martedì 17 aprile 2012

85° genetliaco di Benedetto XVI. Nella ricerca della verità, la storia di Joseph Ratzinger. Tra vita, Pontificato e la svolta nella diplomazia

“Lo ha sempre inquietato l’impulso a considerare la verità come un oggetto posseduta da difendere. Non si sentiva a suo agio con la tendenza neoscolastica a rinchiudere la verità in definizioni astratte, impersonali, preconfezionate. Quella, secondo Ratzinger, era una teologia che pretendeva di sezionare il mistero. Non una teologia che si inginocchia. Un’astrazione, ha detto una volta, che non aveva bisogno di avere una madre”. Sono parole di Alfred Läpple, “istitutore”, si potrebbe dire con un termine ormai desueto, di Joseph Ratzinger. Läpple fu prima professore di filosofia, poi amico di Joseph Ratzinger. Basterebbero le sue parole a raccontare la ricerca di Joseph Ratzinger. Una ricerca che è stato un cammino continuo alla ricerca del mistero, e delle parole giuste di spiegare il mistero. Vero, la teologia è qualcosa di sempre perfettibile nel modo in cui viene raccontata. Ma ha bisogno di basi solide, e la fede è una base solidissima dalla quale partire. D’altronde, la fede che ci sia stato un disegno ragionevole al principio di tutte le cose (anche della razionalità stessa) appare da sempre a Benedetto XVI come una spiegazione sicuramente più ragionevole al fatto che l’uomo sia uno scherzo del caso, e che dunque anche la sua razionalità venga da qualcosa di irrazionale. Si muove dalla fede il percorso di vita di Joseph Ratzinger. Dalla devozione del padre e della madre, dal rosario detto con frequenza in casa, dalla preghiera costante e continua. Un percorso che passa per gli anni del nazismo, dove vive il disagio del padre, ufficiale di polizia, per quanto gli viene richiesto dai nuovi governanti, dove sperimenta sulla sua pelle il senso di un regime che, lo dirà più volte nel corso del suo Pontificato, vuole uccidere Dio. Joseph Ratzinger aveva già la sua vocazione, Dio lo aveva cominciato a vivere da tempo, e da tempo aveva cominciato la sua ricerca.Finisce la guerra, e arriva il giorno più bello della sua vita, come più volte lo ha definito: l’ordinazione sacerdotale. Il 29 giugno del 1951 comincia la straordinaria avventura di Joseph Ratzinger sacerdote. Il suo primo incarico comincia il 1° agosto 1951: viceparroco presso la Chiesa del Preziosissimo Sangue. Passa diverse ore a confessare. E lì, a partire dalle parole dei suoi parrocchiani, si rende conto dell’indifferenza religiosa delle persone. È una Chiesa di pagani, non nel senso di pagani che sono diventati cristiani, bensì nel senso di cristiani che continuano a chiamarsi cristiani e che invece sono pagani. E’ un male che affligge tutta l’Europa, avrà poi a dire nel saggio “I nuovi Pagani e la Chiesa”, che “ormai da quattrocento anni è culla di un nuovo paganesimo”. La sua ricerca parte da qui, da questa osservazione. Come conciliare i segni dei tempi con la verità della fede? Come innovare senza relativizzare? Come far riconciliare fede e ragione? Basta andarsi a vedere i saggi, le lezioni, le parole spese da Joseph Ratzinger in tutta la sua vita per rendersi conto del senso della sua ricerca: ovvero comprendere la realtà, raccontare le cose in modo nuovo, ma tenendo ferma la verità. È una vita in crescita, quella di Benedetto XVI. Il quale, diventato Papa, ha dato una svolta significativa al ruolo del Papato nel mondo. La Santa Sede ha un ruolo importante nel concerto delle nazioni. È un punto di vista altro ed elevato, ascoltato alle Nazioni Unite, che da tempo vorrebbero che la Santa Sede diventi uno Stato membro, tenuto in considerazione nei consessi internazionali, sebbene sia a volte spesso messo in minoranza e oggetto di campagne che ne vorrebbero diminuire l’impatto internazionale. Prima di Papa Ratzinger, la diplomazia della Santa Sede si basava tutta sulla Ostpolitik delineata dal card. Agostino Casaroli, Segretario di Stato in tre Pontificati. Casaroli era riuscito, in base a una politica di basso profilo, ad aprire in qualche modo la Cortina di Ferro, a tenere rapporti con i Paesi del blocco