venerdì 14 settembre 2012

Esortazione Apostolica 'Ecclesia in Medio Oriente' (2). La comunione che interpella tutti: patriarchi, vescovi, sacerdoti, consacrati, laici e donne

La seconda parte è dedicata alla comunione nella Chiesa Cattolica che interpella tutti, patriarchi, vescovi, presbiteri, diaconi, seminaristi, consacrati e laici. Patriarchi e capi delle chiese sono invitati a rafforzare “la comunione nel Consiglio dei Patriarchi cattolici d’Oriente e ai sinodi delle proprie Chiese e ad una reale solidarietà in una sana gestione del personale e dei beni ecclesiastici”. ''Il celibato sacerdotale - recita il documento - è un dono inestimabile di Dio alla sua Chiesa, che occorre accogliere con riconoscenza, tanto in Oriente quanto in Occidente, poichè rappresenta un segno profetico sempre attuale. Ricordiamo, inoltre, il ministero dei presbiteri sposati che sono una componente antica delle tradizioni orientali''. ''Vorrei rivolgere - prosegue il Pontefice - il mio incoraggiamento anche a questi presbiteri che, con le loro famiglie, sono chiamati alla santità nel fedele esercizio del loro ministero e nelle loro condizioni di vita a volte difficili. A tutti ribadisco che la bellezza della vostra vita sacerdotale susciterà senza dubbio nuove vocazioni che toccherà a voi coltivare''. “Il sorgere delle vocazioni dev’essere favorito da una adeguata pastorale. Essa deve essere sostenuta dalla preghiera in famiglia, in parrocchia, in seno ai movimenti ecclesiali e nelle strutture educative. Le persone che rispondono all’appello del Signore hanno bisogno di crescere in luoghi di formazione specifici e di essere accompagnate da formatori idonei ed esemplari. Questi ultimi li educheranno alla preghiera, alla comunione, alla testimonianza e alla coscienza missionaria”. A loro volta i laici sono invitati a testimoniare la loro fede con una condotta esemplare in famiglia e nella società, nel lavoro, nella politica e nella cultura, superando “le divisioni e ogni interpretazione soggettivistica della vita cristiana”. L’Esortazione invita le famiglie cristiane nel Medio Oriente a rinnovarsi “con la forza della Parola di Dio e dei Sacramenti, per essere ancor più la Chiesa domestica”. Una parola il Papa la dedica alle donne: "Vorrei assicurare a tutte le donne che la Chiesa Cattolica, collocandosi nella fedeltà al disegno divino, promuove la dignità personale della donna e la sua uguaglianza con l'uomo, di fronte alle forme più varie di discriminazione alle quali è sottomessa per il semplice fatto di essere donna. Tali pratiche feriscono la vita di comunione e di testimonianza. Esse offendono gravemente non solo la donna, ma anche e soprattutto Dio, il Creatore". "Nella salute, nel lavoro umanitario e nella vita apostolica, ritengo che le donne debbano impegnarsi ed essere più coinvolte nella vita pubblica ed ecclesiale. Esse apporteranno così la loro propria parte all'edificazione di una società più fraterna e di una Chiesa resa più bella dalla comunione reale tra i battezzati". "Inoltre - prosegue Benedetto XVI - nelle vertenze giuridiche che, purtroppo, possono opporre l'uomo e la donna soprattutto in questioni di ordine matrimoniale, la voce della donna deve essere ascoltata e presa in considerazione con rispetto, al pari di quella dell'uomo, per far cessare certe ingiustizie. In questo senso, bisognerebbe incoraggiare un'applicazione più sana e più giusta del diritto della Chiesa". E ancora: "Bisogna assolutamente aver cura che le vertenze giuridiche relative a questioni matrimoniali non conducano all'apostasia. Inoltre, i cristiani dei paesi della regione devono avere la possibilità di applicare nel campo matrimoniale e negli altri campi il loro diritto proprio, senza restrizione". Ai giovani e ai bambini Benedetto XVI si rivolge direttamente: “Non abbiate paura o vergogna di testimoniare l’amicizia con Gesù nella sfera familiare e pubblica. Fatelo tuttavia rispettando gli altri credenti, ebrei e musulmani”.

SIR, Asca, TMNews