mercoledì 23 febbraio 2011

Costituita dal card. De Paolis una commissione di cinque esperti per lo studio e la revisione della situazione economica dei Legionari di Cristo

Il delegato pontificio per i Legionari di Cristo, card. Velasio De Paolis, ha costituito una commissione per lo studio e la revisione della situazione economica della Congregazione, come aveva già annunciato nella sua lettera del 19 ottobre 2010. I Legionari sarebbero in difficoltà economiche per il calo delle donazioni dovuta agli scandali del fondatore. La commissione, informa una nota della congregazione, sarà composta da mons. Domenico Calcagno, segretario dell'Amministrazione della Sede Apostolica, che la presiederà, mons. Mario Marchesi, uno dei quattro consiglieri del delegato Pontificio, Rosino Antonio Morelli, collaboratore della Prefettura degli Affari economici della Santa Sede, il legionario padre Eduardo Vigneaux, amministratore generale della Legione di Cristo e padre Alberto Simàn, che collabora con la segreteria generale della Legione di Cristo. La commissione sarà dedicata a studiare quel che riguarda il campo amministrativo nella Congregazione al fine di chiarire definitivamente le questioni e rispondere alle preoccupazioni che alcuni hanno presentato e di revisionare quali migliorie possono mancare in questo campo. Lo scorso 4 gennaio, il card. De Paolis insieme ai suoi consiglieri e a mons. Calcagno hanno già ricevuto una presentazione dettagliata sulle informazioni finanziarie delle opere e dei territori della Congregazione, la situazione patrimoniale e amministrativa, l'uso dei fondi disponibili secondo le finalità della congregazione al servizio della Chiesa e degli uomini, l'organizzazione corporativa e societaria, i debiti contratti principalmente da alcuni centri educativi per finanziare la loro fondazione, il loro sviluppo e la struttura di gestione operativa e di servizi che sono cresciuti nel tempo sotto il nome di 'Integer'. La commissione ha una funzione consultiva e informerà il delegato pontificio, il direttore generale e i loro rispettivi consigli.

Il Papa a San Marino e Pennabilli. Pubblicato dalla Sala stampa vaticana il programma ufficiale. Confermati tutti i momenti anticipati da mons. Negri

La Sala Stampa vaticana ha reso noto oggi il programma ufficiale della visita pastorale di Benedetto XVI alla diocesi di San Marino-Montefeltro in programma domenica 19 giugno, presentato ieri dal vescovo Luigi Negri. Il Papa giungerà alle 9.15 all’Eliporto di Torraccia, nella Repubblica di San Marino. Presiederà la celebrazione eucaristica alle 10.00 nello Stadio di Serravalle. Alle 12.30 il pranzo nella Casa San Giuseppe a Valdragone, con il saluto degli organizzatori diocesani della visita e dei membri della Fondazione Internazionale “Giovanni Paolo II”. La visita ufficiale alla Repubblica di San Marino inizierà alle 16.30 con l’accoglienza dei Capitani reggenti, gli onori militari e l’esecuzione degli inni in Piazza della Libertà. Seguiranno la presentazione dei ministri del Governo, la firma del Libro degli ospiti illustri, il colloquio privato con i Capitani reggenti, con lo scambio di doni nella Sala del Consiglio dei XII del Palazzo Pubblico. Alle 17.30 si svolgerà l’incontro ufficiale con i membri del Governo, del Congresso e del Corpo Diplomatico nella Sala del Consiglio Grande e Generale del Palazzo Pubblico, seguito dal saluto degli organizzatori della visita e del cerimoniale di Stato. Il Papa si recherà poi in visita alla Basilica di San Marino con venerazione delle Reliquie di San Marino. Subito dopo, il trasferimento a Pennabilli, in provincia di Rimini, con la visita alla Cattedrale. Alle 19.15, l’incontro con i giovani della diocesi di San Marino-Montefeltro in Piazza Vittorio Emanuele. Alle 20.00, la partenza in elicottero dal Campo sportivo di Pennabilli per il rientro in Vaticano.

