martedì 25 ottobre 2011

'I have a dream': i giovani umbri si preparano alla visita del Papa ad Assisi. Nuovo impianto di illuminazione esterna della Basilica di San Francesco

“I have a dream; radicati in Cristo, operatori di pace”. Il sogno è il tema dell’incontro dei giovani umbri che si terrà ad Assisi giovedì 26 e venerdì 27 ottobre. La Chiesa dei Santi Benedetto e Francesco si prepara alla visita di Benedetto XVI ad Assisi, il 27 ottobre, con un incontro che coinvolge i giovani di tutte le diocesi. Il tema del sogno è stato indicato dagli arcivescovi e vescovi della regione ed è tratto “Dalla Vita Seconda di San Francesco di fra Tommaso da Celano”. “Con l’incontro dei giovani ad Assisi – afferma mons. Vincenzo Paglia, presidente della Conferenza Episcopale umbra e vescovo di Terni-Narni-Amelia – vogliamo rivivere una piccola GMG, una GMG umbra, che unisce Madrid ad Assisi. I giovani si ritroveranno per una riflessione e preghiera facendosi pellegrini accanto al Papa, ai leader religiosi e ai cercatori di verità, che parteciperanno all’incontro interreligioso nel XXV anniversario dello storico incontro di preghiera per la pace nel mondo voluto dal Beato Giovanni Paolo II. Sulle orme di san Francesco, tra canti e preghiere parteciperanno al cammino dalla Cattedrale di San Rufino alla Basilica di San Francesco per ascoltare le parole di Benedetto XVI”. I giovani si ritroveranno giovedì 26 ottobre, alle 17.00, presso il Seminario regionale di Assisi per vivere un pomeriggio di preghiera con i vescovi.
Un nuovo impianto di illuminazione esterna della Basilica di San Francesco e del Sacro convento di Assisi che abbatte notevolmente gli elevati consumi di energia, nel rispetto dell'ambiente, e permette un maggior flusso luminoso. Entrerà in funzione giovedì in occasione della Giornata di riflessione, dialogo e preghiera per la pace e la giustizia. ''Il nuovo impianto, un simbolo di Assisi faro spirituale dell'intera umanità - ha annunciato il custode del Sacro convento, padre Giuseppe Piemontese - verrà acceso contemporaneamente all'accensione delle lampade che saranno consegnate al Papa e agli 80 delegati presenti alla Giornata di Assisi''.

SIR, Asca

BASILICA ASSISI: NUOVO IMPIANTO ILLUMINAZIONE, PIU' LUCE MENO CONSUMO

Ad Assisi Benedetto XVI sarà accompagnato da 38 dei suoi collaboratori, tra cui 22 cardinali, di cui 18 provenienti dalla Curia romana

In occasione della Giornata di riflessione, dialogo e preghiera per la pace e la giustizia nel mondo che si terrà giovedì ad Assisi (foto) con la presenza dei leader delle principali religioni mondiali, Papa Benedetto XVI sarà accompagnato e assistito da 38 suoi collaboratori molto vicini, tra cui 22 cardinali, di cui 18 provenienti dalla Curia romana. Tra loro ci sono il decano e vice decano del Collegio cardinalizio, Angelo Sodano e Roger Etchegaray, il Segretario di Stato Tarcisio Bertone, insieme a Paul Poupard, Ennio Antonelli, Peter K. A. Turkson, Antonio Canizares, Marc Ouellet, Zenon Grocholewski, Walter Kasper, Jean-Louis Tauran, Joseph Levada, Leonardo Sandri, Stanislaw Rylko, Robert Sarah, Kurt Koch, Mauro Piacenza e Gianfranco Ravasi. Ad Assisi ci saranno inoltre gli arcivescovi Dominique Mamberti, Angelo Becciu, Fernando Filoni, Antonio Maria Vegliò, Francesco Coccopalmerio, Claudio Maria Celli, Salvatore Fisichella, e altri prelati di Curia. La Conferenza Episcopale italiana sarà presente con il suo presidente, card. Angelo Bagnasco e altri 26 ordinari diocesani. Tra i cardinali italiani, che si aggiungono ai 18 di Curia, ci sono il vicario per la diocesi di Roma Agostino Vallini, Crescenzo Sepe (Napoli) e Carlo Caffarra (Bologna).

