domenica 26 giugno 2011

60° anniversario di Ordinazione sacerdotale di Benedetto XVI. L'intenzione di preghiera per il Papa nella Messa del 29 giugno nella Basilica Vaticana

Oremus Pro Pontifice nostro Benedicto.
Sia confermato dalla forza dello Spirito Santo, illuminato dalla Parola di Dio, sostenuto dalla comunione della Chiesa e dalla preghiera di tutto il popolo di Dio, nella profonda gratitudine per il dono dei 60 anni del suo sacerdozio.

Libretto della Celebrazione

'Povera la mia Chiesa': il Papa boicottato dai suoi collaboratori, il patriarca di Lisbona sulle donne prete, il vescovo messicano sugli omosessuali

Se il Papa è tradito dai suoi... (San Pietro e dintorni)

Fellay: il Papa non ha più il controllo della Curia romana, che lo frena ed ostacola (Messainlatino.it)

Le parole del cardinale sulle donne prete (Sacri Palazzi)

La trahison des clercs: su omosessuali e donne prete, tanto per cambiare (Messainlatino.it)

60° anniversario di Ordinazione sacerdotale di Benedetto XVI. Mons. Forte: pone e accoglie domande vere, mai risposte non rigorosamente argomentate

di mons. Bruno Forte
Arcivescovo di Chieti-Vasto

Il sessantesimo anniversario dell'Ordinazione sacerdotale di Joseph Ratzinger-Benedetto XVI il prossimo 29 giugno, sarà certo occasione di molteplici letture del contributo da lui dato alla Chiesa e alla società del nostro tempo. Vorrei limitarmi a offrire qui una sola chiave di interpretazione della sua opera di pensatore e di pastore, cogliendovi specialmente i tratti dell'uomo totalmente "al servizio della parola di Dio che cerca e si procura ascolti tra le mille parole degli uomini" (come egli stesso ebbe a scrivere di sé alcuni anni fa nella Prefazione al volume di Aidan Nichols, "Joseph Ratzinger"). Chi cerca e si procura ascolti non ha nulla del presuntuoso possessore della verità che voglia imporla agli altri a colpi di clava: Ratzinger pone e accoglie domande vere e non offre mai risposte che non siano rigorosamente argomentate. Ne è prova tra tante il dialogo svoltosi nel gennaio 2004 a Monaco di Baviera fra lui e il filosofo Jürgen Habermas su "I fondamenti morali prepolitici dello Stato liberale". Se Habermas può essere considerato fra i più influenti pensatori tedeschi del momento, Ratzinger non è solo il prefetto della Congregazione per la Dottrina della Fede divenuto oggi Papa Benedetto XVI, ma anche il fine intellettuale che - ad esempio - nel 1992 è stato accolto nell'Académie des Sciences Morales et Politiques dell'"Institut de France", lui, uomo di Chiesa tedesco. Il dialogo fra i due - che fu tutt'altro che un dialogo fra sordi - mostra da solo quanto feconda possa essere l'attenzione a quanto il pensatore della fede e pastore universale propone oggi alla riflessione e alle scelte di ciascuno. Joseph Ratzinger intende l'opera del pensiero e dell'impegno storico come semplice e puro servizio alla verità: ecco perché il vero idolo negativo è da lui identificato nel relativismo, in quella posizione cioè che affermando il pluralismo delle verità - più o meno legate all'arbitrio del soggetto - esclude l'idea della verità da servire e da amare, sostituendola con l'unica certezza che tutto sia relativo. A questo forte senso della verità Ratzinger giunge non in un'avventura individuale senza radici profonde, ma attingendo alla comunione della Chiesa di Dio come vero "uomo ecclesiale", nel contesto della grande tradizione del pensiero occidentale: dagli studi sull'amatissimo Agostino e su Bonaventura, alla