giovedì 17 novembre 2011

Quattro vescovi d'Irlanda guidati dal card. Brady oppongono resistenza ad un progetto della Santa Sede per ridurre il numero delle diocesi nel Paese

Quattro arcivescovi irlandesi, guidati dal card. Seán Brady, sono fortemente critici e oppongono resistenza ad un progetto del Vaticano teso a ridurre il numero delle diocesi irlandesi e per la conseguente impostazione predefinita del numero dei vescovi. Il piano per ridurre le 26 diocesi è emerso come uno dei temi principali a seguito dell'indagine vaticana dopo la Visita apostolica nella Chiesa in Irlanda. Funzionari vaticani erano stati incaricati di formulare alcune le riforme dopo l’incontro dei vescovi irlandesi con Papa Benedetto XVI, nel febbraio 2010. A quell’epoca, fonti ecclesiastiche riferivano a The Irish Catholic che i membri della gerarchia avrebbero fortemente resistito ad ogni modifica dei confini diocesani. Tuttavia, ora è emerso che i vescovi hanno riconosciuto che alcuni cambiamenti sono da considerarsi inevitabili e stanno cercando di ridurre al minimo i tagli. Un comitato apposito si è riunito a Maynooth nel mese di settembre con l'obiettivo di elaborare un piano che avrebbe dovuto eliminare le diocesi più piccole, fissando un limite minimo di 100.000 cattolici per diocesi. Questo potrebbe avere ripercussioni sulle diocesi di Cashel e Emly, Achonry, Ardagh e Clonmacnoise, Clogher, Clonfert, Dromore, Elphin, Killala, Kilmore, Ossory e Raphoe. Tuttavia, questo lavoro ha messo in luce che i funzionari della Visita apostolica ritengono che la configurazione di una diocesi di almeno 300.000 cattolici sarebbe sicuramente più realistica per le esigenze di una Chiesa moderna. Il giornale si dice consapevole di quanto sostengono i vescovi: riducendo infatti drasticamente il numero delle diocesi si pregiudicherebbero gravemente le radici storiche delle comunità. Tuttavia, la Santa Sede è stata solerte già in passato, a mettere da parte tali preoccupazioni abolendo, ad esempio, quasi 100 diocesi italiane nel 1980. In Irlanda, con una popolazione di cattolici simile a quella di una città italiana come Milano, possiede ben 26 diocesi per una superficie di 84.421 km2. Il Paese ha anche una popolazione che invecchia, e questo vale anche per il clero, un tasso di pratica in declino, e infrastrutture sempre più costose da mantenere. La struttura diocesana è oggetto di critiche da parte del team della Visita ed è fortemente sentita a Roma che afferma esserci un numero troppo elevato di diocesi e che questa proliferazione di rappresentanza intorno al tavolo della conferenza dei vescovi avrebbe “contribuito ad una mancanza di decisioni chiare e vie d’azione efficaci”.

Garry O'Sullivan e Michael Kelly, The Irish Times - Fine Settimana

Il Papa in Benin. In cammino con la Chiesa in Africa. Sinodo, nuova evangelizzazione, contraddizioni e sfide: il continente dialoga con Benedetto XVI

