giovedì 3 febbraio 2011

Il card. Ravasi: Benedetto XVI interverrà in videoconferenza all'inaugurazione del 'Cortile dei Gentili'. Un preludio a Bologna il 12 febbraio

Saranno l'Università della Sorbona, l'Unesco, l'Accademia di Francia e la piazza di fronte a Notre Dame i luoghi di Parigi dove verrà inaugurato a marzo il ''Cortile dei Gentili'', la nuova struttura vaticana permanente destinata a favorire lo scambio e l'incontro tra credenti e non credenti. "Varie personalità del mondo della cultura francese - spiega alla Radio Vaticana il card. Gianfranco Ravasi, presidente del Pontificio Consiglio per la Cultura - saranno protagoniste di questa inaugurazione assieme a Papa Benedetto XVI che interverrà in videoconferenza". ''L'interesse che l'iniziativa sta registrando nel mondo della cultura laica è veramente sorprendente'' aggiunge il porporato. ''E' già previsto un preludio a Bologna il 12 febbraio e altri incontri in autunno a Tirana e Stoccolma''. ''Quello a cui puntiamo - conclude - non è un dialogo accademico per trovare un minimo denominatore comune. Vogliamo affrontare questioni di antropologia radicale come il bene e il male, la vita e l'oltre vita, il dolore, ma anche il valore della teologia''.

Asca

I vescovi giapponesi: la Santa Sede da' la precedenza alle direttive del Cammino neocatecumenale piuttosto che a noi. Dal movimento divisioni e caos

L'arcivescovo di Tokyo ha affermato pubblicamente che il Vaticano ha ignorato le proteste dei vescovi giapponesi sul Cammino neocatecumenale, ''dando la precedenza'' alle ''direttive che arrivano dal quartier generale'' del movimento a Roma rispetto ''alla guida dei vescovi''. Una protesta pubblica pressochè senza precedenti, che il presule della capitale giapponese, mons. Takeo Okada, ha affidato ad un articolo pubblicato ieri dall'agenzia cattolica asiatica Ucanews. ''Negli ultimi vent'anni - scrive l'arcivescovo - la Conferenza Episcopale giapponese ha speso molto tempo ed energia sui problemi che riguardano il Cammino neocatecumenale. Con nostro grande disappunto, questi sforzi non hanno migliorato la situazione''. In dicembre, il presidente della Conferenza Episcopale del Giappone mons. Leo Jun Ikenaga, aveva chiesto la collaborazione di sacerdoti e laici per affrontare alcuni ''problemi'' riscontrati con il Cammino Neocatecumenale, che pare abbiano causato ''effetti negativi'' nel Paese. Sul settimanale cattolico giapponese Katorikku Shimbun, mons. Ikenaga, arcivescovo di Osaka, parlava di ''confusione dilagante, conflitti, divisioni e caos''. ''Come vescovi, alla luce della nostra responsabilità pastorale e apostolica - ha detto - non potevamo ignorare il danno''. Ikenaga, insieme ad altri tre vescovi giapponesi, hanno incontrato Benedetto XVI il 13 dicembre scorso in Vaticano, che però ha rifiutato la richiesta di sospendere per cinque anni le attività del Cammino Neocatecumenale in Giappone, annunciando invece il prossimo arrivo di un suo inviato per studiare la situazione. Il 17 gennaio, il Pontefice ha ricevuto in Vaticano una grande delegazione del Cammino, lodando la sua opera ma invitandolo allo stesso tempo a cercare sempre ''una profonda comunione con i Pastori e con tutte le componenti delle Chiese particolari e dei contesti ecclesiali, assai diversi, nei quali siete chiamati ad operare''. Per mons. Okada, i vescovi giapponesi ''devono continuamente confrontarsi con i problemi'' legati al Cammino e si ''scervellano ansiosamente''. ''La missione della Chiesa teoricamente è stata affidata ai suoi vescovi locali'', aggiunge, ma i presuli hanno ''ricevuto questo peso straordinario sulle loro spalle'' e ''dedicano i loro sforzi più grandi alla missione e alla cura pastorale''. L'arcivescovo parla di ''divisioni, conflitti e caos'' portati dal Cammino nella piccola Chiesa giapponese, appena lo 0,3% della popolazione, soprattutto nelle diocesi di Osaka e Takamatsu dove la situazione è ''grave''. ''Forse - ribadisce mons. Okada - è necessario che il Cammino sospenda le sue attività in Giappone per un periodo di riflessione che potrebbe preparare il terreno per il dialogo con la Chiesa giapponese''.

