sabato 31 marzo 2012

Il Papa: non mancano giovani che, anche ai nostri giorni raccolgono, si affidano a Cristo e affrontano con coraggio e speranza il cammino della vita

Lettera del Santo Padre Benedetto XVI a mons. Domenico Sorrentino, vescovo di Assisi-Nocera Umbra-Gualdo Tadino, per l"Anno Clariano" indetto in tutta la diocesi in ricordo di Santa Chiara, in occasione dell’VIII centenario della sua conversione e consacrazione. Il Papa ripercorre la vicenda di Chiara d'Assisi, sottolineando come nella decisione della consacrazione, così "come era avvenuto per Francesco", "si nascondeva il germoglio di una nuova fraternità, l’Ordine clariano che, divenuto albero robusto, nel silenzio fecondo dei chiostri continua a spargere il buon seme del Vangelo e a servire la causa del Regno di Dio". La notte della Domenica delle Palme del 1211, Chiara fuggì dalla casa paterna per raggiungere di nascosto la piccola chiesa della Porziuncola, dove dimorava Francesco con i suoi frati, con il desiderio di seguire il suo ideale evangelico. "Nel suo significato profondo - scrive Benedetto XVI -, la 'conversione' di Chiara è una conversione all’amore. Ella non avrà più gli abiti raffinati della nobiltà di Assisi, ma l’eleganza di un’anima che si spende nella lode di Dio e nel dono di sé": "è in questo contesto di fede profonda e di grande umanità - afferma il Papa - che Chiara si fa sicura interprete dell’ideale francescano, implorando quel 'privilegio' della povertà,ossia la rinuncia a possedere anche solo comunitariamente dei beni, che lasciò a lungo perplesso lo stesso Sommo Pontefice, il quale alla fine si arrese all’eroismo della sua santità". "Come non proporre Chiara, al pari di Francesco, all’attenzione dei giovani d’oggi?". La storia di Santa Chiara e San Francesco d'Assisi manifesta la sua attualità "al confronto con le illusioni e le delusioni che spesso segnano l'odierna condizione giovanile. Mai un tempo ha fatto sognare tanto i giovani, con le mille attrattive di una vita in cui tutto sembra possibile e lecito. Eppure, quanta insoddisfazione è presente, quante volte la ricerca di felicità, di realizzazione finisce per imboccare strade che portano a paradisi artificiali, come quelli della droga e della sensualità sfrenata". "Anche la situazione attuale - scrive il Santo Padre - con la difficoltà di trovare un lavoro dignitoso e di formare una famiglia unita e felice, aggiunge nubi all'orizzonte. Non mancano però giovani che, anche ai nostri giorni, raccolgono l'invito ad affidarsi a Cristo e ad affrontare con coraggio, responsabilità e speranza il cammino della vita, anche operando la scelta di lasciare tutto per seguirlo nel totale servizio a Lui e ai fratelli. La storia di Chiara, insieme a quella di Francesco, è un invito a riflettere sul senso dell'esistenza e a cercare in Dio il segreto della vera gioia. E' una prova concreta che chi compie la volontà del Signore e confida in Lui non solo non perde nulla, ma trova il vero tesoro capace di dare senso a tutto".

SIR, LaPresse

LETTERA DEL SANTO PADRE AL VESCOVO DI ASSISI-NOCERA UMBRA-GUALDO TADINO IN OCCASIONE DELL’ "ANNO CLARIANO"

Il Papa in Messico e a Cuba. Becciu: straordinaria l'accoglienza. Solo lui poteva chiedere di custodire i bambini, di non spegnere il loro sorriso

Il viaggio del Papa a Cuba "ha aperto orizzonti anche al di là dell'isola". Mons. Angelo Becciu, sostituto della Segreteria di Stato, dà questa chiave di lettura al viaggio apostolico appena concluso. Intervistato da L'Osservatore Romano al rientro dal viaggio in Messico e a Cuba, l'arcivescovo sottolinea che Papa Benedetto XVI ha offerto un importante messaggio "a tutti i cubani perchè possano sperare e avere certezze". Tra i ricordi di viaggio, mons. Becciu dice che "non poteva non colpire la straordinaria accoglienza che è stata riservata al Papa. Si faceva torto ai fedeli messicani quando li si descriveva come aficionados esclusivamente alla figura di Giovanni Paolo II. Hanno invece dimostrato la maturità della loro fede accogliendo Benedetto XVI, con il calore di cui sono capaci, come successore dell'apostolo Pietro". In particolare, mons. Becciu segnala "la determinazione dei giovani cubani nel volere affermare il diritto a esprimere pubblicamente la loro fede. Per tanto tempo si è voluto relegare la Chiesa nelle sacrestie. Oggi invece i giovani vogliono uscire all'aperto, mostrare il loro volto di figli di quel Dio che si è tentato di allontanare dalla loro vita. Hanno cominciato a sperimentare la possibilità di essere se stessi e dunque vogliono potere legittimamente testimoniare in pubblico la loro fede. È stato un segnale molto forte, senza dubbio positivo". "L'aspetto più evidente - aggiunge mons. Becciu - è che il Papa ha conquistato il cuore dei cubani. Lo hanno dimostrato soprattutto nel momento in cui sono scesi in massa nelle strade per salutarlo mentre partiva. Ho visto gente finalmente sciolta, che si è riversata sulle vie percorse dal corteo papale per mostrare un affetto sincero. È stata una bella sorpresa, un segno evidente di come la persona e le parole di Benedetto XVI abbiano toccato i loro cuori. Non si deve dimenticare che molti di loro sono cresciuti senza sapere niente del Papa. Solo da poco tempo la televisione ha iniziato a trasmettere notizie sulla Chiesa. I ragazzi che frequentano le parrocchie nel migliore dei casi hanno sentito i loro sacerdoti parlare del Santo Padre. Forse hanno visto alcune fotografie, ma non si può certamente dire che lo conoscessero". Mons. Becciu ritiene che a Cuba sia "in atto un cammino che lascia ben sperare. Molti spazi sono stati aperti, ma tanti altri devono ancora essere aperti. Il viaggio del Papa è stato sicuramente una spinta eccezionale per la Chiesa". Benedetto XVI è in prima fila nell'impegno per la protezione dei bambini, ricorda il sostituto della Segreteria di Stato, che commentando i discorsi pronunciati dal Papa in Messico, "tutti notevoli, densi di significato e perfettamente centrati sui problemi del Messico e di tutta l'America Latina", rileva che "nell'incontro con i bambini a Guanajuato c'è una frase che solo Papa Benedetto poteva pronunciare, per quanto è stata incisiva e in un certo senso capace di riassumere tutte le questioni che deve affrontare la società messicana, e cioè il suo appello a custodire i bambini perchè non si spenga mai il loro sorriso". "In effetti - sottolinea il presule - essi sono il futuro di ogni popolo e bisogna garantire loro la massima protezione".

Giacomo Galeazzi, Oltretevere

A colloquio con l’arcivescovo Angelo Becciu, sostituto della Segreteria di Stato, al rientro dal viaggio del Papa in Messico e a Cuba: avanti con coraggio e con pazienza

Anno della fede. Consiglio permanente CEI: adesione convinta, il rinnovamento della fede rappresenta la principale priorità dell'azione ecclesiale

Il Consiglio permanente della CEI, nel documento finale dei lavori di questa settimana, ha espresso "adesione convinta" all'"Anno della fede, indetto dal Papa, preziosa occasione di verifica pastorale circa i contenuti e le modalità dell'annuncio e la loro incidenza sulle problematiche umane". "Nonostante il costante impegno nella formazione dei bambini, dei ragazzi e degli adulti, con testi autorevoli come il Catechismo degli Adulti, molti credenti e praticanti - è crito nel documento - stentano a cogliere le implicazioni culturali della fede, come se la relazione con Gesù Cristo non avesse un nesso con la vita né la forza di incidere in maniera significativa sulle scelte e i comportamenti dei singoli e della società". Ma "in questa prospettiva l'Anno della fede offrirà l'occasione per rilanciare non solo l'annuncio e la catechesi ma anche la formazione all'impegno socio-politico e alla presenza nella vita pubblica". Dunque, a giudizio dei vescovi italiani, "il rinnovamento della fede - è scritto- rappresenta la principale priorità dell'azione ecclesiale". E "L'Anno della fede deve portare le comunità a rendersi maggiormente presente nei diversi ambienti di vita, esprimendo così tutta la valenza di quella carità che appartiene alla grande tradizione ecclesiale e che abbraccia non solo la risposta a bisogni materiali, ma è sinonimo di accoglienza, prossimità, riscoperta della fecondità esistenziale dei misteri centrali dell'annuncio cristiano". In conclusione "riprendere i contenuti del Catechismo della Chiesa Cattolica diventa così - si legge ancora - il modo più autentico per celebrare il cinquantesimo anniversario dell'apertura del concilio Vaticano II".

TMNews

Comunicato finale CEP, 30 marzo 2012

Il Papa in Messico e a Cuba. Il presidente Castro accoglie la richiesta fatta da Benedetto: Venerdì Santo sarà festivo. Lombardi: segno molto positivo

Il presidente cubano Raul Castro (foto) ha decretato come giorno festivo il prossimo Venerdì Santo, 6 aprile, accogliendo una richiesta avanzata da Papa Benedetto XVI durante il suo viaggio apostolico a Cuba dei giorni scorsi. E' quanto ha riportato oggi il quotidiano del partito comunista Granma. Stando a quanto precisato dal quotidiano, la decisione è stata adottata ieri dal consiglio dei ministri, anche se Castro aveva già annunciato al Papa, pochi minuti prima della sua partenza da L'Avana, che la richiesta sarebbe stata accolta. Il Pontefice aveva sottolineato l'importanza del giorno del Venerdì Santo per la Chiesa durante la Messa tenuta in Plaza de la Revolucion mercoledì scorso. Secondo Granma, Castro ha accettato di riconoscere come festivo il prossimo Venerdì Santo "in considerazione di Sua Santità e per la felice riuscita della sua straordinaria visita al nostro Paese". Spetterà poi al governo decidere se rendere definitiva tale decisione. “Il fatto che le autorità cubane abbiano tempestivamente accolto la richiesta del Santo Padre al presidente Raul Castro, dichiarando il prossimo Venerdì Santo giorno non lavorativo, è certamente un segno molto positivo”, ha affermato in proposito il direttore della Sala Stampa vaticana, padre Federico Lombardi. “La Santa Sede – continua padre Lombardi - si augura che ciò favorisca la partecipazione alle celebrazioni religiose e felici festività pasquali, e che anche in seguito la visita del Santo Padre continui a portare i frutti desiderati per il bene della Chiesa e di tutti i cubani”.

