venerdì 12 ottobre 2012

Ottava Congregazione generale. Intervento del prof. Arber: scienza e fede sono e devono continuare ad essere elementi complementari per la conoscenza umana

Questo pomeriggio, alle 18.05, alla presenza del Santo Padre, con la preghiera 'Pro felici Synodi exitu', ha avuto inizio l’ottava Congregazione generale. Presidente delegato di turno il card. Francisco Robles Ortega, arcivescovo di Guadalajara in Messico. All’inizio della Congregazione il Segretario Generale ha comunicato la composizione della Commissione per il Messaggio. Quindi il presidente delegato ha dato la parola all’Invitato Speciale Werner Arber, Professore di Microbiologia nel Biozentrum dell'Università di Basilea, nominato nel 2011 da Benedetto XVI presidente della Pontificia Accademia delle Scienze, primo protestante a ricoprire tale incarico, Premio Nobel per la medicina nel 1978, che è intervenuto sul tema “Riflessione sulle relazioni tra le scienze e la fede religiosa”. È seguito un tempo di interventi liberi. A questa Congregazione generale, che si è conclusa alle 18.55 con la preghiera dell'Angelus Domini, erano presenti 232 Padri.
Scienza e fede sono e devono continuare ad essere elementi complementari per la conoscenza umana: è questo il punto focale dell’intervento al Sinodo del prof. Arber. Un discorso tecnico, ma anche molto umano, basato sulla consapevolezza che la scienza “finora non è riuscita a trovare risposte pertinenti” a tutti gli interrogativi dell’uomo, soprattutto a quelli che “trascendono la sfera naturale”. Ruolo che, invece, le credenze religiose possono ricoprire. Benedetto XVI è presente in Aula ed ascolta, attento, il presidente della Pontificia Accademia delle Scienze citare la Genesi per dimostrare che sin da allora esisteva una concordanza tra fede e scienza, poiché il Vecchio Testamento riporta una sequenza logica di avvenimenti possibili per la creazione della vita. "Nella Genesi possiamo individuare una buona coerenza tra la fede religiosa delle origini e la conoscenza scientifica degli sviluppi evoluzionistici". Per Arber "lasciando da parte la questione della Rivelazione, si tratta chiaramente di un racconto logico della possibile origine evoluzionistica delle cose secondo avvenimenti immaginati che avevano portato alla natura osservata dalle antiche popolazioni". Secondo il presidente della Pontificia Accademia delle Scienze, infatti, il racconto biblico "propone una sequenza logica di avvenimenti in cui la creazione del nostro pianeta Terra potrebbe essere stata seguita dalla costituzione delle condizioni per la vita. Vennero quindi introdotte le piante che hanno fornito, in un secondo momento, il cibo per gli animali prima che venissero infine introdotti gli esseri umani". "Dalla genealogia descritta nell'Antico Testamento, posso anche concludere - afferma - che i suoi autori erano consapevoli delle varianti fenotipiche, cioè genetiche: le persone descritte avevano le proprie caratteristiche personali, non rappresentavano quindi cloni geneticamente identici ad Adamo ed Eva". Dunque non c'è affatto contrapposizione tta la ricerca scientifica e il promo libro della Bibbia, che anzi "rappresenta la testimonianza di una antica visione scientifica del mondo gia' esistente diverse migliaia di anni fa e riflette un'ampia concordanza tra la fede religiosa e la conoscenza scientifica disponibile all'epoca". "Oggi è nostro dovere - rileva lo scienziato - custodire (e, ove necessario, ristabilire) tale coerenza sulla base della migliorata conoscenza scientifica ora disponibile". Il tono del prof. Arber si fa, poi, molto schietto quando afferma che “finora, la scienza non ha ancora una nozione precisa dei fondamenti della vita”, o meglio della “cosiddetta creazione dal nulla”, la quale resta “materia da trattare attraverso la filosofia”. E pur ritenendo che possa esistere la vita su pianeti extraterrestri, il premio Nobel mette in guardia: manca l’evidenza scientifica di questa ipotesi. Ma a cosa serve oggi la scienza? Il prof. Arber lo dice chiaramente: la scienza apre a nuove applicazioni tecnologiche che migliorano la vita e l’ambiente dell’uomo, plasmandone il futuro. In quest’ottica, quindi, Chiesa, società civile, economia e scienza vengono chiamate ad assumersi la corresponsabilità di stabilire una nuova concezione del futuro che comporti benefici a lungo termine per l’intera umanità. Per raggiungere questo risultato, continua il premio Nobel, bisogna che le società moderne rispettino regole di condotta opportune, facilmente accettabili se radicate nella fede religiosa. In fondo, afferma il prof. Arber, anche Gesù sarebbe favorevole all’applicazione della scienza per il bene dell’umanità e nel rispetto delle leggi della natura. Un esempio pratico di tale principio sono le piante transgeniche: i metodi adottati per crearle seguono le leggi naturali dell’evoluzione biologica, spiega Arber, e non comportano rischi legati all’ingegneria genetica. In quest’ottica, quindi, potrebbero davvero alleviare il problema della fame nel mondo, per un futuro in cui lo sviluppo sia sicuro, responsabile e sostenibile.

Radio Vaticana, Agi

OTTAVA CONGREGAZIONE GENERALE

COMPOSIZIONE DELLA COMMISSIONE PER IL MESSAGGIO