venerdì 21 dicembre 2012

'L'infanzia di Gesù'. Mons. Forte: nella sua semplicità espositiva, nei contenuti forti che narrano di un Dio vicino, umano fino in fondo e non per questo meno divino si offre come una buona novella per il nostro tempo e il suo spirito insicuro, naufrago dai grandi sogni delle ideologie e orfano di patrie attendibili e gratificanti

Il successo editoriale dei libri di Benedetto XVI dedicati a Gesù di Nazaret, compreso l’ultimo, "L’infanzia di Gesù", sta nella capacità del Pontefice "di parlare allo 'spirito del tempo' in maniera tutt’altro che accomodante e tuttavia coinvolgente". È quanto sostiene il teologo e arcivescovo di Chieti-Vasto, Bruno Forte, in un ampio articolo pubblicato oggi dal Corriere della Sera che vi dedica l’intera copertina delle pagine culturali. Un successo, rileva Forte, che può apparire "singolare" in un’epoca che molti definiscono post-cristiana e che eppure risulta "affascinante". Il perché è presto detto. Il Papa "non ignora le grandi trasformazioni culturali degli ultimi decenni: da una fiducia diffusa, persino ingenua, nella capacità dei 'grandi racconti' ideologici di interpretare e trasformare il mondo, si è passati con sorprendente rapidità a una altrettanto diffusa sfiducia nei confronti di ogni orizzonte totalizzante di senso, compreso quello religioso". In pratica, l’uomo ridotto a "massa" dalle ideologie si è ritrovato improvvisamente solo, mentre lo spazio per l’altro, dal prossimo immediato fino a Dio, è irrimediabilmente ridotto. "Proprio per questo, però, risulta affascinante la proposta di un Dio diverso da quello che l’ideologia combatteva e che la post-modernità delle solitudini rifiuta". Infatti, mentre dalla cultura dominante spesso Dio viene visto come un "limite" alla libertà umana, la "proposta del Papa teologo attrae le donne e gli uomini di questa età post-cristiana, post-secolare e posta moderna: nella sua semplicità espositiva, nei contenuti forti che narrano di un Dio vicino, umano fino in fondo e non per questo meno divino, la trilogia su Gesù di Joseph Ratzinger si offre come una buona novella per il nostro tempo e il suo spirito insicuro, naufrago dai grandi sogni delle ideologie e orfano di patrie attendibili e gratificanti". Così "al disincanto degli orfani delle utopie ideologiche e delle loro violenze, viene offerto il volto di un Dio vicino". Bruno Forte si sofferma poi anche sul metodo scelto da Benedetto XVI per realizzare la sua opera cristologica. Si tratta di un metodo, afferma, che presenta un "marcato carattere post-moderno". Il Pontefice, infatti, "suppone l’affidabilità storica dei racconti evangelici, ma non lo fa in maniera acritica, bensì vagliando le testimonianze e applicando i criteri elaborati dal raffinato dibattito degli ultimi due secoli intorno alla storicità dei Vangeli". In questa lettura, precisa Forte, "ci sono accenti diversi, che vanno da un minimalismo a un massimalismo: la trilogia del Papa si colloca su una linea precisa, motivata da un’opzione di fondo, secondo cui l’accostamento alla figura del Gesù storico non è mai irrilevante per la mente e il cuore di chi lo opera".

L'Osservatore Romano