Radio Vaticana

Domenica 27 marzo Benedetto XVI visiterà il Sacrario delle Fosse Ardeatine nel 67° anniversario dell'eccidio in cui morirono 335 italiani

Benedetto XVI visiterà domenica 27 marzo il Sacrario delle Fosse Ardeatine. ''Accogliendo l'invito dell'Associazione Nazionale tra le Famiglie italiane dei Martiri caduti per la libertà della Patria (Anfim) - si legge in un comunicato della Prefettura della Casa Pontificia -, il Santo Padre si recherà in visita privata al Sacrario delle Fosse Ardeatine, nel 67° anniversario dell'eccidio, domenica 27 marzo 2011, alle ore 10''. Benedetto XVI sarà il terzo Papa a recarsi in visita al monumento inaugurato nel 1949 a ricordo della strage nazista. Il Sacrario delle Fosse Ardeatine venne creato per ricordare il massacro perpetrato dai nazisti a Roma, il 24 marzo 1944, nelle cave di pozzolana della via Ardeatina come rappresaglia per l'attentato partigiano avvenuto il giorno prima in via Rasella a Roma, in cui morirono 33 soldati tedeschi. In quell'eccidio, organizzato ed eseguito da Herbert Kappler, all'epoca ufficiale delle SS e comandante della polizia tedesca a Roma, già responsabile del rastrellamento del Ghetto di Roma nell'ottobre del 1943, furono assassinati 335 tra civili e militari italiani (75 di questi erano ebrei). Prima di lui hanno visitato le Fosse Ardeatine Paolo VI il 12 settembre 1965 e Giovanni Paolo II il 21 marzo 1982.

Benedetto XVI: Dio allevi le sofferenze delle persone provate dal sisma in Nuova Zelanda. La Fiaccola Benedettina ravvivi la luce della fede in Europa

“Un nuovo terremoto ancora più devastante di quello dello scorso settembre ha colpito la città di Christchurch in Nuova Zelanda, causando notevoli perdite di vite e la scomparsa di molte persone, per non parlare dei danni agli edifici”. Lo ha ricordato questa mattina Benedetto XVI nei saluti in inglese, al termine dell’Udienza generale. “In questo momento il mio pensiero – ha affermato il Papa - va soprattutto alle persone che vengono messe a dura prova da questa tragedia. Chiediamo a Dio di alleviare le loro sofferenze e di sostenere tutti coloro che sono coinvolti nelle operazioni di soccorso. Chiedo anche a voi – ha aggiunto il Santo Padre – di unirvi a me nella preghiera per chi ha perso la vita”.
Al momento dei saluti in lingua italiana, il Papa ha rivolto un cordiale benvenuto alle delegazioni giunte da Norcia e Cassino, che hanno portato la Fiaccola Benedettina della Pace. La Fiaccola, benedetta dal Papa, partirà il prossimo 1° marzo alla volta di Londra per una celebrazione ecumenica: “Cari amici, mentre vi ringrazio per l’odierna visita, faccio voti che la tradizionale iniziativa contribuisca a ravvivare la luce della fede, specialmente in Europa e sia portatrice di concordia e di riconciliazione”.

SIR, Radio Vaticana

Il Papa: non c’è vera riforma della Chiesa senza una riforma personale e la conversione del cuore. Illuminare con la fede e la preghiera ogni azione

