sabato 12 maggio 2012

Il Papa ad Arezzo, La Verna e Sansepolcro. Il 'Signor Papa' visita Francesco: nel Santuario per ripercorrere l’itinerario delle Sante Stimmate

Nel 1209 Francesco parte da Assisi per andare a Roma da Papa Innocenzo III per avere l’approvazione della "Regola di vita". Oggi Papa Benedetto XVI viene da Francesco, alla Verna (foto), per rifornirsi di compassione e tenerezza, di forza decisionale e di comprensione per tutti gli uomini di buona volontà. "La Verna è un dono di Dio e dobbiamo ringraziarlo per avercela lasciata attraverso i secoli" diceva Giovanni Paolo II. E ne abbiamo bisogno particolare noi, oggi, in una società che avverte la necessità di verità, di essenzialità e di autentica esperienza di Dio. La Verna è il santuario della conformità a Cristo povero, crocifisso e risorto, è il luogo della contemplazione dell’umanità di Cristo nella sofferenza della passione, è il punto di arrivo di Francesco. Alla Verna il crocifisso irrompe nel suo stesso corpo: ha desiderato l’impossibile e finisce, nel desiderio della radicalità, per realizzare quanto è possibile nei limiti dei mortali. La Verna, oggi come al tempo di San Francesco, secondo i Fioretti, è un monte, per la conformazione del luogo e le sue forti asperità, "troppo bene atto a chi volesse fare penitenza, in luogo rimosso dalla gente, o a chi desiderasse vita solitaria" (Fonti francescane 1897). Francesco realizza quanto Bonaventura dirà successivamente, articolando i gradi di illuminazione che cominciano dalle creature e conducono fino a Dio, al quale nessuno può arrivare se non tramite il Crocifisso. Il suo itinerario spirituale era iniziato nella non lontana Assisi, sempre davanti al Crocifisso nella duplice dimensione umana e divina: il Cristo, uomo-Dio, e il lebbroso o forse il Cristo lebbroso, incarnato in una Chiesa lontana dal Vangelo, ma non ancora separata da esso, il Figlio di Dio, martoriato nelle istituzioni ecclesiali del tempo, sorrette tuttavia dallo Spirito e mai destinate a perire, e sempre bisognose di purificazione. Francesco vede le reale decadenza dei costumi nel clero e nel popolo di Dio, ma, contrariamente ai movimenti pauperistici del suo tempo, non contesta, né protesta: propone un nuovo stile di vita: "La vita dei fratelli minori è vivere il santo Vangelo di nostro Signore Gesù Cristo". E la sua proposta certamente diventa anche protesta e contestazione. Ma sempre nell’obbedienza più assoluta al "Signor Papa". La visita del Pontefice è consolidamento della fedeltà dei francescani alla Chiesa e sollecitazione a ricercare sempre "il verace amore di Cristo" perché ogni frate minore possa essere trasformato "nell’immagine perfetta dell’amato" (Fonti francescane 1377). Solo il Papa sa il perché visita la Verna. Per noi è importante il suo pellegrinaggio, perché l’andare stesso ha un profondo significato pastorale per il francescanesimo, per i frati toscani, custodi del mistero delle stimmate, e per la comunità ecclesiale del mondo intero. Vorrà richiamare, in un tempo difficile in cui tutto sembra ridotto all’io egoista, alla possibilità anche oggi di giungere a Dio, come suggerisce Bonaventura, partendo dalle realtà fuori di noi per rientrare poi in noi stessi ed elevarci al di sopra di noi. Francesco alla Verna, contemplando Cristo nel suo corpo, nella sua anima e nella sua divinità ha conosciuto la scala per ascendere a Dio. Un messaggio sicuro per noi postmoderni, incauti quanto presuntuosi esploratori di un mondo sconosciuto. Alla Verna, Francesco conclude la sua ricerca di Dio e trova risposta all’inquietante interrogativo che lo aveva tormentato fin dall’inizio del suo cammino: "Chi sei Tu, o Dio e chi sono io"? Dopo l’esperienza delle stimmate Francesco sparisce a se stesso e resta in lui solo il tu di Dio. Francesco rompe la rigidezza della gerarchia feudale e chiama fratelli tutti gli uomini. "Voleva che si fondessero maggiori e minori, che i dotti si legassero con affetto fraterno ai semplici, che i frati, pur lontani tra loro, si sentissero uniti dal cemento dell’amore" (Fonti francescane 777). Francesco, da Cristo, impara a trattare tutti con affetto ed estrema cortesia, persino i saraceni, gli infedeli e gli stessi ladri. Il carisma della tenerezza di Francesco è dono di Dio che esplode nel suo cuore dopo un lungo viaggio verso l’interno, nel cuore di se stesso, per superare le paure che ci rendono crudeli. Cerca sempre il dialogo attento, generoso e paziente. "Tu sei..." oltre che visione mistica della realtà è soprattutto un’esperienza che parte dal centro, Gesù Cristo, e al centro tenta di ricondurre tutte le creature. È la ricomposizione riconciliata del mistero della Incarnazione, la pace fra il divino e l’umano colma di grazia e di verità. La verità fondante è la realizzazione dell’amore incarnato che permette nuovamente di ascendere fino a Dio uscendo dalla deformazione della natura, che è il peccato, e conquistare la scienza che illumina con la meditazione del mistero e la sapienza della perfezione con la contemplazione. Il "Tu sei..." è la comprensione mistica della verità rivelata e la consapevolezza cosciente della rettitudine della volontà e della perspicuità della ragione. Brevissima la visita del Papa a La Verna, ma per tutta la grande famiglia francescana sarà fondamentale poter pregare con lui come pregò il serafico Padre: "Alto e glorioso Dio, illumina le tenebre de lo core mio. Et dame fede dricta, speranza certa, carità perfecta, umiltà profonda, senno e cognoscemento che io faccia lo tuo verace comandamento” (Fonti francescane 276).

Costanzo Paracchini, L'Osservatore Romano