mercoledì 7 marzo 2012

Nuovi veleni in Vaticano, stavolta su Ettore Gotti Tedeschi, che insieme a Bertone porta avanti l'operazione trasparenza voluta da Benedetto XVI

Tre mesi di voci e veleni, una lenta opera di logoramento che negli ultimi giorni ha visto un' accelerazione. La tecnica è la solita ma sotto attacco, stavolta, è il presidente dello Ior Ettore Gotti Tedeschi (nella foto con Benedetto XVI). Le voci dipingono un card. Tarcisio Bertone, a sua volta bersaglio principe dei "corvi" e delle fughe di documenti, pronto a sostituire "entro primavera" il banchiere ed economista che, nominato da Benedetto XVI, lo stesso Segretario di Stato scelse al vertice dell' Istituto, nel settembre 2009. "Vatileaks" è diventato un gioco di specchi, Oltretevere. Ai piani alti c' è chi sospira: "Vogliono delegittimare Gotti Tedeschi come fecero con mons. Viganò", il numero due del Governatorato che denunciò "corruzione" in una lettera al Papa e fu poi trasferito come nunzio negli Usa. E c' è chi invece ribatte: "Follie. A giugno Moneyval deciderà se inserire la Santa Sede nella white list dell' Ocse: destituire Gotti Tedeschi, uno degli artefici della trasparenza, darebbe un' immagine devastante in vista del giudizio europeo, come tornare ai tempi di Marcinkus". Fonti vicine alla Segreteria di Stato smentiscono secche: "Non esiste: è solo altro veleno per attaccare il card. Bertone". Nel gioco di specchi, tuttavia, qualche punto fermo c' è. Le voci iniziano a novembre, quando l'ipotesi di destituzione di Gotti Tedeschi apparve nel libro "I senza Dio" di Stefano Livadiotti, con tanto di nomi (da Cesare Geronzi, vicino a Bertone, al consigliere Ior Ronaldo Hermann Schmitz) per la successione. E si sono infittite in occasione del vero problema: la legge antiriciclaggio. La legge vaticana "CXXVII" (127) del 30 dicembre 2010 è entrata i vigore il 1°aprile 2011. Ma il 25 gennaio di quest'anno "per urgente necessità" è stata "modificata e integrata" con il decreto "CLIX" (159), firmato dal card. Giuseppe Bertello, presidente del Governatorato. Giorni prima il card. Attilio Nicora, presidente dell' Autorità di informazione finanziaria, si era mostrato preoccupato, "la nuova versione riforma in toto l'assetto istituzionale del sistema antiriciclaggio, ridefinendo compiti e ruoli dell'Autorità". Di qui il timore: «Dall'esterno, anche se erroneamente, potrebbe essere visto come un passo indietro". Preoccupazioni condivise da Gotti Tedeschi e che restano anche dopo il "compromesso". A comparare i due testi, si notano differenze: specie intorno ai poteri di controllo dell'Authority sulle operazioni finanziarie, Ior in testa. Vengono confermate "autonomia e indipendenza operative" dell'Aif (senza più precisare che è "istituita dal Sommo Pontefice") e tuttavia si aggiunge (articolo 2 septies b) che "le ispezioni sono disciplinate con regolamento dalla Pontificia Commissione per lo Stato della Città del Vaticano". Anche i protocolli d' intesa con "analoghe autorità" avvengono ora "con il nulla osta della Segreteria di Stato" e così via. Certo resta la svolta, tipo il divieto (articolo 1 bis) di aprire "conti, depositi o libretti anonimi, cifrati o intestati a nomi fittizi o di fantasia". Ma perché le modifiche, perché "urgenti"? I diretti interessati mantengono il massimo riserbo. Il decreto dev'essere "confermato" dalla commissione cardinalizia (ne fa parte anche Nicora) "entro 90 giorni" e, almeno in teoria, può essere ancora corretto. Resta il paradosso di un'"operazione trasparenza" voluta da Benedetto XVI e portata avanti proprio da Bertone e Gotti Tedeschi. Un'operazione che ha molti nemici. Si è parlato di rapporti tesi, tra il Segretario di Stato e il presidente dello Ior, dopo l'acquisto mancato del San Raffaele. Ambedue sono braccati da voci di sostituzione. Ma ambedue continuano ad avere la fiducia del Papa. Così c'è chi richiama ancora Viganò: "Casi diversissimi, chiaro. Però allora le voci miravano ad aizzare lo scontro. E la trappola funzionò".

Gian Guido Vecchi, Corriere della Sera