Udienza Generale questa mattina nell’Aula Paolo VI, dove Benedetto XVI ha incontrato gruppi di fedeli e pellegrini provenienti dall’Italia e da ogni parte del mondo. Nella catechesi, il Papa ha incentrato la sua meditazione sulla figura di San Roberto Bellarmino, della Compagnia di Gesù, cardinale, vescovo e dottore della Chiesa (1542-1621).
''San Roberto Bellarmino, del quale desidero parlarvi oggi, ci porta con la memoria al tempo della dolorosa scissione della cristianità occidentale, quando una grave crisi politica e religiosa provocò il distacco di intere Nazioni dalla Sede apostolica'', ha esordito il Papa. Attraverso i suoi scritti di teologia e spiritualità svolse un ruolo importante nella Chiesa del dopo Concilio di Trento per rispondere alla Riforma protestante, nata da “una grave crisi politica e religiosa”. "Le sue 'Controversiae' costituirono un punto di riferimento, ancora valido, per l’ecclesiologia cattolica sulle questioni circa la rivelazione, la natura della Chiesa, i sacramenti e l’antropologia teologica. In esse appare accentuato l’aspetto istituzionale della Chiesa, a motivo degli errori che allora circolavano su tali questioni. Tuttavia Bellarmino chiarì gli aspetti invisibili della Chiesa come Corpo mistico”. “Egli evita ogni taglio polemico e aggressivo nei confronti delle idee della Riforma, ma utilizzando gli argomenti della ragione e della Tradizione della Chiesa, illustra in modo chiaro ed efficace la dottrina cattolica”. Membro di numerose Congregazioni, il porporato gesuita ebbe anche incarichi diplomatici, e tuttavia, ha detto il Pontefice, i gravosi uffici di governo “non gli impedirono di tendere quotidianamente verso la santità”. Ha così messo l’accento sul suo impegno nella predicazione: “La sua predicazione e le sue catechesi presentano quel medesimo carattere di essenzialità che aveva appreso dall’educazione ignaziana, tutta rivolta a concentrare le forze dell’anima sul Signore Gesù intensamente conosciuto, amato e imitato”. Nei suoi scritti, ha poi osservato il Papa, si avverte in modo chiaro “il primato che egli assegna agli insegnamenti del Signore”. San Bellarmino fu dunque modello di preghiera, “una preghiera che ascolta la Parola del Signore”, che “non si ripiega su stessa, ma è lieta di abbandonarsi a Dio”. “Un segno distintivo della spiritualità del Bellarmino è la percezione viva e personale dell’immensa bontà di Dio, per cui il nostro Santo si sentiva veramente figlio amato da Lui ed era fonte di grande gioia il raccogliersi, con serenità e semplicità, in preghiera, in contemplazione di Dio”. Egli, ha aggiunto, visse ''nella fastosa e spesso malsana società dell'ultimo Cinquecento e del primo Seicento'' e ''da questa contemplazione ricava applicazioni pratiche e vi proietta la situazione della Chiesa del suo tempo con vivace afflato pastorale''. Formato alla spiritualità ignaziana, ha poi aggiunto, il Bellarmino indica come norma sicura del buon vivere e del buon morire “il meditare spesso e seriamente che si dovrà rendere conto a Dio delle proprie azioni” e cercare “di non accumulare ricchezze in questa terra, ma di vivere semplicemente e con carità in modo da accumulare beni in Cielo”. Richiamò inoltre con forza il clero e i fedeli ad una riforma personale della propria vita: ''Il Bellarmino insegna con grande chiarezza e con l'esempio della propria vita che non puoò esserci vera riforma della Chiesa se prima non c'è la nostra personale riforma e la conversione del nostro cuore''. “Avvenimenti prosperi o avversi, ricchezze e povertà”, ha detto il Papa riecheggiando uno scritto del Santo gesuita, “il sapiente non deve né cercarli, né fuggirli per se stesso. Ma sono buoni e desiderabili solo se contribuiscono alla gloria di Dio”. “Non sono parole passate di moda, ma da meditare a lungo per orientare il nostro cammino su questa terra. Ci ricordano che il fine della nostra vita è il Signore, il Dio che si è rivelato in Gesù Cristo, nel quale Egli continua a chiamarci e a prometterci la comunione con Lui”. Queste parole, ha soggiunto, ci ricordano “l’importanza di confidare nel Signore, di spenderci in una vita fedele al Vangelo, di accettare e illuminare con la fede e con la preghiera ogni circostanza e ogni azione della nostra vita, sempre protesi all’unione con Lui”.

Asca, Radio Vaticana, AsiaNews

L’UDIENZA GENERALE - il testo integrale della catechesi e dei saluti del Papa

Benedetta dal Papa la statua di San Marone alla presenza del presidente del Libano. Comastri: atto di affetto e gratitudine verso la Chiesa maronita

Prima di tenere l'Udienza generale nell'Aula Paolo VI, Papa Benedetto XVI si è fermato in via delle Fondamenta e ha benedetto la statua di San Marone, monaco e sacerdote vissuto tra il IV e il V secolo, a cui si deve la nascita del primo nucleo della Chiesa maronita, che è stata collocata in una nicchia esterna della Basilica di San Pietro, in via delle Fondamenta. Erano presenti il card. Tarcisio Bertone, Segretario di Stato, il card. Nasrallah Pierre Sfeir, patriarca della Maroniti, il presidente libanese Michel Suleiman e un gruppo di ministri libanesi di tutte le confessioni. Il presidente Suleiman sarà ricevuto domani in udienza dal Pontefice in Vaticano. La statua è opera dello scultore spagnolo Marco Augusto Dueñas - anch’egli presente all’evento, che l’ha ricavata da un unico blocco di marmo di Carrara. Durante la cerimonia il card. Angelo Comastri, vicario generale del Papa per lo Stato della Città del Vaticano, ha rivolto un saluto ai presenti: “La cerimonia di oggi è un atto di affetto, di stima, di gratitudine verso la Chiesa maronita che nel corso dei secoli tanto ha sofferto per restare fedele a Gesù, alla Chiesa e al Papa. La statua di San Marone ci ricorderà ogni giorno il vostro eroico esempio e sarà un invito a pregare per voi. Mi piace ricordare un ultimo particolare: sulla statua di San Marone c’è scritto in lingua aramaica, la lingua parlata da Gesù: ‘Il giusto fiorirà come palma, crescerà come cedro del Libano’. Queste parole del Salmo, incise nel marmo, siano auspicio di pace e invocazione di benedizione per la cara e amata nazione libanese e per la gloriosa Chiesa maronita”.

