lunedì 31 ottobre 2011

I SANTI DI BENEDETTO XVI: TUTTE LE CANONIZZAZIONI DEL PONTIFICATO

Domenica 23 ottobre 2005

Józef Bilczewski
Biografia

Gaetano Catanoso
Biografia

Zygmunt Gorazdowski
Biografia

Alberto Hurtado Cruchaga
Biografia

Felice da Nicosia
Biografia

Omelia di Benedetto XVI

Domenica
15 ottobre 2006

Rafael Guízar Valencia
Biografia

Filippo Smaldone
Biografia

Rosa Venerini
Biografia

Theodore Guérin
Biografia
 
Venerdì 11 maggio 2007
 
Padre Antonio di Sant'Anna Galvão

Biografia

Omelia di Benedetto XVI

Domenica
3 giugno 2007

Giorgio Preca
Biografia

Simone da Lipnica
Biografia

Padre Carlo di S. Andrea
Biografia

Maria Eugenia di Gesù Milleret
Biografia

Omelia di Benedetto XVI

Domenica 12 ottobre 2008

Gaetano Errico
Biografia

María Bernarda (Verena) Bütler
Biografia

Alfonsa dell'Immacolata Concezione
Biografia

Narcisa de Jesús Martillo Morán
Biografia

Omelia di Benedetto XVI

Domenica 26 aprile 2009


Arcangelo Tadini
Biografia

Bernardo Tolomei
Biografia

Nuno de Santa Maria Álvares Pereira
Biografia

Geltrude Comensoli
Biografia

Caterina Volpicelli
Biografia

Omelia di Benedetto XVI

Domenica 11 ottobre 2009

Zygmunt Szczęsny Feliński

Francisco Coll y Guitart

Josef Daamian de Veuster

Rafael Arnáiz Barón

Marie de la Croix (Jeanne) Jugan

Profili biografici

Omelia di Benedetto XVI

Domenica 17 ottobre 2010

Stanisław Sołtys (Kazimierczyk)

André (Alfred) Bessette

Cándida María de Jesús Cipitria Barriola

Mary of the Cross (Mary Helen) MacKillop

Giulia Salzano

Battista (Camilla) Varano

Profili biografici

Omelia di Benedetto XVI

Domenica 23 ottobre 2011

Guido Maria Conforti

Luigi Guanella

Bonifacia Rodríguez De Castro

Profili biografici

Omelia di Benedetto XVI

Domenica 21 ottobre 2012

Giacomo Berthieu

Pedro Calungsod

Giovanni Battista Piamarta

Maria del Monte Carmelo Sallés y Barangueras

Marianna Cope

Caterina Tekakwitha

Anna Schäffer

Profili biografici

Omelia di Benedetto XVI

Il 25 novembre concerto in onore del Papa dal titolo 'La Croce, la Misericordia, la Gloria'. Il ricavato devoluto alla Fondazione 'Il Buon Samaritano'

''La Croce, la Misericordia, la Gloria'' è il titolo del Concerto di beneficenza in programma venerdì 25 novembrenell'Aula Paolo VI in Vaticano. L'evento, celebrativo della figura del Beato Giovanni Paolo II e dedicato a Papa Benedetto XVI, comprenderà brani di musica classica eseguiti dall'Orchestra Filarmonica di Roma, dal coro polifonico ''The Karol Singers'', e, appositamente in arrivo dalla Russia, dal coro polifonico e dall'orchestra sinfonica di Penza. L'intero ricavato del Concerto, organizzato dal Pontificio Consiglio per gli Operatori Sanitari, sarà devoluto alla Fondazione ''Il Buon Samaritano'' che si occupa di interventi in favore delle vittime dirette ed indirette, come vedove ed orfani, di pandemie e infezioni che, a causa della mancanza di farmaci e strutture sanitarie di base, continuano a mietere diversi milioni di vite ogni anno.

Asca

Il Papa in Germania. In un libro le tappe del viaggio: ha reso partecipi i connazionali e i credenti della sua sapienza e soprattutto della sua fede

"L’incontro con un grande tedesco che da guida della Chiesa universale ha reso partecipi i suoi connazionali e i credenti della sua sapienza e soprattutto della sua fede". Così riassume il viaggio compiuto da Benedetto XVI in Germania dal 22 al 25 settembre scorsi il gesuita Hans Langendörfer, nel volume, largamente illustrato da bellissime fotografie, "Papst Benedikt in Deutschland. Unvergeßliche Begegnungen in Wort und Bild" ("Papa Benedetto in Germania. Incontri indimenticabili attraverso parole e immagini", Leipzig - Freiburg im Breisgau, St. Benno Verlag - Herder, 2011, pagine 96, Euro 9,95). Il segretario generale della Conferenza Episcopale tedesca, che è stato coordinatore del viaggio del Papa in Germania, vuol far rivivere attraverso questo libro i momenti principali del viaggio e ripercorrere le reazioni suscitate, anche attraverso numerose foto significative. Sfogliando le pagine scorrono così le immagini con le tappe del viaggio apostolico: da Berlino, la capitale, a Erfurt, nel cuore del Paese, fino a Friburgo, nella regione meridionale del Baden- Württemberg. Nella sua terra natale, il Pontefice ha incontrato i vertici dello Stato, i rappresentanti della Chiesa Cattolica, delle comunità ecumeniche e di altre religioni. Ha celebrato Messe davanti a centinaia di migliaia di persone, incoraggiandole nella fede e nella carità. "Il programma è stato intenso e non pochi si erano preoccupati che al Papa potessero mancare le forze, ma è accaduto proprio il contrario. Più passava il tempo, più si poteva percepire come crescesse la gioia del Papa per la visita e come si approfondisse il sentimento di vicinanza" scrive il gesuita nell’introduzione. Ai vescovi tedeschi, in un momento commovente, Papa Ratzinger ha detto quanto si sentisse da loro sostenuto e sorretto. Il volume è stato presentato a Benedetto XVI dal presidente della Conferenza Episcopale tedesca, l’arcivescovo di Friburgo, mons. Robert Zollitsch, e dallo stesso padre Langendörfer, al termine dell’Udienza generale di mercoledì 19 ottobre. Nel riceverlo, il Papa ha sfogliato il volume e ha ringraziato per il dono.

