lunedì 31 gennaio 2011

Il nunzio uscente mons. Mennini saluta la comunità russa: non rassegnatevi mai alla divisione come se fosse un fatto normale o addirittura auspicabile

Con un appello all’unità, contro la “rassegnazione alla divisione” tra cattolici e ortodossi, il nunzio apostolico mons. Antonio Mennini, ha salutato la comunità russa prima della sua partenza per la Gran Bretagna, dove Papa Benedetto XVI lo ha nominato suo rappresentante lo scorso 18 dicembre. Ieri, per la Messa di saluto a mons. Mennini, la Cattedrale cattolica della Madre di Dio a Mosca era gremita di fedeli. Alla funzione, oltre il nunzio uscente, era presente l’arcivescovo nella capitale russa, mons. Paolo Pezzi. Nella sua omelia il presule ha ringraziato Mennini per il lavoro svolto e ha rivolto un pensiero alle vittime dell’attentato terroristico all’aeroporto Domodedovo, dove il 24 gennaio sono morte 35 persone. Nominato nunzio in Russia da Giovanni Paolo II nel 2002, mons. Mennini, 63 anni, si dedicherà ora ai rapporti con la Chiesa anglicana, dopo aver vissuto in prima persona un rinnovato clima di collaborazione con il Patriarcato di Mosca. Nel suo messaggio di commiato ai fedeli russi, il nunzio stesso ha ricordato i passi avanti compiuti dalla Chiesa in Russia. “La Chiesa Cattolica, così come la Chiesa Ortodossa – ha spiegato - con la perestroika è uscita da un lungo periodo di persecuzioni e di prove. Ora, pian piano, questi problemi stanno risolvendosi e i cattolici si sentono sempre più parte integrante della comunità sociale del Paese. Questo comporta un’apertura graduale alla collaborazione e al dialogo sia a livello sociale, sia anche ecclesiale”. Mons. Mennini ha poi voluto sottolineare come, seppur in una condizione di minoranza, i cattolici siano riusciti a ritagliarsi un ruolo importante nella collaborazione con i fratelli ortodossi: “Campi privilegiati sono la cultura, l’educazione e il servizio sociale, anche perché cresce la consapevolezza che i cristiani debbano rispondere insieme alle crescenti sfide lanciate dalla società secolarista”. Ha poi ribadito il concetto, ipotizzando che “oggi il contributo della Chiesa Cattolica potrebbe forse essere quello di offrire alla Chiesa e alla società russe la propria testimonianza ed esperienza di presenza cristiana, soprattutto nei campi della cultura e del sociale, che per circostanze storiche in Russia sono rimasti lungamente monopolio del regime ateo”. “Mi sembra che i cattolici russi – ha esortato il nunzio - potranno trovare il proprio posto e scoprire la propria missione all’interno della società nella misura in cui approfondiranno sempre più la conoscenza e l’esperienza della propria tradizione, della propria ‘cattolicità’”. Si è poi congedato dalla comunità con un augurio per la “vostra testimonianza quotidiana”: “Non rassegnatevi mai alla divisione come se fosse un fatto normale o addirittura auspicabile, non distinguete mai tra ‘noi’ e ‘loro’, non misurate mai la risposta che ricevete alle vostre iniziative. Partecipate dello stesso amore che consumava Gesù…fatevi 'tutto a tutti per guadagnare almeno alcuni'”. L’appello all’unità, ha poi sottolineato Mennini, si riferisce non solo ai rapporti con i “fratelli di altre fedi e confessioni cristiane”, ma anche “all’interno della stessa comunità cattolica, delle associazioni, delle parrocchie, delle famiglie”. “Che tutti siano uno, perché il mondo creda”, diventi dunque oggetto della vostra preghiera quotidiana e della vita”, ha concluso il nunzio. Mennini chiude così otto anni di ministero all’insegna dell’ecumenismo, come lui stesso ha raccontato definendosi promotore di quell’“ecumenismo dell’amore” cui ha esortato Benedetto XVI. “L’amore accompagnato da gesti coerenti crea fiducia, fa aprire i cuori e gli occhi”, ha aggiunto. Al termine del rito, il saluto della comunità al nunzio si è concluso con un ricevimento a cui, tra gli altri, hanno partecipato l’arcivescovo Pezzi, il direttore della Biblioteca dello Spirito di Mosca, Jean-François Thiry e il direttore dell’Istituto italiano di cultura, Adriano Dell’Asta. Visto da Mosca, il mandato di mons. Mennini, ispirato al “reciproco rispetto delle tradizioni”, è stato un successo. Durante gli anni come diplomatico in Russia, è stato artefice e testimone di alcuni importanti passi di avvicinamento tra Vaticano e Patriarcato di Mosca. Nel 2004 ha assistito a un importante avvenimento nella storia delle relazioni tra le due Chiese: la restituzione dell’icona della Madre di Dio di Kazan. Mennini è stato il primo nunzio nel Paese dal 15 luglio 2010, quando è culminato lo scambio di ambasciatori tra Vaticano e Federazione russa. Pochi mesi prima, a fine 2009, il presidente russo Medvedev, ricevuto in Vaticano, aveva deciso di perfezionare le relazioni diplomatiche bilaterali innalzando a livello di ambasciata la sede diplomatica presso la Santa Sede. Ora la comunità cattolica russa attende la nomina del successore di mons. Mennini. Formalmente potrà avvenire solo dopo la partenza ufficiale del nunzio uscente. La rosa di candidati sarebbe composta da quattro nomi, di cui il più accreditato pare lo sloveno Ivan Jurkovic, oggi nunzio apostolico in Ucraina, ma per il momento nessuno azzarda previsioni. L’arcivescovo di Mosca si limita ad auspicare che la nomina “avvenga nel più breve tempo possibile, magari anche prima di fine di febbraio”.