Asca

A Venezia la posta in gioco non è solo il Patriarcato. Dalla probabile riconferma di Bagnasco alla guida della CEI alla difficile successione di Scola

Nel marzo 2012 termina il quinquennio di presidenza della CEI del card. Angelo Bagnasco, arcivescovo di Genova; e tutto lascia prevedere che ci sarà una riconferma. Ma le manovre che si stanno svolgendo per la sostituzione di Angelo Scola a Venezia, nella loro silenziosa determinazione, fanno intuire che forse non è solo in gioco la scelta del Patriarca e arcivescovo di una diocesi piccola, ma estremamente prestigiosa; e che ciò che accade in laguna può rientrare in un disegno più ampio, che ha la Circonvallazione Aurelia, sede della Conferenza Episcopale, come ultimo traguardo. Sul fronte delle possibilità che si aprono a Benedetto XVI si è aggiunto adesso un nome nuovo, oltre a quelli già emersi. Dopo mons. Paglia, (Terni), mons. Francesco Moraglia (La Spezia) e mons. Aldo Giordano, il “candidato nascosto” del Segretario di Stato, alcuni porporati italiani pensano di far ricorso, in seconda battuta, a un presule veneto: Andrea Bruno Mazzocato, come segnalato da Vatican Insider, arcivescovo di Udine nato a San Trovaso di Preganziol il 1° settembre 1948, seminarista a Treviso, ex docente di Teologia Dogmatica presso lo Studio Teologico del Seminario di Treviso. A sfavore gioca il fatto che la sua nomina a Udine è relativamente recente, circa un anno e mezzo, e che il Papa non ama che i presuli cambino diocesi. Prima che avvenga la nomina del presidente CEI si avrà, probabilmente a febbraio il Concistoro per la creazione di nuovi cardinali. E presumibilmente anche il titolare di Venezia avrà la sua berretta. Ora come ora, se Benedetto XVI continua a volere che presidente dei vescovi sia un cardinale, e continua a non volere, a differenza di Giovanni Paolo II, il vicario per la città di Roma, eliminando così Agostino Vallini dalla rosa dei possibili candidati, Bagnasco non dovrebbe avere problemi. Il cardinale di Bologna, Carlo Caffarra, è troppo vicino al limite di età dei 75 anni, a dispetto della grande stima di cui lo circonda il Papa, per poter essere candidato, e lo stesso vale per Paolo Romeo, arcivescovo di Palermo. Crescenzio Sepe è molto popolare, e attivo, ma lo esclude dalla possibilità, attuale, di una carica del genere l’inchiesta della magistratura, ancora aperta. Milano non è compatibile con la presidenza della CEI: sarebbe come avere un secondo quasi Papa nella penisola. Restano Firenze e Torino. Sia il card. Giuseppe Betori che l’arcivescovo Vincenzo Nosiglia sono considerati ruiniani di stretta osservanza, più il secondo che il primo, e questo, secondo persone ben esperte di cose vaticane e CEI, non li favorisce per assumere questa carica. In questa situazione, l’arcivescovo di Genova non dovrebbe avere problemi. Almeno per il momento. Ma bisogna tenere conto di alcune elementi. Il primo: il contrasto fra presidenza CEI e Segreteria di Stato, anche se in una certa misura fisiologico, pare che stia assumendo livelli notevoli. L’assemblea di Todi, aperta da Bagnasco, sul tema dei cattolici in politica, è stata letta come una chiara e netta risposta alle iniziative prese in questo campo dal Segretario di Stato, Tarcisio Bertone. In realtà non sembra che né l’una né l’altra “campagna” verso la politica abbia trovato una risposta calorosa da parte dell’Appartamento pontificio. Benedetto XVI non si appassiona al tema. Ma ferma restando la mancanza di candidature alternative a Bagnasco, alla presidenza, è chiaro che l’unico teatro sul quale è possibile giocare è Venezia. Se il Segretario di Stato riuscisse a far avanzare sulla laguna una sua pedina, sarebbe forse possibile, non subito, ma nel giro di un anno o due “chiamare” Bagnasco a un grande incarico in Curia e realizzare il sogno di ogni Segretario di Stato: un presidente CEI in sintonia con la terza Loggia vaticana. E questo spiega allora perché ha preso forma l’ipotesi di una candidatura certamente eccezionale come quella di Aldo Giordano, e perché si vorrebbe farla giungere in porto bypassando le procedure normali, cioè consultazioni di vescovi e cardinali e la “Plenaria” della Congregazione per i vescovi, dagli esiti imprevedibili. O forse, fin troppo prevedibili.