frequentazione dei maestri dell'eredità di Monaco di Baviera (Sailer, Görres, Bardenhewer, Grabmann e Schmaus, per fare solo qualche nome), al dialogo con la sapienza greca, soprattutto platonica, e con la filosofia moderna e contemporanea, il suo percorso si nutre di uno straordinario patrimonio culturale, che egli attualizza e rielabora al fine di dire in modo nuovo il messaggio antico della rivelazione cristiana per l'inquieta cultura del nostro tempo, segnato da cambiamenti tanto rapidi, quanto profondi. Si può dire veramente che la sua teologia e la sua filosofia più che aristocratico "amore della sapienza", sono espressione di un'umile e convinta "sapienza dell'amore", da offrire con generosità agli altri, in ascolto e in dialogo con tutti. Nell'analisi di Ratzinger credere "significa dare il proprio assenso a quel 'senso' che non siamo in grado di fabbricarci da noi, ma solo di ricevere come un dono, sicché ci basta accoglierlo e abbandonarci ad esso" ("Introduzione al cristianesimo", 41). La fede nasce, insomma, dall'incontro fra il movimento di autotrascendenza dell'uomo e l'offerta assolutamente gratuita e indeducibile della grazia di Dio. Quest'incontro è tutt'altro che scontato: esso va anzi vissuto in tutta la sua dimensione agonica, segnata dall'esperienza della reale alterità dell'Altro: "Il 'Credo' cristiano riprende con le sue prime parole il 'Credo' d'Israele, accollandosi però al contempo anche la lotta d'Israele, la sua esperienza della fede e la sua battaglia per Dio, che diventano così una dimensione interiore della fede cristiana, la quale non esisterebbe affatto senza tale lotta" (73). La visione che Ratzinger ha della ragione e della fede, è tutt'altro che ingenua: vi sono patologie della religione e vi sono patologie della ragione, come quelle che hanno portato alla violenza dei totalitarismi e all'uso di terribili armi di distruzione. Questo rilievo, però, non esime la fede dal dovere del dialogo con la ragione e Ratzinger non esita a dichiarare che esiste una "necessaria correlazione tra ragione e fede, ragione e religione, che sono chiamate alla reciproca purificazione e al mutuo risanamento, e che hanno bisogno l'una dell'altra e devono riconoscersi l'una con l'altra". La fede - lungi dall'essere sacrificio dell'intelligenza - ne è insomma straordinario stimolo e alimento. La ragione che voglia dare ragione di quanto esiste, esercitata fino in fondo, si apre allo stupore davanti al mistero, dove abita l'Altro, che chi crede riconosce come il Dio al tempo stesso sovrano e vicino... L'unico Dio cui si affida chi crede è, dunque, il mistero del mondo, il senso ultimo della vita e della storia, la ragione inconfutabile per diffidare della miopia di tutto ciò che è penultimo, il fondamento in rapporto al quale si sperimenta "la tensione fra potenza assoluta ed amore assoluto, fra incommensurabile distanza e strettissima vicinanza" (109). È proprio il paradosso della compresenza di queste due caratteristiche che aiuta a comprendere in che senso il Dio della fede sia il Dio vivente: non un morto oggetto, su cui esercitare il gioco dell'intelligenza, ma il Soggetto vivo e operante, cui corrispondere con la consapevolezza e la libertà dell'accettazione di un'alleanza d'amore. Non un Dio concorrente dell'uomo, ma il Dio umano, la cui gloria è l'uomo vivente!

Il Sole 24 Ore

Promozioni, nomine e cambiamenti intorno al Governatorato vaticano. L'operato del segretario Carlo Maria Viganò, che dopo l'estate sarà sostituito