Asca

Il Papa in Croazia. I vescovi: porta la speranza, fa tornare la fierezza, risveglia la forza interiore. I giovani conoscano la fede con entusiasmo

“Ogni visita pastorale del Papa porta la speranza, fa tornare la fierezza, risveglia la forza interiore, incoraggia e fortifica il senso del valore e della nobiltà che esiste nel nostro popolo”. Così scrive la Conferenza Episcopale della Croazia in una lettera in occasione del viaggio apostolico del Santo Padre, che sarà nel Paese dell’Europa orientale il 4 e il 5 giugno prossimi. I vescovi custodiscono ancora il ricordo dei tre viaggi di Giovanni Paolo II, sempre in momenti culminanti della storia del Paese “e così sarà anche con Benedetto XVI che conosce bene le situazioni nelle quali vive la Chiesa in Croazia e l’ambiente in cui si trova la gente croata”. Il viaggio del Papa avviene stavolta in un clima di profonda crisi culturale, economica e politica, dietro la quale si cela una profonda crisi spirituale del Paese, proprio mentre questo sta per entrare nell’Unione Europea. Ciò pone molte nuove “domande e sfide” ai fedeli, soprattutto ai giovani, i quali, è la speranza e insieme l’aspettativa dei presuli per il viaggio del Papa, “conoscano la forza della fede con maggiore entusiasmo, scoprano la loro identità ecclesiale, testimonino coraggiosamente la presenza cristiana nella società, seguendo l’esempio dei Santi, impegnandosi al bene con la donazione di loro stessi e con la forza della croce”. Il motto scelto per prepararsi alla visita pastorale del Santo Padre è “Insieme in Cristo” e a tal fine la Conferenza Episcopale ha preparato alcune catechesi basate su momenti di preghiera comunitaria e in famiglia, invocando il premuroso sguardo di San Giuseppe, patrono della Croazia, e del Beato Alojzije, testimone della verità eterna. Per la prima volta, infatti, in Croazia si svolge l’Incontro nazionale delle famiglie cattoliche, che ha come obiettivo sottolineare la comunione matrimoniale come sorgente e fondamento della famiglia stessa, prima e vitale cellula della società umana, scuola della comunione e della solidarietà sociale.

Radio Vaticana

Il Papa: in un mondo disorientato e alla ricerca di nuove ragioni di vivere la luce di Cristo sia portata a tutti, missionari ardenti del Vangelo

Questa mattina, il Papa ha ricevuto in udienza i membri della Comunità de l’Emmanuel, ricevuti stamani in occasione in occasione del 20 anniversario della morte del fondatore dell’associazione, il Servo di Dio Pierre Goursat. Nel suo discorso, Benedetto XVI ha messo l’accento sull’importanza dell’adorazione eucaristica per approfondire la propria vita spirituale ed annunciare la Parola di Dio. “In un mondo sovente disorientato e alla ricerca di nuove ragioni di vita – ha detto il Papa – la luce di Cristo deve essere portata a tutti”. Di qui, l’invito del Papa a diventare “ardenti missionari del Vangelo” tra gli uomini del nostro tempo. “Abbiate sete di annunciare la Parola di Dio”, è stato il suo incoraggiamento. Ed ha rilevato come nei nostri tempi l’urgenza di questo annuncio si faccia sentire particolarmente tra le famiglie, spesso divise, tra i giovani e negli ambienti intellettuali. “Contribuite – ha esortato ancora il Papa – a rinnovare dall’interno il dinamismo apostolico delle parrocchie, sviluppando i loro orientamenti spirituali e missionari”. Benedetto XVI ha incoraggiato i membri della Comunità l’Emmanuel ad essere attenti soprattutto alle persone che ritornano alla Chiesa e che non hanno beneficiato di una catechesi approfondita. “Aiutateli – ha detto il Papa – a radicare la loro fede in una vita autenticamente teologale, sacramentale ed ecclesiale”. Lodando poi l’impegno della Comunità per le popolazioni dei Paesi più disagiati, ha auspicato che la loro testimonianza di carità “diventi una forza per la costruzione di un mondo più giusto e più fraterno”. Infine, ha ribadito l’importanza di una vera comunione tra i membri della Comunità: “Questa comunione non è una semplice solidarietà umana tra i membri di una stessa famiglia spirituale”, ma è “fondata sulla vostra relazione con Cristo e sull’impegno comune a servirlo”. Questa vita comunitaria, ha concluso, è allora per la società “una testimonianza vivente dell’amore fraterno che deve animare tutte le relazioni umane”.