Marco Tosatti, Vatican Insider

Card. Koch: dalla sua elezione il Papa esercita un primato ecumenico. Ad Assisi per dire che la sorella delle religioni non è la violenza ma la pace

L’ecumenismo è “assolutamente” una priorità di questo Pontificato. “Dal giorno della sua elezione, il Papa lo ha ribadito. Di fatto, si può dire che egli esercita da allora ad oggi un primato ecumenico”. A ribadirlo è il card. Kurt Koch (nella foto con Benedetto XVI), presidente del Pontificio Consiglio per la promozione dell’unità dei cristiani, in una lunga intervista rilasciata al quotidiano francese La Croix alla vigilia della Giornata di riflessione, dialogo e preghiera per la pace e la giustizia nel mondo di Assisi. Il cardinale dunque parla di un “primato ecumenico” del Papa nel “dialogo dell’amore e nel dialogo della verità” e ciò è testimoniato dal fatto che “numerosi protestanti, anglicani, ortodossi desiderano incontrarlo, parlare e approfondire la loro relazione con lui”. “Il Papa – aggiunge – desidera un approfondimento spirituale dell’ecumenismo e non una negoziazione di tipo contrattuale, come si fa negli affari”. Il cardinale si sofferma su alcuni nodi ecumenici, a partire dall’ultimo viaggio di Benedetto XVI in Germania. “Se molti sono rimasti delusi – afferma -, è in ragione di attese irrealistiche. Se il Papa visita la Germania e incontra la Chiesa evangelica di questo Paese, non ci si può aspettare da parte sua decisioni riguardanti la Chiesa universale. Mi sembra che alcuni media abbiano spinto ad attese irrealistiche che hanno poi alimentato una delusione”. Riguardo invece il dialogo con le Chiese Ortodosse, il cardinale ha osservato come “la diversità all’interno delle Chiese ortodosse rappresenta talvolta una difficoltà per il progresso del dialogo. Ecco perché guardiamo con molta attenzione alla prospettiva di un futuro Sinodo pan-ortodosso. Sarebbe auspicabile che questo evento avesse luogo, in quanto rafforzerebbe una sinodalità pratica e realista tra le Chiese ortodosse”. Riguardo infine un incontro tra il Papa e il Patriarca di Mosca e di tutte le Russia Kirill, il cardinale ha detto: “Personalmente mi sembra che la situazione tra Mosca e Roma non è mai stata così buona come oggi, riguardo la relazione personale tra il Papa e il patriarca. L’ho anche detto a quest’ultimo: è per me un segno della provvidenza”. Infine l’appuntamento di Assisi: “Tutte le Chiese, tutte le religioni e gli agnostici – ha detto il cardinale - si accorderanno per dire che la sorella delle religioni non è la violenza ma la pace. Sapendo bene che si tratta di una giornata di riflessione e di preghiera, e non di una preghiera comune”.

