giovedì 14 luglio 2011

Nuovo rapporto sugli abusi del clero in Irlanda: le coperture nella diocesi di Cloyne. Al centro delle denunce mons. Magee, critiche anche al Vaticano

Un nuovo rapporto sulla pedofilia dei sacerdoti in Irlanda critica gli insabbiamenti di cui si è reso colpevole mons. John Magee, ex vescovo di Coyne ed ex segretario personale di tre Pontefici, Paolo VI, Giovanni Paolo I e Giovanni Paolo II. Il rapporto era concluso da tempo ma è stato pubblicato solo oggi, in Irlanda, perché un capitolo era bloccato da un processo in corso a carico di un sacerdote pedofilo. Lo studio di 341 pagine copre gli abusi sessuali su minori compiuti nella diocesi di Coyne, nel sud-est del paese, dal 1996 al 2009. Si tratta del quarto rapporto commissionato dal Governo irlandese in questi anni dopo quello sugli abusi nella diocesi di Ferns (2005), il rapporto Ryan sugli abusi e le violenze nelle istituzioni residenziali della Chiesa (2009) e il rapporto Murphy sugli abusi nella diocesi di Dublino (2009). Anche la commissione che ha indagato su Coyne è stata guidata dal giudice Yvonne Murphy. Il rapporto Cloyne, che è stato diffuso dal ministro della Giustizia Alan Shatter e dal ministro per l’Infanzia Frances Fitzgerald, ha suscitato forte scalpore sui media irlandesi e britannici. Nel documento si sostiene che la risposta della diocesi alle accuse di abusi sessuali nel periodo dal 1996 al 2008 fu "inadeguato e inappropriato". Definisce un "fatto rimarchevole" che il vescovo Magee avesse avuto "poco o nullo interesse" nell’affrontare i casi di preti pedofili sacerdoti fino al 2008 e che avesse fino a un certo punto "distaccato se stesso dalla gestione quotidiana dei casi di abusi sessuali sui minori". "Il vescovo Magee era a capo della diocesi e non poteva evitare le sue responsabilità dando la colpa ai sottoposti che egli aveva del tutto mancato di dirigere e sorvegliare", spiega il dossier. Il rapporto, elaborato dalla Commissione di indagine sulla diocesi di Cloyne, evidenzia come furono trattate le accuse contro 19 preti e le mancanze nel riferire le denunce dei loro abusi alla polizia. Si sostiene che il vescovo Magee, oggi 75enne, non può evitare le sue "responsabilità dando la colpa ai sottoposti" che non avrebbero riferite le segnalazioni di abusi (in tutto le vittime sarebbero state almeno 40) alle autorità pubbliche. In nessun caso, comunque, i preti sotto accusa vennero rimossi. In particolare alcuni passaggi del rapporto sottolineano come, soprattutto a metà degli anni Novanta, le negligenze e le omissioni sulle gravi denunce furono costanti, da parte dei vertici ecclesiastici irlandesi e del Vaticano. Vengono riferite le "preoccupazioni" che ci furono sul rapporto tra lo stesso mons. Magee e un seminarista di 17 anni, aspirante al sacerdozio: il vescovo lo avrebbe abbracciato con trasporto e il giovane lo ha denunciato per questo. Tra i punti controversi, la difesa di Magee fatta dal card. Sean Brady, il quale disse che il vescovo di Cloyne non si doveva dimettere ma era in grado di affrontare l’emergenza abusi. Ma quando pronunciò la difesa di Magee, il porporato già sapeva della denuncia del giovane. Il rapporto irlandese critica anche il ruolo svolto all'epoca dal Vaticano. In particolare, viene citata una lettera del nunzio apostolico dell'epoca in Irlanda, mons. Luciano Storero, che criticava le nuove linee-guida che i vescovi irlandesi stavano adottando nel 1996 dopo le prime avvisaglie dello scandalo e che prevedevano che le autorità ecclesiastiche riferissero alla polizia i casi sospetti. Secondo Alan Shatter, che ha presentato a Dublino il rapporto, la posizione del Vaticano era stata "totalmente priva di aiuto, dando conforto e sostegno a coloro che dissentivano dalle linee-guida" con un'operazione "completamente inaccettabile". Un elemento positivo che è emerso nel rapporto del giudice Murphy è stata la conferma che le strutture di revisione e responsabilità istituite dalla Chiesa funzionano bene e questo è stato comprovato. "Capisco ora che avrei dovuto prendere una posizione più ferma nell'applicazione" delle norme anti-pedofilia che la Conferenza Episcopale irlandese adottò nel 1996, ha commentato mons. Magee a quanto riportato dai media irlandesi. Il vescovo, il quinto del quale Papa Benedetto XVI ha accettato le dimissioni dopo che lo scandalo abusi è scoppiato l'anno scorso in Irlanda, si è assunto la "piena responsabilità" per gli errori compiuti. Il card. Brady ha detto che è stato un altro "giorno nero nella storia della risposta dei vertici della Chiesa al grido dei bambini abusati da uomini del clero". "I risultati di questo rapporto confermano che gravi errori di giudizio sono stati commessi e che ci sono stati serie carenze di leadership - ha aggiunto -. Questo è deplorevole e inaccettabile". Il primate d’Irlanda ha affermato, inoltre, che la Chiesa mette a disposizione un servizio professionale di appoggio e di recente ha creato un servizio chiamato Towards Healing (Verso la guarigione) per assistere ai sopravissuti. Anche l'amministratore apostolico di Cloyne, che ha preso il posto di Magee alla guida della diocesi, ha accolto la pubblicazione del documento esprimendo solidarietà a "tutti coloro che hanno sofferto e alle loro famiglie".

TMNews, Vatican Insider