Radio Vaticana


Il Papa: una 'Casa Europa' comune possibile solo se i valori del Vangelo e dell'immagine della persona cristiana saranno fermento della civiltà

Il rapporto Stato-religione, la politica per la famiglia, il riconoscimento dei fondamenti cristiani per l’Europa: questi i principali temi affrontati questa mattina da Benedetto XVI nell’udienza al nuovo ambasciatore di Austria presso la Santa Sede, Alfons M. Kloss (foto), per la presentazione delle Lettere credenziali. Nel discorso, il Papa ha sottolineato l’influsso della fede cristiana sulla cultura, sulla storia e sulla vita quotidiana dell’Austria. Il Pontefice ha anche ricordato come il Paese abbia una “lunga tradizione” per “la coesistenza pacifica di religioni e culture diverse”. L’importanza di riconoscere il valore della fede cristiana ha valenza anche europea: “La costruzione di una ‘Casa Europa’ comune può riuscire solo se questo continente è consapevole dei propri fondamenti cristiani - ha affermato il Papa - e se i valori del Vangelo e dell'immagine della persona cristiana continueranno anche in futuro ad essere fermento della civiltà europea”. Per il Santo Padre, “più che la cultura occidentale cristiana conta la fede vissuta in Cristo e l’amore attivo per il prossimo, orientato alla parola e alla vita di Cristo, così come all'esempio dei Santi”. Al riguardo, Benedetto XVI ha ricordato i beati austriaci “Franz Jägerstätter, Suor Restituta Kafka, Ladislaus Batthyány-Strattmann e Carlo d’Austria”, “che restano per noi esempi di fede e testimoni della comprensione tra i popoli”. Passando ad esaminare la situazione dell’Europa sul rapporto Stato-Chiesa, il Papa ha rilevato “la particolare situazione di tensione in molti Paesi europei”, in cui “da un lato le autorità politiche sono molto attente a evitare che alle religioni, intese unicamente come convinzioni di fede individuali dei cittadini, non vengano praticate pubblicamente; dall’altro esiste il tentativo di applicare i criteri di un’opinione pubblica secolare anche alle comunità religiose”. In tal senso, “è come se si volesse adattare il Vangelo alla cultura, tentando al contempo di evitare con cura che la cultura venga influenzata dalla religione”. Contro questa tendenza il Papa ha sottolineato “l'atteggiamento, particolarmente da parte di alcuni Stati dell'Europa centrale ed orientale, di dare spazio al desiderio fondamentale della persona, alla fede della persona in Dio e alla fede nella salvezza tramite Dio” ed ha citato ad esempio la presa di posizione austriaca sulla sentenza sul Crocifisso della Corte europea dei diritti dell'uomo. “Il riconoscimento della libertà religiosa consente alla comunità religiosa di svolgere le sue molteplici attività da cui trae vantaggio anche l’intera società", ha ricordato Benedetto XVI facendo riferimento alle “diverse strutture formative” e ai “servizi caritativi” gestiti dalla Chiesa. Un’attività a favore dei bisognosi che “evidenzia come la Chiesa in un certo senso si ritenga portavoce delle persone svantaggiate. Questo impegno ecclesiastico, riconosciuto ampiamente nella società, non essere ridotto a semplice attività caritatevole", ha puntualizzato il Papa, poiché "ha il suo fondamento più profondo in Dio, nel Dio che è amore”. Pertanto “è necessario rispettare pienamente l'essenza e l'opera della Chiesa senza farla diventare una tra le tante istituzioni che svolgono prestazioni sociali. Essa va piuttosto vista nell'interezza della sua dimensione religiosa”. Perciò, ha proseguito il Pontefice, “occorre sempre contrastare la tendenza all’isolamento egoistico”. “Compito urgente e permanente” di “tutte le forze sociali” è dunque “assicurare la dimensione morale della cultura, una cultura degna della persona e della vita nella società”. In ciò, ha concluso il Papa, “la Chiesa Cattolica continuerà ad adoperarsi con tutte le sue forze per il bene della società”.

