate quasi con gli stessi termini da Francesco Coccopalmerio, presidente del Pontificio Consiglio dei Testi Legislativi. Coccopalmerio, dal prossimo 18 febbraio, sarà cardinale. E la sua nomina è un segnale: il diritto, per Benedetto XVI, è importantissimo. Di più: vuole che la Chiesa ritorni a guardare al Diritto Canonico. Il Papa lo aveva detto nella Lettera alla Chiesa d’Irlanda scossa tra gli abusi che “Il programma di rinnovamento proposto dal Concilio Vaticano II fu a volte frainteso e in verità, alla luce dei profondi cambiamenti sociali che si stavano verificando, era tutt’altro che facile valutare il modo migliore per portarlo avanti. In particolare, vi fu una tendenza, dettata da retta intenzione ma errata, ad evitare approcci penali nei confronti di situazioni canoniche irregolari”. Ritornare al diritto, riguardare alla fede. E’ questa la linea che Benedetto XVI ha seguito nel decidere le 22 nomine cardinalizie del Concistoro del prossimo 18 febbraio. Con una decisione irrituale, lo ha comunicato un po’ prima del canonico mese di anticipo. Alcune nomine erano scontate, d’ufficio. Altre meno. Ma segnalano un Collegio cardinalizio in movimento. E per la prima volta composto in maggioranza da nomine ratzingeriane. E’ sempre su questa linea che viene imposta la berretta rossa anche a Antonio Maria Vegliò, presidente del Pontificio Coniglio per i Migranti. La Santa Sede è di recente entrata come Stato membro nell’Organizzazione Internazionale per le Migrazioni, e fare Vegliò cardinale dà il segnale del peso che si vuole dare all’argomento. Vegliò, diplomatico di professione, ma con solida formazione giuridica, sarà una presenza importante e avrà un peso nelle rappresentanze diplomatiche della Santa Sede. Rappresentanze che punteranno sempre più sul diritto internazionale, piuttosto che sulla diplomazia. Sarà cardinale Joao Braz de Aviz, prefetto della Congregazione per gli Istituti Religiosi. Focolarino, ottimo terzino sinistro quando era giovane, miracolato (vive con 130 pallini di piombo disseminati per il corpo, ricevuti in uno scontro a fuoco in cui si era trovato per caso in mezzo), quando era arcivescovo di Brasilia ha dato grande spazio ai movimenti. Diceva loro: “Se voi dei carismi più grandi mortificate e annullate i carismi più piccoli perché avete come solo criterio quello di allargarvi e di prendere più spazio, questo non è da Dio”. Ora si trova a dover riconquistare la figura dei religiosi, e allo stesso tempo andare avanti con le ispezioni ai religiosi, in particolare negli Stati Uniti. Riguardo la Teologia della Liberazione, ricorda che “alcuni gruppi a quel tempo più spinti su quella linea si sono trasformati in Ong con molti soldi, uscendo dalla Chiesa. Dicevano di voler cambiare la Chiesa, poi la fede è venuta meno, ed è rimasta la sociologia. Eppure rimango convinto che in quella vicenda è passato comunque qualcosa di grande per tutta la Chiesa”. Poi, ci sono le nomine scontate: Fernando Filoni, prefetto di Propaganda Fide, fino allo scorso anno sostituto alla Segreteria di Stato; Domenico Calcagno, presidente dell’APSA, amatissimo nella diocesi di Savona, dove è stato vescovo; Giuseppe Versaldi, presidente della Prefettura degli Affari Economici della Santa Sede, che Bertone avrebbe voluto arcivescovo di Torino; Giuseppe Bertello, presidente del Governatorato dello Stato della Città del Vaticano; e poi ancora, lo statunitense Edwin F. O’Brien, Pro-gran Maestro dell’Ordine equestre del Santo Sepolcro, e lo spagnolo Santos Abril y Castello, la cui