sabato 24 dicembre 2011

Inaugurato il Presepe in Piazza San Pietro, con canti natalizi della tradizione italiana e internazionale. Benedetto XVI accende il lume della Pace



E’ dedicato a Maria, Madre di Cristo e della Chiesa, il Presepe inaugurato questo pomeriggio in Piazza San Pietro. Un omaggio alla devozione mariana del Papa Giovanni Paolo II, nell’anno in cui è stato proclamato Beato. Per la prima volta l'inaugurazione è stata accompagnata da un concerto di canti natalizi della tradizione italiana e internazionale. La cerimonia si è conclusa con una preghiera guidata dal card. Angelo Comastri, Vicario generale di Sua Santità per lo Stato della Città del Vaticano. Come da tradizione, a conclusione della cerimonia, il Santo Padre ha acceso il lume della pace, sul davanzale della finestra del suo studio privato.

Radio Vaticana

Natale 2011. Il Magistero del Papa: Dio è così potente che può farsi inerme e venirci incontro come bimbo indifeso, affinché noi possiamo amarlo

La Chiesa si appresta a celebrare la Solennità del Natale del Signore. Benedetto XVI presiederà, alle 22.00 nella Basilica Vaticana, la Santa Messa della Notte. Domani, a mezzogiorno, dalla Loggia Centrale della Basilica di San Pietro, il Papa rivolgerà il tradizionale Messaggio natalizio e impartirà la Benedizione Urbi et Orbi cui è legata l’indulgenza plenaria. E’ il settimo Natale di Benedetto XVI: e anche quest’anno, durante la Messa della Notte, si leverà la preghiera per la pace in tutto il mondo, per la giustizia e la solidarietà con i più poveri e i piccoli della terra. Dio stesso si è fatto piccolo, ha detto il Papa nelle sue omelie per la Notte di Natale, per non “sopraffarci con la forza. Ci toglie la paura della sua grandezza”, chiede solo il nostro amore: “Dio è così grande che può farsi piccolo. Dio è così potente che può farsi inerme e venirci incontro come bimbo indifeso, affinché noi possiamo amarlo. Dio è così buono da rinunciare al suo splendore divino e discendere nella stalla, affinché noi possiamo trovarlo e perché così la sua bontà tocchi anche noi, si comunichi a noi e continui ad operare per nostro tramite” (24 dicembre 2005).
Davanti al Dio che si fa piccolo, afferma il Papa, i dotti che la luce indichi loro la via. I semplici invece comprendono, come i pastori di Betlemme: questi sono in attesa che la luce indichi loro la via: “È questo che a Dio interessa. Dio ama tutti perché tutti sono creature sue. Ma alcune persone hanno chiuso la loro anima; il suo amore non trova presso di loro nessun accesso. Essi credono di non aver bisogno di Dio; non lo vogliono. Altri che forse moralmente sono ugualmente miseri e peccatori, almeno soffrono di questo. Essi attendono Dio. Sanno di aver bisogno della sua bontà, anche se non ne hanno un’idea precisa. Nel loro animo aperto all’attesa la luce di Dio può entrare, e con essa la sua pace. Dio cerca persone che portino e comunichino la sua pace. Chiediamogli di far sì che non trovi chiuso il nostro cuore” (24 dicembre 2005).
Tutti aspirano a Dio, nel loro cuore, anelano all’infinito, alla bellezza, alla gioia: “In qualche modo l’umanità attende Dio, la sua vicinanza. Ma quando arriva il momento, non ha posto per Lui. È tanto occupata con se stessa, ha bisogno di tutto lo spazio e di tutto il tempo in modo così esigente per le proprie cose, che non rimane nulla per l’altro – per il prossimo, per il povero, per Dio. E quanto più gli uomini diventano ricchi, tanto più riempiono tutto con se stessi. Tanto meno può entrare l’altro” (24 dicembre 2007).
E anche quanti credono in Dio, nella quotidianità, ritengono di essere così pieni di cose da fare da non aver tempo per Lui, e lo mettono all’ultimo posto. I pastori di Betlemme, invece, con la loro fretta di vedere il Bambino Gesù, ci insegnano qualcosa di diverso: "Dio è importante, la realtà più importante in assoluto nella nostra vita. Proprio questa priorità ci insegnano i pastori. Da loro vogliamo imparare a non lasciarci schiacciare da tutte le cose urgenti della vita quotidiana. Da loro vogliamo apprendere la libertà interiore di mettere in secondo piano altre occupazioni – per quanto importanti esse siano – per avviarci verso Dio, per lasciarlo entrare nella nostra vita e nel nostro tempo. Il tempo impegnato per Dio e, a partire da Lui, per il prossimo non è mai tempo perso. È il tempo in cui viviamo veramente, in cui viviamo lo stesso essere persone umane" (24 dicembre 2009).
“Aprire il tempo per Dio”, sottolinea il Papa, significa aprirlo anche per i fratelli. Così il Natale diventa una vera festa, in cui la gioia dello scambio dei doni assume un senso del tutto nuovo: “Quando tu per Natale fai dei regali, non regalare qualcosa solo a quelli che, a loro volta, ti fanno regali, ma dona a coloro che non ricevono da nessuno e che non possono darti niente in cambio. Così ha agito Dio stesso: Egli ci invita al suo banchetto di nozze che non possiamo ricambiare, che possiamo solo con gioia ricevere. Imitiamolo! Amiamo Dio e, a partire da Lui, anche l’uomo, per riscoprire poi, a partire dagli uomini, Dio in modo nuovo!” (24 dicembre 2006).

