mercoledì 19 settembre 2012

Il Papa vuole indire un Concistoro per la creazione di nuovi cardinali in tempi piuttosto ravvicinati. Il problema del numero di berrette disponibili

Il Papa vuole indire un Concistoro per la creazione di nuovi cardinali in tempi piuttosto ravvicinati; tanto ravvicinati che qualche settimana fa in gran segreto ai vertici alti della Curia non si escludeva un evento del genere a novembre, subito dopo la conclusione del Sinodo dei vescovi sulla nuova evangelizzazione. Ma in realtà i numeri erano contro, questa ipotesi, a meno di una clamorosa rottura con la legge che vuole un tetto di 120 cardinali elettori sotto gli 80 anni di età. A fine 2012 gli elettori saranno 114; e il margine lasciato al Papa era esiguo. A giugno 2013 saranno 108; e scenderanno fino a 104 alla fine del 2013. Ma il dilemma di Benedetto XVI non si limita alla data in cui fissare il Concistoro. Infatti, se indice per febbraio l’evento, e calcola dodici posti, contando anche i cardinali che compiranno 80 anni entro giugno, le aspettative legittime superano abbondamente le “berrette” a disposizione. E si tratta allora di compiere scelte importanti di geopolitica ecclesiale, per non lasciare fuori da un eventuale, ci auguriamo molto lontano, conclave nessuna area della cattolicità. In Curia non è pensabile che non diventi cardinale il neo-prefetto della Congregazione per la Dottrina della Fede, il tedesco Gerhard Ludwig Müller; ed è molto probabile che anche al nuovo bibliotecario, il francese, Jean Louis Bruguès, giunga la berretta, come al presidente del Pontificio Consiglio per la Famiglia, Vincenzo Paglia, e a mons. Rino Fisichella, presidente del Pontificio Consiglio per la promozione della Nuova Evangelizzazione. E sono già quattro. In Italia due grandi diocesi aspettano: Venezia, con il suo nuovo patriarca, Francesco Moraglia, e Torino, con Cesare Nosiglia. C’è una regola non scritta, ma rispettata con notevole regolarità, secondo cui l’arcivescovo di una diocesi che ha già un cardinale sotto gli 80 anni deve aspettare con buona pazienza per ricevere la berretta. Il card. Poletto compirà l’80° genetliaco il 18 marzo, e quindi Nosiglia ha via libera. Questa stessa regola impedirebbe a una raffica di nuovi ed emergenti vescovi americani (Gomez di Los Angeles, Chaput di Philadelphia e Lori di Baltimora) di entrare nel Collegio cardinalizio. E anche l’arcivescovo salesiano Riccardo Ezzati, di Santiago del Cile, potrebbe avere qualche difficoltà, perché il suo predecessore compie 80 anni a settembre. In Asia aspetta la berretta il patriarca maronita Bechara Rai, libanese; e Ignace Youssif III Younan, dei siri. Nelle Filippine l’arcivescovo di Manila, Tagle, e a Bangkok l’arcivescovo Kovithavanji, mentre in Nuova Zelanda non c’è un cardinale, e l’arcivescovo di Wellington John Atcherley Dew potrebbe aspirarvi. Australia e Nuova Zelanda hanno un solo cardinale sotto gli 80 anni, George Pell. E senza contare Ezzati, siamo undici. Ma a Londra c’è Vincent Nichols (O’Connor è uscito il mese scorso), e a Toledo non è cardinale il primate di Spagna, Braulia Rodriguez Plaza. A Detroit è “scoperta” una sede cardinalizia, in cui il titolare, Vigneron, non ha la porpora. E lo stesso vale per Marsiglia e Siviglia. Così come non hanno porpore votanti due Chiese di antica tradizione come la Slovacchia e la Lettonia. La situazione appare problematica anche in America Latina. Guatemala, Nicaragua, Colombia non hanno cardinali residenziali; e lo stesso discorso vale per il Canada, dopo la partenza per Roma di Marc Ouellet. E in Africa ci sono vuoti importanti: Costa d’Avorio, Uganda, Mozambico, Camerun e Angola non hanno cardinali votanti. Insomma Benedetto XVI ha sul tavolo un puzzle di non facile soluzione.

Marco Tosatti, Vatican Insider