nomina ad arciprete della Basilica Papale di Santa Maria Maggiore è stata considerata un segnale lanciato al card. Angelo Sodano, decano del Collegio cardinalizio, che da Segretario di Stato ebbe con lui dei dissapori per il suo operato in Argentina. E poi, Monteiro de Castro, appena ieri nominato Penitenziere Apostolico, che come nunzio in Spagna si è fatto valere trattando con il governo Zapatero, in particolare per quanto riguardava la spinosa questione del finanziamento alla Chiesa Cattolica, in discussione dopo il Family Day spagnolo che poco era piaciuto ai socialisti di Spagna. Non c’è, invece, Rino Fisichella, presidente del Pontificio Consiglio per la Promozione della Nuova Evangelizzazione. Fuori dall’Europa, si guarda in Cina. Il card. Joseph Zen, vescovo di Hong Kong, un eroe per la sua opposizione al regime cinese (pochi giorni fa il suo ultimo sciopero della fame, per protestare contro il governo che aveva rifiutato il ricorso della Chiesa contro una legge sugli aiuti di Stato alle Chiesa che ha “seriamente danneggiato le Chiese cattoliche") e molto ascoltato in Vaticano (il Papa gli ha affidato le preghiere della Via Crucis del 2008) farà presto 80 anni. Prenderà il suo posto John Tong Hon, subentrato a Zen come arcivescovo di Hong Kong. Una nomina “più diplomatica”, dicono gli osservatori. Nonostante gli ultimi scontri, la linea di Benedetto XVI è quella di un dialogo con il governo cinese e l’Associazione Patriottica, la “Chiesa ufficiale” di Cina, i cui vescovi sono nominati dal governo. Che la berretta rossa a Tong vada in questa direzione è testimoniata da un fatto. Nel 1985, a Shanghai, Jin Luxian fu messo sotto pressione per accettare una ordinazione illecita a vescovo ausiliare di Shanghai da parte delle autorità cinesi. In pochi dentro e fuori Shanghai credevano che sarebbe stato possibile per Jin rimanere cattolico se avesse accettato l’ordinazione. Ma allo stesso tempo, Jin temeva che se non avesse accettato, non solo il seminario di Shanghai sarebbe stato messo a rischio, ma il suo rifiuto avrebbe aperto a qualcuno più accomodante nei confronti del governo. Così accettò, sperando in un appoggio da Roma. E l’appoggio arrivò: John Tong (allora religioso) e Laurence Murphy, quest’ultimo intermediare informale e consulente del Vaticano negli Affari Cinesi, parteciparono all’ordinazione, con il tacito consenso di Giovanni Paolo II. Altri nomi: Rainer Maria Woelki, nuovo arcivescovo di Berlino, Thomas J. Collins (Toronto), Willem Eijk (Utrecht), Timothy Dolan (New York), George Alencherry (arcivecovo Ernakulam‑Angamaly dei Siro-Malabaresi, India), Dominik Duka (Praga). E poi Giuseppe Betori, arcivescovo di Firenze. Salta un altro turno invece Cesare Nosiglia, arcivescovo di Torino. Mentre non c’è, tra i nominati, il futuro Patriarca di Venezia. O sarà già un cardinale, o dovrà aspettare il prossimo Concistoro. Nota a margine, ma molto importante: sono quattro i cardinali non elettori, e tre di questi sono studiosi. Prosper Grech, consultore della Congregazione della Dottrina della Fede, esperto di Vangeli apocrifi (sue alcune consulenze a Benedetto XVI sul prossimo volume su Gesù, che sarà dedicato ai Vangeli dell'Infanzia), che ha recentemente pubblicato con la Libreria Editrice Vaticana "Signore insegnaci a pregare"; Joseph Becker, teologo dogmatico, professore della Gregoriana, Julien Reis, 91 anni tutti dedicati allo studio dell'homo religiosus. L'ultimo non elettore è Lucien Muresan, arcivescovo maggiore di Făgăraş e Alba Iulia dei Romeni (Romania).