L'Osservatore Romano

Il Papa: l’insegnamento della religione non ferisce la laicità dello stato, che deve vedere riconosciuta la sua presenza comunitaria pubblica

Questa mattina, il Santo Padre Benedetto XVI ha ricevuto in udienza Almir Franco de Sá Barbuda (foto), ambasciatore del Brasile presso la Santa Sede, in occasione della presentazione delle Lettere Credenziali. L’intervento del Papa si è incentrato sul tema della “sana laicità” e in particolare sull’insegnamento della religione a scuola. Benedetto ha ricordato l’“indimenticabile” viaggio in terra brasiliana nel 2007 ed ha rivolto un pensiero all’organizzazione della prossima Giornata Mondiale della Gioventù, che si terrà nel 2013 a Rio de Janeiro. Il Papa ha sottolineato "con vivo apprezzamento e profonda riconoscenza" la disponibilità manifestata dalle diverse autorità dello Stato brasiliano "come pure dalla sua Rappresentanza diplomatica presso la Santa Sede" in vista dell’importante appuntamento. Benedetto XVI ha sottolineato che una “sana laicità” non deve considerare la religione come un “semplice sentimento individuale” da relegare “nell’ambito privato”, ma come una realtà che “deve veder riconosciuta la sua presenza comunitaria pubblica”. Quindi, ricordando il contributo fecondo del cristianesimo alla storia del Paese, ha sottolineato che la Chiesa “ha aiutato a forgiare lo spirito brasiliano, caratterizzato dalla generosità, laboriosità e attenzione per i valori familiari e la difesa della vita umana in tutte le sue fasi”. Il Papa ha ricordato, con il nuovo ambasciatore, l’Accordo firmato nel 2008 tra Santa Sede e Brasile. Un accordo, ha osservato, che “non è una fonte di privilegi per la Chiesa” ma che invece assicura alla comunità ecclesiale di “sviluppare tutte le sue potenzialità a beneficio di ogni persona umana e di tutta la società brasiliana”. Uno Stato, è stata la riflessione del Pontefice, deve garantire ad ogni confessione religiosa “la possibilità del libero esercizio del culto”, così come la realizzazione di “attività culturali, educative e caritative” sempre che ciò non sia in contrasto con l’ordine morale. Tuttavia, ha soggiunto, il contributo della Chiesa “non si limita alle iniziative concrete” umanitarie ed assistenziali, ma mira soprattutto “alla crescita etica della società, stimolata da molteplici manifestazioni di apertura al trascendente”. All’interno di questo campo di collaborazione, ha rilevato il Papa, è particolarmente significativo quello dell’educazione a cui la Chiesa contribuisce con numerose istituzioni, “il cui prestigio è riconosciuto da tutta la società”. L’istruzione, ha constatato, “non può essere ridotta alla mera trasmissione delle nozioni” in vista di una formazione professionale. Deve, piuttosto, “abbracciare tutti gli aspetti della persona” e in particolare l’anelito al trascendente. Ecco perché, ha soggiunto, va riaffermata l’importanza dell’insegnamento religioso nelle scuole pubbliche. Non si tratta di imporre “un determinato credo religioso”, ma del riconoscimento “della religione come valore necessario per la formazione integrale della persona”. Questo insegnamento, ha avvertito, “non può dunque ridursi ad una generica sociologia delle religioni, giacché non esiste una religione generica aconfessionale”. "L’insegnamento religioso confessionale nelle scuole pubbliche, oltre a non ferire la laicità dello Stato, garantisce il diritto dei Paesi a scegliere l’educazione dei propri figli, contribuendo in tal modo alla promozione del bene comune", ha affermato il Papa. Infine, nel campo della giustizia sociale, il Papa ha ribadito che il governo brasiliano può contare sull’impegno della Chiesa per lo “sradicamento della fame e della miseria”. La Chiesa, ha concluso, “sarà sempre felice” di assistere i più bisognosi, “aiutandoli a liberarsi dalla loro situazione di indigenza, povertà ed esclusione”.

Radio Vaticana, L'Osservatore Romano

All'Ambasciatore del Brasile presso la Santa Sede - il testo integrale del discorso del Papa

Solennità di Tutti i Santi. Il Papa: la santità esige uno sforzo costante ma è possibile a tutti, più che opera dell’uomo è anzitutto dono di Dio

Domani la Chiesa celebra la Solennità di Tutti i Santi. Benedetto XVI, come di consueto, si affaccerà a mezzogiorno dalla finestra del suo studio privato per recitare con i fedeli radunati in Piazza San Pietro la preghiera dell’Angelus. La Solennità di Tutti i Santi ci invita ad innalzare lo sguardo al Cielo e a meditare sulla pienezza della vita divina che ci attende. Benedetto XVI, in questi anni, ha sottolineato più volte che nella fretta del vivere quotidiano spesso ci dimentichiamo che la meta della nostra esistenza è “l’incontro faccia a faccia con Dio”. Una meta che si raggiunge attraverso la santità, che perciò non è “una condizione di privilegio riservata a pochi eletti”, ma il compito di ogni uomo. Ma in che consiste la santità?
“All’interrogativo si può rispondere anzitutto in negativo: per essere santi non occorre compiere azioni e opere straordinarie, né possedere carismi eccezionali. Viene poi la risposta in positivo: è necessario semplicemente ‘servire’ Gesù, ascoltarlo e seguirlo senza perdersi d’animo di fronte alle difficoltà...La santità esige uno sforzo costante, ma è possibile a tutti perché, più che opera dell’uomo, è anzitutto dono di Dio” (Omelia, 1°novembre 2006).
In questo cammino non siamo soli, ma siamo accompagnati dai Santi di tutti i tempi. Per questo il Papa ricorda quanto sia “bella e consolante la comunione dei Santi”, “una realtà che infonde una dimensione diversa a tutta la nostra vita”.
“Non siamo mai soli! Facciamo parte di una 'compagnia' spirituale in cui regna una profonda solidarietà: il bene di ciascuno va a vantaggio di tutti e, viceversa, la felicità comune si irradia sui singoli. E’ un mistero che, in qualche misura, possiamo già sperimentare in questo mondo, nella famiglia, nell’amicizia, specialmente nella comunità spirituale della Chiesa (Angelus, 1° novembre 2009).
Legata a questa solennità è la commemorazione dei fedeli defunti, il 2 novembre, che il Papa invita a vivere “secondo l’autentico spirito cristiano, cioè nella luce che proviene dal Mistero pasquale. Cristo è morto e risorto e ci ha aperto il passaggio alla casa del Padre, il Regno della vita e della pace. Chi segue Gesù in questa vita è accolto dove Lui ci ha preceduto”.
“Mentre dunque facciamo visita ai cimiteri, ricordiamoci che lì, nelle tombe, riposano solo le spoglie mortali dei nostri cari in attesa della risurrezione finale. Le loro anime – come dice la Scrittura – già ‘sono nelle mani di Dio’. Pertanto, il modo più proprio ed efficace di onorarli è pregare per loro, offrendo atti di fede, di speranza e di carità. In unione al Sacrificio eucaristico, possiamo intercedere per la loro salvezza eterna, e sperimentare la più profonda comunione, in attesa di ritrovarci insieme, a godere per sempre dell’Amore che ci ha creati e redenti” (Angelus, 1° novembre 2009).

Radio Vaticana

domenica 30 ottobre 2011

Lombardi: il Papa ci ricorda che la pace va cercata insieme da tutti i cercatori della verità, Dio non è una proprietà dei fedeli delle religioni

La distruzione "non è l'unica strada", la strada è la pace e questo "non è solo una ipotesi, ma un impegno comune" delle religioni. Lo afferma il portavoce della Santa Sede, padre Federico Lombardi nell'editoriale per il settimanale "Octava Dies" del Centro Televisivo Vaticano, sottolineando che i messaggi risuonati ad Assisi durante l'incontro interreligioso sono "particolarmente umili e aperti" e il "carisma di Francesco" continua ad "attrarre verso Assisi tutte le persone dalla mente e dal cuore aperto". "Non si può uccidere in nome di Dio, Dio non è una proprietà dei fedeli e non può essere invocato dai terroristi", "Dio non si può eliminare dall'orizzonte dell'uomo senza disumanizzarlo", hanno proclamato i leader religiosi "in pellegrinaggio insieme". "In treno, in autobus, alla mensa, nella riflessione, il Papa - rileva Lombardi - sta in mezzo agli altri, senza solenni paramenti liturgici" e tra i messaggi "aperti" di Assisi il Pontefice ci ricorda che "la pace va cercata insieme da tutti i cercatori della verità perchè Dio non è una proprietà che appartenga agli aderenti alle religioni, la cui pratica a volte nasconde anzi il vero Dio. Quel vero Dio che non può essere invocato dai terroristi, ma non può essere escluso dall'orizzonte dell'uomo senza disumanizzarlo". Il "carisma di Francesco - conclude il gesuita - aiuta ad abbracciare le diverse identità in un cammino comune di dialogo, di fraternità, di gioia".