Forse mai come questa volta il viaggio internazionale che Benedetto XVI si accinge a compiere, in Benin, Africa, si svolge nel segno della continuità apostolica. A Cotonou consegnerà infatti l’Esortazione post-sinodale "Africae munus" nella quale ha voluto raccogliere, e tradurre in orientamenti pastorali, le indicazioni emerse durante l’Assemblea speciale per l’Africa del Sinodo dei vescovi, svoltasi nell’ottobre del 2009. Un cammino, quello sinodale sui sentieri dell’Africa, che era iniziato nel 2004 su iniziativa del predecessore di Papa Ratzinger, Giovanni Paolo II. Allora Papa Wojtyła e i Padri sinodali concentrarono la loro attenzione sulla Chiesa in Africa. Oggi Benedetto XVI e i vescovi in comunione con lui riscrivono il ruolo della Chiesa per la riconciliazione, la giustizia e la pace in quel grande continente. Tuttavia, più che concludersi un itinerario inizia un altro processo, quello dell’applicazione, che non ha limiti di tempo in quanto, sotto la guida dello Spirito Santo, i pastori della Chiesa in Africa sono chiamati, nei prossimi decenni, a metterne in pratica le indicazioni teologiche e pastorali. Già dal titolo che Benedetto XVI ha dato alla sua Esortazione, "L’impegno dell’Africa", si intuisce la rotta che il Papa intende indicare: rimettere il futuro del continente nelle mani degli africani e della loro Chiesa. E alla Chiesa ribadisce la priorità della 'missio ad gentes', l’annuncio del Vangelo a coloro che tuttora non conoscono Gesù Cristo. Un invito a rinnovare ogni giorno l’annuncio del Vangelo, su piste precise che conducano a una nuova evangelizzazione: caratterizzata dall’impegno nel promuovere la riconciliazione, la giustizia e la pace. Il Benin diventa così l’emblema della continuità del Magistero africano del vescovo di Roma. Benedetto XVI punta sulla globalizzazione della carità. Il Pontefice intende valorizzare il ruolo del continente africano come "polmone spirituale" di un mondo in crisi di spiritualità e come portatore di una cultura e una religiosità su cui il cristianesimo può innervarsi positivamente, come testimonia l’appello fortissimo lanciato nelle scorse settimane, ricevendo i vescovi angolani, ai quali ha chiesto la difesa di bimbi e anziani, vittime della stregoneria e delle pratiche magiche. In Benin il presidente Thomas Boni Yayi è un ex musulmano diventato cristiano evangelico, e non è infrequente che diversi membri di una stessa famiglia professino chi una religione tradizionale, chi il cristianesimo, chi l’islamismo. A 84 anni compiuti, fedele all’aver messo l’Africa tra le "priorità" del Pontificato e con una buona dose di coraggio si reca a Cotonou, la città più popolosa del Benin, e Ouidah, antica base per il commercio degli schiavi. Da Ouidah agli inizi del XVIII secolo ogni anno partivano 15-20mila esseri umani in catene, verso l’America Latina, esportando anche la religione degli antenati, il voodoo, che dal 1992 è riconosciuto come una delle religioni ufficiali del Benin. Una Chiesa "molto giovane e vivace", in un "paese poverissimo, ma con tante persone e storie interessanti, che possono darci molto", spiega Susanna Cannelli, responsabile della Comunità di Sant’Egidio, presente in 8 città del Paese in festa per il 150° anniversario dell’evangelizzazione.

L'Osservatore Romano, Vatican Insider

Il continente che attende Benedetto XVI: Africa nuova

'Africae munus'. Eterović: il Papa presenta i risultati dei lavori sinodali riproponendo il Vangelo della riconciliazione alla Chiesa del continente