Radio Vaticana

Il Papa in Messico e a Cuba. In occasione del viaggio 2900 detenuti saranno rilasciati dal governo cubano. Nel 2010 grazie alla Chiesa liberati 100

Migliaia di detenuti saranno rilasciati dal regime cubano prima del viaggio del Papa, previsto per marzo 2012. Il governo di Raul Castro ha annunciato che torneranno in libertà 2.900 prigionieri, tra cui anche alcuni condannati per crimini contro la "sicurezza dello stato". Una formula che fa sperare che si tratti anche di detenuti politici. Tra i 2900 detenuti anche 86 stranieri di 25 paesi. Nella nota ufficiale che rende nota la decisione, non si fa diretto riferimento al viaggio di Benedetto XVI, ma si parla più genericamente di "numerose richieste dei familiari e delle istituzioni religiose". Il regime aveva rilasciato 100 detenuti, dopo un accordo con la Chiesa Cattolica, già nel 2010. Del viaggio di Benedetto XVI a Cuba si parla da anni, ma solo all'inizio di dicembre è arrivata la conferma ufficiale dal Papa. Quella di Benedetto XVI sarà il secondo viaggio papale nell'isola da quando è al potere Fidel Castro. Nel 1998 lo storico viaggio di Giovanni Paolo II, nel quale il Pontefice criticò l'embargo commerciale Usa contro l'isola. Dopo quella visita furono liberati 300 detenuti, di cui 101 per ragioni politiche. Nel suo discorso, ieri, all'Assemblea Nazionale, Raúl Castro, a conclusione della sua allocuzione si è riferito ampiamente alla decisione che consentirà, fra pochi giorni, la liberazione di oltre 2.900 persone attualmente detenuti nelle carceri dell'isola. Al riguardo il governante ha detto che si era "tenuta in considerazione inoltre l'annunciata visita a Cuba di Papa Benedetto XVI e la celebrazione del 400 anniversario della scoperta dell'immagine della Madonna della Caridad del Cobre".

La Repubblica.it, Il Sismografo

Natale 2011. Colloquio telefonico tra Benedetto XVI e il presidente Napolitano per lo scambio di auguri per le festività

Il presidente della Repubblica Giorgio Napolitano si è intrattenuto ieri, 23 dicembre a cordiale colloquio telefonico con il Santo Padre Benedetto XVI, al quale ha rivolto i più sentiti auguri per le prossime festività. E' quanto informa un comunicato del Quirinale.

Asca

Colloquio telefonico tra il presidente Napolitano e Sua Santità Benedetto XVI

Cinquant’anni fa, nel Natale 1961, Giovanni XXIII firmava la Costituzione Apostolica 'Humanae Salutis' con cui indiceva il Concilio Vaticano II

