mercoledì 17 ottobre 2012

Quattordicesima Congregazione generale. Bagnasco: aver bisogno non è una debolezza ma un valore. Bode: maggiore responsabilità dei laici. Erdö:annuncio anche attraverso il dialogo con la scienza

Ieri pomeriggio, alle 16.30, alla presenza del Santo Padre, con la preghiera "Pro felici Synodi exitu", ha avuto inizio la quattordicesima Congregazione generale per la continuazione degli interventi in Aula dei Padri sinodali sul tema "La nuova evangelizzazione per la trasmissione della fede cristiana". Presidente delegato di turno il card. Francisco Robles Ortega, arcivescovo di Guadalajara in Messico. Durante la Congregazione generale sono intervenuti alcuni delegati fraterni. Successivamente il presidente delegato ha dato la parola all’Invitato speciale, Fr. Alois, priore della Comunità Ecumenica di Taizé. È seguito un tempo di interventi liberi. A questa Congregazione generale, che si è conclusa alle 19.00 con la preghiera dell'Angelus Domini, erano presenti 246 Padri.
“Occorre essere uomini di fede per essere maestri di fede”. È quanto ha ricordato il card. Angelo Bagnasco, arcivescovo di Genova e presidente della Conferenza Episcopale italiana, nel suo intervento. Parlando della situazione in Italia, il cardinale ha sottolineato “la presenza di 25.000 parrocchie” che “costituisce una rete di prossimità e un patrimonio da non disperdere”. L’arcivescovo ha indicato tra i diversi compiti “quello di fare con animo nuovo le cose di sempre, consapevoli cioè che la gente che incontriamo nelle nostre comunità spesso deve riscoprire la fede o scoprirla. Questa coscienza richiede ardore, generosità e fiducia, senza dimenticare che la presenza di tanti emigrati cristiani è una grazia che spesso edifica i credenti del nostro Paese”. Per il cardinale, “il nuovo slancio della pastorale territoriale si deve, poi, coniugare con la pastorale degli ambienti, realtà vastissima del vivere umano che forse dobbiamo guardare con maggiore attenzione (scuola, università, ospedali, sport, media…)”. Infine, “la pastorale ordinaria e occasionale, territoriale e d’ambiente, con pazienza deve diventare una pastorale integrata con le molteplici aggregazioni laicali, associazioni, movimenti, gruppi ecclesiali”. “L’evangelizzazione - ha sottolineato il cardinale - ha un carattere profetico”. Per questo, ha spiegato, “il giudizio che a volte si legge, secondo cui nella Chiesa mancherebbe la profezia, è ingiustificato. Cristo deve essere annunciato per intero, nella sua Persona e nelle sue implicazioni antropologiche, etiche e sociali. Senza, la fede resterebbe emotiva e irrilevante per la vita concreta”. Per il presidente della Cei, “se è evidente che alcune tendenze culturali sono contrarie al Vangelo, è anche vero che dalla parte del Vangelo c’è l’uomo. La cultura contemporanea, ad esempio, demonizza la categoria del ‘limite’ perché è intesa come negazione della libertà individuale e dello slancio vitale. Tale pregiudizio stravolge l’etica, le relazioni, la famiglia, l’esperienza della malattia. Ma l’esperienza del limite - ontologico, morale, affettivo, psichico - è un grande alleato del Vangelo, poiché dice che l’uomo ha bisogno degli altri e, innanzitutto, dell’Altro che è Dio”. Questo “aver bisogno”, ha concluso il cardinale, “non è una debolezza ma un valore, perché spinge ad aprirsi nella reciprocità dell’Amore che non solo corrisponde ma salva”.
Più spazio ai laici nella vita delle comunità parrocchiali: è l’auspicio di mons. mons. Franz-Josef Bode, vescovo di Osnabrück, nel suo intervento. Mons. Bode ha auspicato un ruolo di “maggior responsabilità” dei laici nella Chiesa, “nella liturgia, nella diaconia per uomini e donne” poiché “una pastorale vitale richiede l’interazione di battezzati, cresimati, incaricati, inviati e consacrati”. Il vescovo ha illustrato la situazione tedesca di forte decremento di sacerdoti che impone la creazione di “unità pastorali più grandi”, dirette da un parroco con un gruppo di dipendenti e volontari per “relazioni personali in gruppi, associazioni, circoli biblici, piccole comunità cristiane, affinché i singoli possano rafforzarsi reciprocamente nella fede”. “Anche i grandi eventi come la Gmg, giornate della Chiesa, incontri su scala continentale e nazionale non vanno sottovalutati per la loro importanza ai fini della conferma della fede” mentre i “mezzi di comunicazione sociale in rapida diffusione” sono un’opportunità: “un contatto mediatico che diventa sempre più importante per la comunicazione della fede”. “Nonostante i numeri in diminuzione - ha concluso mons. Bode - e le interruzioni nelle manifestazioni di fede, stanno crescendo i germogli di una nuova vita per un nuovo modo di essere Chiesa missionaria”.
Viviamo “in un’epoca di grandi opportunità per annunciare la nostra fede anche attraverso il dialogo con le scienze naturali e quelle storiche”. Ad affermarlo è stato il card. Péter Erdö, arcivescovo di Esztergom-Budapest e presidente del Consiglio delle Conferenze Episcopali d’Europa. Rammentando che il n. 54 dell’"Instrumentum laboris" “parla del cortile dei gentili”, il card. Erdö ha spiegato: “Per l’evangelizzazione è necessario partire dalle cose fondamentali della nostra esistenza” giacché “la nostra fede si riferisce alla realtà. Alla totalità di tutto ciò che esiste”. Secondo il presidente Ccee, “l’odierna visione scientifica del mondo ci offre una prospettiva larghissima. Se cerchiamo di immaginarci l’Universo, la nostra fantasia si apre verso Dio, verso la sua immensa realtà”, e “le scienze naturali, la fisica, l’astronomia, ci dimostrano l’elasticità e la ricchezza di concetti fondamentali come la materia o l’energia. Pongono la domanda dell’inizio e della fine dell’universo”. Non mancano, ha assicurato il cardinale, “ricercatori che sono aperti all’accettazione dell’esistenza di un Dio trascendente, il quale non è identico quindi con lo stesso universo”.
SIR

QUATTORDICESIMA CONGREGAZIONE GENERALE