“Nell’Esortazione Apostolica post-sinodale, con il contributo particolare proprio del carisma petrino, Benedetto XVI presenta i risultati dei lavori sinodali, riproponendo il Vangelo della riconciliazione alla Chiesa in Africa, tenendo conto dell’attuale situazione ecclesiale e sociale del continente”. Così mons. Nikola Eterović, segretario generale del Sinodo dei vescovi, anticipa in un’intervista all'agenzia SIR alcuni contenuti dell’Esortazione Apostolica post-sinodale “Africae munus”, che Benedetto XVI consegnerà nel corso del viaggio apostolico in Benin (18-20 novembre). “Il documento, nella prima parte, analizza – spiega mons. Eterović – le strutture portanti della missione ecclesiale in Africa in vista della riconciliazione, della giustizia e della pace. Nella seconda parte, poi, sono specificati i contributi che tutti i membri del Popolo di Dio devono offrire dando il proprio apporto alla riconciliazione in seno alla Chiesa e alla società, nel comune impegno per la giustizia e per la pace. In un’Africa segnata da vari problemi, la Chiesa indica la via verso Cristo che, in forza dello Spirito, assicura la sua unità nella diversità dei doni ricevuti per il bene comune. I pastori devono, poi, tradurre le indicazione dell’Esortazione in linee operative nelle singole Chiese particolari”. Sui temi portanti del Sinodo, riconciliazione, giustizia, pace, il vescovo ricorda che la Chiesa “annuncia il Vangelo della riconciliazione negli ambienti in cui, per la Divina Provvidenza, vive e svolge la propria attività, e con l’esempio dei suoi membri la testimonia. In tale modo, contribuisce notevolmente alla riconciliazione degli uomini e delle donne di buona volontà dell’intera società”. “L’‘Africae munus’ – prosegue – indicherà le grandi linee dell’attività delle Chiese particolari e della Chiesa a livello continentale nei prossimi anni. Esse riguarderanno soprattutto l’impegno per la riconciliazione, la giustizia e la pace alla luce della Parola di Dio, in forza dei Sacramenti e seguendo le indicazioni del Magistero. L’Esortazione evidenzia vari problemi e numerose sfide alla Chiesa in Africa. Tuttavia, mantiene sempre un approccio positivo, pieno di speranza per la Chiesa e per l’Africa”.

SIR

Il Vangelo della riconciliazione. Mons. Nikola Eterović, segretario generale del Sinodo dei vescovi

Benedetto XVI invita la bambina della Colombia sequestrata e liberata alla Messa per il bicentenario dell'indipendenza dei Paesi latinoamericani

Nohra Valentina, la bambina di dieci anni sequestrata ad Arauca, in Colombia, e liberata lo scorso 18 ottobre, assisterà alla Messa che Papa Benedetto XVI celebrerà nella Basilica di San Pietro, il prossimo 12 dicembre, in occasione della festa di Nostra Signora di Guadalupe, patrona dell’America Latina. Per mezzo dell’ambasciatore colombiano presso la Santa Sede, César Mauricio Velasquez, che si è recato a Fortul, dove la bambina risiede con la famiglia, Benedetto XVI ha mandato a Nohra una medaglia del Beato Giovanni Paolo II, un crocefisso e l’invito ad assistere alla Celebrazione Eucaristica del 12 dicembre, che la piccola ha accolto con grande gioia. Lo ha riportato ieri l’agenzia AICA. Nohra Valentina e la sua famiglia parteciperanno alla Messa del 12 dicembre celebrata da Benedetto XVI per commemorare il bicentenario dell’indipendenza di vari paesi del'America Latina, tra cui la Colombia. Quando il Papa è stato informato sul sequestro dall’ambasciatore Velasquez, ha pregato “per l’immediata liberazione della bambina e di tutte le persone sequestrate in Colombia da gruppi di terroristi e spietati delinquenti”. In quell’occasione il Santo Padre pregò anche “per la conversione di chi commette questi crimini”. Dopo la liberazione della bambina, il Papa ha manifestato in pubblico la sua gioia e ha chiesto nuovamente la liberazione di tutti i sequestrati nel Paese: “Il Papa ringrazia Dio per la liberazione di Nohra e chiede ai colombiani di proseguire costantemente a pregare per la liberazione di tutte le persone sequestrate e la conversione di chi commette questi crimini”.

