mercoledì 23 marzo 2011

Benedetto XVI incontra la statunitense pilota e campionessa di taekwondo nata senza braccia e il grande capo dei nativi del Manitoba in Canada

Al termine dell'Udienza generale, Benedetto XVI ha salutato Jessica Cox, ventottenne statunitense dell'Arizona, nata senza braccia e protagonista di imprese come la guida di aerei, nonché campionessa di taekwondo. È con i piedi che la ragazza ha regalato al Papa la medaglia ufficiale del Guinness World Records che attesta il suo impegno tenace a testimoniare “il valore della vita sempre e comunque, in qualunque condizione”. Jessica infatti, usando solo i piedi, sa pilotare l'aereo, guidare l'automobile, suonare il pianoforte, compiere tutti i gesti della vita quotidiana. Nello sport è cintura nera di taekwondo. “È uno stile di vita con cui cerco di contagiare i giovani che vivono nella disperazione e senza valori autentici”, ha dichiarato a L'Osservatore Romano. Speranza e valori autentici sono anche le realtà che continuano a essere al centro della vita dei nativi del Manitoba, antiche popolazioni che vivono nel territorio canadese. Il grande capo David Harper (foto), con il tradizionale copricapo piumato, ha presentato al Pontefice le loro aspettative, soprattutto per ottenere una migliore assistenza sanitaria. "Stiamo dando vita - dice Harper - a una campagna di sensibilizzazione sul diabete, particolarmente diffuso tra la nostra gente". Infine, in vista del prossimo Congresso Eucaristico Nazionale, che si svolgerà dal 3 all'11 settembre ad Ancona, gli agenti della polizia stradale delle Marche, "già al lavoro per garantire il servizio organizzativo", sono venuti a incontrare il Papa, accompagnati dall'arcivescovo Edoardo Menichelli, "per prepararsi anche spiritualmente" dice il dirigente Roberto Razzano.

Zenit, L'Osservatore Romano

La Beatificazione di Giovanni Paolo II. Profonda preoccupazione da cattolici conservatori inglesi. ll card. Amato parla già di Canonizzazione

I cattolici conservatori di lingua inglese sono ''profondamenti preoccupati'' per la prossima Beatificazione di Giovanni Paolo II. Per esprimere le loro ''riserve'' sull'elevazione agli altari del Papa polacco, hanno pubblicato una lunga lettera aperta sul settimanale cattolico statunitense The Remnant, che esprime le posizioni dei cattolici più tradizionalisti e ortodossi. I motivi dell'ostilità verso la Beatificazione nascono dalla ''pesante eredità'' lasciata da Papa Wojtyla: la crisi della Chiesa, l'avanzata della secolarizzazione, lo scollamento tra cattolici e gerarchia normalmente descritta come una ''apostasia silenziosa'', gli incontri ecumenici di Assisi, le scuse per i peccati della Chiesa, la frattura con i lefebvriani, il ''collasso'' della Liturgia a cui ha contribuito lo stesso Pontefice ''con le sue azioni'' ma soprattutto lo scandalo della pedofilia e il profondo rapporto che legava il Papa polacco al fondatore dei Legionari di Cristo, Marcial Maciel (foto). ''Giovanni Paolo II - scrivono gli autori della lettera - si rifiutò di avviare un'inchiesta sui comportamenti di Maciel malgrado le prove crescenti di crimini abominevoli...Senza dare peso alle antiche e ben note accuse canoniche avanzate contro Maciel da otto seminaristi dei Legionari di cui aveva abusato sessualmente, Giovanni Paolo II lo ricoprì di onori senza dispendio di mezzi in una cerimonia pubblica in Vaticano nel novembre 2004''. I firmatari sono anche scettici nei confronti della grande ''pressione popolare'' che ha accelerato i tempi della Beatificazione, che rischia di diventare ''un attestato di stima popolare per una personalità stimata nella Chiesa, uno specie di Oscar ecclesiastico''. Di qui la richiesta a Papa Benedetto XVI di rimandare la Beatificazione, firmata da una quindicina di teologi di unviersità cattoliche e direttori di testate confessionali di quattro Paesi: Stati Uniti, Gran Bretagna, Australia e Argentina. Intanto, il card. Angelo Amato, prefetto della Congregazione per le Cause dei Santi, promette ''tempi rapidi'' anche se ''rigorosi'' per la proclamazione di Giovanni Paolo II come Santo. Il capo dicastero vaticano lo ha detto all'agenzia Ansa a margine della presentazione di un libro. Da tutto il mondo, ha proseguito, giungono segnalazioni di ''presunti miracoli'', il cui riconoscimento è ciò che manca per la canonizzazione.