TMNews, Radio Vaticana

DICHIARAZIONE DEL DIRETTORE DELLA SALA STAMPA, PADRE FEDERICO LOMBARDI

Benedetto XVI invia tramite 'Cor Unum' 100mila dollari per l'azione della Chiesa in Siria in favore della popolazione stremata dalla violenze

Papa Benedetto XVI ha deciso di inviare, tramite il Pontificio Consiglio Cor Unum, 100mila dollari per l'azione caritativa della Chiesa Cattolica in Siria a favore della popolazione stremata dalle violenze. Sarà il segretario di Cor Unum, mons. Giampietro Dal Toso, a portare nella giornata di oggi questo aiuto nel Paese mediorientale. Sono previsti incontri con Sua Beatitudine Gregorios III Laham, presidente dell'Assemblea della Gerarchia Cattolica in Siria, e con altri rappresentanti della Chiesa locale. La Chiesa Cattolica in Siria è attualmente impegnata attraverso i suoi organismi di carità in progetti di assistenza alla popolazione siriana, in particolare nell'area di Homs e di Aleppo. Un comunicato di Cor Unum sottolinea che ''sono noti i ripetuti appelli del Santo Padre per la cessazione della violenza in Siria e perche' si trovi una via per il dialogo e la riconciliazione tra le parti in conflitto, in vista della pace e del bene comune''.

Asca

COMUNICATO DEL PONTIFICIO CONSIGLIO COR UNUM

Pasqua 2012. Le meditazioni della Via Crucis al Colosseo: anche noi sposi e le nostre famiglie, con le cadute, abbiamo contribuito al dolore di Cristo

Anche la famiglia, se vuol seguire Gesù, avrà le sue croci, ma con lo sguardo a Cristo, affronterà in modo diverso la vita. E’ il messaggio che Danilo e Anna Maria Zanzucchi, del Movimento dei Focolari, vogliono dare nelle meditazioni scritte per la Via Crucis del Venerdì Santo al Colosseo presieduta dal Papa. Nelle 14 Stazioni che saranno meditate il 6 aprile, c’è la trasposizione dei problemi che vivono i coniugi: i tradimenti, le incomprensioni, gli aborti, le malattie, l’educazione dei figli. Ma c’è anche il monito a non restare indifferenti alle necessità del prossimo. I testi della Via Crucis saranno pubblicati lunedì prossimo dalla Libreria Editrice Vaticana. “Ho contribuito anch’io al tuo dolore. Anche noi sposi e le nostre famiglie...Ogni volta che non ci siamo amati, quando ci siamo attribuiti la colpa l’uno all’altro, quando non ci siamo perdonati, quando non abbiamo ricominciato a volerci bene”: è la riflessione che Danilo e Anna Maria Zanzucchi hanno scritto meditando il momento in cui Gesù è caricato della Croce. La loro è una Via Crucis che lega le drammatiche esperienze della famiglia di oggi alla Passione di Cristo. “Quante cadute nelle nostre famiglie. Quante separazioni, quanti tradimenti – sottolineano i coniugi –. E poi i divorzi, gli aborti, gli abbandoni”. Da qui l’invocazione: “Gesù, aiutaci a capire cos’è l’amore, insegnaci a chiedere perdono”. Tra i peccati che indeboliscono l’uomo e che appesantiscono la Croce di Cristo, nelle meditazioni di quest’anno ci sono i cedimenti alle tentazioni del mondo, che spesso attraggono con “bagliori di soddisfazione”, c’è la mancanza di rispetto della dignità della persona, “che niente e nessuno dovrebbe violare”, uomo e donna che sia, nella propria intimità e nel proprio corpo. La settima Stazione, la Veronica, che asciuga il volto di Gesù, è invece lo spunto per indurre a riconoscere il Cristo in ogni fratello, in ogni vita appena concepita e in chi è avanti negli anni. E nel testo delle meditazioni, inoltre, si legge più volte il richiamo alla coscienza di ciascuno per un impegno più forte dinanzi al male e alle ingiustizie, a non chiudere gli occhi e a non restare indifferenti di fronte alle necessità dell’altro per stanchezza, incoscienza, egoismo o timore. E non dimenticano, Danilo e Anna Maria Zanzucchi, che accanto alla Via Crucis di Cristo c’è quella dei martiri d’oggi, di quelli che soffrono prove perché la Chiesa è ancora perseguitata. Alle famiglie poi è rivolto l’invito a non lasciarsi anestetizzare dal benessere, a non cercare soltanto ciò che si desidera o appaga. Infine l’insegnamento supremo di Gesù: il dono della propria vita per amore. Un insegnamento che tante madri hanno imitato quando nel parto hanno affrontato “la morte pur di dare alla luce il loro figlio”, e molti altri hanno seguito scartando la vendetta di fronte alla guerra o al terrorismo. E nell’ultima stazione si apre al cristiano la porta della speranza: Gesù è morto, ma è risorto, “vive per sempre e ci accompagna...nel nostro viaggio terreno, tra gioie e tribolazioni”.

Radio Vaticana

La famiglia a scuola di amore sotto la croce: le meditazioni di Danilo e Anna Maria Zanzucchi per la Via Crucis che sarà presieduta da Benedetto XVI al Colosseo la sera di Venerdì Santo

Pasqua 2012. Domenica delle Palme: da Bordighera e Sanremo 1160 parmureli, dalla Puglia gli ulivi e i fiori per addobbare Piazza San Pietro

Sono 1160 i parmureli, le tradizionali foglie di palma intrecciate, che domattina, in Piazza San Pietro a Roma, saranno consegnate a Papa Benedetto XVI e ai cardinali, in occasione della celebrazione della Domenica delle Palme. Per il Santo Padre è stato intrecciato un parmurelo speciale, alto oltre 2 metri a tre foglie simboleggianti la Santissima Trinità. Un ringraziamento per ricordare il privilegio ottenuto da Sanremo e Bordighera, di fornire al Vaticano le foglie delle Palme per la Settimana Santa. Ai cardinali ne verranno donati 150, di dimensione minore rispetto a quella che spetta al Santo Padre. La gran parte, circa 1000, saranno distribuiti ai fedeli. Ulivi, fiori ed essenze di Puglia testimonial di pace nella Domenica delle Palme con Benedetto XVI. “La Santa Sede da più di dieci anni riconosce la bravura e creatività dei florovivaisti pugliesi affidando loro gli addobbi della Domenica delle Palme – dice il presidente della Camera di Commercio di Bari, Alessandro Ambrosi – un’iniziativa sostenuta sin dall’inizio anche dall’ente camerale barese". Nei giorni scorsi si sono conclusi in Piazza San Pietro gli allestimenti e gli addobbi degli spazi a cura dei fioristi pugliesi della cooperativa Progetto 2000, che vedono impegnati 30 operatori. Il trasporto e la conservazione dei materiali è stato possibile grazie a 3 tir e 4 furgoni frigo-termici. Domano a evocare il momento festoso dell’ingresso di Gesù a Gerusalemme in Piazza San Pietro saranno tredici ulivi secolari, con essenze mediterranee di tonalità diverse in composizioni a forma di piramide inversa collocate sotto l’Obelisco del Bernini. Alle spalle di quest’orto, dove saranno benedette le palme (oltre 200mila rami di ulivo che verranno distribuiti a fedeli e cardinali), i fioristi realizzeranno composizioni floreali: adoperati oltre 50mila steli, dal pesco al timo, dal mirto alle felci, dalle fresie ai ranuncoli, dalla mattiola violacciocche alle foglie di aspidistra, dalla ginestra alla molucella. Ad evocare il momento della passione saranno invece solo essenze mediterranee di diverse tonalità di colore e rami di ulivo. Altri due ulivi ultrasecolari saranno collocati sotto le statue di San Pietro e San Paolo, corredati di massi calcarei della nostra terra. Saranno poi donati e piantati nei Giardini Vaticani.

Riviera 24.it, Giornale di Puglia

Pasqua 2012. Per volontà del Papa le offerte raccolte durante la Messa nella Cena del Signore in favore dell'assistenza umanitaria ai profughi siriani

Donare le offerte raccolte durante la Messa nella Cena del Signore del Giovedì Santo, che sarà celebrata dal Papa nella Basilica di San Giovanni in Laterano, in favore dell’assistenza umanitaria ai profughi siriani “è un gesto molto generoso da parte del Santo Padre nei confronti della immane sofferenza del nostro popolo, che vive anche le conseguenze dell’embargo”: è quanto dice all’agenzia Fides mons. Samir Nassar, arcivescovo maronita di Damasco. L’arcivescovo informa che già il giorno dopo, il Venerdì Santo, il Pontificio Consiglio Cor Unum invierà la somma raccolta alla Caritas Siria, che la utilizzerà per assistere le vittime di guerra. “E’ un gesto di vicinanza e solidarietà che ha un forte significato per noi, in questo tempo quaresimale e di grande sofferenza: ci fa sentire la Chiesa universale vicina ai suoi fedeli in difficoltà” prosegue l’arcivescovo. “Teniamo ben presenti e auspichiamo si realizzino i messaggi inviati da Benedetto XVI per il cessate il fuoco, la pace, il dialogo, la libertà in Siria”, conclude. Oltre 20.000 profughi siriani, in fuga dal conflitto, hanno già varcato la frontiera con il Libano, e l’esodo continua. Padre Simon Faddoul, presidente della Caritas Libano, dice allarmato a Fides: “Negli ultimi due giorni abbiamo accolto altre 100 famiglie, ed è una stima per difetto, mentre il flusso di rifugiati non si ferma. La situazione peggiora vistosamente e siamo già in piena emergenza. I nostri volontari fanno il possibile per essere vicino alla gente, che arriva stremata e provata psicologicamente”. L’aiuto del Santo Padre “è una iniziativa meravigliosa, che ci incoraggia molto”, dice il presidente della Caritas Libano. “Ringraziamo il Santo Padre e i suoi collaboratori per questa sensibilità. Il Papa si mostra vicino a tutti coloro che soffrono nel mondo ed è vicino al dramma del popolo siriano. Speriamo e preghiamo che la sofferenza del popolo siriano abbia presto fine”.