Zenit

Il Papa riceve il Premio accedimico polacco 'Alloro' per contributo nella teologia e nella cultura: rispecchia apprezzamento per impegno della Chiesa

Papa Benedetto XVI ha ricevuto il Premio accademico polacco “Alloro”. Si tratta di un premio scientifico che riconosce il contributo di Benedetto XVI-Joseph Ratzinger nei campi della teologia e della cultura. Durante l’Udienza generale di ieri, il Pontefice ha ringraziato in polacco i rettori magnifici degli atenei di Wrocław, Opole, Częstochowa e Zielona Góra. Il Papa ha espresso la sua “gratitudine” verso le università che hanno voluto premiarlo. Per Joseph Ratzinger, questo “riconoscimento” accademico rispecchia “l’apprezzamento per l’impegno della Chiesa nei campi dell’educazione e della cultura”. Il Santo Padre ha impartito la sua Benedizione apostolica ai rettori, alle loro rispettive comunità accademiche e alle loro famiglie. L’onorificenza è stata assegnata a Benedetto XVI nel contesto del bicentenario dell’Università di Wroclaw, che celebra la ricorrenza proprio in questi giorni. Il Premio è stato istituito nel 2003 per Giovanni Paolo II, il quale fu anche il primo a riceverlo. Oggi, l’intellighenzia polacca si sente “onorata” che Joseph Ratzinger abbia accettato questa onorificenza, come hanno sottolineato la stampa polacca e il sito dell’Università di Wroclaw.

Lilla Danilecka, Zenit

Il Papa in Benin. Domani Benedetto nel Paese per rilanciare la speranza in Africa e esaltarne l'impegno troppo spesso ignorato dai media occidentali

Il Benin si prepara ad accogliere il Papa che domani pomeriggio giungerà nell’aeroporto internazionale di Cotonou “Cardinale Bernardin Gantin”. Il 22° viaggio apostolico di Benedetto XVI, il secondo in terra africana, si inserisce nei festeggiamenti per i 150 anni dell’evangelizzazione del Paese. Tra gli eventi principali, la consegna dell’Esortazione Apostolica "Africae munus", che raccoglie quanto emerso nel II Sinodo dei vescovi per l'Africa, l’omaggio alla tomba del card. Gantin nella Basilica di Ouidah e la visita al seminario della città, il primo dell’Africa Occidentale. E’ il Benin degli abiti colorati, delle ceste di frutta portate con fierezza sulla testa dalle donne, dei fumosi e intrepidi zemidjan, i motorini di Cotonou, capitale economica del Paese, che si appresta ad abbracciare il Papa. Un Paese povero, dove le bancarelle in lamiera e legno scorrono senza soluzione di continuità sotto le palme che collegano il tragitto che farà il Papa in questi giorni, da Cotonou a Ouidah, capitale religiosa dello Stato, e dove le zuppe sono vendute sul ciglio della strada, vicino a bottiglie di benzina non regolare a basso costo, banane, spezie, copertoni, ananas, papaya persino divani e bare. In queste ore, nonostante il caldo e la forte umidità, si lavora senza sosta per pitturare, tappare buche, asfaltare, abbellire il più possibile. “Arriva il Santo Padre” è la frase ricorrente, anche di chi non è cattolico, che vuole comunque ascoltare la voce di un “Capo importante”, rimarcano. Tutte le testate del Paese scrivono della imminente venuta del Successore di Pietro: il quotidiano La Nation apre con una foto-notizia del Papa e la didascalia: “L’Africa è un continente da esplorare”. Il quotidiano ha anche realizzato uno speciale sulla visita di circa 80 pagine. Fraternité