Agi

Ripartire da Assisi: l’editoriale di padre Federico Lombardi

Inaugurato a Onna un monumento, un bassorilievo in bronzo, a ricordo della visita del Papa nel paese distrutto dal terremoto, il 28 aprile 2009

Questa mattina a Onna, in provincia de L'Aquila, davanti alla chiesetta di legno del nuovo villaggio, è stato inaugurato un monumento a ricordo della visita di Papa Benedetto XVI, nel paese distrutto dal terremoto, il 28 aprile 2009, alla presenza del sottosegretario Gianni Letta, del prefetto Giovanna Maria Rita Iurato, del sindaco Massimo Cialente e dell’ambasciatore tedesco in Italia. Il monumento è un bassorilievo in bronzo, realizzato dallo scultore di Torre del Greco Vincenzo Giggiano Borriello, raffigurante Papa Benedetto XVI che benedice le 40 vittime onnesi del terremoto. Ha fatto gli onori di casa don Cesare Cardozo, parroco di Onna. Il bassorilievo è stato offerto dalla Pro loco di Torre del Greco.

Abruzzo Web

Benedetto XVI: vicinanza e preghiera per le popolazioni della Thailandia, della Liguria e della Toscana, colpite da gravi inondazioni



"Vorrei esprimere la mia vicinanza alle popolazioni della Thailandia colpite da gravi inondazioni, come pure, in Italia, a quelle della Liguria e della Toscana, recentemente danneggiate dalle conseguenze di forti piogge. Assicuro per loro la mia preghiera". Lo ha detto Papa Benedetto XVI dopo la recita dell'Angelus. Nei saluti in varie lingue, in francese l’invito a guardare a Maria per essere sostenuti nel cammino sulla via del Vangelo: sostenuti nel vivere gli insegnamenti di Cristo e confortati nelle sofferenze. In inglese, l’invito a saper “coniugare umiltà e servizio caritatevole ai fratelli”, ad imitare il perfetto esempio di Cristo nella vita di ogni giorno. In tedesco il Papa ribadisce che il Signore è venuto, non per essere servito ma per servire e che “la vera dimensione umana si combina con l'atteggiamento di servizio”. In lingua spagnola l’invito a comportarsi sempre “con rettitudine di spirito”; in polacco un’affermazione forte: uno solo è il Maestro, Cristo, “per questo i principi morali provenienti dal Padre non possono essere oggetto di dubbio, di contrattazione, di discussione”. Con un invito a farci condurre dal Vangelo “alle opere concrete, nelle quali si manifesta l’amore che proviene da Dio Padre”. In italiano “un cordiale saluto alle Religiose Figlie di Cristo Re, insieme con i collaboratori laici che condividono il loro carisma e la loro missione”. Un saluto “con affetto i pellegrini di lingua italiana, in particolare i fedeli provenienti da Commessaggio, i ragazzi dell’Oratorio di Petosino, il gruppo di anziani di Brunello e gli alunni della Scuola “Settanni” di Rutigliano”. A tutti l’augurio di una buona domenica.

TMNews, Radio Vaticana

Il Papa: la buona dottrina non sia smentita da una condotta incoerente. Gesù pratica per primo il comandamento dell'amore, che insegna a tutti

A mezzogiorno, il Santo Padre Benedetto XVI si è affacciato alla finestra del suo studio nel Palazzo Apostolico Vaticano per recitare l’Angelus con i fedeli ed i pellegrini convenuti in Piazza San Pietro. “Nella liturgia di questa domenica – ha ricordato il Papa -, l’apostolo Paolo ci invita ad accostare il Vangelo ‘non come parola di uomini, ma come è veramente, quale Parola di Dio’. In questo modo possiamo accogliere con fede gli ammonimenti che Gesù rivolge alla nostra coscienza, per assumere un comportamento conforme ad essi”. Nel brano odierno, ha proseguito, “Egli rimprovera gli scribi e i farisei, che avevano nella comunità un ruolo di maestri, perché la loro condotta era apertamente in contrasto con l’insegnamento che proponevano agli altri con rigore”. Gesù sottolinea che costoro “dicono e non fanno”; anzi, “legano fardelli pesanti e difficili da portare e li pongono sulle spalle della gente, ma essi non vogliono muoverli neppure con un dito”. “La buona dottrina va accolta – ha spiegato il Pontefice -, ma rischia di essere smentita da una condotta incoerente”. Per questo Gesù dice: “Praticate e osservate tutto ciò che vi dicono, ma non agite secondo le loro opere”. “L’atteggiamento di Gesù – ha avvertito il Santo Padre - è esattamente l’opposto: Egli pratica per primo il comandamento dell’amore, che insegna a tutti, e può dire che esso è un peso leggero e soave proprio perché ci aiuta a portarlo insieme con Lui”. “Pensando ai maestri che opprimono la libertà altrui in nome della propria autorità – ha ricordato Benedetto XVI -, San Bonaventura indica chi è l’autentico Maestro, affermando: ‘Nessuno può insegnare e nemmeno operare, né raggiungere le verità conoscibili senza che sia presente il Figlio di Dio’”. In realtà, “Gesù siede sulla ‘cattedra’ come il Mosè più grande, che estende l’Alleanza a tutti i popoli”. È Lui “il nostro vero e unico Maestro! Siamo, pertanto, chiamati a seguire il Figlio di Dio, il Verbo incarnato, che esprime la verità del suo insegnamento attraverso la fedeltà alla volontà del Padre, attraverso il dono di se stesso”. Il Papa ha quindi rammentato le parole del beato Antonio Rosmini: “Il primo maestro forma tutti gli altri maestri, come pure forma gli stessi discepoli, perché [sia gli uni che gli altri] esistono soltanto in virtù di quel primo tacito, ma potentissimo magistero”. “Gesù – ha continuato il Pontefice - condanna fermamente anche la vanagloria e osserva che operare ‘per essere ammirati dalla gente’ pone in balia dell’approvazione umana, insidiando i valori che fondano l’autenticità della persona”. Il Signore Gesù, ha sottolineato Benedetto XVI - si è presentato al mondo come servo, spogliando totalmente se stesso e abbassandosi fino a dare sulla croce la più eloquente lezione di umiltà e di amore”. Dal suo esempio scaturisce la proposta di vita: “Chi tra voi è più grande, sarà vostro servo”. “Invochiamo l’intercessione di Maria Santissima e preghiamo, in particolare, per quanti nella comunità cristiana sono chiamati al ministero dell’insegnamento, affinché possano sempre testimoniare con le opere le verità che trasmettono con la parola”, ha concluso.