Fides

Pasqua 2012. Dalla Benedizione delle Palme alla Benedizione 'Urbi et Orbi': le celebrazioni della Settimana Santa presiedute da Benedetto XVI

La Domenica delle Palme apre le celebrazioni di Benedetto XVI per la Settimana Santa: domano alle 9.30, il Pontefice benedice i rami d’ulivo e di palma e presiede la Messa in Piazza San Pietro. Domenica è anche la XXVII Giornata Mondiale della Gioventù alla quale partecipano i giovani della diocesi di Roma. Tra gli altri concelebrano con il Santo Padre il cardinale vicario Agostino Vallini e il vescovo ausiliare per il settore sud Paolo Schiavon. Il 5 aprile, Giovedì santo, il Papa presiederà la Messa del Crisma nella Basilica Vaticana. Durante la celebrazione i sacerdoti, circa 1.600 del clero della diocesi e dei collegi romani, rinnoveranno le promesse fatte al momento dell’ordinazione e verranno benedetti gli oli santi che saranno usati già a partire dalla veglia pasquale. Gli oli verranno portati a San Giovanni in Laterano, dove saranno distribuiti ai sacerdoti della diocesi per l’amministrazione dei sacramenti nel corso dell’anno. Alle 17.30, l’inizio del Triduo Pasquale con la Messa nella Cena del Signore, nella Basilica lLteranense. Il Santo Padre compirà il gesto della lavanda dei piedi a 12 sacerdoti della diocesi di Roma. Quest’anno le offerte saranno devolute per l’assistenza umanitaria ai profughi siriani. Il giorno successivo, Venerdì Santo, Benedetto XVI presiederà alle 17.00 in San Pietro la celebrazione della Passione del Signore. L’omelia sarà tenuta da padre Raniero Cantalamessa, predicatore della Casa Pontificia. Alle 21.15 il Papa sarà al Colosseo per guidare come ogni anno la Via crucis. I testi sono stati preparati dai coniugi Danilo e Anna Maria Zanzucchi, del Movimento dei Focolari e iniziatori del Movimento "Famiglie Nuove". Sabato 7, nella Basilica Vaticana, alle 21.00, avrà inizio la Veglia Pasquale presieduta da Benedetto XVI, che amministrerà il battesimo, la cresima e la prima comunione a otto catecumeni, provenienti da Italia, Albania, Slovacchia, Camerun, Germania, Turkmenistan, Stati Uniti. La celebrazione si aprirà nell’atrio antistante la Basilica con il rito della benedizione del fuoco e della preparazione del cero pasquale, donato come di consueto dalla Comunità Neocatecumenale di Roma. Domenica 8, alle 10.15, il Papa presiederà la Messa della Pasqua di Risurrezione in San Pietro. Come è consuetudine, la Messa non sarà concelebrata. L’addobbo floreale è offerto dai fiorai olandesi. Il Santo Padre non terrà l’omelia, in quanto alla Messa seguirà la benedizione "Urbi et Orbi" dalla loggia centrale della basilica. La proclamazione del Vangelo avverrà in latino e in greco per sottolineare l'universalità della celebrazione pasquale.

RomaSette

Notificazione: Settimana Santa

La Settimana Santa 2012

Giornata Mondiale della Gioventù 2013. Con le braccia aperte: le attese e la preparazione della Chiesa brasiliana. Il pellegrinaggio della Croce e Rio

Con le braccia aperte della statua del Cristo Redentore collocata sulla cima della montagna del Corcovado, Rio de Janeiro (foto) si sta preparando ad accogliere nel 2013 la XXVIII Giornata Mondiale della Gioventù. C’è stata una ventata di Brasile con canti, bandiere e spot pubblicitari ieri mattina a Rocca di Papa (Roma) dove, all’Incontro internazionale sulle GMG, una delegazione dei vescovi brasiliani ha presentato ai responsabili delle pastorali giovanili di tutto il mondo, gli aspetti pastorali e organizzativi di Rio 2013 (23-28 luglio). Sono arrivati qui lo scorso anno direttamente da Madrid i simboli della GMG: la Croce e l’Icona della Madonna. Hanno attraversato in pellegrinaggio fino ad oggi 132 diocesi brasiliane, quasi la metà su un totale di 276 diocesi esistenti nel Paese. Da San Paolo a Belo Horizonte, il pellegrinaggio ha finora coinvolto 2 milioni di persone. Solo a San Paolo hanno partecipato 500 mila persone, di cui 150 mila erano giovani. Il progetto che sta accompagnando la preparazione della GMG di Rio 2013 e il pellegrinaggio della Croce, ha come slogan il detto brasiliano, difficilmente traducibile, “Bota Fé” (“Abbiate fede”). “Posso personalmente testimoniarvi – ha detto don Carlos Savio, coordinatore nazionale del progetto – che stanno accadendo cose molto belle in questo periodo di pellegrinaggio e di preparazione alla GMG, un segno di speranza che coinvolge tutti”. Alla celebrazione attorno ai simboli sacri e ai momenti formativi, il pellegrinaggio della Croce in Brasile sta rispondendo anche a una vocazione all’azione sociale. “La Croce – ha raccontato don Savio – sta attraversando anche i luoghi di sofferenza dove vivono molti giovani: gli ospedali, le case di recupero di ragazzi dipendenti dalla droghe, le favelas”. Altro appuntamento molto importante che precede sempre la celebrazione della GMG sono le Giornate diocesane che si svolgono qualche giorno prima dell’evento mondiale e che in Brasile saranno chiamate: “Settimana missionaria”. La Settimana si svolgerà dal 16 al 20 luglio, per dare la possibilità ai giovani partecipanti di raggiungere Rio il 23 luglio, viste le lunghe distanze che caratterizzano questo Paese. Due le linee direttrici che caratterizzeranno la “Settimana missionaria”: “Offrire ai giovani la possibilità di vivere un’esperienza di fede, con momenti di preghiera e meditazione ma anche coinvolgere i partecipanti alla GMG in campagne di solidarietà per aiutare i giovani ad essere loro stessi costruttori di una civiltà dell’amore”. “Rio de Janeiro non sarà più la stessa dopo la GMG”. Sono grandi le attese con cui gli abitanti di Rio e in generale tutto il Brasile stanno guardando alla prossima Giornata Mondiale della Gioventù. A dare voce alle aspettative della gente è mons. Orani Joao Tempesta, arcivescovo di Rio de Janeiro. “Sarà la prima GMG della storia a parlare in portoghese”, ha detto l’arcivescovo di Rio con un certo orgoglio, aggiungendo: “Dopo 25 anni la GMG torna in America Latina dopo la GMG di Buenos Aires nel 1987. Torna in America Latina dove vive il 44% dei cattolici di tutto il mondo. Torna come segno di un tempo nuovo in questa epoca di profondo cambiamento”. Nel presentare la Chiesa brasiliana, l’arcivescovo non ha nascosto che anche in Brasile – terra profondamente radicata nel cattolicesimo – si registra “una diminuzione dei cattolici. E questa diminuzione è dovuta sicuramente alla diminuzione delle nascite ma anche ad altri fattori come l’avvento di sempre nuove sette e il diffondersi di una mentalità secolarizzata e materialista frutto anche di una classe intellettuale che cerca di cancellare Dio dalla società e dalle coscienze. È un tempo quindi che richiede ai cattolici uno sforzo in più per approfondire la loro fede e in questo senso la GMG di Rio si situa in continuità con l’Anno della fede indetto da Papa Benedetto XVI per il prossimo anno”. Rio de Janeiro, una diocesi che si estende su un territorio di 43 mila chilometri quadrati, con 270 parrocchie e 600 sacerdoti. La città è stata scelta anche come sede del campionato mondiale di calcio nel 2014 e dei giochi olimpici nel 2016. All’immagine però di Rio come “città del carnevale, del calcio e delle spiagge” e al prototipo di una popolazione divisa tra “il piacere e la violenza”, l’arcivescovo Tempesta ha voluto parlare di “una città d’incontro dove la fede ha uno spazio grande nel cuore delle persone”. La GMG sarà quindi anche un’occasione per far vedere che “la Chiesa parla con i giovani e che ci sono persone che oltre ad arricchirsi con il traffico della droga, si arricchiscono dei valori evangelici che trasmettono la vita”. L’arcidiocesi sta inoltre strettamente collaborando con le diverse agenzie dei governi municipali, regionali e federale per l’accoglienza. Le attese di Rio sono comunque condivise in tutto il mondo: lo dimostra il fatto che ai concorsi lanciati a livello planetario per scegliere il logo della GMG hanno risposto in 216 da tutto il mondo (tra cui un suggerimento anche dalla Cina) mentre, per l’inno, sono arrivate 180 proposte di testo.

