martedì 2 ottobre 2012

Presentata la fiaccolata dell'Azione Cattolica da Castel Sant’Angelo a Piazza San Pietro per i 50 anni dell'apertura del Concilio: occasione per rinnovare l'impegno nella missione evangelizzatrice della Chiesa

A cinquant’anni dalla giornata inaugurale del Concilio Vaticano II (11 ottobre 1962), che si concluse con una fiaccolata da via della Conciliazione sino a Piazza San Pietro, dove Giovanni XXIII salutò i partecipanti dalla finestra del suo appartamento pronunciando il famoso "discorso alla luna", l’Azione Cattolica italiana ha organizzato "un momento di festosa presenza e di preghiera" con Benedetto XVI, nella stessa data e nello stesso luogo. L’iniziativa, promossa in collaborazione con la diocesi di Roma, è stata presentata ieri mattina nella sede dell’associazione, in via della Conciliazione, alla presenza, tra gli altri, del presidente nazionale Franco Miano e dell’assistente ecclesiastico generale, il vescovo Domenico Sigalini. "Un’occasione propizia - è stata definita - offerta a tutto il popolo di Dio, alle varie associazioni, movimenti e gruppi di tutta Italia, all’apertura dell’Anno della fede, per rinnovare il nostro impegno nella missione evangelizzatrice della Chiesa per il mondo e per fare memoria viva del Concilio". L’appuntamento è alle 18.30 di giovedì 11 ottobre, nello stesso giorno in cui al mattino si aprirà solennemente l’Anno della fede, a Castel Sant’Angelo, da dove un’ora dopo si snoderà la processione verso il sagrato della Basilica Vaticana. Verrà ritrasmesso il “discorso alla luna” di Papa Roncalli e le chiese del centro di Roma saranno aperte per la preghiera e l’adorazione eucaristica. "Vogliamo dedicare questo Anno della fede - spiegano gli organizzatori - a dichiararci credenti, a essere testimoni di luce e di speranza affinché il concilio continui a essere attuato. Riscoprendo e riaffermando la nostra vocazione di laici nella Chiesa e per il mondo, oggi come allora, vogliamo rivivere la promessa del Concilio, in questo nostro tempo e a misura del nostro tempo. Mettendo insieme fede e vita, unendo l’annuncio con la testimonianza diretta, disinteressata, coraggiosa, e sapendo che prima di tutto dobbiamo essere vicini a coloro che soffrono, ai poveri". Oltre al cardinale vicario Agostino Vallini sono stati invitati tutti i vescovi che dal 7 al 28 ottobre parteciperanno al Sinodo. "Ma è impossibile prevedere il numero totale dei partecipanti - annuncia Miano – anche se certamente sarà presente una nostra delegazione da ogni diocesi d’Italia. Il cuore di questo momento e il senso della fiaccolata è l’annuncio del Vangelo che cambia la vita, un momento di luce nella notte". La preghiera in Piazza San Pietro sarà guidata da mons. Sigalini: "Vorremmo che fosse coinvolto soprattutto il popolo, la gente comune, non solo gli operatori pastorali. La fiaccolata intende celebrare la gioia di una Chiesa che si vuole rinnovare e lanciare la speranza che Dio non abbandona mai il suo popolo". Per celebrare l’anniversario, la rivista dell’Ac Dialoghi ha dedicato due numeri al Concilio Vaticano II. "Non dovremmo dividerci – ha detto Piergiorgio Grassi, direttore del trimestrale - nell’ermeneutica del Concilio tra conservazione ed innovazione. Dobbiamo piuttosto stare attenti all’atto enunciativo del testo e ristabilire un contatto con ciò che è avvenuto cinquant’anni fa. I vescovi si sono messi in ascolto della Parola e della condizione umana. Il Concilio ha invitato a una conversione dell’agire. E proprio oggi che un nichilismo gaio soppianta gli orizzonti delle grandi religioni Benedetto XVI ci invita a ripartire dal Concilio e a intenderlo come inizio della nuova evangelizzazione". Cinquant’anni fa, gli occhi del mondo puntati su Piazza San Pietro si specchiavano in quelli di Raniero La Valle, allora direttore dell’Avvenire d’Italia, cui la Rai aveva affidato la produzione di un documentario sul Concilio, da trasmettere in esclusiva in tutto il mondo. "Il 'discorso alla luna' di Giovanni XXIII – racconta il giornalista - fu un fuori programma cui non eravamo preparati. Le telecamere erano tutte puntate sulla piazza. Eppure in quel discorso c’era già tutto il Concilio. L’osservazione dei 'segni dei tempi' raccomandata da Gesù, il guardare alla luna. L’anticipazione dei tempi messianici dove si perde la distinzione tra padre e figlio. Il Papa infatti parlò da fratello ai fedeli, dicendo 'la mia persona non conta niente', e con ciò rimise la figura del Papa dentro la Chiesa. Come infine il Concilio non era destinato agli addetti al culto, ma ai discepoli, Papa Giovanni XXIII trattò i fedeli da discepoli, dandogli un compito: 'Date una carezza ai vostri bambini'". "Quelle poche parole mi cambiarono la vita – ammette Gian Franco Svidercoschi, allora vaticanista per l’agenzia Ansa – poiché il Papa usava un linguaggio che la Chiesa non usava più: carezza, lacrime, bambini, papà. Con quelle parole stava per iniziare qualcosa che nemmeno Papa Giovanni XXII poteva prevedere".

L'Osservatore Romano, RomaSette