SIR

LE PAROLE DEL PAPA ALLA RECITA DELL’ANGELUS

Card. Turkson: tutti coinvolti nell'opera faticosa della pace. Ad Assisi Benedetto XVI ha deliberatamente voluto includere l’intera famiglia umana

di Peter Kodwo Appiah Turkson
Cardinale presidente del Pontificio Consiglio della Giustizia e della Pace

Venticinque anni fa prestai servizio, come guida e traduttore, al leader di una religione tradizionale africana proveniente dal Ghana e lo accompagnai durante la giornata mondiale di preghiera per la pace convocata ad Assisi da Giovanni Paolo II. Mi resta un vivido ricordo: l’immagine di quest’uomo, di un altro leader religioso togolese e io, in una stanza, ciascuno raccolto in preghiera. La commemorazione del venticinquesimo anniversario di quella storica "prima Assisi" ha avuto come tema "Pellegrini della verità, pellegrini della pace". Non potevo non essere colpito dall’evoluzione, dallo sviluppo che stava avendo luogo davanti ai miei occhi giovedì 27 ottobre, sotto la guida di Benedetto XVI. E malgrado vi fossero molti elementi innovativi, ciò che più mi ha impressionato è stato l’aspetto del "pellegrinaggio". La nozione di pellegrinaggio, comune a quasi tutte le religioni del mondo ma non priva di espressioni anche non religiose, porta con sé un desiderio, uno sforzo, una ricerca, condivisi da quanti compiono la stessa esperienza, che spinge ciascuno a mettersi in movimento. Visibilmente, era ancora buio giovedì mattina quando abbiamo iniziato a riunirci nella stazione Vaticana e a salire sullo speciale convoglio ferroviario diretto ad Assisi. Non sarebbe stato un pellegrinaggio senza la preghiera, come indicava esplicitamente il titolo dell’incontro: "Giornata di riflessione, dialogo e preghiera per la pace e la giustizia nel mondo". La preghiera è iniziata già sul treno: qua e là si poteva notare chi discretamente sgranava un rosario o utilizzava un’altra espressione tradizionale per pregare. Ad Assisi, dopo il pranzo frugale nel refettorio del convento, ognuno è stato invitato a osservare una pausa di silenzio, riflessione e preghiera personale. Un altro elemento significativo emerge. Certamente nella tradizione cristiana, e probabilmente in molte altre, l’azione più efficace che si possa compiere per la pace è pregare per la conversione, a cominciare dalla conversione del cuore di ciascuno. Ma "efficace" non equivale a "operativo". E mi sembra che giovedì scorso, andando in pellegrinaggio ad Assisi, tutti noi siamo stati partecipi di una comune ricerca e insieme siamo stati coinvolti nell’opera faticosa della pace. In questo modo, davvero ciascuno ha testimoniato che è possibile essere ed operare insieme per un mondo più giusto e solidale. Nel 1986 tutti i capi delegazione erano leader religiosi. Non ci sono statistiche che esprimono quale porzione di umanità essi rappresentassero, ma certamente coloro che non credono non erano coinvolti in quell’incontro. Stavolta invece, invitando un uomo politico e tre filosofi che si dichiarano pubblicamente non credenti, il Papa ha deliberatamente voluto includere l’intera famiglia umana. La ricerca della pace è un desiderio di tutti i cuori. Perché, effettivamente, quando sono in gioco beni vitali e condivisi dall’intera famiglia umana, l’intera famiglia umana deve scendere in piazza. Tra le molte testimonianze che mi hanno colpito, desidero ricordarne almeno tre. Anzitutto l’umile verità espressa da Benedetto XVI, il quale ha ammesso che "nella storia anche in nome della fede cristiana si è fatto ricorso alla violenza. Lo riconosciamo, pieni di vergogna". Poi, l’ammissione da parte di Julia Kristeva, portavoce dell’umanesimo agnostico, della necessità di "una nuova riflessione sulla scelta e la responsabilità della maternità. La secolarizzazione è tutt’oggi la sola civilizzazione che manchi di un discorso sulla realtà della maternità". Infine, la denuncia da parte di Olav Fykse Tveit, segretario generale del Consiglio ecumenico delle Chiese, del fatto che un grande ostacolo a una pace giusta è oggi rappresentato dall’alto livello di disoccupazione tra i giovani in tutto il mondo. "La ricerca sincera della verità, la coscienza di un’origine comune, di una terra in comune, di una comune destinazione — è stato il commento confidatomi da un intellettuale vicino al nostro Pontificio Consiglio della Giustizia e della Pace — possono davvero essere la base per una nuova era di armonia duratura fra tutte le nazioni". Parole da condividere, ricordando soprattutto che, senza l’aiuto di Dio, nessun autentico pellegrinaggio di pace è possibile.

L'Osservatore Romano

L’arcivescovo di Canterbury: lo spirito di Assisi risolleva gli animi. Il card. Tauran: credenti e non credenti uniti nell’impegno per la pace

Alla Giornata di Assisi "l'atmosfera è stata semplicemente gioiosa" ed è stato "lo spirito di Assisi nel suo insieme a risollevare gli animi". Lo ha affermato ai microfoni della Radio Vaticana il primate anglicano Rowan Williams. "Mi sembrava di percepire - ha confidato l'arcivescovo di Canterbury - come una 'luce' o meglio, vorrei dire, come un tocco di spirito di libertà che aleggiava sulla giornata". Per il primate anglicano è stato particolarmente importante il discorso di Benedetto XVI e "veramente interessante l'analisi approfondita sui diversi modi di negare Dio e sui diversi tipi di violenza". Un'analisi, ha aggiunto nell'intervista, che "ho sentito condividere da molte persone con cui ho parlato ad Assisi". Con il Papa e il primate anglicano i leader religiosi, infatti, hanno convenuto che "la negazione di Dio, in definitiva, significa la negazione dell'umanità, e che se si cerca un vero umanesimo questo deve avere Dio al suo vertice". "Senza Dio - ha concluso Williams - si ha la vuota religione umanista del terrorismo e il vuoto umanesimo religioso del secolarismo. E nessuna di queste due cose è buona per il nostro mondo". All'incontro di Assisi "era percepibile anche un desiderio quasi unanime di impegnarsi, di collaborare per la giustizia, la libertà, la pace e la salvaguardia delle risorse naturali" ha affermato da parte sua il card. Jean Louis Tauran, presidente del Pontificio Consiglio per il dialogo interreligioso. "Nel corso di questa giornata - ha confidato il card. Tauran - ho ricordato quello che Giovanni Paolo II aveva scritto nella sua Lettera 'Novo millennio ineunte', quando diceva che il nome del Dio unico deve diventare sempre di più un nome di pace, un imperativo di pace". "Mi sembra - ha detto ancora il porporato francese - che tutti quelli che erano presenti ad Assisi hanno capito questo imperativo di pace. Ed è stato molto commovente, parlando gli uni con gli altri, scoprire che in fondo abbiamo valori fondamentali comuni, quali il senso del rispetto di Dio e del divino, il desiderio di Dio e del divino, il rispetto della vita, la consapevolezza della dignità della famiglia e anche questo immenso desiderio di pace, soprattutto tra i giovani: pace con Dio, o con l'Assoluto, e pace tra gli uomini". Per Tauran, "i credenti hanno in comune una strategia che vuole promuovere una pedagogia dell'incontro nel rispetto, ovviamente, delle specificita' religiose di ognuno, e un’arma comune che è la preghiera per implorare la pace". "In questo - ha sottolineato il capo dicastero - risiede la novita' dell'incontro di Assisi: la presenza degli agnostici, di persone che non negano che Dio esista ma che non l'hanno ancora trovato". Infatti, "la loro presenza, con la lotta interiore che conducono per trovare Dio, è un invito lanciato ai credenti a purificare la propria fede affinchè, attraverso una vita coerente, chi cerca Dio possa trovare il suo volto nella vita e nell'esempio dei credenti". "Io - ha concluso - torno sempre a questa frase che il Papa ha pronunciato il primo gennaio scorso, parlando della Giornata di Assisi: 'Chi è in cammino verso Dio non può non trasmettere pace; chi costruisce pace non può non avvicinarsi a Dio'".

