domenica 16 settembre 2012

Il presidente della Repubblica al Papa: ha ravvivato la fiamma della speranza nel cuore dei credenti del Libano, del Medio Oriente e della diaspora

È con gratitudine e con l’impegno a fare del Libano sempre più una terra di pace e di dialogo che il presidente libanese Michel Sleiman ha salutato il Papa al momento del congedo. È stato un viaggio, ha detto, che "ha affrontato l’essenza" delle questioni essenziali per il Libano, auspicando "che giustizia, pace e tutti gli elementi essenziali per il progresso prevalgano nell’interezza del Medio Oriente, nell’ambito della libertà e del rispetto dei diritti e della dignità dell’uomo". Il presidente ha assicurato al Papa che "il Libano resterà fedele ai solidi rapporti con la Santa Sede" così come anche "al suo ruolo e alla sua missione, sempre attaccato alle sue origini spirituali e religiose che rappresentano una parte fondamentale del suo patrimonio, della sua storia e della sua civiltà". Per consolidare questa prospettiva il presidente ha riconosciuto l’importanza di far riferimento alle indicazioni dell’Esortazione Apostolica "Ecclesia in Medio Oriente", "una nuova speranza per il Libano, nel campo della riforma politica, economica e sociale e nel campo del progresso spirituale", con una particolare attenzione alla formazione delle nuove generazioni. Tutto ciò comporta, ha detto il presidente, un cammino "verso l’orizzonte del perdono, della solidarietà sociale, del rispetto profondo per gli altri e per le loro differenze, del rifiuto dei disordini e della violenza, e della realizzazione di una pace, maturata nel cuore, secondo lo stile di vita dei popoli della regione". "Siamo consapevoli - ha affermato il presidente libanese - che lo sviluppo, sia in Oriente che in Occidente, è possibile solo con la pace. E una vera pace si raggiunge solo attraverso la giustizia e il rispetto dei diritti dell’uomo, mentre però il sangue scorre intorno a noi, e in molte parti del mondo, e la dignità dell’uomo è offesa quotidianamente". E i movimenti che si sono registrati nel mondo arabo, ha detto, portano "una speranza di riforma, di libertà e di democrazia", nonostante ci sia ancora l’ostacolo della violenza. Con il suo viaggio il Papa "ha ravvivato la fiamma di speranza nel cuore dei credenti del Libano, del Medio Oriente e della diaspora. Ha posto nelle nostre mani e nelle mani della Chiesa la responsabilità di realizzare le aspirazioni del nostro popolo, per piantarle in un terreno arabile nel quale lo spirito della solidarietà e della giustizia cresca e porti frutto". Infine, il presidente ha concluso il suo discorso rinnovando al Pontefice l’impegno risoluto "a mantenere il Libano esemplare per il dialogo, l’apertura e la partecipazione equilibrata del popolo nella gestione degli affari pubblici. Ci impegneremo a mantenere il Libano testimone della verità e della coesistenza".

L'Osservatore Romano