Andrea Gagliarducci, Korazym.org

Come cambiano gli equilibri all'interno del Collegio cardinalizio con la prossima creazione di 22 porporati. Per il momento sono 125 gli elettori

Sarà il quarto Concistoro di Joseph Ratzinger quello che si svolgerà sabato 18 febbraio. Proprio oggi compie 80 anni il cardinale portoghese José Saraiva Martins. Scende così a 107 il numero di cardinali che, con meno di 80 anni, hanno diritto ad entrare nel Conclave che verrebbe convocato per eleggere il nuovo Papa. Con l'annuncio della creazione di 18 nuovi cardinali 'elettori', sale dunque temporaneamente a 125 il numero del sacro Collegio e, fino all'ottantesimo compleanno di altri cinque porporati, viene superata di cinque unità la soglia fissata da Paolo VI. Con il Concistoro annunciato oggi dal Papa i cardinali nominati da Benedetto XVI che entreranno nel Conclave salgono a 63 e superano di un'unità i porporati nominati nel corso del lungo Pontificato del suo predecessore Giovanni Paolo II. Sono ormai tutti ultraottantenni, invece, i quattro cardinali nominati da Paolo VI. Il Collegio cardinalizio è ora composto da 67 cardinali europei, 37 americani (15 da Usa e Canada, 22 dall'America latina), 11 africani, 9 asiatici, un porporato dall'Oceania, per un totale di 125 cardinali 'elettori'. Sommando gli 89 porporati ultraottantenni che non entrano in Conclave, sono 214 i 'principi della Chiesa'. Più specificamente, nel Conclave, dopo il Concistoro del 18 febbraio, l'Italia avrebbe la maggioranza relativa dei voti con 30 cardinali elettori. Seguirebbero Stati Uniti (12), Germania e Brasile (6), Spagna (5), Francia, Polonia, Messico e India (4), Canada (3), Svizzera, Gran Bretagna, Portogallo, Repubblica ceca, Argentina e Nigeria (2), Irlanda, Ungheria, Ucraina, Austria, Belgio, Bosnia Erzegovina, Lituania, Croazia, Slovenia, Paesi Bassi, Colombia, Cile, Venezuela, Honduras, Guatemala, Repubblica domenicana, Cuba, Perù, Bolivia, Ecuador, Ghana, Tanzania, Sud Africa, Sudan, Senegal, Kenya, Egitto, Guinea, Repubblica democratica del Congo, Filippine, Viet Nam, Indonesia, Cina, Sri Lanka e Australia (1).

TMNews

Gli auguri del Papa alle Chiese Orientali per il Natale e la Giornata missionaria dei bambini: il vostro cuore sia aperto al mondo come quello di Gesù

Dopo la recita dell’Angelus e l'annuncio del Concistoro, il Pontefice ha rivolto “i più cordiali auguri alle Chiese Orientali che, secondo il calendario giuliano, domani celebreranno il Santo Natale. Ogni famiglia ed ogni comunità sia colma della luce e della pace di Cristo Salvatore!”. Ha ricordato, inoltre, che l’Epifania è “anche la Giornata missionaria dei bambini, promossa dalla Pontificia Opera della Santa Infanzia. Bambini di tutto il mondo, riuniti in gruppi, si formano ad una sensibilità missionaria e sostengono tanti progetti di solidarietà per i loro coetanei”. “Il vostro cuore – ha detto rivolgendosi a bambini e ragazzi - sia aperto al mondo, come il cuore di Gesù, ma siate anche attenti a chi vive accanto a voi, sempre pronti a dare una mano”. Infine, nei saluti plurilingue, in polacco un pensiero ai partecipanti dei Cortei dei Magi che oggi attraversano le città della Polonia e, in italiano, a quanti danno vita al corteo storico-folcloristico, dedicato quest’anno alla città di Pomezia e ai territori del Litorale e dell’Agro Pontino.

SIR

L'annuncio di Benedetto XVI: il 18 febbraio un Concistoro nel quale nominerò 22 nuovi cardinali. 18 nuovi elettori, fra cui 10 curiali e 7 italiani