Benedetto XVI accetta le dimissioni del vescovo di Maribor, la diocesi slovena coinvolta in una serie di scandali finanziari

Papa Benedetto XVI ha accettato oggi la rinuncia, in conformità al canone 401 § 2 del Codice di Diritto Canonico, di mons. Franc Kramberger al governo pastorale dell'arcidiocesi di Maribor, in Slovenia, coinvolta in una serie di scandali finanziari. Gli succede mons. Marjan Turnsek, finora vescovo coadiutore della medesima arcidiocesi. L'arcidiocesi slovena è sull'orlo del crac finanziario dopo una serie di operazioni poco chiare messe in luce recentemente dal settimanale L'Espresso. I debiti di una serie di società legate alla Chiesa di Maribor ammonterebbero a oltre 800 milioni di euro, anche se una recente dichiarazione dell'arcidiocesi stimano l'ammanco nelle casse diocesane nell'ordine dei 40 milioni di euro. Secondo la ricostruzione del settimanale, la scoperta del crac avviene quando ''a fine 2007 una tv controllata dalla Chiesa slovena si mette a trasmettere programmi pornografici''. Il nunzio apostolico presso la Slovenia ''intuisce che dietro ai filmini hard che la tv dei preti usa per sbaragliare la concorrenza c'è altro, qualcuno inizia a sussurrare di esposizioni milionarie e investimenti folli. Mons. Mauro Piacenza, allora segretario della Congregazione per il clero, comincia così a chiedere alla diocesi informazioni più dettagliate'', ma ''le risposte arrivano dopo mesi, omissive e incomprensibili: Piacenza avverte così Bertone e il Papa si decide di spedire a Maribor un ispettore di fiducia per studiare le carte da vicino. Gianluca Piredda, esperto di bilanci, arriva in Slovenia all'inizio del 2010 con il titolo di 'visitatore apostolico'. Ci mette poco a capire che il dissesto dell'arcidiocesi è di proporzioni bibliche. Le sue conclusioni vengono spedite in un rapporto a Roma lo scorso ottobre''. In particolare, secondo la ricostruzione del giornalista de L'Espresso Emiliano Fittipaldi, "l'avventura parte all'inizio degli anni Novanta, quando la diocesi di Maribor costituisce la banca Krek (in dieci anni diventa il decimo istituto del Paese, nel 2002 viene venduto) e una società commerciale (la Gospodarstvo Rast). Passa qualche anno, e nascono due holding per investimenti e business assortiti, la Zvon 1 e la Zvon 2, controllate a loro volta dalla Rast. Le società comprano immobili, altre Spa, fanno ipoteche con le banche da cui si fanno prestare decine di milioni, decidono di investire non solo in finanziarie e aziende sicure, ma pure in settori tecnologici come le fibre ottiche e la telecomunicazione".

Asca, TMNews


Toh, la Chiesa ha fatto crac - l'articolo de L'Espresso

Zimowski: un autentico rinnovamento nella cura della salute a partire dalle fasce più deboli, uno dei presupposti fondamentali del Messaggio del Papa