sovietico. Un lavoro che aveva permesso alla Chiesa di essere presente dall’altra parte del Muro. E che aveva raggiunto l’apice con l’elezione di un Papa polacco al soglio di Pietro. Ma, dopo Casaroli, questa Ostpolitik era rimasta una scuola buona per tutte le stagioni, applicata anche ad altri scenari internazionali, e soprattutto applicata in una realtà che non era più quella che aveva preceduto la caduta del Muro di Berlino. La fede era diventato un attore tra i tanti, non si poteva dare più per scontato. La verità era qualcosa che andava cercato, sempre e comunque. Ed ecco che, divenuto Papa, Joseph Ratzinger segna la svolta. Ancora le posizioni della Santa Sede sulla verità. Il primo messaggio per la Giornata Mondiale per la Pace è proprio “Nella verità, la pace”. La sua critica al relativismo, portata avanti con convinzione e pacatezza durante gli anni da professore, da vescovo di Monaco, da prefetto della Congregazione della Dottrina della Fede, si possono leggere in tutti i suoi discorsi. A Ratisbona, nel 2006, la sua lezione all’università crea moltissime polemiche. Ma è perché sono in pochi a rendersi conto che tutto è cambiato. Che ormai non ci si può più nascondere, che si deve cercare la verità con argomenti di ragione. Mentre l’Occidente continua ad attaccare il Papa, in Medio Oriente si accorgono che una nuova via di dialogo è possibile. Nasce da lì, la lettera dei 138 musulmani, che porterà ad un incontro bilaterale in Vaticano. La ricerca della verità diventa fondante anche nel rapporto, sempre difficilem con la Chiesa di Cina. Una lettera del Papa nel 2007 detta le condizioni per ricondurre all’unità, nella fedeltà di tutti a Roma e nell’accordo con le autorità dello Stato, i cattolici in Cina, sanando la frattura tra la Chiesa ufficiale e quella clandestina. Poi, nel 2008, il Papa chiama il card. Zen, uno dei più battaglieri vescovi cinesi, a scrivere le meditazioni della Via Crucis del Venerdì Santo. E, in un momento in cui le relazioni sembrano diventare ancora più difficili, il Papa crea cardinale John Tong, il successore di Zen, un uomo equilibrato che sa combattere il regime con argomenti di ragione. Ma è tutta una nuova visione del mondo diplomatico che ha portato Benedetto XVI a puntare più sulla solidità del diritto che sulla leggerezza della diplomazia. Emblematica la scelta di nominare nunzio apostolico in Irlanda un non diplomatico, proveniente dalle file della Congregazione della Dottrina della Fede. Ancora più emblematica la scelta di nominare Segretario di Stato Tarcisio Bertone, canonista, senza scuola diplomatica alle spalle, che subito ha detto che avrebbe voluto più che altro essere un “Segretario di Chiesa”. La fede, in fondo, deve avere anche una solida struttura che la tuteli. Così, anche la battaglia per la libertà religiosa si basa, oggi, sul piano del diritto internazionale, su solide basi, e non sulla ricerca di concessioni o di aperture per le minoranze, o di tolleranza per la presenza delle religioni. È una battaglia che si porta avanti in termini di ragione. Ed è la ragione di cui Benedetto XVI ha parlato in tutti gli incontri con la società civile e politica dei luoghi in cui è andato in viaggio da Papa. Fermo nella verità, eppure consapevole di quello che aveva scritto, da teologo, nel suo volume più celebre, "Introduzione al cristianesimo": “Chi tenta di diffondere la fede in mezzo agli uomini che si trovano a vivere e a pensare nell’oggi può davvero avere l’impressione di essere un pagliaccio, oppure addirittura un resuscitato da un vetusto sarcofago, che si presenta al mondo odierno avvolto nelle vesti e nel pensiero degli antichi, e nell’epoca nostra e pertanto nell’impossibilità di comprendere gli uomini dell’epoca nostra e di essere compreso da loro”. Il Papa della ragione però sta continuando la sua ricerca perché la fede sia compresa. Ed è una ricerca che si fonda su argomenti di verità. Una ricerca che ha affascinato anche Fidel Castro. Che, incontrando il Papa a Cuba, gli ha chiesto libri per approfondire l’argomento. Avevano parlato dell’assenza di Dio.

Andrea Gagliarducci, Korazym.org