SIR

Il Papa: giovani, siate missionari della gioia. Non abbiate paura di mettere in gioco la vita facendo spazio a Gesù, strada per avere pace e felicità

Messaggio del Santo Padre Benedetto XVI ha inviato ai giovani e alle giovani del mondo, in occasione della XXVII Giornata Mondiale della Gioventù che sarà celebrata domani 1° aprile, Domenica delle Palme, a livello diocesano, sul tema "Siate sempre lieti nel Signore!" (Fil 4,4). All'inizio del Messaggio, il ricordo della GMG di Madrid 2011, "ben presente nel mio cuore. E’ stato uno straordinario momento di grazia, nel corso del quale il Signore ha benedetto i giovani presenti, venuti dal mondo intero. Rendo grazie a Dio per i tanti frutti che ha fatto nascere in quelle giornate e che in futuro non mancheranno di moltiplicarsi per i giovani e per le comunità a cui appartengono. Adesso siamo già orientati verso il prossimo appuntamento a Rio de Janeiro nel 2013". Per il Papa la gioia "è un elemento centrale dell’esperienza cristiana. Anche durante ogni Giornata Mondiale della Gioventù facciamo esperienza di una gioia intensa, la gioia della comunione, la gioia di essere cristiani, la gioia della fede. È una delle caratteristiche di questi incontri. E vediamo la grande forza attrattiva che essa ha: in un mondo spesso segnato da tristezza e inquietudini, è una testimonianza importante della bellezza e dell’affidabilità della fede cristiana". “Nel difficile contesto attuale – osserva – tanti giovani intorno a voi hanno un immenso bisogno di sentire che il messaggio cristiano è un messaggio di gioia e di speranza!”. Le “gioie autentiche – dice – quelle piccole del quotidiano o quelle grandi della vita, trovano tutte origine in Dio”. Da Lui proviene la gioia che “non ci abbandona nei momenti difficili”, perché Dio ci ha creati per amore e “vuole renderci partecipi della sua gioia”, che a differenza di quella umana è “divina ed eterna”. Ed è in Gesù, prosegue il Papa, che questa gioia di Dio diventa tangibile e si radica dentro, nel profondo del cuore. Perfino la Passione e la Croce sono fonte di gioia, quella della salvezza. “Il male – assicura Benedetto XVI – non ha l’ultima parola sulla nostra vita, ma la fede in Cristo Salvatore ci dice che l’amore di Dio vince”, che poi si chiede: "Come ricevere e conservare questo dono della gioia profonda, della gioia spirituale?". "Nasce dall’incontro con il Signore, che chiede di seguirlo, di fare la scelta decisa di puntare tutto su di Lui. Cari giovani, non abbiate paura di mettere in gioco la vostra vita facendo spazio a Gesù Cristo e al suo Vangelo; è la strada per avere la pace e la vera felicità nell’intimo di noi stessi, è la strada per la vera realizzazione della nostra esistenza di figli di Dio, creati a sua immagine e somiglianza". "L’Anno della fede - prosegue il Pontefice -, che tra pochi mesi inizieremo, ci sarà di aiuto e di stimolo. Cari amici, imparate a vedere come Dio agisce nelle vostre vite, scopritelo nascosto nel cuore degli avvenimenti del vostro quotidiano. Credete che Egli è sempre fedele all’alleanza che ha stretto con voi nel giorno del vostro Battesimo. Sappiate che non vi abbandonerà mai. Rivolgete spesso il vostro sguardo verso di Lui. Sulla croce, ha donato la sua vita perché vi ama. La contemplazione di un amore così grande porta nei nostri cuori una speranza e una gioia che nulla può abbattere. Un cristiano non può essere mai triste perché ha incontrato Cristo, che ha dato la vita per lui". "Imparate a leggere e meditare la Sacra Scrittura, vi troverete una risposta alle domande più profonde di verità che albergano nel vostro cuore e nella vostra mente. La Parola di Dio fa scoprire le meraviglie che Dio ha operato nella storia dell’uomo e, pieni di gioia, apre alla lode e all’adorazione". "La Liturgia - continua Benedetto XVI - è il luogo per eccellenza in cui si esprime la gioia che la Chiesa attinge dal Signore e trasmette al mondo. Ogni domenica, nell’Eucaristia, le comunità cristiane celebrano il Mistero centrale della salvezza: la morte e risurrezione di Cristo. E’ questo un momento fondamentale per il cammino di ogni discepolo del Signore, in cui si rende presente il suo Sacrificio di amore; è il giorno in cui incontriamo il Cristo Risorto, ascoltiamo la sua Parola, ci nutriamo del suo Corpo e del suo Sangue". Benedetto XVI ricorda che “amare significa costanza, fedeltà, tener fede agli impegni. In primo luogo, nelle amicizie: i nostri amici si aspettano che siamo sinceri, leali, fedeli, perché il vero amore è perseverante anche e soprattutto nelle difficoltà. E lo stesso vale per il lavoro, gli studi e i servizi che svolgete. La fedeltà e la perseveranza nel bene conducono alla gioia, anche se non sempre questa è immediata”. “Il mondo – sostiene il Santo Padre - ha necessità di uomini e donne competenti e generosi, che si mettano al servizio del bene comune. Impegnatevi a studiare con serietà; coltivate i vostri talenti e metteteli fin d’ora al servizio del prossimo. Cercate il modo di contribuire a rendere la società più giusta e umana, là dove vi trovate. Che tutta la vostra vita sia guidata dallo spirito di servizio, e non dalla ricerca del potere, del successo materiale e del denaro”. Quindi un’esortazione a non aver paura “della chiamata di Cristo alla vita religiosa, monastica, missionaria o al sacerdozio”, ma neanche della chiamata al matrimonio, in cui un uomo e una donna “si donano l’uno all’altro per costruire una famiglia e diventare segno dell’amore di Cristo per la sua Chiesa”. “Per vivere la vera gioia occorre identificare le tentazioni che la allontanano. La cultura attuale – afferma Benedetto XVI – induce spesso a cercare traguardi, realizzazioni e piaceri immediati, favorendo più l’incostanza che la perseveranza nella fatica e la fedeltà agli impegni. I messaggi che ricevete spingono ad entrare nella logica del consumo, prospettando felicità artificiali”. Ma “l’esperienza insegna che l’avere non coincide con la gioia: vi sono tante persone che, pur avendo beni materiali in abbondanza – spiega il Pontefice – sono spesso afflitte dalla disperazione, dalla tristezza e sentono un vuoto nella vita. Per rimanere nella gioia, siamo chiamati a vivere nell’amore e nella verità, a vivere in Dio”. Tra gli aiuti per trovare la vera gioia, il Papa cita i Comandamenti, osservando i quali “noi troviamo la strada della vita e della felicità. Anche se a prima vista possono sembrare un insieme di divieti, quasi un ostacolo alla libertà, se li meditiamo più attentamente, alla luce del Messaggio di Cristo, essi sono un insieme di essenziali e preziose regole di vita, che conducono a un’esistenza felice, realizzata secondo il progetto di Dio”. "Se a volte il cammino cristiano non è facile e l’impegno di fedeltà all’amore del Signore incontra ostacoli o registra cadute, Dio, nella sua misericordia, non ci abbandona, ma ci offre sempre la possibilità di ritornare a Lui, di riconciliarci con Lui, di sperimentare la gioia del suo amore che perdona e riaccoglie"; "ricorrete spesso al Sacramento della Penitenza e della Riconciliazione! Esso è il Sacramento della gioia ritrovata. Domandate allo Spirito Santo la luce per saper riconoscere il vostro peccato e la capacità di chiedere perdono a Dio accostandovi a questo Sacramento con costanza, serenità e fiducia. Il Signore vi aprirà sempre le sue braccia, vi purificherà e vi farà entrare nella sua gioia". Benedetto XVI evoca quindi due figure d’eccellenza: il Beato Pier Giorgio Frassati, che amava dire che “ogni cattolico non può non essere allegro”, e la Beata Chiara Badano, testimone di come anche il dolore di una grave malattia, che l’ha portata via a soli 18 anni, “possa essere trasfigurato dall’amore ed essere misteriosamente abitato dalla gioia”. Le loro “semplici testimonianze” dimostrano che “il cristiano autentico non è mai disperato e triste, anche davanti alle prove più dure”, e che “la gioia cristiana non è una fuga dalla realtà, ma una forza soprannaturale per affrontare e vivere le difficoltà quotidiane”. "Vorrei esortarvi ad essere missionari della gioia. Non si può essere felici se gli altri non lo sono: la gioia quindi deve essere condivisa. Andate a raccontare agli altri giovani la vostra gioia di aver trovato quel tesoro prezioso che è Gesù stesso. Non possiamo tenere per noi la gioia della fede: perché essa possa restare in noi, dobbiamo trasmetterla". “A volte – annota il Papa – viene dipinta un’immagine del cristianesimo come di una proposta di vita che opprime la nostra libertà, che va contro il nostro desiderio di felicità e di gioia”. Ma questo “non risponde a verità”: “I cristiani sono uomini e donne veramente felici perché sanno di non essere mai soli, ma di essere sorretti sempre dalle mani di Dio”. Di qui l’invito ai giovani: “Spetta soprattutto a voi mostrare al mondo che la fede porta una felicità e una gioia vera, piena e duratura. E se il modo di vivere dei cristiani sembra a volte stanco ed annoiato, testimoniate voi per primi il volto gioioso e felice della fede”. “Siate missionari entusiasti della nuova evangelizzazione! Portate a coloro che soffrono, a coloro che sono in ricerca, la gioia che Gesù vuole donare", "nelle vostre famiglie, nelle vostre scuole e università, nei vostri luoghi di lavoro e nei vostri gruppi di amici, là dove vivete. Vedrete che essa è contagiosa. E riceverete il centuplo: la gioia della salvezza per voi stessi, la gioia di vedere la Misericordia di Dio all’opera nei cuori. Il giorno del vostro incontro definitivo con il Signore, Egli potrà dirvi: 'Servo buono e fedele, prendi parte alla gioia del tuo padrone!'". Il Papa ha concluso affidando i "suoi ragazzi" alla Vergine Maria "chiamata 'causa della nostra letizia' perché ci ha dato Gesù". Affinché "Ella vi introduca in quella gioia che nessuno potrà togliervi!".