“Con grande gioia, annuncio che il prossimo 18 febbraio terrò un Concistoro nel quale nominerò 22 nuovi membri del Collegio cardinalizio”: importante annuncio di Benedetto XVI prima della recita all’Angelus nella Solennità dell’Epifania. Il Papa ha ricordato che i cardinali hanno il compito di aiutare il Successore di Pietro “nello svolgimento del suo Ministero di confermare i fratelli nella fede e di essere principio e fondamento dell’unità e della comunione nella Chiesa”. Quindi, ha letto ai pellegrini in Piazza San Pietro i nomi dei futuri porporati. Tra i nuovi cardinali con incarichi nella Curia Romana, mons. Fernando Filoni, prefetto della Congregazione per l’Evangelizzazione dei Popoli, mons. Manuel Monteiro De Castro, Penitenziere Maggiore; mons. Santos Abril y Castelló, arciprete della Basilica papale di Santa Maria Maggiore, mons. Antonio Maria Vegliò, presidente del Pontificio Consiglio della Pastorale per i Migranti e gli Itineranti, mons. Giuseppe Bertello, presidente della Pontificia Commissione per lo Stato della Città del Vaticano e presidente del Governatorato vaticano, mons. Francesco Coccopalmerio, presidente del Pontificio Consiglio per i testi legislativi, mons. Joâo Braz de Aviz, prefetto della Congregazione per gli Istituti di Vita Consacrata e le Società di Vita Apostolica, mons. Edwin Frederik O’Brien, Pro-Gran Maestro dell’Ordine Equestre del Santo Sepolcro di Gerusalemme, mons. Domenico Calcagno, presidente dell’Amministrazione del Patrimonio della Sede Apostolica e mons. Giuseppe Versaldi, presidente della Prefettura degli Affari economici della Santa Sede. Dalle diocesi, saranno creati cardinali Sua Beatituydine George Alencherry, arcivescovo maggiore di Ernakulam-Angamaly dei Siro malabaresi, mons. Thomas Christopher Collins, arcivescovo di Toronto, mons. Dominik Duka, arcivescovo di Praga, mons. Willem Jacobus Eijk, arcivescovo di Utrecht; mons. Giuseppe Betori, arcivescovo di Firenze, mons. Timothy Michael Dolan, arcivescovo di New York, mons. Rainer Maria Woelki, arcivescovo di Berlino, mons. John Tong Hon, vescovo di Hong Kong. Il Papa ha deciso, inoltre, “di elevare alla dignità cardinalizia un venerato presule, che svolge il suo ministero di pastore e padre di una Chiesa, e tre benemeriti ecclesiastici, che si sono distinti per il loro impegno a servizio della Chiesa”: l’arcivescovo maggiore di Făgăraş e Alba Iulia, Lucian Mureşan, mons. Julien Ries, professore emerito di storia delle religioni all’Università Cattolica di Lovanio; padre Prosper Grech, consultore presso la Congregazione per la Dottrina della fede e il padre gesuita Karl Becker, docente emerito della Pontificia Università Gregoriana. “I nuovi cardinali – ha concluso - provengono da varie parti del mondo e svolgono diversi ministeri a servizio della Santa Sede o a contatto diretto con i fedeli quali Padri e Pastori di Chiese particolari”.

Radio Vaticana

ANNUNCIO DI CONCISTORO PER LA CREAZIONE DI NUOVI CARDINALI

Il Papa: Gesù è il sole apparso all’orizzonte dell’umanità per illuminare la nostra esistenza personale e guidarci verso la meta del pellegrinaggio

Al termine della Santa Messa celebrata con il rito di Ordinazione episcopale nella Basilica Vaticana in occasione della Solennità dell’Epifania del Signore, il Santo Padre Benedetto XVI si è affacciato alla finestra del suo studio nel Palazzo Apostolico Vaticano per recitare l’Angelus con i fedeli ed i pellegrini convenuti in Piazza San Pietro. Dopo essersi scusato del ritardo dovuto alla messa con le ordinazioni episcopali, ha ricordato che l'odierna solennità è “una festa molto antica, che ha la sua origine nell’Oriente cristiano e mette in risalto il mistero della manifestazione di Gesù Cristo a tutte le genti”. Quella “luce nuova” che si è accesa nella notte di Natale “oggi incomincia a risplendere sul mondo”. Gesù, infatti, “è il sole apparso all’orizzonte dell’umanità per illuminare l’esistenza personale di ognuno di noi e per guidarci tutti insieme verso la meta del nostro pellegrinaggio, verso la terra della libertà e della pace, in cui vivremo per sempre in piena comunione con Dio e tra di noi”. “L’annuncio di questo mistero di salvezza – ha affermato il Papa - è stato affidato da Cristo alla sua Chiesa” perché “il mondo, con tutte le sue risorse, non è in grado di dare all’umanità la luce per orientare il suo cammino. Lo riscontriamo anche ai nostri giorni: la civiltà occidentale sembra avere smarrito l’orientamento, naviga a vista. Ma la Chiesa, grazie alla Parola di Dio, vede attraverso queste nebbie. Non possiede soluzioni tecniche, ma tiene lo sguardo rivolto alla meta, e offre la luce del Vangelo a tutti gli uomini di buona volontà, di qualunque nazione e cultura”.