scrive come la capitale si stia facendo bella. Benedetto XVI arriverà a Cotonou, prima tappa di un viaggio di tre giorni, attraversando entrambi i lati della città. Vedrà i grandi cartelloni che ritraggono il suo volto con scritto “Kwabo” “Ekabo Wezon, Nakayo”, “Benvenuto” nelle lingue locali. Soprattutto vedrà e respirerà l’accoglienza di un intero popolo che nella sua semplicità, povertà, e diversità di culti attende con amore filiale le parole di riconciliazione, giustizia e pace che porterà con sé. Nel suo intervento al termine del Sinodo per l'Africa, pronunciato completamente a braccio, due anni fa il Papa definì "una sfida non facile" il tema "Riconciliazione, giustizia e pace" perchè "implica certamente una forte dimensione politica, anche se è evidente che riconciliazione, giustizia e pace non sono possibili senza una profonda purificazione del cuore, senza un rinnovamento del pensiero, una 'metanoia', senza una novità che deve risultare proprio dall’incontro con Dio. Ma anche se questa dimensione spirituale è profonda e fondamentale, pure la dimensione politica è molto reale, perché senza realizzazioni politiche, queste novità dello Spirito comunemente non si realizzano. Perciò la tentazione poteva essere di politicizzare il tema, di parlare meno da pastori e più da politici, con una competenza, così, che non è la nostra". "L’altro pericolo - disse il Papa riassumendo bene le difficoltà emerse nelle discussioni tra i vescovi africani - è stato proprio per fuggire da questa tentazione: quello di ritirarsi in un mondo puramente spirituale, in un mondo astratto e bello, ma non realistico. Il discorso di un pastore, invece, deve essere realistico, deve toccare la realtà, ma nella prospettiva di Dio e della sua Parola. Quindi questa mediazione comporta da una parte essere realmente legati alla realtà, attenti a parlare di quanto c’è, e dall’altra non cadere in soluzioni tecnicamente politiche; ciò vuol dire indicare una parola concreta, ma spirituale". "Alzati, Chiesa d'Africa", esortò poi Joseph Ratzinger nella Messa concelebrata in San Pietro al termine del Sinodo affermando che la Nuova Evangelizzazione "assume oggi il nome della riconciliazione" e richiede di "instaurare rapporti di giustizia tra gli uomini per costruire una pace equa e duratura...". In sostanza, dunque, Benedetto XVI intende valorizzare il ruolo del continente africano come "polmone spirituale" di un mondo in crisi di spiritualità e come portatore di una cultura e una religiosità su cui il cristianesimo può innervarsi positivamente, come testimonia l'appello fortissimo lanciato nelle scorse settimane, ricevendo i vescovi angolani, ai quali ha chiesto la difesa di bimbi e anziani, vittime della stregoneria e delle pratiche magiche. Benedetto XVI, in Benin, parlerà prevalentemente in francese. In qualche momento anche in inglese e in portoghese, cioè le altre lingue più parlate nel Continente e i discorsi saranno in tutto dodici. "L'Occidente parla solo dei mali dell'Africa o parla dell'Africa solo se sono coinvolti i propri interessi, come nel caso della Libia e di Gheddafi, anche per questo per noi africani è importante che il Papa venga in Africa e manifesti la vicinanza della Chiesa", ha detto da parte sua padre Jean Pierre Bodijoko, responsabile del programma africano della Radio Vaticana.