Terremoto in Nuova Zelanda. Il Papa: dolore per le vittime e sostegno a quanti assistono i feriti e cercano di salvare persone intrappolate

Cordoglio di Benedetto XVI per le vittime del devastante terremoto, che ieri ha colpito la città di Christchurch in Nuova Zelanda, provocando almeno 75 morti ed oltre 300 dispersi. In un telegramma indirizzato al vescovo di Christchurch, Barry Jones, a firma del cardinale segretario di Stato, Tarcisio Bertone, il Papa si dice addolorato per la devastazione e la perdita di tante vite umane ed esprime vicinanza a quanti sono stati colpiti da questa tragedia e piangono i propri cari. Affidando le vittime "all’amore misericordioso di Dio", il Papa assicura alla popolazione di Christchurch e alla nazione neozelandese le sue preghiere. Infine, esprime sostegno a quanti stanno assistendo i feriti e a quanti in queste ore stanno cercando di salvare le persone rimaste intrappolate sotto le macerie.

Radio Vaticana

Giornata Mondiale della Gioventù 2011. In preparazione a Madrid circa 300mila giovani da 130 Paesi parteciperanno ai 'Giorni nelle diocesi'

Dall’11 al 15 agosto 2011, 63 diocesi spagnole offriranno ai giovani venuti dall’estero che parteciperanno alla XXVI Giornata Mondiale della Gioventù la possibilità di vivere un tempo di convivenza con i loro coetanei, in preparazione all'evento. È stato detto ieri in una conferenza stampa a Madrid sulle novità della GMG. “È una grande opportunità per preparare la GMG, e allo stesso tempo moltiplica l’effetto della GMG per tutti i luoghi della Spagna”, ha spiegato Javier Igea, responsabile di questo programma. È stato anche creato un sito web (www.dedmadrid11.com) che offre una informazione completa su tutti i luoghi che partecipano al programma. Si stima che parteciperanno al programma “Giorni nelle diocesi” circa 300.000 giovani, distribuiti per tutta la Spagna. Attualmente sono già iscritto oltre 150.000 partecipanti da 137 paesi (Taiwán, Madagascar, Burkina Faso, Sudafrica…). 12 delle 63 diocesi coinvolte nel programma hanno già tutti i posti messi a disposizione pieni. I programmi di questi giorni varia da un luogo all’altro e comprende attività culturali, visite storiche, momenti di festa e anche momenti di preghiera e celebrazioni nei santuari che fanno parte dell’identità religiosa locale. La Spagna, inoltre, conta su una ricca storia cattolica ed è “terra di Maria”, come fu definita da Giovanni Paolo II. Qui sono nati molti Santi e tanti missionari. Ad esempio, nella Basilica della Sagrada Familia di Barcelona si terrà un incontro, al quale parteciperanni tutti i giovani che andranno in Catalogna e i ragazzi della regione. Pamplona accoglierà i giovani della Sicilia. Javier Igea ha osservato che questi contatti precedenti alla GMG “stanno seminando di legami di pace il villaggio globale”. Molto positiva anche l’accoglienza e la collaborazione delle autorità locali. “A Valladolid, sono stati proprio i sindaci dei comuni che hanno chiesto all’organizzazione che giovani da tutto il mondo siano presenti nelle loro località”, ha spiegato Igea. In molti luoghi della Spagna si stanno facendo sforzi molto grandi affinché l’alloggio e il mantenimento siano gratuiti per i partecipanti. I giovani che provengono dai Paesi con maggiori difficoltà economiche avranno garantita la gratuità in questo programma. Questo è il caso di Ciudad Real, dove saranno accolti 260 haitiani che faranno parte dei 2.000 giovani stranieri che parteciperanno al programma della città della Mancha. Durante la conferenza stampa è stato anche annunciato il concorso per lavori giornalistici “Sentinelle del mattino”. La Fondazione Cronaca Bianca, in collaborazione con la GMG di Madrid, premierà i servizi giornalistici pubblicati fino al 1° maggio che spiegheranno cos’è la GMG.