C’è un braccio di ferro che ormai da mesi avviene nell’ombra dei sacri palazzi e che riguarda il Governatorato (foto), cioè l’organismo che esercita il potere esecutivo sullo Stato più piccolo del mondo, quello della Città del Vaticano e si occupa di tutti i problemi gestionali. È un braccio di ferro ancora in corso, con esiti imprevedibili, anche se appare segnato il destino di uno dei protagonisti, il settantenne arcivescovo Carlo Maria Viganò, che del Governatorato è segretario dal luglio 2009, e che nelle prossime settimane dovrebbe lasciare il suo incarico. Al momento della nomina, giunta dopo oltre un decennio trascorso alla Segreteria di Stato come delegato per le rappresentanze come responsabile del personale, al prelato lombardo, nato a Varese e incardinato come sacerdote a Pavia, era stato fatto intendere che nel giro di due anni avrebbe sostituito il cardinale presidente uscente, Giovanni Lajolo e avrebbe ricevuto la berretta color porpora. Ma ora, invece del biglietto di nomina cardinalizia al prossimo Concistoro, l’arcivescovo Viganò potrebbe ricevere un biglietto aereo per raggiungere una delle rappresentanze diplomatiche della Santa Sede nel mondo. Che cosa è accaduto in questi due anni? E perché Viganò sarà presto sostituito? La risposta, spiega una fonte autorevole vicina al Papa, "è il clima negativo che si respira nel Governatorato e nei rapporti tra i direttori laici degli uffici e la segreteria generale". Viganò è arrivato al Governatorato con l’intenzione (e il mandato) di far pulizia, metter mano agli sprechi e risanare il bilancio. Già nel 2010 il bilancio dello Stato, da un rosso di sette milioni è passato in attivo, grazie ai risparmi sulle spese oltre che a una congiuntura economica più favorevole e all’aumento del numero di visitatori. Il segretario generale ha introdotto un coordinamento migliore degli strumenti di gestione, creando un ufficio di Programmazione e Controllo di gestione. Ha istituito un ufficio Acquisti beni e servizi, centralizzando tutti gli acquisti e ottenendo maggiori sconti dai fornitori. Ha fatto in modo che nei lavori interni al Vaticano le maestranze impegnate siano coordinate in modo razionale, ha preteso che venissero sempre presentati progetti con preventivi di spesa precisi e che ci fosse sempre un responsabile dei lavori. Col solo risparmio della gestione di dieci mesi sulle spese per i giardini vaticani è stata completamente rifatta la centrale di riscaldamento centralizzato ad acqua con scambiatori che assicura il riscaldamento alla Città del Vaticano. Ma nell’attuare queste riforme, il prelato lombardo avrebbe urtato troppe sensibilità, rendendo sempre più difficili le relazioni tra la segreteria generale del Governatorato e i responsabili degli uffici. A tutto ciò si assommano sospetti, accuse, dossier, lettere, che hanno portato l’arcivescovo Viganò a scontrarsi con un prelato dei Musei Vaticani. La Segreteria di Stato ha costituito un’informale commissione d’inchiesta, ma al di là dei risultati, sembra sia il clima che si è creato a rendere difficile la permanenza del segretario generale al suo posto, nonostante i risultati positivi. E così Benedetto XVI, con l’accordo del cardinale Segretario di Stato Tarcisio Bertone, avrebbe deciso l’avvicendamento, che sarebbe dovuto avvenire già nei giorni scorsi ma che adesso, salvo sorprese dell’ultima ora, potrebbe essere rimandato a dopo l’estate. Tre sono al momento le possibili destinazioni per l’arcivescovo. La prima è la nunziatura negli Stati Uniti: è ormai certo che l’attuale ambasciatore vaticano, il nunzio Pietro Sambi, arriverà in Vaticano dopo l’estate, probabilmente come nuovo Presidente della Prefettura degli affari economici della Santa Sede, attualmente guidata dal card. Velasio De Paolis, e dunque riceverà la berretta rossa al prossimo concistoro. La sede diplomatica di Washington è importante e prestigiosa, ma non è detto che alla fine sia quella la destinazione di Viganò. Una seconda ipotesi è la nunziatura del Brasile, dato che l’attuale nunzio, il settantenne Lorenzo Baldisseri, potrebbe anch’egli essere richiamato a Roma, come nuovo nunzio in Italia, o nella Curia romana. Una terza ipotesi per Viganò è la nunziatura di Praga, attualmente vacante. Ma non si possono escludere sorprese. Altri cambi previsti sono l’avvicendamento alla presidenza dello stesso Governatorato: il card. Lajolo dovrebbe passare la mano all’attuale nunzio in Italia Giuseppe Bertello, e andare a fare il cardinale patrono dell’Ordine del Santo Sepolcro.