SIR, Radio Vaticana

MESSAGGIO DEL SANTO PADRE BENEDETTO XVI PER LA XXVII GIORNATA MONDIALE DELLA GIOVENTÙ (1° APRILE 2012)

venerdì 30 marzo 2012

Il Papa in Messico e a Cuba. Ouellet: da Benedetto XVI un messaggio straordinario, il cuore di Cristo non per dominazione ma per servizio e vero amore

“La fede è la chiave per la riconciliazione di tutti i cubani”. Lo ha detto ieri il card. Marc Ouellet, presidente della Pontificia Commissione per l’America Latina, commentando all'agenzia Zenit il viaggio del Papa nell’isola di Cuba. Per il porporato, che è anche prefetto della Congregazione per i vescovi, il viaggio di Benedetto XVI è stata un messaggio al mondo intero, che mostra quanto la Chiesa Cattolica sia al cuore dell’identità spirituale e culturale del continente. Il card. Ouellet ha menzionato anche i cambiamenti in atto nel Paese Caraibico. “A Cuba – ha ribadito – c’è un’apertura alla Chiesa Cattolica, all’opera di carità, ma soprattutto c’è una primavera della fede e attraverso la fede è importante che i cubani lavorino veramente insieme, guardino davanti e rimodellino la loro identità attingendo dalla tradizione della Chiesa Cattolica, che è anche parte di questa cultura”. Il presidente della Pontificia Commissione per l’America Latina ha anche aggiunto che gli abitanti della regione devono essere confortati proprio dalla fede. “Si confrontano con problemi difficili – povertà, violenza, sfide per le famiglie – e così il Papa li ha esortati a rivolgersi a Dio e a chiedere la purificazione del cuore”. “È un messaggio straordinario – ha concluso il cardinale – il cuore di Cristo non è un cuore per la dominazione, è per il servizio, è per il vero amore e la solidarietà”.

Radio Vaticana

Il Papa in Messico e a Cuba. Lombardi: il vero grade incontro, personale e diretto con i popoli è avvenuto, ed è stato profondo, spontaneo, sincero

''Ci sarà chi continuerà a dire che vi sono stati degli incontri mancati'' durante il viaggio di Papa Benedetto XVI in Messico e a Cuba, come ''la visita a Guadalupe, i dissidenti cubani, le vittime di Maciel''; ma il Papa ''non può sempre fare tutto ciò che vorrebbe nello spazio brevissimo di un viaggio'' e ''chi lo ascolta capisce il suo spirito e le sue intenzioni, chi lo segue sa la coerenza e il coraggio dei suoi messaggi''. Lo afferma il direttore della Sala Stampa vaticana, padre Federico Lombardi, nel suo editoriale video per ''Octava Dies'', il magazine settimanale del Centro Televisivo Vaticano. Per padre Lombardi, ''il vero grande incontro, che comprende idealmente tutti gli incontri particolari, è avvenuto, ed è stato profondo, spontaneo, sincero. Quel servizio alla fiducia, alla speranza, che il Papa desiderava offrire''. E' stato, secondo il portavoce vaticano, ''un incontro personale e diretto fra il Papa e i popoli del Messico e di Cuba, idealmente tutti i popoli ispanici dell'America Latina. Questo è certamente uno dei significati più importanti del viaggio appena concluso. Agli occhi delle centinaia di milioni di cattolici del continente americano un passo decisivo - oltre la partecipazione
all'Assemblea di Aparecida del 2007 - per confermare e in certo senso equilibrare l'attenzione di questo Pontificato nei loro confronti''. ''Un messaggio - dice ancora Lombardi - chiarissimo di incoraggiamento alla Chiesa nei due Paesi, un'esplicita richiesta di spazi più larghi di presenza e di libertà religiosa, non come tutela di privilegi, ma come possibilità di servizio, di contributo efficace per il bene di tutti, per la costruzione di una società più fraterna, più giusta, riconciliata e pacifica. Il Papa è il pastore della Chiesa Cattolica e attraverso di essa e della sua vitalità passa anzitutto il servizio della fede alla vita dei popoli''.


Asca

Il Papa in Messico e Cuba, il vero grande incontro: editoriale di padre Lombardi

giovedì 29 marzo 2012

Il Papa in Messico e a Cuba. Vian: Benedetto XVI ha auspicato che Cuba continui nella strada di apertura al mondo, nella verità e nella libertà

''Verità e libertà'': sono le parole che, secondo il direttore de L'Osservatore Romano, Giovanni Maria Vian, Papa Benedetto XVI ha voluto affidare al popolo cubano durante il suo viaggio nell'isola che si è concluso oggi. Un viaggio, scrive il quotidiano pontificio, arrivato ''un quindicennio dopo che il suo predecessore aveva percorso l'isola caraibica chiedendo che Cuba si aprisse al mondo e il mondo a Cuba. Da allora alcuni passi avanti in questa apertura - certo non facile anche per i rapporti internazionali, ai quali si è aggiunta negli anni più recenti la crisi economica globale - sono stati fatti. Adesso però si deve continuare, e il Papa lo ha detto esplicitamente nell'omelia durante la Messa a L'Avana e nel discorso del congedo''. Per Vian, ''almeno un milione e mezzo di messicani e oltre mezzo milione di cubani'' sono accorsi per vedere il Papa durante la settimana del viaggio. ''La Chiesa - prosegue L'Osservatore Romano - propone con amicizia e fiducia la via di Cristo, e per questo insieme ai diritti fondamentali chiede che sia assicurato pienamente quello alla libertà religiosa. Senza privilegi nè imposizioni da parte sua, in una società che la Santa Sede auspica finalmente rinnovata e riconciliata''.

Asca

Verità e libertà

Il Papa in Messico e a Cuba. Mamberti: impressionato, edificato e commosso per l'affetto dei fedeli verso Benedetto e la loro autentica religiosità

A Cuba "sono rimasto impressionato, edificato e commosso per l'affetto dei fedeli nei confronti del Successore di Pietro e la loro autentica religiosità": lo ha riferito l'arcivescovo Dominique Mamberti, segretario per i Rapporti con gli Stati del Vaticano, di ritorno dal viaggio apostolico di Benedetto XVI in Messico e nell'isola caraibica. "A Cuba si inizia a percepire che un'apertura sulla libertà religiosa consolida la convivenza e crea basi solide su cui costruire i diritti delle future generazioni" ha aggiunto Mamberti, intervenendo al convegno 'La libertà religiosa: un obiettivo e un impegno comune' organizzato dall'ambasciatore italiano presso la Santa Sede Francesco Maria Greco a Palazzo Borromeo.

TMNews

Il Papa è rientrato a Roma, concluso il 23° viaggio apostolico. Messaggio a Napolitano: in Messico e Cuba desiderio di crescita spirituale e sociale

Benedetto XVI è rientrato a Roma dal viaggio apostolico che lo ha portato in Messico e a Cuba. L'aereo dell'Alitalia con a bordo il Pontefice è atterrato all'aeroporto di Roma-Ciampino. All'aeroporto militare di Ciampino, Papa Benedetto XVI è sceso agevolmente dalla scaletta dell'aereo solo seguendo il corrimano. Quindi ha salutato prima il cardinale vicario di Roma, Agostino Vallini, poi, con calore, il ministro dell'Interno, Anna Maria Cancellieri, che lo ha accolto a nome del Governo e che lo ha poi accompagnato, continuando a conversare con lui, fino all'elicottero dell'Aeronautica militare con cui il Pontefice ha fatto rientro in Vaticano. A salutare il Pontefice erano inoltre presenti gli Incaricati D'Affari delle Ambasciate di Messico e Cuba presso la Santa Sede. Alle 11.10 il Pontefice è arrivato nella sua residenza in Vaticano. Al rientro dal viaggio apostolico in Messico e a Cuba, dove dice di aver "potuto incontrare numerosi fedeli e rappresentanti di quelle care popolazioni e ammirandone la fede e il desiderio di crescita spirituale e sociale", Benedetto XVI ha inviato un messaggio al presidente della Repubblica Giorgio Napolitano in cui esprime il suo "cordiale saluto" ed assicura "una speciale preghiera per il bene, la serenità e la prosperità dell'intera diletta nazione italiana, alla quale - conclude il Pontefice - invio la mia affettuosa benedizione". Il presidente della Repubblica ha inviato a Benedetto XVI un messaggio di risposta: "Santità,a nome mio personale e del popolo italiano tutto desidero porgerle il più cordiale bentornato al rientro dal suo viaggio apostolico in Messico e a Cuba. Il suo alto messaggio pastorale è destinato ad avere una lunga eco nelle popolazioni che l'hanno accolta con straordinario affetto, e così il suo fraterno incoraggiamento a progredire lungo la via della democrazia e in vista di un vero progresso ispirato ai valori della persona umana. Con profonda considerazione le rivolgo il mio affettuoso pensiero".

Ansa

VIAGGIO APOSTOLICO IN MESSICO E NELLA REPUBBLICA DI CUBA (23 - 29 MARZO 2012) (XVI)

Messaggio del Presidente Napolitano a Sua Santità Benedetto XVI al rientro dal viaggio apostolico in Messico e a Cuba

Il Papa: rispetto e cura della libertà che palpita nel cuore dell'uomo è imprescindibile esigenze fondamentali della sua dignità. Hasta siempre, Cuba!