Asca, Ansa

Il Papa: il mondo ha bisogno di pace, tutti coloro che credono in Dio ne siano sorgenti e operatori. Pastori zelanti per la nuova evangelizzazione

Udienza Generale questa mattina per la prima volta nel 2011 in Piazza San Pietro, dove Benedetto XVI ha incontrato gruppi di fedeli e pellegrini provenienti dall’Italia e da ogni parte del mondo. Nella catechesi il Papa, riprendendo il ciclo di catechesi sui Dottori della Chiesa, ha incentrato la sua meditazione sulla figura di San Lorenzo da Brindisi (1559-1619).
Lorenzo da Brindisi, ha spiegato il Papa, è un religioso Cappuccino intelligente, poliglotta, “predicatore efficace”, che conosce a menadito la Bibbia e pure la letteratura rabbinica, al punto da suscitare “ammirazione e rispetto” tra gli ebrei più dotti. Una personalità ecclesiale e culturale di questo tipo non poteva non lasciare un segno anche nel campo del dialogo. Nella Germania influenzata da Lutero, Lorenzo da Brindisi diventa colui che, tra tanti, più è “in grado di illustrare in modo esemplare la dottrina cattolica” ai cristiani che avevano aderito alla Riforma. Capace, cioè, ha indicato il Papa, di mostrare “il fondamento biblico e patristico di tutti gli articoli di fede messi in discussione” dall’iniziatore del protestantesimo. E dunque, “il primato di San Pietro e dei suoi successori, l’origine divina dell’Episcopato, la giustificazione come trasformazione interiore dell’uomo, la necessità delle opere buone per la salvezza”: “Il successo di cui Lorenzo godette ci aiuta a comprendere che anche oggi, nel portare avanti con tanta speranza ed entusiasmo il dialogo ecumenico, il confronto con la Sacra Scrittura, letta nella Tradizione della Chiesa, costituisce un elemento irrinunciabile e di fondamentale importanza, come ho voluto ricordare nell’Esortazione Apostolica 'Verbum Domini'”. Una qualità di San Lorenzo da Brindisi era quella di farsi capire dalla gente umile grazie, ha detto il Pontefice, alla “sua esposizione chiara e pacata”. Questo modo di annunciare il Vangelo, proprio dei Cappuccini e di altri Ordini religiosi del tempo, ha constatato Benedetto XVI, contribuì a rinnovare la società, richiamando i cristiani alla “coerenza” della vita “con la fede professata”: “Anche oggi la nuova evangelizzazione ha bisogno di apostoli ben preparati, zelanti e coraggiosi, perché la luce e la bellezza del Vangelo prevalgano sugli orientamenti culturali del relativismo etico e dell’indifferenza religiosa, e trasformino i vari modi di pensare e di agire in un autentico umanesimo cristiano”. Testimone di pace, annunciatore convincente, ma anche uomo di preghiera. Dote, questa, che brillò in Lorenzo da Brindisi e che altrettanto, ha ribadito Benedetto XVI, deve spiccare nei sacerdoti contemporanei, perché pregare “è il momento più importante nella vita di un sacerdote” e protegge da derive e confusioni: “Alla scuola dei Santi, ogni presbitero, come spesso è stato sottolineato durante il recente Anno Sacerdotale, può evitare il pericolo dell’attivismo, di agire cioè dimenticando le motivazioni profonde del ministero, solamente se si prende cura della propria vita interiore...Se non siamo interiormente in comunione con Dio, non possiamo dare niente neppure agli altri. Perciò Dio è la prima priorità”. Tra i tratti salienti della spiritualità del Santo pugliese, Benedetto XVI ha citato in particolare la sua "azione della pace", svolta attraverso "importanti missioni diplomatiche" per "dirimere controversie e favorire la concordia tra gli Stati europei, minacciati a quel tempo dall'impero ottomano". "Oggi, come ai tempi di San Lorenzo - ha detto Papa Ratzinger -, il mondo ha tanto bisogno di pace, ha bisogno di uomini e donne pacifici e pacificatori. Tutti coloro che credono in Dio devono essere sempre sorgenti e operatori di pace". Fu proprio durante una delle sue missioni diplomatiche, ha ricordato il Papa, che San Lorenzo morì, nel 1619, a Lisbona, dove si era recato presso il re di Spagna, Filippo III, per "perorare la causa dei sudditi napoletani vessati dalle autorità locali". Fu beatificato nel 1783, canonizzato nel 1881 e nel 1959 proclamato da Giovanni XXIII dottore della Chiesa con il titolo di “doctor apostolicus”, anche perché è autore di numerose opere di esegesi biblica, di teologia e di scritti destinati alla predicazione. “Inoltre, essendo un mariologo di grande valore, autore di una raccolta di sermoni sulla Madonna intitolata Mariale, egli mette in evidenza il ruolo unico della Vergine Maria, di cui afferma con chiarezza l’Immacolata Concezione e la cooperazione all’opera della redenzione compiuta da Cristo”. “San Lorenzo da Brindisi – la conclusione di Benedetto XVI - ci insegna ad amare la Sacra Scrittura, a crescere nella familiarità con essa, a coltivare quotidianamente il rapporto di amicizia con il Signore nella preghiera, perché ogni nostra azione, ogni nostra attività abbia in Lui il suo inizio e il suo compimento. E’ questa la fonte da cui attingere affinché la nostra testimonianza cristiana sia luminosa e sia capace di condurre gli uomini del nostro tempo a Dio”.
Dopo le consuete catechesi in sintesi nella diverse lingue, Benedetto XVI ha salutato in particolare i membri del Dipartimento della Polizia Stradale delle Marche, accompagnati in udienza dall’arcivescovo di Ancona, Edoardo Menichelli, e le delegazioni dei Comuni aderenti all’Associazione Città del SS.mo Crocifisso. A loro e agli altri fedeli, il Papa ha chiesto “di porre sempre al centro di ogni attività la persona umana, secondo l’insegnamento della Chiesa”.

Radio Vaticana, TMNews, AsiaNews

L’UDIENZA GENERALE - il testo integrale della catechesi e dei saluti del Papa