Cinquant’anni fa, il giorno di Natale del 1961, Giovanni XXIII convocava il Concilio ecumenico Vaticano II. L’atto ufficiale d’indizione della grande assemblea universale era affidato a un documento sotto forma di Costituzione Apostolica, dal titolo “Humanae Salutis”, la “salvezza umana”, riferita all’opera salvifica di Cristo Redentore, firmato dal Papa con formula insolita ma significativa: “Io Giovanni Vescovo della Chiesa Cattolica” e dai cardinali Eugenio Tisserant, Clemente Micara, Giuseppe Pizzardo. Erano passati meno di tre anni da quel 25 gennaio 1959 quando nella Basilica di San Paolo fuori le Mura Papa Giovanni sorprese i 17 cardinali presenti e il mondo annunciando la sua intenzione d’indire un Concilio ecumenico. I tempi allora sembrarono prematuri, Roncalli era stato eletto appena tre mesi prima, così come, dopo la sorpresa iniziale, sembrarono ridotti i tempi per celebrare l’evento nel 1962. Ma Papa Giovanni tagliava corto: “Noi siamo vecchi”, rispose una volta, “non possiamo perdere tempo”. La complessa macchina organizzativa fu avviata nel maggio dello stesso 1959 con l’istituzione di una Commissione antepreparatoria. Nell’anno successivo cominciò il lavoro delle undici Commissioni preparatorie, di cui una centrale presieduta dal card. Tardini. Alla data del 25 dicembre 1961, quando promulga la bolla “Humanae Salutis”, Giovanni XXIII scrive: “Ricolmi di grande gioia possiamo finalmente comunicarvi che questo lavoro, alacremente eseguito, volge ormai al termine”. Pertanto, prosegue il Papa, confidando nell’aiuto del Divino Redentore e nell’intercessione della Vergine Maria e di San Giuseppe, “alla cui protezione abbiamo affidato fin dall’inizio questo importantissimo evento, riteniamo giunto il momento di convocare il secondo Concilio ecumenico Vaticano”. Segue quindi la storica formula di convocazione che val la pena riportare alla lettera: “Dopo aver sentito su questo punto i pareri dei Cardinali di Santa Romana Chiesa, con l’autorità del Signore Nostro Gesù Cristo, dei Santi Apostoli Pietro e Paolo e Nostra, annunziamo, indiciamo e convochiamo per il prossimo anno 1962 il Sacro Concilio ecumenico ed universale Vaticano II, che sarà degnamente celebrato nella Patriarcale Basilica Vaticana, in giorni che Dio provvidentissimo concederà di stabilire”. Si avverte, dalla lettura dell’intero documento e in particolare di alcuni passaggi dove prevale un tono imperativo piuttosto insolito in Papa Giovanni, “vogliamo”, “ordiniamo”, fino alla minaccia, nella parte conclusiva, “delle pene stabilite dal diritto per coloro che non obbediscono agli ordini dei Sommi Pontefici”, che qui Roncalli impegna tutta la sua autorità di Pastore universale della Chiesa e di Vescovo di Roma perché il grande evento che gli sta a cuore riesca nel migliore dei modi, perché tutto fili liscio e secondo l’ordine prestabilito. È simbolicamente, nel giorno della Natività, l’ansia di un padre per il “figlio” che sta per nascere. Nella “Humanae Salutis” Giovanni XXIII traccia un panorama della situazione mondiale del tempo, non dissimile dall’attuale, tra luci e ombre, con una umanità gravemente turbata che “si avvia verso un nuovo ordine di cose”, mentre compiti vastissimi attendono la Chiesa. Appunto il Concilio dovrà dare risposte all’esigenza di rinnovamento che si richiede ora alla missione della Chiesa: “Immettere l’energia perenne, vivificante, divina del Vangelo nelle vene di quella che è oggi la comunità umana”, scrive il Papa, “la quale si esalta delle sue conquiste nel campo della tecnica e delle scienze, ma subisce le conseguenze di un ordine temporale che taluni hanno tentato di riorganizzare prescindendo da Dio”. Una comunità umana che “non è progredita nei beni dell’anima di pari passo come nei beni materiali” e alla quale il Concilio dovrà offrire linee guida precise.Papa Giovanni ricorda il momento in cui, “come obbedendo ad una voce interiore e suggerita da un’ispirazione venuta dall’alto”, pensò per la prima volta al Concilio, e il giorno del primo annuncio, quando “sembrò che con animo e mani trepidanti gettassimo una sorta di piccolo seme”. Ora, “sotto il soffio della grazia celeste quel minuscolo seme si è sviluppato in un albero gigantesco” pronto a dare i suoi frutti.Il Papa, infine, invita alla preghiera: “Chiediamo ad ogni fedele e a tutto il popolo cristiano di dedicare ogni attenzione al Concilio e rivolgere a Dio Onnipotente fervide preghiere, perché accompagni benignamente una così grande iniziativa ormai imminente”. In particolare sollecita alla preghiera i bambini, gli ammalati e i sofferenti. Il suo pensiero va anche ai fratelli separati, “ai cristiani che dissentono dal Chiesa cattolica”, ai quali chiede di supplicare Dio perché il Concilio ravvivi in tutti il desiderio di unità e di pace, secondo l’insegnamento di Cristo. In tal senso il Papa nutre grande speranza; anzi, aggiunge, “da tempo abbiamo istituito uno speciale organismo, detto Segretariato”, perché il dialogo sia condotto più agevolmente e speditamente. Rimaneva, allora, dalla lettura della “Humanae Salutis”, una curiosità inappagata: quando si sarebbe aperto il Concilio? Papa Giovanni provvide il 2 febbraio successivo, 1962, festa della Presentazione di Gesù al Tempio, con la Lettera apostolica, in forma di Motu proprio, “Consilium”: “Dopo avere ripetutamente ponderata la cosa, abbiamo deciso di fissare l’inizio della celebrazione del Concilio Ecumenico Vaticano II per il giorno 11 di ottobre di quest’anno”. Una data, spiegava il Papa, collegata al ricordo del Concilio di Efeso che proclamò la Maternità divina di Maria, la cui festa si celebrava allora l’11 ottobre. Con questa scelta Papa Giovanni volle affidare il Concilio al cuore materno della Madonna.

SIR

Costituzione Apostolica Humanae Salutis (25 dicembre 1961)