Radio Vaticana, Agi

Segreteria di Stato incarica i propri legali di intraprendere opportune azioni per impedire circolazione tramite i media del fotomontaggio con il Papa

Questa mattina è stato reso pubblico il seguente comunicato della Segreteria di Stato in merito ad una campagna pubblicitaria che usa in modo improprio l’immagine del Santo Padre: “La Segreteria di Stato ha incaricato i propri legali di intraprendere, in Italia e all’estero, le opportune azioni al fine di impedire la circolazione, anche attraverso i mass media, del fotomontaggio, realizzato nell’ambito della campagna pubblicitaria Benetton, nel quale appare l’immagine del Santo Padre con modalità, tipicamente commerciali, ritenute lesive non soltanto della dignità del Papa e della Chiesa Cattolica, ma anche della sensibilità dei credenti”.

VIS notizie

COMUNICATO DELLA SEGRETERIA DI STATO

Il Papa in Benin. Padre Mandirola: omaggio al lavoro dei missionari e alla gerarchia formatasi a Ouidah, nel primo seminario dell'Africa occidentale

“Il viaggio del Santo Padre in Benin per la pubblicazione dell’Esortazione Apostolica post-sinodale dedicata all’Africa sarà anche un omaggio al lavoro dei missionari che 150 anni fa iniziarono l’evangelizzazione non solo di quel Paese, ma di buona parte dell’Africa occidentale” dice all’agenzia Fides padre Renzo Mandirola, coordinatore delle ricerche sulla storia e la spiritualità della Società delle Missione Africane (SMA), l’istituto missionario che ha evangelizzato l’attuale Benin, allora Dahomey. “Il Benin è stato infatti il punto di irradiazione dell’evangelizzazione dal quale sono partiti i missionari per portare il Vangelo anche nei Paesi limitrofi, come la Nigeria, il Ghana, il Togo, la Costa d’Avorio e il Camerun. Abbiamo avuto circa 400 missionari e missionarie morti soprattutto a causa delle malattie contratte per portare il Vangelo in quelle terre”. “Il nostro fondatore, mons. Melchior de Marion Brésillac, - ricorda padre Mandirola - aveva chiesto alla Santa Sede l’affidamento come terra di missione del Dahomey, ma gli era stato rifiutato a causa dei sacrifici umani che vi si praticavano. Per questo motivo mons. de Brésillac era stato nominato vicario apostolico della Sierra Leone. Nel 1859, appena arrivate le due spedizioni di missionari in Sierra Leone, i 5 componenti morirono nel giro di un mese, compreso il nostro fondatore. Il suo successore riuscì quindi a convincere la Santa Sede ad affidargli il Dahomey. Venne così creato il Vicariato Apostolico del Dahomey, che andava dal fiume Volta, nell’attuale Ghana, al fiume Niger, in Nigeria”. “Così - prosegue padre Renzo - il 18 aprile 1861 arrivano a Wida, nell’allora Dahomey, attuale Benin, i missionari padre Francisco Fernandez e padre Francesco Borghero. Ma il re del Dahomey vide nell’evangelizzazione una minaccia al suo potere, che era in buona parte basato sul sangue degli schiavi, e concesse ai missionari di poter evangelizzare solo i ‘bianchi’ e coloro che venivano chiamati ‘bianchi’ ma erano in realtà gli schiavi liberati che tornavano dall’America, ma non la popolazione locale. Per questo motivo, inizialmente i missionari, pur risiedendo nel Dahomey, iniziarono ad estendere le loro attività verso il Togo, il Ghana e la Nigeria fino al Camerun. Solo diversi anni dopo potranno evangelizzare la popolazione dell’attuale Benin”. Padre Renzo ricorda un altro motivo per comprendere l’importanza del viaggio di Benedetto XVI. “In Benin, a Ouidah, esiste il primo seminario dell’Africa occidentale, dove si sono formati preti e vescovi di una regione molta vasta che va dalla Costa d’Avorio alla Nigeria. Il Papa, recandosi in Benin, rende quindi omaggio anche alle gerarchia locale. Con una certa soddisfazione vediamo ora che la gerarchia dell’Africa occidentale è formata interamente da vescovi locali, del resto il nostro istituto ha tra i suoi obiettivi la formazione non solo del clero ma anche della gerarchia locale”.

Fides

Il Papa in Benin. Attesi più di 150 vescovi da tutta l'Africa e fedeli dai Paesi vicini. Vice segretario dei vescovi: messaggio di pace al continente