SIR

La Congregazione per la Dottrina della Fede ha ordinato un'inchiesta sugli abusi sessuali compiuti da chierici alla Ealing Abbey di Londra

La Santa Sede ha ordinato un'inchiesta di alto livello sugli abusi sessuali compiuti da chierici in un'abbazia di Londra, dopo che i reportage del Times hanno portato a galla decenni di maltrattamenti su bambini. Lo riporta lo stesso quotidiano britannico. Docenti laici e monaci alla Ealing Abbey e nella vicina scuola indipendente St Benedict sono stati accusati di abusi in un lungo arco di tempo, compreso tra gli anni sessanta e il 2009. La Congregazione per la Dottrina della Fede a Roma ha disposto una storica visita, mentre continuano a crescere le prove sulla portata dello scandalo. E' la prima inchiesta del genere che coinvolge abusi su minori in Gran Bretagna. Le vittime ritengono che l'inchiesta potrebbe rappresentare il primo passo verso la rivelazione dei dettagli degli abusi sessuali e fisici compiuti dai clericali, una vicenda che ha già colpito la Chiesa negli Stati Uniti e Irlanda.

TMNews

La presentazione del Messaggio per la Giornata del Migrante e del Rifugiato 2012: una Chiesa sollecitata a rivedere i suoi metodi, le sue espressioni

Questa mattina, nell’Aula Giovanni Paolo II della Sala Stampa della Santa Sede, si è tenuta la conferenza stampa di presentazione del Messaggio del Santo Padre Benedetto XVI per la 98° Giornata Mondiale del Migrante e del Rifugiato, che si celebrerà domenica 15 gennaio 2012 sul tema "Migrazioni e nuova evangelizzazione". Sono intervenuti mons. Antonio Maria Vegliò, presidente del Pontificio Consiglio della Pastorale per i Migranti e gli Itineranti, mons. Joseph Kalathiparambil e padre Gabriele Ferdinando Bentoglio, rispettivamente e sotto-segretario del medesimo Pontificio Consiglio. Una Chiesa “sollecitata a rivedere i suoi metodi, le sue espressioni e il suo linguaggio”: così mons. Vegliò ha introdotto la presentazione del Messaggio. “Per avere un quadro concreto sulla mescolanza dei popoli come conseguenza del fenomeno migratorio, - ha detto mons. Vegliò - basta dare uno sguardo, per esempio, al ‘Rapporto Mondiale del 2010 sulle Migrazioni’ dell’Organizzazione Mondiale per le Migrazioni (IOM), che individua i Paesi che hanno ‘accolto’ il maggior numero di migranti negli ultimi anni”. Essi sono gli Stati Uniti d’America, la Federazione Russa, la Germania, l’Arabia Saudita, il Canada, la Francia, il Regno Unito e la Spagna. “È evidente – ha proseguito - che il miscuglio di nazionalità e di religioni va crescendo in misura esponenziale. Nei Paesi di antica cristianità osserviamo la penetrazione della secolarizzazione e la crescente insensibilità nei confronti della fede cristiana, mentre in alcuni Paesi a maggioranza non cristiana c’è un influsso emergente del Cristianesimo”. Mons. Vegliò ha anche evidenziato che “ovunque pullulano i nuovi movimenti settari, con il tentativo di ‘eliminare ogni visibilità sociale e simbolica della fede cristiana’, come se Dio e la Chiesa non esistessero”. Da parte sua, mons. Kalathiparambil ha ricordato dolore e sofferenza dietro a tante storie di rifugiati. Ricorda che in molti fuggono da persecuzioni religiose. Di fronte a ciò, ha sottolineato, il cristiano testimonia Cristo e i valori evangelici rifiutando ogni xenofobia e razzismo. Il rischio infatti non è remoto: “In un periodo caratterizzato da crescenti sentimenti di ostilità nei confronti dei rifugiati, in molti Paesi industrializzati”. A questo proposito una raccomandazione precisa per i mezzi di comunicazione: “Hanno un ruolo importante nel far conoscere con correttezza, oggettività e onestà, la situazione di chi ha dovuto forzatamente lasciare la propria patria e i propri affetti. E’ importante non lasciarsi trasportare dall’onda lunga dello stereotipo o della sola ricerca dello scoop giornalistico”. Padre Bentoglio ha volto lo sguardo in particolare ai giovani, ricordando che sono circa tre milioni gli studenti all’estero e che entro il 2025 il numero salirà a sette milioni. Cercano Paesi industrializzati, dove nel maggior numero di casi poi si fermeranno. Padre Bentoglio ha citato i Paesi da cui provengono: “Una ventina di Paesi, tra cui ai primi posti figuravano Cina, Polonia, India e Messico. Rispetto agli anni precedenti, però, gli incrementi maggiori sono da attribuire a Colombia, Cina, Romania e Marocco. Sono diminuiti invece gli studenti provenienti da Filippine e Federazione Russa”.Padre Bentoglio chiama tutti a riflettere sul fatto che le nuove tecnologie in alcuni casi aiutano questi giovani nelle società multietniche e multiculturali. Ma sembra dire che non si può lasciare tutto al caso: “Di pari passo, cresce l’urgenza che i luoghi dell’educazione, della formazione, soprattutto a livello universitario, acquisiscano e valorizzino il legame necessario e strategico fra la profonda sete di verità e il desiderio di incontrare Dio”. In definitiva, attenzione al rispetto per i diritti di ognuno e attenzione alle potenzialità di una società in evoluzione.