Benedetto XVI ha lasciato la nunziatura apostolica de L'Avana alla volta dell'aeroporto, percorrendo in Papamobile tra due ali di folla i 18 chilometri che separano questi luoghi. Altre decine di migliaia di persone che si sommano agli oltre 500mila fedeli che, secondo quanto riferito da padre Federico Lombardi, direttore della Sala Stampa della Santa Sede, hanno partecipato alle liturgie di questi giorni. All’aeroporto internazionale "José Martí", verso le 17.00 (mezzanotte in Italia), ha avuto luogo la cerimonia di congedo, alla presenza del Presidente del Consiglio di Stato e del Consiglio dei Ministri della Repubblica, delle Autorità politiche e civili, del Corpo diplomatico, dei vescovi del Paese e di un gruppo di fedeli. La cerimonia si è svolta al chiuso a causa della pioggia.
“Rendo grazie a Dio che mi ha permesso di visitare questa bella Isola, che ha lasciato un segno così profondo nel cuore del mio amato Predecessore, il Beato Giovanni Paolo II, quando venne in queste terre come messaggero della verità e della speranza”, ha esordito il Santo Padre: “Anch’io ho desiderato ardentemente di venire tra voi come pellegrino della carità, per ringraziare la Vergine Maria per la presenza della sua venerata immagine del Santuario del Cobre, dal quale, da quattro secoli, accompagna il cammino della Chiesa in questa nazione ed infonde coraggio a tutti i cubani, affinché, dalla mano di Cristo, scoprano il vero senso delle ansie e dei desideri che annidano nel cuore umano, e abbiano la forza necessaria per costruire una società solidale, nella quale nessuno si senta escluso”. Dopo aver ringraziato il presidente e le autorità del Paese per la “generosa collaborazione” al suo viaggio, il Pontefice ha espresso “viva gratitudine” ai membri della Conferenza dei vescovi cattolici di Cuba. “Porto nell’intimo del mio cuore tutti e ciascuno dei cubani, che mi hanno circondato con la loro preghiera e il loro affetto, offrendomi una cordiale ospitalità e facendomi partecipe delle loro più profonde e giuste aspirazioni”, ha assicurato il Papa. “Sono venuto qui – ha ribadito - come testimone di Gesù Cristo, nella ferma convinzione che, dove Egli arriva, lo scoraggiamento lascia il posto alla speranza, la bontà allontana le incertezze, ed una forza vigorosa apre l’orizzonte a inusitate e benefiche prospettive”. Nelle parole del Pontefice, l’augurio che il suo viaggio apostolico “rafforzi l’entusiasmo e la sollecitudine dei vescovi cubani, come pure dei loro sacerdoti, dei religiosi e di coloro che si preparano con impegno al ministero sacerdotale e alla vita consacrata” e che “serva anche come nuovo impulso a quanti cooperano, con costanza ed abnegazione, nell’opera di evangelizzazione, specialmente ai fedeli laici, affinché, intensificando la loro dedizione a Dio negli ambienti di vita e nel lavoro, non si stanchino di offrire con responsabilità il loro apporto al bene e al progresso integrale della patria”. Benedetto XVI ha sottolineato che “il cammino che Cristo propone all'umanità, e ad ogni persona e popolo in particolare, non la coarta in nulla, anzi è il fattore primo e principale per il suo autentico sviluppo. La luce del Signore, che ha brillato con fulgore in questi giorni, non si spenga in chi l'ha accolta ed aiuti tutti a rafforzare la concordia e a far fruttificare il meglio dell'anima cubana, i suoi valori più nobili, sui quali è possibile fondare un società di ampi orizzonti, rinnovata e riconciliata”. “Che nessuno – ha aggiunto - si senta impedito a prendere parte a questo appassionante compito, per limitazione delle proprie libertà fondamentali, né si senta esonerato da esso, per negligenza o carenza di mezzi materiali. Situazione che risulta aggravata quando misure economiche restrittive imposte dal di fuori del Paese pesano negativamente sulla popolazione”. “Concludo qui il mio pellegrinaggio, ma continuerò a pregare ardentemente affinché continuiate il vostro cammino e Cuba sia la casa di tutti e per tutti i cubani, dove convivano la giustizia e la libertà, in un clima di serena fraternità”, ha assicurato Benedetto XVI. “Il rispetto e la cura della libertà che palpita nel cuore di ogni uomo – ha ribadito - è imprescindibile per rispondere in modo adeguato alle esigenze fondamentali della sua dignità, e costruire così una società nella quale ciascuno si senta protagonista indispensabile del futuro della propria vita, della propria famiglia e della propria patria”. “L'ora presente – ha affermato il Papa - reclama in modo urgente che, nella convivenza umana, nazionale ed internazionale, si eliminino posizioni inamovibili ed i punti di vista unilaterali che tendono a rendere più ardua l'intesa ed inefficace lo sforzo di collaborazione”. In questa prospettiva, per il Pontefice, “le eventuali discrepanze devono essere risolte ricercando, senza stancarsi, ciò che unisce tutti, con un dialogo paziente e sincero e una volontà sincera di ascolto che accolga obiettivi portatori di nuove speranze”. “Cuba, ravviva in te la fede dei tuoi padri! Prendi da questa fede la forza per edificare un avvenire migliore, abbi fiducia nelle promesse del Signore, apri il tuo cuore al suo Vangelo per rinnovare in modo autentico la vita personale e sociale”. "Mentre vi rivolgo il mio commosso addio, chiedo a Nostra Signora della Carità del Cobre che protegga col suo manto tutti i cubani, li sostenga in mezzo alle prove e ottenga dall'Onnipotente la grazia che maggiormente desiderano. 'Hasta siempre', Cuba, terra impreziosita dalla presenza materna di Maria. Che Dio benedica il tuo futuro”, l'augurio finale di Benedetto XVI.
L’aereo con a bordo il Santo Padre, un B777 dell’Alitalia, è partito dall’aeroporto internazionale "José Martí" de L'Avana alle ore 17.40 (le 00.40, ora italiana), alla volta di Roma.

Agi, SIR, Radio Vaticana

VIAGGIO APOSTOLICO IN MESSICO E NELLA REPUBBLICA DI CUBA (23 - 29 MARZO 2012) (XV) - il testo integrale del discorso del Papa

mercoledì 28 marzo 2012

Nella nunziatura l'atteso ma autentico incontro tra Benedetto XVI e Fidel Castro. Le domande e le curiosità del leader màximo, le risposte del Papa

Alla fine l’incontro c’è stato. Benedetto XVI e Fidel Castro hanno conversato amichevolmente per una trentina di minuti. Non era un appuntamento nell’agenda ufficiale del viaggio, ma non c’è stato mai in realtà alcun dubbio che si sarebbe realizzato. L’anziano leader, uscito dalle scene pubbliche ma non dall’immaginario collettivo, aveva manifestato il suo vivo desiderio di incontrare Benedetto XVI, "un Papa che ammiro moltissimo" aveva detto più volte e ha poi ripetuto allo stesso Pontefice appena se lo è trovato di fronte. L’attesa è stata resa spasmodica dall’attenzione dei media, quasi rappresentasse il viaggio stesso del Papa a Cuba. È pur vero che i personaggi sono di statura mondiale, ma non sarebbe giusto concentrare su quell’incontro tutta l’attenzione di una fatica apostolica che è andata ben al di là di un pur significativo momento. Resta il fatto che entrambi ne sono usciti soddisfatti. Il clima è stato sereno, disteso, amichevole come se si trovassero l’uno di fronte all’altro due persone che si conoscevano ancor prima di ritrovarsi accanto. Castro è giunto in nunziatura puntualissimo per l’orario previsto. Lo ha ricevuto il card. Tarcisio Bertone, segretario di Stato, con il quale ha atteso il Papa. In questi pochi minuti l’anziano leader ha manifestato la sua attenzione alla vita della Chiesa. Ha confessato di aver a lungo sperato di vedere sugli altari madre Teresa di Calcutta, "una grande benefattrice per Cuba" l’ha definita, e Giovanni Paolo II, "un uomo che ho imparato ad apprezzare tantissimo". Ed è apparso spontaneo nel manifestare questi sentimenti. Castro è apparso affaticato e segnato dagli anni, ma lucido e vivace. E quando si è trovato faccia a faccia con Benedetto XVI si è capito quanto effettivamente avesse desiderio di conoscerlo di persona. È stato indubbiamente un incontro autentico. Castro ha mostrato subito una grande curiosità di conoscere, di sapere. Ha rivolto al Papa una serie di domande di ampio respiro. Inattesa la prima: ma perché la liturgia è cambiata così tanto? Il suo ricordo era fermo al periodo precedente il Concilio e il Pontefice ha iniziato proprio dal Vaticano II la sua risposta. I padri conciliari hanno ritenuto di dover cambiare la liturgia per renderla più accessibile ai fedeli, ha spiegato il Papa. Anche se ciò, ha proseguito, ha creato situazioni tali da suggerire ulteriori modifiche, sempre per dare modo ai fedeli di penetrarne sino in fondo il significato vero e, dunque, di partecipare in modo più consapevole. Poi lo sguardo dei due interlocutori si è allargato al mondo, ai cambiamenti culturali, sociali ed economici che, nonostante il progredire della scienza in tutti i campi, sembrano rivelarsi per l’uomo causa di tensione più che di benessere. Il Papa ha spiegato questo peggioramento della situazione con la pretesa di tenere Dio lontano dalla scena del mondo. La Chiesa, da parte sua, tenta di riportarlo al centro della storia dell’uomo. Questo è il suo compito. A questo punto Castro ha voluto sapere quale fosse il ruolo di un Pontefice in questo scenario. Benedetto XVI gli ha così parlato della sua missione di guida spirituale di oltre un miliardo di fedeli. "Devo andare a incontrarli - ha detto - ovunque essi si trovino". È stato toccante questo momento: mentre il Papa parlava Castro annuiva con il capo. E sul viso è trapelato il segno di quell’ammirazione sincera che prova per Benedetto XVI. Lui che, nonostante l’avanzare degli anni, vorrebbe ancora mettersi in gioco ma sente che ormai le forze gli mancano. E ha chiesto al Papa, quasi suo coetaneo, se riesce a fare tutte queste cose. Il sorriso del Pontefice è stato immediato, come spontanea e ferma è stata la sua risposta: "È vero, sono anziano, ma posso fare ancora il mio dovere al servizio della Chiesa". Sull’età hanno continuato a ragionare, perché Castro, nel manifestare la sua sintonia con Benedetto XVI, l’ha giustificata proprio richiamandosi al fatto "di appartenere alla stessa generazione". Anzi, ha detto che gli avrebbe fatto piacere poter parlare più spesso con lui di tutto ciò che lo inquieta. Perché con lui condivide l’appartenenza a un tempo che sembra ormai lontano. "Ma è proprio questa nostra appartenenza alla stessa generazione - ha risposto il Papa - che potrà tenerci in contatto attraverso il nostro pensiero generazionale". Castro lo ha incalzato prospettandogli le sue difficoltà nel capire bene quale fosse il senso della religione davanti alle continue evoluzioni della scienza. Il Pontefice allora gli ha brevemente esposto il senso dell’incontro tra scienza e fede, tra fede e ragione, per fargli capire come non si tratti di due ambiti contrapposti, bensì di due momenti fondamentali per la coscienza dell’uomo. Che, come tali, non vanno disgiunti. È stato allora che Castro è parso veramente come un uomo assetato di sapere. Impressionato dalle spiegazioni del Papa, dalle sue conoscenze, gli ha confessato che, nonostante passi il tempo a leggere e a riflettere su tutto ciò che riguarda la vita dell’uomo, aveva capito in quel momento che c’erano ancora tante cose da conoscere. "Mi consiglia qualche libro da leggere per approfondire la mia conoscenza in questa materia?" è stata la sua domanda. E il Papa, di rimando: "Certamente. Ma mi faccia pensare un po’ su cosa consigliarle. Poi le farò sapere i titoli attraverso il nunzio". Sono state queste le ultime battute dell’incontro. Poi Fidel Castro, che aveva accanto a sé la signora Dalia, ha presentato al Pontefice tre dei suoi figli e ha preso congedo. E mentre lasciava la nunziatura continuava a ripetere a chi lo salutava: Saludos al Santo Padre, nonostante lo avesse appena visto. Sembrava quasi non volesse lasciarlo.