Agi

L’arcivescovo di Canterbury: lo spirito di Assisi risolleva gli animi. Il card. Tauran: credenti e non credenti uniti nell’impegno per la pace e la giustizia

sabato 29 ottobre 2011

'Avvenire': come Assisi ogni scelta di Benedetto XVI è sempre, puntualmente, quella più difficile, che stupisce e sorprende, che cambia la prospettiva

I gesti e le parole della Giornata di Assisi testimoniano che la pace può vincere nel mondo di oggi "quasi strangolato tra la violenza di un terrorismo che spesso usa la religione per giustificarsi e una cultura che sempre più spinge la religione al margine, illudendosi cosi' di poter estirpare la violenza", così come ha vinto nel mondo "diviso in blocchi" del 1986, quando per la prima volta Giovanni Paolo II convocò nella città di San Francesco i leader delle grandi religioni. Lo sottolinea Avvenire, che critica però la stampa per aver sottovalutato la portata dell'evento: "Peccato - scrive il giornale della CEI - che tutto questo sia stato quasi completamente ignorato dai media e, quando non ignorato, valutato alla stregua di un'occasione mancata o di un fallimento". "Nessun problema - commenta nell'editoriale Salvatore Mazza - Papa Ratzinger s'è già dovuto misurare con forzature e sottovalutazioni, poco importa se frutto di preconcetti o semplici distrazioni. Il tempo gli ha dato comunque ragione. E' sempre accaduto così. E accadrà anche questa volta". Per celebrare i 25 anni del primo incontro di Assisi, osserva Mazza, ci sarebbero stati tanti modi "in quel vasto campo disteso tra folklore e sostanza" e Benedetto XVI avrebbe potuto scegliere anche soluzioni "con un grande appeal, anche mediatico", ma ha uno "stile" e la sua "scelta è sempre, puntualmente, quella più difficile. Quella che stupisce e sorprende. Che cambia la prospettiva". Benedetto XVI, invece, ha scelto, in "piena coerenza con un magistero esigente", di coinvolgere per la prima volta anche dei non credenti che "apprezza e, in diversi modi, ammira, per il loro porre profonde domande di senso all'indifferentismo religioso e agli stessi credenti". Assisi 2011, inoltre, ha "tracciato una linea rossa del tutto inedita sull'orizzonte non solo dell'ecumenismo e del dialogo ma della stessa idea di quale sia il ruolo delle religioni in questo mondo che cambia".

Agi

La scelta di Benedetto

Sorprendenti dichiarazioni del card. De Paolis: non vedo che cosa potrebbe uscire di buono da un'inchiesta supplementare sulla vita di Maciel

Non è tutta rose e fiori l'indagine che il card. Velasio de Paolis sta svolgendo per conto del Papa tra i Legionari di Cristo. Si tratta di indagare sulla vita passata del fondatore della Legione, Marcial Maciel Degollado, e sulla quella sorta di omertà tenuta da certi suoi collaboratori rispetto alle sue malefatte: tra queste gli abusi nei confronti di minori e la doppia vita, sacerdote alla luce del sole, padre di figli in privato. Recentemente De Paolis ha rilasciato un'intervista all'Associated Press e, sorprendentemente, ha espresso il desiderio di non procedere ulteriormente nelle inchieste sui crimini del fondatore dei Legionari. Come a dire: "Ho visto troppo e questo troppo mi basta". Ha detto De Paolis: "Non vedo che cosa potrebbe uscire di buono da un'inchiesta supplementare" sul modo in cui sono stati coperti i crimini di Maciel. "Corriamo il rischio di ritrovarci in una storia infinita. Infatti certe cose sono troppo private perché io indaghi", ha dichiarato il prelato. A queste parole gli avversari della Legione hanno reagito in modo molto vivace. Tra questi diversi ex membri fuoriusciti proprio perché scandalizzati dal comportamento del loro antico superiore. Ad esempio padre Richard Gill, ex responsabile del movimento laico della Legione Regnum Christi per gli Usa, ha criticato De Paolis che fino a ora ha rifiutato di cambiare la direzione della Legione. Qui sta il punto: perché i responsabili della Legione, che fino a qualche anno fa la conducevano in parallelo a Maciel, non vengono dimessi e sostituiti? Sul blog Uscatholic.org, Bryan Cones titola "La dissimulazione continua": "Troppo private?" si chiede riferendosi alle affermazioni di De Paolis. E ancora l'affondo più duro: "È il tipo di parole che viene usato da coloro che abusano del loro potere, in particolare in materia sessuale". Nota che De Paolis stesso è incapace di specificare il carisma proprio della Legione, il che, a suo avviso è "una ragione sufficiente per scioglierla. La Legione è stata fondata a partire dal peccato profondo di Maciel. Deve essere sciolta, ma solo dopo che ciò che è ancora nascosto nelle tenebre sia portato alla luce". E invita alla creazione di una commissione Verità e riconciliazione all'interno della Chiesa. Da parte sua, il portavoce della Legione, padre Andreas Schoeggl, ha alzato il pollice per definire il lavoro “formidabile” effettuato da De Paolis.

Andrea Bevilacqua, ItaliaOggi

'Messainlatino.it': ad Assisi un camminare insieme verso l’unica Verità. Esclusa ogni azione che assomigliasse anche lontanamente a preghiera comune