SIR, Radio Vaticana

CONFERENZA STAMPA DI PRESENTAZIONE DEL MESSAGGIO DEL SANTO PADRE BENEDETTO XVI PER LA 98° GIORNATA MONDIALE DEL MIGRANTE E DEL RIFUGIATO (15 GENNAIO 2012)

Il Papa: fenomeno migratorio opportunità provvidenziale per l’annuncio del Vangelo. Stati accolgano i rifugiati superando timori e discriminazioni

"Migrazioni e nuova evangelizzazione": questo il tema scelto dal Santo Padre Benedetto XVI per la 98° Giornata Mondiale del Migrante e del Rifugiato che sarà celebrata domenica 15 gennaio 2012. Questa mattina è stato pubblichato il testo del Messaggio del Papa. Il Pontefice formula in apertura un invito diretto ai fedeli: “In questa nuova situazione dobbiamo risvegliare in ognuno di noi l’entusiasmo e il coraggio che mossero le prime comunità cristiane a essere intrepide annunciatrici della novità evangelica”. “L’ora presente chiama la Chiesa a compiere una nuova evangelizzazione anche nel vasto e complesso fenomeno della mobilità umana, intensificando l’azione missionaria sia nelle regioni di primo annuncio, sia nei Paesi di tradizione cristiana”. Le migrazioni interne o internazionali, “come sbocco per la ricerca di migliori condizioni di vita o per fuggire dalla minaccia di persecuzioni, guerre, violenza, fame e catastrofi naturali”, hanno infatti prodotto “una mescolanza di persone e di popoli senza precedenti, con problematiche nuove non solo da un punto di vista umano, ma anche etico, religioso e spirituale”. Benedetto XVI non nasconde che la prospettiva dell’evangelizzazione oggi è alquanto problematica: “Le attuali ed evidenti conseguenze della secolarizzazione, l’emergere di nuovi movimenti settari, una diffusa insensibilità nei confronti della fede cristiana, una marcata tendenza alla frammentarietà, rendono difficile focalizzare un riferimento unificante che incoraggi la formazione di ‘una sola famiglia di fratelli e sorelle in società che si fanno sempre più multietniche e interculturali, dove anche le persone di varie religioni sono spinte al dialogo, perché si possa trovare una serena e fruttuosa convivenza nel rispetto delle legittime differenze’, come scrivevo nel messaggio dello scorso anno per questa Giornata Mondiale”. "Il nostro tempo - scrive ancora il Papa - è segnato da tentativi di cancellare Dio e l'insegnamento della Chiesa dall'orizzonte della vita, mentre si fanno strada il dubbio, lo scetticismo e l'indifferenza, che vorrebbero eliminare persino ogni visibilità sociale e simbolica della fede cristiana". "I migranti che hanno conosciuto Cristo e l'hanno accolto non di rado sono spinti a non ritenerlo più rilevante nella propria vita, a perdere il senso della fede, a non riconoscersi più come parte della Chiesa e spesso conducono un'esistenza non più segnata da Cristo e dal suo Vangelo", afferma Benedetto XVI. "Cresciuti in seno a popoli marcati dalla fede cristiana, spesso emigrano verso Paesi in cui i cristiani sono una minoranza o dove l'antica tradizione di fede non è più convinzione personale, né confessione comunitaria, ma è ridotta ad un fatto culturale. Qui - sottolinea il Papa - la Chiesa è posta di fronte alla sfida di aiutare i migranti a mantenere salda la fede, anche quando manca l'appoggio culturale che esisteva nel Paese d'origine, individuando anche nuove strategie pastorali, come