Mario Ponzi, L'Osservatore Romano

Il Papa: non esitate a seguire Gesù. In Lui troviamo la verità su Dio e sull'uomo, ci aiuta a sconfiggere gli egoismi e a vincere ciò che ci opprime

“La verità è un anelito dell'essere umano, e cercarla suppone sempre un esercizio di autentica libertà” ha affermato Benedetto XVI nell'omelia della Santa Messa nella Plaza de la Revolución "José Martí" de L'Avana. Molti "preferiscono le scorciatoie e cercano di evitare questo compito. Alcuni, come Ponzio Pilato, ironizzano sulla possibilità di poter conoscere la verità, proclamando l'incapacità dell'uomo di raggiungerla o negando che esista una verità per tutti. Questo atteggiamento, come nel caso dello scetticismo e del relativismo, produce un cambiamento nel cuore, rendendo freddi, vacillanti, distanti dagli altri e rinchiusi in se stessi – ha affermato -. Persone che si lavano le mani come il governatore romano e lasciano correre il fiume della storia senza compromettersi”. Altri, invece, ha ricordato il Pontefice “interpretano male questa ricerca della verità, portandoli all'irrazionalità e al fanatismo, per cui si rinchiudono nella 'loro verità' e cercano di imporla agli altri”, come quei “legalisti accecati” che davanti a Cristo “colpito e sanguinante”, gridano “Crocifiggilo!”. L’irrazionalità, tuttavia, è incompatibile con lo status di discepolo di Gesù, in quanto “fede e ragione sono necessarie e complementari nella ricerca della verità”. Non è quindi “l’irrazionalità, ma l’ansia della verità quello che promuove la fede cristiana. Ogni essere umano deve scrutare la verità ed optare per essa quando la trova, anche a rischio di affrontare sacrifici”. "La verità sull'uomo è un presupposto ineludibile per raggiungere la libertà": “in essa – ha proseguito – scopriamo i fondamenti di un’etica con la quale tutti possono confrontarsi e che contiene formulazioni chiare e precise sulla vita e la morte, i doveri e i diritti, il matrimonio, la famiglia e la società, in definitiva sulla dignità inviolabile dell’essere umano”. E' “un patrimonio etico” che “può avvicinare tutte le culture, i popoli e le religioni, le autorità e i cittadini, e i cittadini tra loro, e i credenti in Cristo con coloro che non credono in Lui”. "Il Cristianesimo, ponendo in risalto i valori che sostengono l'etica, non impone, ma propone l'invito di Cristo a conoscere la verità che rende liberi. Il credente è chiamato a rivolgerlo ai suoi contemporanei, come lo fece il Signore, anche davanti all’oscuro presagio del rifiuto e della Croce. L'incontro personale con Colui che è la verità in persona ci spinge a condividere questo tesoro con gli altri, zpecialmente con la testimonianza". L'invito di Benedetto XVI: "Non esitate a seguire Gesù Cristo. In Lui troviamo la verità su Dio e sull'uomo. Egli ci aiuta a sconfiggere i nostri egoismi, ad uscire dalle nostre ambizioni e a vincere ciò che ci opprime. Colui che opera il male, colui che commette peccato, è schiavo del peccato e non raggiungerà mai la libertà. Solo rinunciando all'odio e al nostro cuore indurito e cieco, saremo liberi, ed una nuova vita germoglierà in noi". In Gesù Cristo, Via, Verità e Vita, tutti “troveranno la piena libertà, la luce per capire in profondità la realtà e trasformarla con il potere rinnovatore dell’amore”, ha continuato il Papa. La Chiesa "vive per rendere partecipi gli altri dell’unica cosa che possiede, e che non è altro che Cristo stesso, speranza della gloria" ma “per poter svolgere questo compito, essa deve contare sull'essenziale libertà religiosa, che consiste nel poter proclamare e celebrare anche pubblicamente la fede, portando il messaggio di amore, di riconciliazione e di pace, che Gesù portò al mondo. E’ da riconoscere con gioia che sono stati fatti passi in Cuba affinché la Chiesa compia la sua ineludibile missione di annunciare pubblicamente ed apertamente la sua fede. Tuttavia, è necessario proseguire, e desidero incoraggiare le autorità governative della Nazione a rafforzare quanto già raggiunto ed a proseguire in questo cammino di genuino servizio al bene comune di tutta la società cubana”. Secondo Benedetto XVI, infatti, “il diritto alla libertà religiosa manifesta l’unità della persona umana che è, nel medesimo tempo, cittadino e credente. Legittima anche che i credenti offrano un contributo all'edificazione della società. Il suo rafforzamento consolida la convivenza, alimenta la speranza in un mondo migliore, crea condizioni propizie per la pace e per lo sviluppo armonioso e, contemporaneamente, stabilisce basi solide sulle quali assicurare i diritti delle generazioni future”. Nella parte conclusiva dell’omelia, il Papa ha affermato che “quando la Chiesa mette in risalto questo diritto, non sta reclamando alcun privilegio. Pretende solo di essere fedele al mandato del suo divino Fondatore, cosciente che dove Cristo si rende presente, l'uomo cresce in umanità e trova la sua consistenza. Per questo, essa cerca di offrire questa testimonianza nella sua predicazione e nel suo insegnamento, sia nella catechesi come negli ambienti formativi ed universitari”. Su questo aspetto della formazione, ha quindi espresso un auspicio: “È da sperare che presto giunga anche qui il momento in cui la Chiesa possa portare nei vari campi del sapere i benefici della missione che il suo Signore le ha affidato e che non può mai trascurare”. Benedetto XVI ha quindi citato l'insigne sacerdote Félix Varela, educatore e maestro, figlio illustre della città caraibica, passato alla storia di Cuba come il primo che ha insegnato al suo popolo a pensare: “Il Padre Varela ci presenta la strada per una vera trasformazione sociale: formare uomini virtuosi per forgiare una nazione degna e libera, poiché questa trasformazione dipenderà dalla vita spirituale dell'uomo; infatti, 'non c'è patria senza virtù'”. “Cuba ed il mondo hanno bisogno di cambiamenti, ma questi ci saranno solo se ognuno è nella condizione di interrogarsi sulla verità e si decide a intraprendere il cammino dell'amore, seminando riconciliazione e fraternità”. "Camminiamo alla luce di Cristo, che può disperdere la tenebra dell'errore. Supplichiamolo che, con il valore e il vigore dei Santi, giungiamo a dare una risposta libera, generosa e coerente a Dio, senza paure, né rancori", ha concluso il Pontefice.

SIR, Korazym.org, Zenit

VIAGGIO APOSTOLICO IN MESSICO E NELLA REPUBBLICA DI CUBA (23 - 29 MARZO 2012) (XIV) - il testo integrale dell'omelia del Papa

Messa nella Plaza de la Revolucion a L'Avana. Card. Ortega al Papa: c'è sete di benedizione negli sguardi e nelle acclamazioni del nostro popolo