Andrea Tornielli, Vatican Insider

60° anniversario di Ordinazione sacerdotale di Benedetto XVI. Brani autobiografici di Joseph Ratzinger sulla vocazione, gli studi, gli anni da vescovo

(1) Joseph Ratzinger: L’inesauribile realtà della liturgia cattolica mi ha accompagnato attraverso tutte le fasi della mia vita

(2) Joseph Ratzinger: "Entrai nel seminario la Pasqua del 1939"

(3) Joseph Ratzinger ricorda la sua infanzia, i primi anni di studio e l'ombra del Terzo Reich

(4) Joseph Ratzinger. Il servizio militare e la prigionia nel racconto autobiografico

(5) L'autobiografia di Joseph Ratzinger: dal Seminario di Frisinga agli studi di teologia a Monaco

(6) Autobiografia di Joseph Ratzinger: Ordinazione sacerdotale, cura d’anime e dottorato

(7) Joseph Ratzinger parlando della sua vocazione sacerdotale ricorda: "Dovetti chiedermi se ero disposto a tutto questo per tutta la vita e se quella era davvero la mia vocazione"

(8) Autobiografia di Joseph Ratzinger: il dramma della libera docenza e gli anni di Frisinga e poi professore a Bonn

(9) Autobiografia di Joseph Ratzinger: L’inizio del Concilio e il trasferimento a Münster. Münster e Tubinga

(10) Autobiografia di Joseph Ratzinger: gli anni di Ratisbona e poi gli anni come arcivescovo di Monaco e Frisinga

Benedetto XVI: i sei nuovi Beati in Germania e Italia luminosi testimoni del Vangelo. Grazie per l'appoggio al mio ministero apostolico e di carità

I sei nuovi Beati proclamati in Germania e in Italia nella festa liturgica del Corpus Domini sono stati definiti da Benedetto XVI "luminosi testimoni del Vangelo". "Cari fratelli e sorelle, anche oggi ho la gioia di annunciare - ha detto il Papa dopo la preghiera dell'Angelus - la proclamazione di alcuni nuovi beati. Ieri, ad Amburgo, dove furono uccisi dai nazisti nel 1943, sono stati beatificati Johannes Prassek, Eduard Muller ed Hermann Lange. Oggi, a Milano, è la volta di don Serafino Morazzone, parroco esemplare nel Lecchese tra XVIII e XIX secolo; di padre Clemente Vismara, eroico missionario del PIME in Birmania; e di Enrichetta Alfieri, suora della Carità, detta 'angelo' del carcere milanese di San Vittore". Il Papa ha quindi ricordato che si celebra oggi in Italia la Giornata per la carità del Papa, l’Obolo di San Pietro: “Desidero ringraziare vivamente tutti coloro che, con la preghiera e con le offerte, danno il loro appoggio al mio ministero apostolico e di carità. Grazie! Il Signore vi ricompensi!”Infine, al momento dei saluti ai pellegrini, ha rivolto un pensiero speciale all’episcopato e ai fedeli polacchi che celebrano il 600° anniversario della consacrazione della Cattedrale di Włocławek. “La storia eloquente di questo tempio – ha affermato – sia per tutti incoraggiamento a perseverare nella fede dei Padri e nella testimonianza resa a Cristo nella vita di ogni giorno”.