pure metodi e linguaggi per un'accoglienza sempre vitale della Parola di Dio". "L'odierno fenomeno migratorio è anche un'opportunità provvidenziale per l'annuncio del Vangelo nel mondo contemporaneo. Uomini e donne provenienti da varie regioni della terra, che non hanno ancora incontrato Gesù Cristo o lo conoscono soltanto in maniera parziale - afferma il Papa - chiedono di essere accolti in Paesi di antica tradizione cristiana. Nei loro confronti è necessario trovare adeguate modalità perché possano incontrare e conoscere Gesù Cristo e sperimentare il dono inestimabile della salvezza, che per tutti - scrive Benedetto XVI citando il vangelo di Giovanni - è sorgente di 'vita in abbondanza'; gli stessi migranti hanno un ruolo prezioso a questo riguardo poiché possono a loro volta diventare 'annunciatori della Parola di Dio e testimoni di Gesù Risorto, speranza del mondo'". Benedetto XVI incoraggia, a questo punto, gli operatori pastorali ad “aggiornare le tradizionali strutture di attenzione ai migranti e ai rifugiati”, senza trascurare quanti “hanno bisogno della nostra comprensione e accoglienza”. I rifugiati, poi, “che chiedono asilo, fuggiti da persecuzioni, violenze e situazioni che mettono in pericolo la loro vita, hanno bisogno della nostra comprensione e accoglienza, del rispetto della loro dignità umana e dei loro diritti, nonché della consapevolezza dei loro doveri. La loro sofferenza invoca dai singoli Stati e dalla comunità internazionale che vi siano atteggiamenti di mutua accoglienza, superando timori ed evitando forme di discriminazione e che si provveda a rendere concreta la solidarietà anche mediante adeguate strutture di ospitalità e programmi di reinsediamento. Tutto ciò comporta un vicendevole aiuto tra le regioni che soffrono e quelle che già da anni accolgono un gran numero di persone in fuga e una maggiore condivisione delle responsabilità tra gli Stati". Invita poi la stampa e i media a “far conoscere, con correttezza, oggettività e onestà, la situazione di chi ha dovuto forzatamente lasciare la propria patria”. “Le comunità cristiane - conclude il Messaggio - riservino particolare attenzione per i lavoratori migranti e le loro famiglie, attraverso l’accompagnamento della preghiera, della solidarietà e della carità cristiana; la valorizzazione di ciò che reciprocamente arricchisce, come pure la promozione di nuove progettualità politiche, economiche e sociali, che favoriscano il rispetto della dignità di ogni persona umana, la tutela della famiglia, l’accesso ad una dignitosa sistemazione, al lavoro e all’assistenza”. Un pensiero anche ai “numerosi studenti internazionali che affrontano problemi d’inserimento” e “difficoltà burocratiche”. Il Papa chiede di essere “sensibili verso tanti ragazzi e ragazze che, proprio per la loro giovane età, oltre alla crescita culturale, hanno bisogno di punti di riferimento e coltivano nel loro cuore una profonda sete di verità e il desiderio di incontrare Dio”. Di qui l’invito alle Università di ispirazione cristiana ad essere “luogo di testimonianza e d’irradiazione della nuova evangelizzazione” e a contribuire “al progresso sociale, culturale e umano”.

SIR, TMNews, AsiaNews

MESSAGGIO DEL SANTO PADRE PER LA 98° GIORNATA MONDIALE DEL MIGRANTE E DEL RIFUGIATO (15 GENNAIO 2012)