AsiaNews

L'intenzione di preghiera del Papa per febbraio: la famiglia sia rispettata nella sua identità e riconosciuto l'insostituibile contributo alla società

Nel mese di febbraio che sta per iniziare, Papa Benedetto XVI chiede ai fedeli di pregare per il rispetto della famiglia e il riconoscimento del suo ruolo nella società. E' questa, infatti, la proposta che fa nelle intenzioni di preghiera per il secondo mese dell'anno, contenute nella lettera pontificia che ha affidato all'Apostolato della Preghiera, iniziativa seguita da circa 50 milioni di persone nei cinque continenti. “Perché la famiglia sia da tutti rispettata nella sua identità e sia riconosciuto il suo insostituibile contributo in favore dell'intera società”, dice l'intenzione generale. Ogni mese il Pontefice propone anche un'intenzione missionaria.Quella per il mese di febbraio recita: “Perché in quei territori di missione dove più urgente è la lotta contro le malattie, le comunità cristiane sappiano testimoniare la presenza di Cristo accanto ai sofferenti”.

Zenit

Mons. Luigi Mistò, l'economo della diocesi di Milano, sulla via di Roma. Uomo di fiducia del card. Nicora, potrebbe essere nominato prelato dello Ior

A breve l’Istituto per le opere di religione potrebbe avere un nuovo prelato. Secondo indiscrezioni, è in arrivo all’istituto bancario presieduto da Ettore Gotti Tedeschi un uomo di fiducia del card. Attilio Nicora, da poche settimane presidente dell’Autorità d’informazione finanziaria, la nuova authority incaricata di controllare l’attività finanziaria di tutti gli enti della Santa Sede. E si tratterebbe anche in questo caso di un nome legato al mondo della cosiddetta finanza bianca milanese, la “buona” finanza cattolica lombarda con salde radici bresciane: mons. Luigi Mistò, 58 anni, già responsabile nella diocesi di Milano del card. Dionigi Tettamanzi del servizio per il Sostegno economico della Chiesa. La notizia è confermata da Sandro Magister sul suo blog: “Per questa carica”, scrive, “che in passato ha sempre dato pessima prova di sé, è in arrivo la nomina di Mistò”. L’incarico di prelato dello Ior evoca spettri del passato difficili da cancellare. Prelato fu, ai tempi di Marcinkus, il vescovo Donato De Bonis. Talmente spericolate e discutibili furono le sue operazioni finanziarie che il posto rimase vacante dal 1993 fino al 2006, l’anno in cui il card. Angelo Sodano, prima di lasciare la guida della Segreteria di stato vaticana, nominò prelato il suo segretario particolare, mons. Piero Pioppo. La nomina di Pioppo non fece dormire sonni tranquilli al successore di Sodano, il card. Tarcisio Bertone. Tanto che, si dice, più volte Bertone ha provato a rimuovere Pioppo, seppure senza successo. Ma Pioppo è riuscito a lavorare bene, e col passare dei mesi si è guadagnato la stima dell’attuale dirigenza dello Ior e anche del numero uno della Segreteria di stato. Certo, la sua presenza all’interno della banca vaticana è sempre stata vista come un’eccezione voluta da Sodano. Però se la nomina di Mistò verrà confermata significa che l’eccezione è tornata a essere regola: anche con Bertone lo Ior ha il suo prelato, in questo caso un uomo della Curia milanese, amico di Tettamanzi e di Nicora, chiamato in soccorso di Roma. L’impressione è che all’interno delle finanze vaticane si sia deciso di giocare di sponda tra più mondi. Alla buona conduzione di Gotti Tedeschi si vogliono oggi affiancare le competenze milanesi delle quali garante resta Nicora, oggi l’unico porporato del Vaticano che può vantare una grande conoscenza delle problematiche finanziarie della Chiesa. A Nicora ha deciso di appoggiarsi Bertone. A Nicora ha deciso di dare totale fiducia il Papa che spera in questo modo di raggiungere l’obiettivo, non facile, dell’iscrizione della Santa Sede nella “White List”, cioè la lista degli stati più impegnati nel prevenire e contrastare i citati crimini finanziari.

Paolo Rodari, Il Foglio