Dopo aver dato ampio spazio agli "allarmi" lanciati negli ultimi mesi da ambienti tradizionalisti che temevano il ripetersi ad Assisi di ambiguità che potevano esporre Benedetto XVI all'accusa di avallare il sincretismo religioso, il sito Messainlatino.it dà atto al Pontefice che nella Giornata del 27 ottobre "è stata esclusa ogni azione che assomigliasse anche lontanamente a una preghiera comune". "Nel 1986 il Beato Giovanni Paolo II aveva usato l'espressione 'stare insieme per pregare' contrapposta a 'pregare insieme', volendo escludere ogni partecipazione formale a qualsiasi culto acattolico", scrive sul sito don Alfredo Morselli ricordando che nel 1986 "purtroppo si verificarono degli atti oggettivamente scandalosi: polli sgozzati sull'altare di Santa Chiara secondo riti tribali e la teca con una statua di Budda posta sopra l'altare della chiesa di San Pietro, che tuttavia - chiarisce - non si possono in alcun modo ricondurre al magistero e alle azioni di Giovanni Paolo II". "In ogni modo - continua il sacerdote - sembra che Benedetto XVI, onde evitare ogni scandalo abbia voluto togliere ogni possibile equivoco: l'unica volta in cui nel programma ufficiale si parla di preghiera, si afferma 'tempo di silenzio, per la riflessione e/o la preghiera personali', e quindi non comuni". Per don Morselli, "questa attenzione non è casuale, ma è suffragata anche da una precisazione del card. Raymond Leo Burke, prefetto della Segnatura Apostolica". Un testo che descrive la Giornata di Assisi come "non uno stare insieme per pregare insieme, in modo disparato, col rischio di confondere la fede rivelata soprannaturale, con le 'credenze religiose' umane e naturali, ma un camminare insieme verso l'unica Verità". "Spesso gli incontri di Assisi - ricorda il sacerdote - sono stati messi in contrasto con l'Enciclica 'Mortalium animos' che vietava riunioni in cui si potesse pensare che si onora Dio indifferentemente con qualsiasi culto e condannava 'la falsa teoria che suppone buone e lodevoli tutte le religioni, in quanto tutte, sebbene in maniera diversa, manifestano e significano egualmente quel sentimento a tutti congenito per il quale ci sentiamo portati a Dio e all'ossequente riconoscimento del suo dominio'". Ma questa volta i timori erano infondati: "Niente, in Assisi III, si oppone agli insegnamenti di Pio XI". Mentre "è indubbiamente vero - conclude don Morselli - che possono esistere non credenti soggettivamente in buona fede e che, per arrivare alla vera religione, prima bisogna capire che bisogna essere religiosi: oggi poi è indispensabile confutare gli attacchi portati dall'ateismo aggressivo, che considera la religione un fatto negativo tout-court e causa di violenza".

Agi

Assisi 2011: alcune considerazioni

Il Papa: continuare vigorosamente la proclamazione del Vangelo ai popoli d’ Africa, perché la vita in Cristo è primo e principale fattore di sviluppo

Questa mattina, nella Sala del Concistoro del Palazzo Apostolico Vaticano, il Santo Padre Benedetto XVI ha incontrato i vescovi della Conferenza Episcopale di Angola e São Tomé, ricevuti in questi giorni, in separate udienze, in occasione della Visita "ad Limina Apostolorum".
“Con la speranza ‘di mettere in luce con sempre maggiore evidenza la gioia ed il rinnovato entusiasmo dell’incontro con Cristo’”, nel suo discorso il Papa ha ricordato di aver deciso di proclamare un Anno delle fede, “perché la Chiesa intera possa offrire a tutti un volto più bello e credibile, riflesso più chiaro del volto del Signore”. Il Pontefice ha anche menzionato con gioia il viaggio compiuto a Luanda nel marzo 2009, a il prossimo viaggio in Benin, in cui consegnerà al Popolo di Dio l’Esortazione Apostolica, frutto del secondo Sinodo per l’Africa. “Il primo e specifico contributo della Chiesa ai popoli d’Africa è la proclamazione del Vangelo di Cristo. Siamo perciò impegnati a continuare vigorosamente la proclamazione del Vangelo ai popoli d’ Africa, perché la vita in Cristo è il primo e principale fattore di sviluppo”. E’ quanto ha detto il Papa incontrando stamani i membri della Conferenza episcopale di Angola e Sao Tomé. Non si tratta, ha detto, di annunciare “una parola consolatoria, ma dirompente, che chiama a conversione”. Una Parola che “rende accessibile l’incontro con il Signore”. I cristiani, ha sottolineato il Santo Padre, respirano lo spirito del loro tempo e subiscono la pressione dei costumi della società in cui vivono. E nel vivere quotidiano sono tre gli “scogli” sui quali naufragano molti cristiani di Angola e Sao Tomé. Il primo scoglio è chiamato “amigamento”, ovvero una relazione tra uomo e donna, basata sulla convivenza e non fondata sul matrimonio, che contraddice il piano di Dio per la famiglia umana. Il limitato numero di matrimoni cattolici nelle comunità di Angola e Sao Tomé, ha aggiunto il Papa, è il segnale di “un’ipoteca” che grava sulla famiglia, “valore insostituibile per la stabilità" della società. Per questo bisogna aiutare le coppie ad acquisire la necessaria maturità umana e spirituale per rispondere responsabilmente alla loro missione d coniugi e genitori cristiani. "Un secondo scoglio nella vostra opera di evangelizzazione – ha ricordato il Santo Padre – riguarda una divisione lacerante". “Il cuore dei battezzati – ha spiegato il Papa - è ancora diviso tra cristianesimo e religioni tradizionali africane”. Il ricorso a pratiche incompatibili con la sequela di Cristo porta anche a conseguenze drammatiche, come l’esclusione sociale e anche l’assassinio di bambini e anziani, “condannati da falsi dettami della stregoneria”. Benedetto XVI, ricordando che “la vita umana è sacra in tutte le sue fasi”, esorta i vescovi dei due Paesi africani a continuare ad alzare la voce in favore delle vittime di queste pratiche. Il Papa indica infine un altro scoglio, formato dai “resti del tribalismo etnico” che porta le comunità a chiudersi, a non accettare persone originarie di altre regioni del Paese. Nella Chiesa, come nuova famiglia di tutti coloro che credono in Cristo, non c’è posto per alcun tipo di divisione: “Fare della Chiesa la casa e la scuola della comunione: ecco la grande sfida", ha sottolineato il Papa ricordando le parole di Giovanni Paolo II nella Lettera “Novo millennio ineunte”, se vogliamo essere fedeli "al disegno di Dio e rispondere alle attese profonde del mondo”. "Questo legame di fraternità di credenti che condividono il Sangue e il Corpo di Cristo nell’Eucaristia – ha concluso il Papa – è più forte dei vincoli delle nostre famiglie terrene e delle vostre tribù”.

Radio Vaticana, Vatican Insider

Ai vescovi della Conferenza Episcopale di Angola e São Tomé (C.E.A.S.T.), in Visita "ad Limina Apostolorum" - il testo integrale del discorso del Papa

Benedetto XVI conferma alla guida dell'arcidiocesi de L'Avana il card. Ortega: la Chiesa vive una nuova relazione con lo stato e con il popolo