SIR

Il vescovo di Dublino lava i piedi a vittime di abusi: un lungo cammino da percorrere sulla via dell'onestà prima di meritare davvero il perdono

La Chiesa è grata alle vittime degli abusi sessuali da parte di membri del clero che hanno rifiutato di restare in silenzio anche quando non sono state credute, ha affermato l'arcivescovo di Dublino. Mons. Diarmuid Martin (nella foto con Benedetto XVI) lo ha dichiarato questa domenica presiedendo una Liturgia di Pentimento nella procattedrale di St. Mary nel contesto della Visitazione apostolica all'arcidiocesi di Dublino. Durante il servizio liturgico, preparato soprattutto dalle vittime, il visitatore della diocesi card. Sean O’Malley, arcivescovo di Boston, e l'arcivescovo Martin hanno lavato i piedi di un gruppo di persone che hanno sofferto in vari modi a causa degli abusi. Nella sua omelia, l'arcivescovo Martin ha riflettuto sul silenzio. “Qualcuno una volta mi ha ricordato la differenza tra chiedere scusa e chiedere perdono. Posso urtare qualcuno per strada e dire 'scusi'. Può avere un significato o essere solo una formula vuota. Quando dico 'scusi' dipende da me. Quando chiedo perdono, tuttavia, non dipende più da me, sono nelle mani di altri. Solo tu puoi perdonarmi; solo Dio può perdonarmi”, ha osservato il presule. “Come arcivescovo di Dublino e come Diarmuid Martin, resto in silenzio e chiedo il perdono di Dio e i primi passi di perdono da parte di tutte le vittime di abusi”, ha aggiunto. L'arcivescovo ha poi parlato di un altro silenzio, quello che è “una mancanza di coraggio e di verità”. “In questa Cattedrale ci sono oggi uomini e donne ai quali dobbiamo esprimere la nostra enorme gratitudine per il fatto di non essere rimasti in silenzio”, ha detto. “Malgrado il dolore che ha provocato loro, hanno avuto il coraggio di parlare, parlare, parlare e ancora parlare, con coraggio e determinazione, anche di fronte all'incredulità e al rifiuto”. La Chiesa a Dublino e la Chiesa di tutto il mondo sono in debito con queste vittime, ha sottolineato. “Alcuni di voi, nel dolore e nell'indignazione, hanno rifiutato la Chiesa che una volta amavano, ma paradossalmente il vostro abbandono può aver aiutato a purificare la Chiesa sfidandola ad affrontare la verità, a superare la negazione, a riconoscere il male che è stato fatto e il dolore che è stato provocato”, ha osservato mons. Martin. “Faccio appello a voi affinché continuiate a parlare”, ha aggiunto. “C'è ancora un lungo cammino da percorrere sulla via dell'onestà prima di poter meritare davvero il perdono”. Il presule ha anche ricordato il silenzio di Gesù sulla croce, sottolineato dalle sue ultime parole, inclusa la sua affermazione di perdono nei confronti di uno dei ladroni crocifissi con lui. “Quel perdono non è a buon mercato”, ha affermato l'arcivescovo. “Un ladrone ha deriso Gesù; non ha riconosciuto l'atto di ingiustizia che era stato commesso. L'altro ha riconosciuto la propria colpa, e quel riconoscimento ha aperto la porta al perdono”. “Nessuno che abbia avuto una qualsiasi responsabilità per ciò che è accaduto nella Chiesa di Gesù Cristo in questa arcidiocesi può chiedere il perdono di coloro che sono stati abusati senza prima riconoscere l'ingiustizia commessa e il proprio fallimento per ciò che è avvenuto”. “Ci riuniamo sotto il segno della croce che ci giudica ma in ultima istanza ci libera”, ha indicato. Mons. Martin ha definito la liturgia come “solo un primo passo”. “L'arcidiocesi di Dublino non sarà mai pià la stessa”, ha concluso. “Porterà sempre questa ferita dentro di sé”. “L'arcidiocesi di Dublino non potrà aver riposo finché l'ultima vittima abbia trovato la pace e possa gioire nell'essere pienamente la persona che Dio nel suo progetto vuole che sia”.

Zenit