“La visita del Papa è una gioia, un riconoscimento per la Chiesa del Benin, ma rappresenta soprattutto un’occasione per prestare attenzione al messaggio che porterà agli uomini di buona volontà di tutta l’Africa. Certamente inviterà alla pace, senza la quale non ci può essere sviluppo, alla riconciliazione, in un continente ancora lacerato da crisi e conflitti, e alla giustizia sociale per uno sviluppo più inclusivo” dice all'agenzia Misna padre Pascal Gaizodié, vice segretario della Conferenza Episcopale del Benin, a due giorni dall’arrivo di Benedetto XVI a Cotonou, la capitale economica. Le ultime ore sono dedicate ai preparativi, per i quali “tutti i beninesi, di qualunque confessione, origine e condizione si sono mobilitati”, ma anche alla preghiera di quel 22% di fedeli di religione cattolica, presenti soprattutto nel sud del paese accanto a musulmani (12%, a nord), protestanti (5%) e un buon 60% di persone che praticano le religioni tradizionali. Tra venerdì e domenica, chiese e fedeli cattolici di tutta l’Africa avranno gli occhi puntati sul Benin dove sono attesi più di 150 vescovi che riceveranno l’Esortazione Apostolica "Africae munus" del secondo Sinodo per l’Africa, tenutosi in Vaticano nell’ottobre 2009 sul tema “La Chiesa africana al servizio della riconciliazione e della pace”. Padre Gaizodié riferisce che alle celebrazioni parteciperanno anche cittadini ivoriani, congolesi, maliani, nigeriani e gabonesi, appositamente giunti in Benin. A 150 anni dall’arrivo dei cattolici nel paese dell’Africa occidentale, il bilancio è più che positivo. “L’evangelizzazione e l’impegno sociale della Chiesa hanno avuto un impatto positivo sulla vita politica, sociale e culturale della popolazione. Assieme ai missionari, la Chiesa beninese è in prima fila nel risveglio delle coscienze attraverso l’educazione: le scuole cattoliche hanno formato l’elite del paese. Abbiamo anche contribuito al miglioramento delle cure sanitarie e in generale alla lotta alla povertà per uno sviluppo più inclusivo” dice all'agenzia Misna Jean Marie Agoi, presidente di Caritas Benin, sottolineando che “è una terra di pace, condivisione e solidarietà”. L’impegno della Chiesa si è anche espresso a livello politico quando in molte situazioni di tensione sociale, come lo scorso settembre, ha fatto da intermediario tra i sindacati dei doganieri in sciopero e il governo. Motivo di soddisfazione per l’esperienza cattolica in Benin è “la coabitazione esemplare con le altre religioni che ha anche contribuito alla nostra crescita” conclude padre Gaizodié.

Misna

I due volumi di 'Gesù di Nazaret' hanno superato le 5 milioni di copie vendute nel mondo. Bertone conferma che il Papa sta scrivendo la terza parte

Hanno superato i cinque milioni le copie dell'opera in due parti "Gesù di Nazaret" vendute complessivamente nel mondo. Entrambi i volumi infatti "si sono rivelati un successo editoriale al di là delle aspettative". Lo ha affermato il segretario di Stato Tarcisio Bertone in occasione della lectio magistralis da lui tenuta ieri pomeriggio all'Università per gli stranieri di Urbinio, dedicata proprio al secondo volume, "Dall'ingresso in Gerusalemme fino alla risurrezione", firmato da Joseph Ratzinger-Benedetto XVI. "In soli quattro anni - ha sottolineato il cardinale - del primo volume sono stati diffusi più di tre milioni di copie, in quarantasette Paesi; e, del secondo, sono già oltre due milioni le copie stampate e diffuse in trentatrè Paesi". "I numeri - ha affermato Bertone - naturalmente non dicono il valore di un libro" ma danno la misura dell'interesse che ha suscitato e questo "dice qualcosa circa il desiderio e l'attesa dell'uomo contemporaneo di conoscere Gesù e, forse, di giungere ad un rapporto vivo e vitale con Lui". Secondo il principale collaboratore di Papa Ratzinger, "le due parti del Gesù di Nazaret rappresentano un tutt'uno e, proprio per questo, insieme vanno letti, commentati ed, eventualmente, criticati", come aveva anticipato lo stesso Joseph Ratzinger-Benedetto XVI nella premessa del primo volume. Poi, proprio dal porporato, è arrivata la conferma che Papa Benedetto XVI sta lavorando alla stesura del terzo volume di “Gesù di Nazaret”, incentrato sui Vangeli dell'infanzia.

Agi