Nel momento in cui il Consiglio dei Ministri di Cuba, presieduto dal presidente Raúl Castro, decideva, oggi, di concedere all'arcivescovo di San Cristobal de la Habana, card. Jaime Ortega (nella foto con Benedetto XVI), l'alta onorificenza "Medalla Gran Cruz de Isabel La Católica" per i servizi resi al Paese e al miglioramento dei rapporti fra Cuba e Spagna, lo stesso porporato ha informato di essere stato confermato, nonostante le sue dimissioni per raggiunti limiti di età, alla guida della circunscrizione ecclesiastica habanera. Il card. Ortega, che ha compiuto 75 anni lo scorso 18 ottobre, ha detto: "Il Santo Padre mi ha confermato come arcivescovo de La Habana...Continuerò dunque la mia missione pastorale con lo stesso entusiasmo di sempre e con la medesima speranza e fede di prima". Dopo aver consegnato alcuni premi del Concorso Letterario organizzato dalla rivista cattolica Palabra Nueva dell’arcidiocesi, come riferito all'agenzia Fides dalla Chiesa locale, la più alta autorità cattolica nell'isola ha rimarcato il costante dialogo con il governo cubano resta aperto, dopo il felice capitolo dei prigionieri politici rilasciati nel 2010: “C’è sempre un dialogo che ha a che fare con la vita della Chiesa, con il lavoro pastorale e anche con la vita della nazione, con i cambiamenti economici, i cambiamenti che la società si aspetta e che anche la Chiesa ha incoraggiato, sostenuto e atteso”, ha detto il cardinale. Su questi cambiamenti e sul piano di riforme economiche gestito dal presidente Raul Castro, Ortega ha ammesso che forse si potrebbero “fare un po’ più velocemente”, ma ha sottolineato che la cosa importante è che si tratta di cambiamenti “con consenso” e che la prospettiva è di “espansione”. “Non c'è più la preoccupazione di tornare indietro, ma vedere passi avanti verso l’apertura infonde speranza e fiducia”, ha detto. Il card. Ortega ha affermato anche che a Cuba la Chiesa Cattolica vive “una nuova relazione, non solo con lo stato, ma con il popolo cubano. Questo è possibile grazie ad un nuovo clima che anche noi abbiamo potuto respirare nella nostra pastorale”, ha ribadito. Sull’incarico a capo dell'arcidiocesi di L'Avana, il porporato si è detto “onorato” che il Papa lo abbia confermato, ricordando che, nell’agosto scorso, ha invitato il Pontefice sull’isola e Benedetto XVI ha risposto “se Dio vuole, se Dio vuole”.

Il Sismografo, Fides

venerdì 28 ottobre 2011

Impagliazzo: Assisi ha aperto una strada nuova, spirituale, di riconoscimento dell'altro nel profondo. Piemontese: chiamati a guardarsi dentro

"Per noi di Sant'Egidio è stata una grande emozione rivedere la preghiera di 25 anni fa in un nuovo mondo, in un nuovo contesto internazionale ed anche con un interlocutore in più, il mondo degli umanisti, dei non credenti". Lo ha affermato ai microfoni della Radio Vaticana Marco Impagliazzo, presidente della Comunità di Sant'Egidio che in tutto questo tempo si è impegnata a mantenere vivo lo spirito di Assisi. "Il mondo di oggi e in particolare l'Europa - ha sottolineato Impagliazzo citando il discorso pronunciato ieri da Benedetto XVI all'apertura del raduno - sta perdendo il suo orientamento, i valori spirituali di fondo e l'incontro di ieri vuole aiutare a dare uno spirito nuovo ad un mondo che è destinato a vivere insieme", ma dove "la globalizzazione spesso ha portato dei fenomeni di rigetto di altri popoli, di altre culture, di altre religioni all'interno della stessa società". Per il presidente di Sant'Egidio, dunque, "l'incontro di ieri ha aperto una strada nuova, fondamentalmente spirituale, di riconoscimento dell'altro nel profondo, nel suo volto, nel suo cuore, nella sua storia per costruire una nuova società del vivere insieme". Impagliazzo ha tenuto a sottolineare nell'intervista anche il coraggioso "mea culpa" di Benedetto XVI, che ha riconosciuto che, in nome della fede cristiana, sono state commesse delle violenze. "Ho risentito - ha confidato - i toni e gli accenti di quel 'mea culpa' così commovente del grande Giubileo del 2000 di Giovanni Paolo II". "Se non si parte da una purificazione interiore, personale, se non si parte da se stessi, e ieri il Papa è stato un maestro di questo per tutti noi, è difficile - ha concluso - dire agli altri come cambiare il mondo" mentre , invece, "ogni nostro cambiamento personale, ogni cambiamento della nostra Chiesa, avrà un'influenza sul mondo intero".
"Abbiamo visto il Santo Padre giungere in Assisi con i capi delle grandi religioni mondiali, farsi pellegrino; pellegrino della verità e pellegrino della pace". Lo sottolinea padre Giuseppe Piemontese, custode del Sacro Convento di Assisi. "Il richiamo a una disponibilità maggiore al dialogo, a costruire la pace e la giusta convivenza tra i popoli è - afferma il superiore dei conventuali di Assisi - uno degli aspetti fondamentali di questa Giornata". Ma "insieme, viene sottolineato il cammino verso la verità" e questa, per padre Piemontese, "è una novità rispetto al 1986: tutti gli uomini di buona volontà sono chiamati a guardarsi dentro, a guardare in alto, a guardarsi intorno, per cercare le ragioni della verità, per avvicinarsi il più possibile alla verità: la verità di chi siamo, da dove veniamo e dove andiamo". Secondo il religioso, "l'invito di Benedetto XVI a questa riflessione porterà certamente e di conseguenza ad una dimensione di pace più grande, perchè la verità è nello stesso tempo bene e bellezza, convivenza pacifica e gioia". "San Francesco - rileva padre Piemontese - sembra quasi dirci che, unendo insieme la ricerca della verità e la ricerca della pace si raggiunge la perfetta letizia". "Se oggi ritornassimo ad una considerazione della fraternità del genere umano, del rispetto di coloro che ci sono accanto, che anche loro hanno diritto ad una fetta di serenità, di buon vivere, credo - conclude - che si potrebbe arrivare ad attenuare tensioni e conflitti tra le nazioni, tra i popoli e tra le persone".

Agi

Incontro di Assisi: le riflessioni di Marco Impagliazzo e padre Giuseppe Piemontese

'L'Osservatore Romano': nessuna retorica inutile ed effimera ha appesantito l'incontro di Assisi svoltosi sotto il segno di una essenzialità semplice

Con l'incontro presieduto ieri ad Assisi dal Papa "la predicazione di pace dei successori dell'apostolo Pietro che ha segnato tutto il Novecento viene dunque confermata, e si fa anzi più decisa e convincente. Suscitando consensi convinti e adesioni crescenti, come indicano il numero e la qualità delle presenze all'incontro appena concluso". Lo scrive L'Osservatore Romano che, in un editoriale di prima pagina del direttore intitolato "Insieme verso la verità", prosegue: "Si può dire senza esagerazioni che non è mancato nessuno tra le centinaia di esponenti delle confessioni cristiane e di altre religioni convenuti nella città umbra. E a loro si sono uniti - su invito esplicito di Benedetto XVI - intellettuali non credenti, novità importante e coerente con il pontificato aperto e coraggioso di un Papa gentile che, giorno dopo giorno, con i fatti e con parole chiare sta disperdendo le rappresentazioni infondate, e talvolta offensive, entro le quali lo si vorrebbe ridurre". "Nessuna retorica inutile ed effimera ha appesantito l'incontro di Assisi- sottolinea Giovanni Maria Vian - svoltosi sotto il segno di una essenzialità semplice che anche in questo modo ha avvicinato tutti i presenti a Francesco, figura che oltrepassa ogni appartenenza religiosa e ideologica". Per il giornale vaticano, "dell'incontro di Assisi resteranno l'essenzialità, fatta di immagini cariche di simboli e di parole. Anch'esse lontane dalla retorica - così facile quando si parla di pace - e radicate con umiltà nella storia".

