sabato 21 aprile 2012

Chi 'spara' sull’accordo tra Roma e i lefebvriani? La divulgazione di una lettera di mons. Pozzo al superiore dell’Istituto Buon Pastore

Gli ultimi, decisivi passi che dovrebbero segnare il rientro nella piena comunione con Roma della Fraternità San Pio X fondata dall’arcivescovo Marcel Lefebvre avverranno nei prossimi giorni: la Commissione "Ecclesia Dei" si riunirà in settimana per esaminare la risposta appena inviata dal superiore della Fraternità, il vescovo Bernard Fellay. Si tratta, com’è noto, del testo del "preambolo dottrinale" preparato dalle autorità vaticane dopo i colloqui tra la Santa Sede e i lefebvriani, anche se con alcune modifiche che chi ha letto il testo definisce "non sostanziali". L’esame del documento passerà quindi ai cardinali della Congregazione per la Dottrina della Fede e infine arriverà sul tavolo del Papa, che dovrebbe comunque averlo già ricevuto. Il momento è delicato: è noto che sia all’interno della Fraternità, come negli Episcopati dei Paesi più interessati dalla presenza della Fraternità tradizionalista e anche in qualcuno in Vaticano, vi sono opposizioni. In alcune frange lefebvriane più radicali, che di fatto si avvicinano al sedevacantismo, l’accordo viene visto come l’arrendersi alle profferte di Roma: si sarebbe dovuto, invece, continuare a combattere, fino a "convertire" la Santa Sede per riportare le lancette dell’orologio della storia della Chiesa a cinquant’anni fa. Mentre sull’altro fronte si insiste sul fatto che Benedetto XVI ha teso troppo la mano in spirito di riconciliazione, mentre non si dovrebbe tollerare che vi siano cattolici critici verso il Concilio Vaticano II. Un esempio di questo clima difficile, e delle tensioni destinate a moltiplicarsi nelle prossime settimane, è la pubblicazione di una lettera riservata che il segretario della Commissione "Ecclesia Dei", mons. Guido Pozzo, ha inviato nei giorni scorsi all’abbé Philippe Laguerie, superiore dell’Istituto Buon Pastore, società di vita apostolica di diritto pontificio che celebra secondo l’antico rito liturgico. La lettera di Pozzo conteneva alcune osservazioni e indicazioni per l’Istituto e faceva seguito a una visita canonica avvenuta qualche tempo fa. La sua divulgazione, a detta dell’abbé Laguerie, sarebbe avvenuta per intralciare il dialogo tra la Santa Sede e i lefebvriani. Nella lettera Pozzo fa sostanzialmente due rilievi. Il primo riguarda l’uso "esclusivo" del Messale di San Pio V, consentito all’Istituto. "Ecclesia Dei" suggerisce di non parlare di uso "esclusivo", limitandosi a ribadire negli Statuti del Buon Pastore che si tratta del "rito proprio" dell’Istituto. "La questione della pratica della forma straordinaria, così com’è formulata negli Statuti - scrive Pozzo - va precisata nello spirito del 'Summorum Pontificum'. Converrebbe semplicemente definire questa forma come il 'rito proprio' dell’Istituto, senza parlare di 'esclusività'". Va ricordato peraltro che le costituzioni del Buon Pastore erano precedenti al Motu Proprio del Papa che nel 2007 ha liberalizzato l’uso dell’antico Messale. Pozzo inoltre entra nel merito delle critiche al Concilio e scrive: "Più che su una critica, sia pure 'seria e costruttiva', del Vaticano II, gli sforzi dei formatori dovranno volgersi alla trasmissione dell’integralità del patrimonio della Chiesa, insistendo sull’ermeneutica del rinnovamento nella continuità e prendendo come base l’integrità della dottrina cattolica esposta nel Catechismo della Chiesa Cattolica'. In sostanza, il segretario di "Ecclesia Dei" chiede ai tradizionalisti già in comunione con Roma lo sforzo di approfondire le indicazioni di Benedetto XVI nella lettura dei testi conciliari. Ma la divulgazione della lettera riservata sarebbe stata voluta perché contiene rilievi che potrebbero scoraggiare i lefebvriani che si apprestano a seguire il loro superiore Bernard Fellay sulla via della piena comunione con Roma. "Ci sono persone a Roma molto sfavorevoli a qualsiasi accordo" tra la Santa Sede e la Fraternità San Pio X, denuncia l’abbè Philippe Laguerie, in una dichiarazione rimbalzata su alcuni siti e ripresa dall’agenzia Agi. "La divulgazione - afferma il sacerdote tradizionalista, superiore del Buon Pastore - è arrivata da fazioni certamente contrari agli accordi, chierici o laici, della Fraternità di San Pio X". "In breve - commenta Laguerie - un po’ ovunque alcune persone si immischiano in ciò che non li riguardano, anche se tutti, ovviamente, sono interessati. Il fine non giustifica i mezzi, per nessuno". Quanto all’ipotesi che sia stato proprio un membro del suo Istituto a diffondere la lettera, il superiore lo invita a unirsi ai lefebvriani più ostili al rientro: "Che ci torni, se davvero da lì proviene!". In ogni caso, conclude con parole di estrema durezza, si tratta di "un politico miserabile deciso a far affossare i negoziati della Fraternità e a destabilizzare il suo Istituto… Un sacerdote incapace di conservare un segreto professionale potrebbe rivelare anche quelli confessionali".

Andrea Tornielli, Vatican Insider