Affaritaliani.it, Radio Vaticana

Il Papa: Eucaristia 'antidoto' contro la cultura individualistica, cuore pulsante che dà vita al corpo mistico della Chiesa, senza non esisterebbe

A mezzogiorno Benedetto XVI si è affacciato alla finestra del suo studio nel Palazzo Apostolico Vaticano per recitare l’Angelus con i fedeli ed i pellegrini convenuti in Piazza San Pietro.
Il Papa ha parlato dell'Eucaristia "come il cuore pulsante che dà vita a tutto il corpo mistico della Chiesa: un organismo sociale tutto basato sul legame spirituale ma concreto con Cristo". "Senza l’Eucaristia la Chiesa semplicemente non esisterebbe. E’ l’Eucaristia, infatti, che fa di una comunità umana un mistero di comunione, capace di portare Dio al mondo e il mondo a Dio”. Ed ha soggiunto che l’Eucaristia trasforma quanti la ricevono e così la “Chiesa è realmente sacramento di unità degli uomini con Dio e tra di loro”. "In una cultura sempre più individualistica - ha proseguito Benedetto XVI - quale è quella in cui siamo immersi nelle società occidentali, e che tende a diffondersi in tutto il mondo, l'Eucaristia costituisce una sorta di 'antidoto', che opera nelle menti e nei cuori dei credenti e continuamente semina in essi la logica della comunione, del servizio, della condivisione, insomma, la logica del Vangelo". Il Papa ha ricordato lo stile di vita in fraternità, con la condivisione dei beni, dei primi cristiani a Gerusalemme, affinché nessuno fosse indigente. Una "forza di comunione" che la Chiesa, "anche nelle generazioni seguenti, attraverso i secoli, malgrado i limiti e gli errori umani, ha continuato ad essere nel mondo". "Pensiamo specialmente ai periodi più difficili, di prova - ha detto Benedetto XVI - che cosa ha significato, ad esempio, per i Paesi sottoposti a regimi totalitari, la possibilità di ritrovarsi alla Messa Domenicale! Come dicevano gli antichi martiri di Abitene: 'Sine Dominico non possumus' - senza il 'Dominicum', cioè senza l'Eucaristia domenicale non possiamo vivere. Ma il vuoto prodotto dalla falsa libertà può essere altrettanto pericoloso, e allora la comunione con il Corpo di Cristo è farmaco dell'intelligenza e della volontà, per ritrovare il gusto della verità e del bene comune". Ha quindi concluso invocando la Vergine Maria, “Donna Eucaristica”, nelle parole del Beato Giovanni Paolo II, affinché alla sua scuola, “anche la nostra vita diventi pienamente ‘eucaristica’, aperta a Dio e agli altri, capace di trasformare il male in bene con la forza dell’amore, protesa a favorire l’unità, la comunione, la fraternità”.

TMNews, Radio Vaticana

LE PAROLE DEL PAPA ALLA RECITA DELL’ANGELUS

Forse in ottobre un documento di alcuni dicasteri vaticani per la riorganizzazione delle diocesi degli Stati Uniti dopo lo 'tsunami' pedofilia