SIR

LE PAROLE DEL PAPA ALLA RECITA DELL’ANGELUS

Il Papa: come i Magi il vescovo sia un uomo dal cuore inquieto e vigilante che non si accontenta delle cose abituali, ricolmo del coraggio dell'umiltà

Nella mattinata di oggi, Solennità dell’Epifania del Signore, il Santo Padre Benedetto XVI ha celebrato nella Basilica Vaticana la Santa Messa nel corso della quale ha conferito l’Ordinazione episcopale a mons. Charles John Brown, eletto arcivescovo titolare di Aquileia e nominato Nunzio Apostolico in Irlanda e mons. Marek Solczyński, eletto arcivescovo titolare di Cesarea di Mauritania e nominato Nunzio Apostolico in Georgia e Armenia. Il rito di Ordinazione ha luogo dopo la proclamazione del Santo Vangelo e l’annunzio del giorno della Pasqua, che quest’anno si celebra l’8 aprile. Subito dopo il Papa hanno imposto le mani sul capo dei neo presuli anche il card. Tarcisio Bertone e il card. William Joseph Levada, che hanno concelebrato con il Papa all'altare della Confessione, e poi, uno a uno, tutti i cardinali presenti oggi in San Pietro, tra i quali anche il decano del Collegio cardinalizio Angelo Sodano e l'ex presidente della CEI Camillo Ruini.
“Il cammino dei Magi d’Oriente è per la liturgia soltanto l’inizio di una grande processione che continua lungo tutta la storia. Con questi uomini comincia il pellegrinaggio dell’umanità verso Gesù Cristo – verso quel Dio che è nato in una stalla; che è morto sulla croce e che, da Risorto, rimane con noi tutti i giorni, fino alla fine del mondo”. “Grandi e piccoli, re e servi, uomini di tutte le culture e di tutti i popoli” vanno verso il Bambino per riconoscerlo come Signore. I Magi d’Oriente “inaugurano il cammino dei popoli verso Cristo” e in loro "possiamo forse cercare - nonostante tutte le differenze nelle vocazioni e nei compiti - indicazioni per il compito dei vescovi".I Magi erano “uomini di scienza” nel senso che “volevano capire che cosa conta nell’essere uomini”. Dunque, “erano persone dal cuore inquieto, che non si accontentavano di ciò che appare ed è consueto. Erano uomini alla ricerca della promessa, alla ricerca di Dio. Ed erano uomini vigilanti, capaci di percepire i segni di Dio, il suo linguaggio sommesso ed insistente”. Ma erano anche “uomini coraggiosi e insieme umili”, per i quali “contava la verità stessa, non l’opinione degli uomini”. Per questo “affrontarono le rinunce e le fatiche di un percorso lungo ed incerto. Fu il loro coraggio umile a consentire ad essi di potersi chinare davanti al bambino di gente povera e di riconoscere in Lui il Re promesso, la cui ricerca e il cui riconoscimento era stato lo scopo del loro cammino esteriore ed interiore”. Per il Pontefice, “anche il vescovo deve essere un uomo dal cuore inquieto che non si accontenta delle cose abituali di questo mondo, ma segue l’inquietudine del cuore che lo spinge ad avvicinarsi interiormente sempre di più a Dio, a cercare il suo volto, a conoscerLo sempre di più, per poterLo amare sempre di più. Anche il vescovo deve essere un uomo dal cuore vigilante che percepisce il linguaggio sommesso di Dio e sa discernere il vero dall’apparente. Anche il vescovo deve essere ricolmo del coraggio dell’umiltà, che non si interroga su che cosa dica di lui l’opinione dominante, bensì trae il suo criterio di misura dalla verità di Dio e per essa s’impegna”. “Deve essere capace - di precedere e di indicare la strada. Deve precedere seguendo Colui che ha preceduto tutti noi, perché è il vero Pastore, la vera stella della promessa: Gesù Cristo”.Ogni vescovo, ha soggiunto, "deve avere l'umiltà di chinarsi davanti a quel Dio che si è reso così concreto e così semplice da contraddire il nostro stolto orgoglio, che non vuole vedere Dio così vicino e cosi' piccolo. Deve vivere l'adorazione del Figlio di Dio fattosi uomo, quell'adorazione che sempre di nuovo gli indica la strada". Citando poi il rito dell’ordinazione dei vescovi, Benedetto