martedì 10 luglio 2012

Lewy: accordo Santa Sede-Israele possibile prima di dicembre. Tolti limiti a visti su passaporti vaticani. Positivo ruolo di Di Noia con lefebvriani

La Santa Sede e Israele sono "molto vicini" alla firma di un accordo economico bilaterale, secondo l'ambasciatore d'Israele Mordechay Lewy (nella foto con Benedetto XVI). "Le questioni pendenti sono di natura giuridica e possono essere risolte", ha spiegato il rappresentante diplomatico uscente di Israele presso la Santa Sede in un briefing di commiato dalla stampa. Alla scorsa sessione plenaria, che si è svolta lo scorso 12 giugno, non ha raggiunto un accordo, secondo Lewy, solo per la finalizzazione della traduzione in doppia lingua del documento e per alcuni nodi giuridici relativi a entità distinte dallo Stato d'Israele (il comune di Gerusalemme e l'autorità del parco nazionale) non rappresentati all'incontro. "La prossima plenaria si svolgerà a dicembre - ha puntualizzato Lewy - e ciò non significa che la firma non possa arrivare prima". Con mossa distensiva, Israele ha deciso di togliere le limitazioni ai visti sui passaporti diplomatici della Santa Sede. "Sinora non era chiaro chi poteva entrare e alcuni di coloro che entravano potevano essere prima annunciati, osservati, controllati", ha affermato Lewy. "Ora la situazione è ribaltata: vale il principio che hai diritto ad entrare in Israele". Lewy ha spiegato che la Santa Sede concede passaporti diplomatici con avvedutezza e in numero molto limitato ed ha citato il caso dei cardinali o di un dignitario ecclesiastico che può avere il passaporto diplomatico vaticano pur essendo nato, ad esempio, a Damasco. L'ambasciatore uscente si è detto "fiducioso" che nel quadro dei negoziati dottrinali con i lefebvriani il Vaticano rimarrà "fedele alle proprie posizioni" di rispetto del mondo ebraico ed ha sottolineato, in particolare, il valore positivo rappresentato dalla nomina del domenicano Augustine Di Noia. "Non ne dubito", ha detto l'ambasciatore, sottolineando che un eventuale accordo non avverrebbe "al costo degli insegnamenti della Chiesa che fanno riferimento alla 'Nostra Aetate'", dichiarazione del Concilio Vaticano II sul dialogo con le altre religioni, e potrebbe, semmai, creare una "divisione" tra lefebvriani, "alcuni dei quali non sono pronti" ad accettare il magistero cattolico. Lewy ha definito "molto significativa" la nomina di Augustine di Noia, domenicano statunitense, al nuovo ruolo di vicepresidente della Pontificia Commissione "Ecclesia DeiW, il dicastero vaticano responsabile dei rapporti con i lefebvriani e gli altri tradizionalisti. Significativa ("sensitive", in inglese), anche perché, ha sottolineato Lewy, anche perché la stessa Congregazione per la Dottrina della Fede da cui "Ecclesia Dei" dipende ha specificato nel comunicato della nomina "le sue strette relazioni con gli organismi ebraici, che è la verità". Più in generale, l'ambasciatore israeliano si è detto fiducioso che la Santa Sede non rinunci alla propria posizione nei confronti del mondo ebraico perché "Di Noia, il card. Koch e il Papa stesso, queste sono le persone cruciali nel negoziato".

TMNews