Lo "scandalo" non solo, come è giusto e ovvio, ha interessato il punto di vista morale, ma ha portato la Chiesa americana a realizzare un esame di coscienza che ormai dura dalla fine degli anni Novanta, quando i presuli Usa si riunirono a Roma davanti a Giovanni Paolo II, e all’allora Prefetto della Congregazione per la Dottrina della Fede, Joseph Ratzinger. Ma anche e soprattutto da un punto di vista economico. Le cause legali portate avanti a decine con richieste di danni miliardarie, che hanno arricchito vittime di abusi di decenni fa e la squadra di avvocati specializzati nel genere hanno obbligato varie diocesi a chiedere la protezione giudiziaria legata alla bancarotta. La prima è stata una diocesi di grande rilievo, Portland; seguita da altre ancora, fra cui Spokane, Delaware e Wilmington. In Vaticano la preoccupazione è grande. Non solo perché dagli Stati Uniti, storicamente, è sempre venuto un grande contributo al bilancio della Santa Sede; bilancio che non avendo praticamente entrate è di regola in rosso, senza il contributo delle diocesi dei diversi Paesi del mondo, fra cui primeggiano Stati Uniti, Germania e Italia. La Santa Sede teme però inoltre che i problemi economici possano condurre a ripercussioni sulla vita religiosa e addirittura sulle condizioni di vita minime dei sacerdoti, soprattutto dei pensionati. Per questo motivo è stato preparato, dalla Congregazione per il Clero in accordo con altri dicasteri, un documento specifico, che vedrà la luce dopo l’estate, forse in ottobre, e che avrà come tema specifico la riorganizzazione delle diocesi americane. Il documento è attualmente all’esame del Pontificio Consiglio per i Testi legislativi, presieduto dall’arcivescovo Francesco Coccopalmerio. Ovviamente è interessata alla materia anche la Congregazione per la Dottrina della Fede. Fornirà linee guida su come la Conferenza Episcopale Usa, e le singole diocesi, dovranno comportarsi per ristrutturare la propria presenza sul territorio. Un esempio “classico” in negativo della riorganizzazione, legata a problemi economici, è quello di Cleveland, dove peraltro la Santa Sede ha deciso di inviare una visita apostolica; cioè un’inchiesta per verificare se le decisioni prese dall’ordinario, mons. Gerard Lennon, sono adeguate. Il presule ha annunciato che 29 parrocchie chiuderanno e altre 41 verranno accorpate. Il piano di ristrutturazione, che taglierà di fatto 52 parrocchie su 224, è già diventato effettivo. Altre città in cui sono state ventilate ipotesi di chiusure sono state quelle intorno a Camden, New Jersey, Allentown, Pennsylvania e New York City. Le ragioni che hanno spinto alla decisione di chiudere le parrocchie a Cleveland sono state il flusso della popolazione verso le aree periferiche, le difficoltà finanziarie che hanno visto il 42% dei bilanci delle parrocchie finire in rosso e la carenza di preti. Ora, quest’ultimo punto è messo in dubbio dal Vaticano, e la visita apostolica servirà ad appurare i fatti. A Lennon, che a Boston fra molte polemiche ha chiuso 60 parrocchie, il Vaticano ha chiesto di fermarsi, nella sua politica di tagli selvaggi. Senza fortuna, fino ad ora. Le proteste dei fedeli, numerose e vocali, sono giunte fino al Vaticano. E da questa sollevazione è nata la filosofia del documento, che si basa proprio sul carattere di partecipazione dal basso che ha la Chiesa negli Stati Uniti, e che prevede di conseguenza un ruolo importante del laicato. La filosofia è questa: distinguere fra parrocchie e chiese. Una diocesi in difficoltà fa bene a ridurre il numero delle parrocchie, ma deve mantenere le chiese e le cappelle dove ci sono; magari affidandone la cura a famiglie di fedeli, disposte ad occuparsene, e che le tengano aperte. Poi la domenica è facile mandare un sacerdote a celebrare la Messa. Questa soluzione terrebbe conto di vari fattori; il primo la peculiarità delle distanze, che negli Stati Uniti sono ampie. La chiusura tout court dei luoghi di culto obbligherebbe spesso i fedeli privati della parrocchia a viaggi lunghi per partecipare al servizio sacro domenicale. Un secondo problema di cui il documento terrà conto è quello della vendita, e del passaggio di gestione degli ospedali cattolici. La prima raccomandazione è quella di conservare, nel caso di passaggio di gestione, una destinazione etica. Se anche questo non fosse possibile, allora si può vendere, privilegiando comunque organizzazioni ed enti che diano affidamento da un punto di vista etico. Infine, ma questo nel documento non ci sarà, ed è probabile che faccia parte di raccomandazioni fornite ai singoli vescovi, c’è grande preoccupazione per le conseguenze del pagamento dei danni per gli abusi. Alcune diocesi, come Boston, guidata dal cardinale francescano O’Malley, particolarmente colpite dal fenomeno degli abusi, sono estremamente generose. Ma possono correre il rischio di non riuscire più a pagare la pensione e l’assistenza sanitaria ai preti anziani. Il consiglio sarà quello di creare uno zoccolo duro di garanzia per questo tipo di persone particolarmente vulnerabili.

Marco Tosatti, Vatican Insider