Il Papa è giunto in papamobile nella Plaza de la Revolucion de L'Avana, poco dopo le 8.30 (le 15.30 in Italia), per presiedere la sua Messa più importante a Cuba. Il luogo è stato usato molte volte da Fidel Castro per rivolgersi alle folle oceaniche nell'anniversario della Rivoluzione del 1959 che cade il 26 luglio. Sulla piazza si erge un monumento di oltre cento metri dedicato a José Martì, eroe dell'indipendenza di Cuba dalla Spagna, e vi si affaccia una gigantesca riproduzione stilizzate di Ernesto 'Che' Guevara con il suo motto 'Hasta la victoria siempre'. La piazza può contenere fino a 600mila persone e il Governo cubano ha sancito la chiusura degli uffici pubblici per favorire la partecipazione alla cerimonia. Benedetto XVI ha fatto un giro della piazza, salutando la folla di fedeli, mentre dagli altoparlanti risuonavano motti come 'Benedicto! Benedicto!'. Il Papa è poi sceso dalla papamobile per indossare i sacramenti liturgici sul retro del palco dell'altare. Il presidente cubano Raul Castro ha assistito in prima fila alla celebrazione, e al termine si è recato sul palco per salutare il Pontefice. La ;essa del Papa viene trasmessa in diretta sulla televisione pubblica cubana. Benedetto XVI appare affaticato ma sorridente. Una preghiera perchè "fra tutti i cubani regnino l'amore e il perdono, e la riconciliazione e la pace divengano realtà". L'ha chiesta a Benedetto XVI il card. Jaime Ortega, arcivescovo de L'Avana, nel'indirizzo di saluto pronunciato all'inizio della Santa Messa. "C'è - ha aggiunto - sete di benedizione negli sguardi e nelle acclamazioni dei nostri fratelli. Questo popolo riunito qui ora, e quanti sono a casa di fronte alla televisione, si aspettano da Lei, Santità, una parola che faccia discendere su ognuno di noi e su tutta la nostra nazione la benedizione di Dio". "Durante il recente pellegrinaggio nazionale della venerata immagine della Virgen de la Caridad che ha percorso le nostre strade e le nostre piazze, tutti - ha ricordato il cardinale cubano - hanno chiesto ai sacerdoti, ai vescovi e ai diaconi la benedizione: giovani, adulti, anziani, uomini e donne". Ortega ha ringraziato inoltre Benedetto XVI per la sua generosità nel guidare la Chiesa universale. "Il suo Pontificato - ha detto - è quello di un Papa che porta la tenerezza, la dolcezza e la misericordia di Dio a tutti e promuove la riconciliazione fra tutti. Beatissimo Padre, il nostro popolo la implora di includere nella sua preghiera questi doni dall'alto".

TMNews, Agi

L'annuncio di Fidel Castro: ho deciso di chiedere qualche minuto del suo tempo a Benedetto XVI, lo saluterò con grande piacere

Fidel Castro annuncia che oggi incontrerà Benedetto XVI a Cuba. "Ho deciso di chiedere qualche minuto del suo tempo molto impegnato quando ho sentito dal nostro cancelliere Bruno Rodriguez che egli avrebbe gradito questo modesto e sincero contatto", ha scritto l'ex lider maximo cubano in una sua "reflexion" pubblicata la scorsa notte sul sito Cubadebate. "Saluterò con grande piacere Papa Benedetto XVI così come feci con Giovanni Paolo II", ha scritto ancora il leader della rivoluzione cubana che ha lasciato il potere al fratello Raul nel 2006. Finora né il Vaticano né il governo cubano avevano confermato l'incontro, limitandosi a definirlo possibile. Per quanto ormai non abbia alcun incarico ufficiale, l'ex presidente cubano solitamente incontra tutti i leader stranieri in visita a Cuba.

Il Tempo.it

Molto spazio al viaggio sui giornali cubani: caloroso, rispettoso e affettuosa l'accoglienza del presidente Castro e di Santiago a Benedetto XVI

"Caloroso", "rispettoso" e "affettuoso" sono i tre aggettivi che ricorrevano ieri sulla stampa cubana per descrivere l'accoglienza del presidente Raul Castro e di Santiago di Cuba all'arrivo di Papa Benedetto XVI nel Paese. E quotidiani e siti riportavano per esteso l'intervento del capo di stato cubano e di quello vaticano. Granma, l'organo ufficiale del Partito comunista ha dedicato alla giornata cinque pagine della sua edizione. Nel titolo in prima, con un servizio a tutta pagina: "Raul ha ricevuto Papa Benedetto XVI", mentre nell'occhiello si sottolineava come "in nome di tutti i cubani, migliaia di abitanti di Santiago hanno riempito le strade per tributare una calda e rispettosa accoglienza al Sommo Pontefice della Chiesa Cattolica. Hanno assistito alla Santa Messa 250mila persone". Il servizio era corredato da tre foto, con l'arrivo del Papa all'aeroporto, una strada piena di gente al passaggio della Papamobile e sullo sfondo un cartello con la scritta "La patria prima di tutto", e la piazza Rivoluzione Maceo, dove il Pontefice ha celebrato la sua prima Messa.

Ugo Lobano, Gazzetta del Sud

Il Papa ha spronato Castro sui diritti umani in base alle richieste giunte a lui da persone in difficoltà, e ha chiesto che Venerdì Santo sia festivo

"Il Papa ha sollevato con Raul Castro anche il tema dei diritti umani in base alle richieste che sono pervenute in Vaticano". Lo ha reso noto il direttore della Sala Stampa della Santa Sede, padre Federico Lombardi, precisando che "di tali petizioni si è parlato sia nel colloquio privato tra Papa e presidente cubano sia nella riunione delle due delegazioni che si è tenuta contemporaneamente al palazzo della Revolution. "Al Papa erano arrivati nelle scorse settimane molti messaggi con richieste di aiuto di carattere umanitario per persone in difficoltà", ha precisato padre Lombardi, che tuttavia non ha voluto dare indicazioni più precise sulla lista preparata in Vaticano, nè dire se vi era incluso il nome di Alan Gros, l'ebreo americano arrestato nel dicembre 2009 per aver venduto sull'isola senza l'autorizzazione del governo cubano materiale informatico e per le comunicazioni satellitari, condannato nel marzo del 2011 a quindici anni di carcere per "atti contro l'indipendenza e l'integrità dello Stato". "Non posso dare indicazioni sulle singole persone per le quali è stato chiesto l'interessamento del Papa e della Santa Sede", ha spiegato Lombardi ricordando che a favore dei detenuti politici e di quanti soffrono per la lontananza forzata dei loro cari il Pontefice ha parlato pubblicamente nel discorso al Santuario della Vergine del Cobra, assicurando la sua preghiera per "per le necessita' di coloro che soffrono, di coloro che sono privi di libertà, lontani dalle persone care o vivono gravi momenti di difficoltà". Nell'incontro al Palazzo della Revolution, Benedetto XVI ha chiesto a Raul Castro che il Venerdì Santo sia riconosciuto sull'isola caraibica come giorno festivo. "Il governo cubano - ha detto ancora il gesuita - dovrà riflettere sulla richiesta, per cui non ci aspettiamo una risposta in tempi brevi. Tuttavia la concessione di questa festività in più sarebbe il segno concreto di un passo in avanti, di un'evoluzione nel riconscimento del ruolo della Chiesa nella società".

Agi

La visita di cortesia al presidente del Consiglio di Stato e del Consiglio dei Ministri. Benedetto XVI e Raul Castro a colloquio per 40 minuti

Nel pomeriggio, in Italia era passata la mezzanotte, il Santo Padre Benedetto XVI si è recato in visita di cortesia al Presidente del Consiglio di Stato e del Consiglio dei Ministri della Repubblica, Raúl Modesto Castro Ruz, al Palacio de la Revolución di L'Avana. Dopo la presentazione delle delegazioni, ha luogo l’incontro privato, durato oltre 40 minuti. "E' stato un tempo piuttosto lungo, che testimonia 'l'importanza di questa conversazione sulla situazione di Cuba e le attese della Chiesa locale, che desidera poter dare un contributo sempre maggiore al bene comune, sviluppando la sua presenza nei campi dell'educazione e dell'assistenza", ha affermato il portavoce della Santa Sede, padre Federico Lombardi. Incontrando i giornalisti, il religioso ha anche sottolineando che "fra il Papa e il presidente c'è stato un incontro personale, al di là dei contenuti". Contemporaneamente al colloquio tra il Papa e il presidente, nel palazzo della Revolution si sono riunite la delegazione vaticana composta dal cardinale segretario di Stato Tarcisio Bertone, dal sostituto mons. Giovanni Angelo Becciu e dal segretario per i rapporti con gli Stati mons. Dominique Mamberti, e quella cubana con a capo il vice presidente Josè Ramon Machado Ventura, coadiuvato da alcuni ministri e dall'ambasciatore Delgado Bermudez. Questo incontro, però, è durato solo una ventina di minuti a causa di esigenze protocollari. Quindi è arrivato il momento dello scambio dei doni. Al Santo Padre è stata donata una scultura della Madonna del Cobre, scolpita in ebano, che rappresenta anche la storia della scoperta della statua. E il Papa da parte sua ha donato un facsimile pregiatissimo della Geografia di Tolomeo, una riproduzione con tecniche moderne, i cui originali sono nell’Archivio Segreto Vaticano, con le prime piante geografiche del continente americano (allora non chiamato americano). Sia il Papa che Raul hanno passato diverso tempo a spiegare l’uno all’altro i propri regali. E Raul, scherzando, chiede al Papa: “Si potrebbe chiedere a qualche cardinale di tradurre dal latino delle carte allo spagnolo”. Quindi una photo opportunity con i fotografi, appena fuori dal Palacio de la Revolucion, e poi il ritorno indietro, fino all’ascensore, e poi giù di livello verso l’auto scura che riporta il Papa alla Nunziatura Apostolica, per la cena con i vescovi locali. Con i quali il Papa fa il punto della situazione cubana.

Agi, Korazym.org

martedì 27 marzo 2012

Benedetto XVI lascia Santiago de Cuba e arriva nella capitale L'Avana. Con un fuori programma il presidente Raul Castro lo accoglie all'aeroporto

Al termine della Visita al Santuario della "Virgen de la Caridad" di El Cobre, il Papa si è trasferito all’aeroporto di Santiago de Cuba da dove, alle 10.30 locali, è partito in aereo alla volta di L'Avana. All'aeroporto internazionale José Martì della capitale cubana, Benedetto XVI è statp accolto dal cardinale arcivescovo della capitale cubana Jaime Ortega e da un gruppo di bambini. C'è stato anche un fuori programma: il presidente Raul Castro, che nel pomeriggioriceverà il Papa in visita di cortesia al Palazo de la Revolucion, era presente all'aeroporto internazionale José Martì al momento dell'arrivo di Benedetto XVI nella capitale cubana. Raul Castro, che aveva accolto il Papa all'aeroporto di Santiago al momento del suo arrivo a Cuba, ha anche assistito alla Messa che il Papa ha celebrato ieri nella stessa Santiago.

TMNews