domenica 16 settembre 2012

Il Papa: porsi alla sequela di Gesù significa prendere la propria croce per accompagnarlo nel suo cammino. Vi chiamo tutti ad operare per la pace

Nell'omelia della Messa presieduta al City Center Waterfront di Beirut, il Papa ha commentato il passo del Vangelo nel quale Gesù chiede agli apostoli "chi dite che io sia?". "Le risposte che essi gli riferiscono sono diverse: Giovanni il Battista, Elia, un profeta! Ancora oggi, come lungo i secoli, quanti, nei modi più disparati, hanno trovato Gesù sulla loro strada danno le proprie risposte. Sono approcci che possono permettere di trovare la via della verità. Ma, senza essere necessariamente falsi, rimangono insufficienti, poiché non raggiungono il cuore dell'identità di Gesù". Egli è, come dice Pietro, il Messia, ma è "un Messia sofferente, un Messia servo, e non un liberatore politico onnipotente. E' il Servo obbediente alla volontà del Padre suo fino a perdere la propria vita". "Così Gesù va contro quanto molti si aspettavano da lui. La sua affermazione è shoccante e sconcertante. E si sente la contestazione di Pietro, che lo rimprovera, rifiutando per il suo Maestro la sofferenza e la morte! Gesù è severo verso di lui, e fa capire che chi vuol essere suo discepolo deve accettare di essere servo, come Lui si è fatto Servo". Per Benedetto "porsi alla sequela di Gesù significa prendere la propria croce per accompagnarlo nel suo cammino, un cammino scomodo che non è quello del potere o della gloria terrena, ma quello che conduce necessariamente a rinunciare a se stessi, a perdere la propria vita per Cristo e il Vangelo, al fine di salvarla". "Siamo certi che questa via conduce alla risurrezione, alla vita vera e definitiva con Dio. Decidere di accompagnare Gesù Cristo che si è fatto il Servo di tutti esige un'intimità sempre più grande con Lui, ponendosi all'ascolto attento della sua Parola per attingervi l'ispirazione del nostro agire. Nel promulgare l'Anno della fede, che comincerà l'11 ottobre prossimo, ho voluto che ogni fedele possa impegnarsi in maniera rinnovata su questa via della conversione del cuore". Il Pontefice ha dunque incoraggiato "vivamente ad approfondire la vostra riflessione sulla fede per renderla più consapevole e per rafforzare la vostra adesione a Cristo Gesù e al suo Vangelo". "La via sulla quale Gesù ci vuole condurre è una via di speranza per tutti. La gloria di Gesù si rivela nel momento in cui, nella sua umanità, Egli si mostra più debole, specialmente nell’Incarnazione e sulla croce. E’ in questo modo che Dio manifesta il suo amore, facendosi servo, donandosi a noi". Ancora commentando le letture di oggi, il Papa ha sottolineato che "San Giacomo ci ha ricordato come tale sequela di Gesù, per essere autentica, esiga degli atti concreti. 'Io con le mie opere ti mostrerò la mia fede'. E' un'esigenza imperativa per la Chiesa quella di servire, e per i cristiani di essere veri servitori ad immagine di Gesù. Il servizio è un elemento costitutivo dell'identità dei discepoli di Cristo. La vocazione della Chiesa e del cristiano è di servire, come il Signore stesso ha fatto, gratuitamente e per tutti, senza distinzione. Così, servire la giustizia e la pace, in un mondo dove la violenza non cessa di estendere il suo corteo di morte e di distruzione, è un'urgenza al fine di impegnarsi per una società fraterna, per costruire la comunione!". "Prego particolarmente il Signore - ha affermato il Papa - di dare a questa regione del Medio Oriente dei servitori della pace e della riconciliazione, perché tutti possano vivere pacificamente e con dignità. E' una testimonianza essenziale che i cristiani debbono dare qui, in collaborazione con tutte le persone di buona volontà. Vi chiamo tutti ad operare per la pace. Ciascuno al proprio livello e là dove si trova". "Il servizio - ha chiarito - deve ancora essere al cuore della vita della comunità cristiana stessa: questo spirito che deve animare tutti i battezzati, gli uni verso gli altri, specialmente con un impegno effettivo accanto ai più poveri, agli emarginati, a quanti soffrono, affinché sia preservata l'inalienabile dignità di ogni persona". "Cari fratelli e sorelle che soffrite nel corpo o nel cuore, la vostra sofferenza non è vana. Cristo Servo - ha ricordato il Papa - si fa vicino a tutti coloro che soffrono. E' presente accanto a voi". "Possiate trovare sulla vostra strada - ha auspicato Bendetto XVI - fratelli e sorelle che manifestano concretamente la sua presenza amorevole che non può abbandonarvi! Siate pieni di speranza a causa di Cristo" e "cercate di diventare sempre più conformi al Signore Gesù, Lui che si è fatto Servo di tutti per la vita del mondo. Dio - ha concluso - benedica il Libano, benedica tutti i popoli di questa amata regione del Medio Oriente e faccia loro il dono della sua pace".

AsiaNews, Agi

VIAGGIO APOSTOLICO IN LIBANO (VIII) - il testo integrale dell'omelia del Papa