XVI ha elencato con più precisione il compito del vescovi: “L’annuncio del Vangelo di Gesù Cristo, il precedere e dirigere, il custodire il sacro patrimonio della nostra fede, la misericordia e la carità verso i bisognosi e i poveri, in cui si rispecchia l’amore misericordioso di Dio per noi e, infine, la preghiera continua”, "che significa: non perdere mai il contatto con Dio; lasciarsi sempre toccare da Lui nell’intimo del nostro cuore ed essere così pervasi dalla sua luce. Solo chi conosce personalmente Dio può guidare gli altri verso Dio. Solo chi guida gli uomini verso Dio, li guida sulla strada della vita". Il cuore inquieto, ha spiegato il Santo Padre, “è il cuore che, in fin dei conti, non si accontenta di niente che sia meno di Dio e, proprio così, diventa un cuore che ama. Il nostro cuore è inquieto in relazione a Dio e rimane tale, anche se oggi, con ‘narcotici’ molto efficaci, si cerca di liberare l’uomo da questa inquietudine”. Ma, ha proseguito Benedetto XVI, “non soltanto noi esseri umani siamo inquieti in relazione a Dio. Il cuore di Dio è inquieto in relazione all’uomo. Dio attende noi. È in ricerca di noi. Anche Lui non è tranquillo, finché non ci abbia trovato. Il cuore di Dio è inquieto, e per questo si è incamminato verso di noi – verso Betlemme, verso il Calvario, da Gerusalemme alla Galilea e fino ai confini del mondo”. Dio è “inquieto verso di noi, è in ricerca di persone che si lasciano contagiare dalla sua inquietudine, dalla sua passione per noi. Persone che portano in sé la ricerca che è nel loro cuore e, al contempo, si lasciano toccare nel cuore dalla ricerca di Dio verso noi”. Per il Papa, “questo era il compito degli apostoli: accogliere l’inquietudine di Dio verso l’uomo e portare Dio stesso agli uomini. E questo è il vostro compito sulle orme degli apostoli: lasciatevi colpire dall’inquietudine di Dio, affinché il desiderio di Dio verso l’uomo possa essere soddisfatto”."I Magi – ha sostenuto il Pontefice - hanno seguito la stella. Attraverso il linguaggio della creazione hanno trovato il Dio della storia”, ma “il linguaggio della creazione da solo non basta. Solo la Parola di Dio che incontriamo nella Sacra Scrittura poteva indicare loro definitivamente la strada. Creazione e Scrittura, ragione e fede devono stare insieme per condurci al Dio vivente”. Si è molto discusso su che genere di stella fosse quella che guidò i Magi: “La grande stella, la vera Super nova che ci guida è Cristo stesso. Egli è, per così dire, l’esplosione dell’amore di Dio, che fa splendere sul mondo il grande fulgore del suo cuore”. Non solo: i Magi d’Oriente così come generalmente i Santi, “sono diventati a poco a poco loro stessi costellazioni di Dio, che ci indicano la strada. In tutte queste persone il contatto con la Parola di Dio ha, per così dire, provocato un’esplosione di luce, mediante la quale lo splendore di Dio illumina questo nostro mondo e ci indica la strada”. "I Santi - ha affermato Benedetto XVI - sono stelle di Dio, dalle quali ci lasciamo guidare verso Colui al quale anela il nostro essere. Cari amici, voi avete seguito la stella Gesù Cristo, quando avete detto il vostro 'sì' al sacerdozio e al ministero episcopale. E certamente hanno brillato per voi anche stelle minori, aiutandovi a non perdere la strada". "Nelle Litanie dei Santi - ha spiegato - invochiamo tutte queste stelle di Dio, affinchè brillino sempre di nuovo per voi e vi indichino la strada". Così come i Magi, i vescovi sono chiamati ad essere “stelle di Dio per gli uomini, a guidarli sulla strada verso la vera Luce, verso Cristo”. "Preghiamo dunque in quest'ora - ha concluso il Papa - tutti i Santi, affinchè voi possiate sempre rispondere a questo vostro compito e mostrare agli uomini la luce di Dio".

Agi, SIR

CAPPELLA PAPALE NELLA SOLENNITÀ DELLA EPIFANIA DEL SIGNORE, CON IL RITO DI ORDINAZIONE EPISCOPALE - il testo integrale dell'omelia del Papa