“Operare un autentico rinnovamento nella cura della salute, e ciò a partire dalle fasce più deboli delle popolazioni di tutto il mondo”: è questo, secondo mons. Zygmunt Zimowski, presidente del Pontificio del Pontificio Consiglio per gli Operatori Sanitari, uno dei “presupposti fondamentali” contenuti nel Messaggio del Papa per la XIX Giornata Mondiale del Malato dell’11 febbraio prossimo. Lo ha detto oggi in Vaticano, durante la conferenza stampa di presentazione della stessa Giornata Mondiale e del seminario sul tema “Associazionismo sanitario cattolico e cultura della vita” che si terrà il 5 febbraio a Roma presso l’auditorium San Pio X (via dell’Ospedale 1). Mons. Zimowski ha messo in evidenza uno dei pensieri centrali espressi dal Papa nel messaggio: “La misura dell’umanità si determina essenzialmente nel rapporto con la sofferenza e con il sofferente”, aggiungendo che Benedetto XVI invita “le diverse diocesi sparse nel mondo...ad adoperarsi perché la cura delle persone sofferenti e malate venga migliorata e resa più efficace”. Il presidente del Pontificio Consiglio ha quindi sottolineato l’aspetto cristologico della sofferenza, che deve essere adeguatamente approfondito da parte dei credenti. “In esso – ha detto – possiamo vivere nella speranza la condizione e l’esperienza della sofferenza”. “Le persone malate e sofferenti sono soggetti ma anche testimoni di un Amore più forte del male – ha proseguito mons. Zimowski rivolgendosi ai giornalisti - ed il Papa, nel Suo Messaggio di quest’anno, si rivolge particolarmente e direttamente ad esse, riconoscendole soggetti attivi di valori nell’ambito sia della comunità cristiana sia della società”. Il presidente del Pontificio consiglio per gli operatori sanitari ha quindi affermato che “lo stato di sofferenza e la Giornata Mondiale del Malato...non riguardano solamente le persone già avanti negli anni”, ma nel messaggio il Papa “si rivolge ai giovani, specialmente a quelli malati ma anche a quelli in salute, per creare ponti di amore e di solidarietà, a partire dall’Eucaristia”. Infine, mons. Zimowski ha messo in evidenza che il Papa nel messaggio chiede che ciascuno, “con le proprie specifiche competenze, si adoperi, collaborando con tutti gli altri soggetti, per promuovere una cura della salute più attenta e rispondente ai bisogni reali delle persone, e la realizzazione delle strutture necessarie perché nessuno debba essere escluso dalle cure dovute. Affinché si sappia vedere nei visi dei sofferenti, il Volto dei volti: quello di Cristo”.

Mons. Gänswein: Benedetto XVI possiede una carta di donazione di organi ma l'elezione a Papa rende nullo qualunque documento firmato precedentemente

Dopo che in Germania, un medico cattolico aveva cercato di incentivare la donazione di organi, pubblicizzando l'iscrizione del Papa nella schiera dei donatori, arriva ora la precisazione del segretario di Joseph Ratzinger, mons. Georg Gänswein: se anche Benedetto XVI è stato in passato un donatore, l'elezione al soglio pontificio, rende nullo qualunque documento firmato precedentemente. E' la sezione tedesca della Radio Vaticana a diffondere la lettera di smentita inviata dal segretario del Papa al dottor Gero Winkelmann, medico cattolico di Monaco di Baviera, che in passato aveva fatto più volte riferimento alla carta di donazione di organi firmata da Joseph Ratzinger, in articoli o durante conferenze organizzati per promuovere la disponibilità al dono degli organi per i trapianti. La dottrina della Chiesa Cattolica prevede infatti che alla morte, il corpo del Pontefice debba essere sepolto integro e quindi di fatto risulterebbe impossibile la donazione di organi. "Se è vero che il Papa possiede una carta di donazione di organi - ha scritto infatti mons. Gänswein - è vero anche, contrariamente ad alcune affermazione pubbliche, che con l'elezione del card. Ratzinger a capo della Chiesa Cattolica, ipso facto essa è diventata obsoleta". Era stato l'allora card. Ratzinger nel 1999 a raccontare ai giornalisti di essere iscritto alla lista dei donatori di organi, considerando la donazione per i trapianti un "atto gratuito di affetto, di disponibilità". "Donare gli organi per i trapianti, spontaneamente, in piena coscienza e in piena consapevolezza, - disse in quell'occasione - significa dar vita ad un vero, profondo atto d'amore verso il prossimo". Da Papa, nel 2008, ricevendo i partecipanti a un congresso internazionale sui trapianti, Benedetto XVI definì la donazione di organi "una forma peculiare di testimonianza della carità", e spiegò che "deve essere gratuita, volontaria e rispettosa della salute e della dignità del donatore". "In un periodo come il nostro, spesso segnato da diverse forme di egoismo - disse ancora - diventa sempre più urgente comprendere quanto sia determinante per una corretta concezione della vita entrare nella logica della gratuità". Tutte convinzioni che fanno sempre parte della cultura e della spiritualità di Joseph Ratzinger, anche se l'essere diventato Papa non rende più opportuno pensare a lui nelle vesti di un donatore d'organi.

Tgcom, La Repubblica