martedì 16 ottobre 2012

Tredicesima Congregazione generale. Il sangue dei martiri del XX secolo risvegli la vita cristiana e colmi il vuoto creato da anni di dittatura. Le testimonianze degli uditori

Questa mattina, alle 9.00, con il canto dell’Ora Terza, ha avuto inizio la tredicesima Congregazione Generale per la continuazione degli interventi in Aula dei Padri Sinodali sul tema "La nuova evangelizzazione per la trasmissione della fede cristiana". Presidente delegato di turno il card. Francisco Robles Ortega, arcivescovo di Guadalajara in Messico. In apertura il segretario generale del Sinodo, mons. Nikola Eterovic, ha espresso la solidarietà dei Padri sinodali e degli altri Partecipanti alla Chiesa in Haiti, esprimendo la vicinanza all’impegno della Conferenza Episcopale in seguito al terremoto che ha colpito la regione. Sono intervenuti alcuni uditori. A questa Congregazione generale, che si è conclusa alle 12.35, con la preghiera dell'Angelus Domini, erano presenti 253 Padri.
Sono le Chiese che hanno vissuto sulla propria pelle la dittatura del regime comunista a far risuonare la loro voce nell’Aula del Sinodo. Hanno raccontato le difficoltà di chi è stato esposto al pubblico ludibrio, da parte dello Stato, perché professava la propria fede; parlano dell’uomo voluto dalle istituzioni inconsistente, senza Dio e senza Chiesa; hanno citato le persecuzioni che hanno lasciato tracce profonde ancora oggi. Ma sono testimonianze forti di speranza: i martiri del XX secolo, ha detto il Sinodo, devono risvegliare la vita cristiana ed il desiderio di rendere ragione della fede, colmando quel vuoto creato da anni di dittatura. La nuova evangelizzazione, quindi, guardi anche a questi martiri, credibile perché hanno creduto quando la gente non credeva più in niente. Il Sinodo ha affrontato, quindi, la questione delle scuole cattoliche: ha chiesto che abbiano un’identità visibile e rispettata e che la religione non sia considerata una materia da studiare solo in Chiesa o a casa. Altro punto all’ordine del giorno, quelle delle istituzioni della Chiesa: bisogna comprendere quali riforme siano necessarie affinché l’evangelizzazione sia davvero credibile, ha detto il Sinodo. Di qui, il richiamo a dare più ascolto ai laici, pronti ad assumersi responsabilità pastorali, in particolare là dove mancano sacerdoti. Dall’Africa, invece, giunge il suggerimento a guardare all’annuncio del Vangelo nell’ambito dell’inculturazione perché la fede non si testimonia una volta per tutte, ma è in dialogo permanente con la cultura ed è quindi sempre dinamica ed in movimento. Ulteriori spunti affermano che la nuova evangelizzazione deve far conoscere all’uomo il volto misericordioso di Cristo e suggeriscono, quindi, la pratica del sacramento della riconciliazione affinché si esca da un’atmosfera amorale, come quella contemporanea, e si comprenda meglio il senso del peccato e del perdono. Sulla stessa linea anche l’invito a vivere l’Eucaristia come fonte di vita spirituale, capace di attrarre gli uomini grazie alla bellezza del divino. In quest’ottica, dall’Asia in particolare arriva la proposta di applicare il principio di sussidiarietà nella traduzione dei testi liturgici, affinché non sia esclusivamente letterale, ma tenga conto anche delle diversità culturali locali. Forte, poi, il richiamo a non dimenticare i poveri ed a considerare gli ospedali spazi privilegiati della nuova evangelizzazione, là dove la Chiesa è veicolo della presenza di Dio, soprattutto in un quadro preoccupante come quello odierno, in cui si vive un nuovo rapporto tra la pastorale e la bioetica. E ancora: il Sinodo non dimentica le parrocchie come fulcro dell’annuncio del Vangelo e chiede che siano rafforzati i legami tra loro, insieme alle scuole e alle famiglie, formando in modo adeguato catechisti e animatori. Infine, il Sinodo dà voce agli uditori, per lo più laici che operano nel settore della nuova evangelizzazione. Le loro testimonianze sono vive e vibranti: esprimono il loro punto di vista in prima persona e non nascondono le sofferenze di chi proviene da scenari drammatici, come la Siria. Il loro suggerimento è tuttavia gioioso: la partita della fede si gioca come una partita di calcio in due tempi, dicono: il primo tempo è il primo annuncio, il secondo è la catechesi. Gli evangelizzatori giochino quindi i primi quaranta minuti, mentre teologi e catechisti scendano in campo successivamente, quando si tratta di vincere la sfida.

Radio Vaticana

TREDICESIMA CONGREGAZIONE GENERALE