TMNews

Insieme verso la verità

Metropolita ortodosso Emmanuel: lo 'spirito di Assisi' è uno spirito di libertà nella verità, di audacia nel dialogo e di incontro dell’altro

Lo Spirito di Assisi è uno “spirito di libertà nella verità, di audacia nel dialogo e di incontro dell’altro”. Così il Metropolita Emmanuel, presidente dell’Assemblea dei vescovi ortodossi in Francia nonché presidente dela Conferenza delle Chiese cristiane d’Europa, parla della Giornata di riflessione, dialogo e preghiera per la pace e la giustizia nel mondo che si è svolta ieri ad Assisi. Il metropolita era nella città umbra insieme al Patriarca ecumenico di Costantinopoli Bartolomeo I. Il Patriarcato, spiega il metropolita alla rivista francese Famille Chretienne, ha voluto portare ad Assisi “un messaggio forte”: “Le religioni sono troppo spesso sinonimo di conflitto a causa della loro strumentalizzazione a fini politici. Ma portano nelle loro tradizioni le condizioni essenziali per un vivere insieme fondato sulla tolleranza, lo spirito di apertura e sulla pace. Ma perché questo messaggio di pace sia udibile, occore che i resposabili religiosi si riapproprino del loro insegnamento e mostrino la loro volontà di dialogo e di collaborazione. Ed è questo il segno che abbiamo voluto lanciare al mondo ad Assisi”.

SIR

'Avvenire': la rivoluzione di Benedetto, non rinuncia a cercare il confronto con il mondo moderno che del dialogo con le religioni non può fare a meno

Venticinque anni fa lo "spirito di Assisi", grazie al coraggio di Giovanni Paolo II che convocò nella città di San Francesco i leader delle grandi religioni, anticipò "la fine senza spargimento di sangue della divisione del pianeta in due blocchi contrastanti tra loro, di cui il simbolo vistoso era il muro di Berlino" tenuto in piedi da un "potere materiale" dietro il quale "non c'era più alcuna convinzione spirituale". E ieri Papa Ratzinger ha fatto cadere simbolicamente un altro muro invitando a celebrare il 25° anniversario di quell'evento non solo i leader religiosi ma anche i rappresentanti dei non credenti che ha designati, ricorda oggi il quotidiano cattolico Avvenire, "importanti collaboratori del dialogo e della pace, perchè correggono le pretese dell'ateismo, teorico e pratico, e spingono i credenti a purificare la propria fede, affinchè Dio, il vero Dio diventi accessibile". Per il giornale della CEI, è questa "la 'rivoluzione' di Benedetto XVI, che non rinuncia a cercare il confronto col mondo contemporaneo, che delle religioni, e del dialogo tra di esse, non può fare a meno". E se "nel 1986, l'incontro convocato da Papa Wojtyla voleva esprimere il messaggio che la vera religione è un contributo alla pace e che ogni altro uso è un travisamento e contribuisce alla sua distruzione", ieri Benedetto XVI ha denunciato anche "la violenza, che è la conseguenza dell'assenza di Dio, quel 'no' a Dio che ha prodotto crudeltà e una violenza senza misura, che è stata possibile solo perchè l'uomo non riconosceva più alcuna norma e alcun giudice al di sopra di sè, ma prendeva come norma soltanto se stesso". "Gli orrori dei campi di concentramento mostrano in tutta chiarezza le conseguenze dell'assenza di Dio", sottolinea, citando le parole del Pontefice, l'articolo firmato da Salvatore Mazza, il presidente dell'Associazione internazionale dei giornalisti accreditati in Vaticano. "Un ragionamento, quello di Benedetto XVI, che si è sviluppato - conclude l'articolo - nei gesti asciutti di questa giornata, misurata sulla chiave di questo nuovo pellegrinaggio iniziato ieri. Dall'accoglienza semplice e personale riservata a ciascuno dei capi delegazione sulla soglia di Santa Maria degli Angeli, al sedersi su una sedia come tutte le altre, al semplicissimo pasto consumato con gli ospiti, e fino all'incontro del pomeriggio nella piazza della Basilica superiore, durante il quale i presenti hanno ri-proclamato l'impegno comune per la pace" senza "nessuna concessione a niente, se non all'essenza del messaggio che da Assisi ha voluto rilanciare: 'continueremo a incontrarci, continueremo a camminare insieme'. Assisi che ricomincia da Assisi. Venticinque anni dopo".

Agi

La profezia: uniti nell'impegno per la pace

Natale 2011. Sarà l'Ucraina a donare al Papa l'albero da innalzare in Piazza San Pietro. All'inaugurazione anche rappresentanti della Chiesa ortodossa

Per la prima volta sarà installato in Piazza San Pietro un albero di Natale proveniente dall’Ucraina, che sarà consegnato in dono a Benedetto XVI dalla Transcarpazia, mentre gli alberi per il Palazzo Apostolico proverranno dalla regione di Leopoli. Non soltanto i vescovi cattolici dell’Ucraina di rito latino e bizantino ma anche i rappresentanti della Chiesa Ortodossa ucraina parteciperanno all’inaugurazione dell’albero di Natale in Piazza San Pietro. L’accordo, riferisce l'agenzia SIR, è stato raggiunto durante un incontro tra Sviatoslav Shevchuk, capo della Chiesa greco-cattolica dell’Ucraina, e un rappresentante del Metropolita Volodymyr Sabodan, l’arcivescovo Alexander Drabynko, capo del Dipartimento per le relazioni esterne degli ortodossi ucraini. “Si tratta di un evento estremamente importante, perché tanti Paesi aspettano da anni questa occasione. Per l’Ucraina - ha detto Sviatoslav Shevchuk -, si tratta di un’ulteriore testimonianza delle sue radici europee e della sua appartenenza alla famiglia delle nazioni Europee”.

Radio Vaticana

Il Papa: il viaggio in Germania resterà sempre nella mia memoria. L'accoglienza cordiale e l'unione resa visibile mi hanno rafforzato nel mio servizio

“Questa visita resterà sempre nella mia memoria”. Così Benedetto XVI in una lettera resa nota ieri e indirizzata al presidente della Conferenza Episcopale tedesca, mons. Robert Zollitsch, sul recente viaggio apostolico del Papa in Germania (22-25 settembre). Il Pontefice ringrazia la Chiesa Cattolica tedesca per l'ospitalità sperimentata a Berlino, Erfurt e Friburgo: "Ripenso con grande gioia e riconoscenza al mio viaggio apostolico in Germania. Questa visita, con le sue impressionanti tappe a Berlino, Erfurt, Etzelsbach e Friburgo resterà viva nella mia memoria. Ho potuto incontrare molte persone, annunciare loro la buona notizia, pregare con loro e rafforzare la loro fede". Rivolgendosi al presidente dei vescovi tedeschi, il Papa sottolinea: “Come presidente della Conferenza Episcopale tedesca, Lei ha contribuito in modo particolare alla riuscita della mia visita pastorale”. Inoltre, ha conclude il Pontefice, “l’accoglienza cordiale da parte dei vescovi e dei fedeli tedeschi, così come l’unione resa visibile con il successore di Pietro, mi hanno rafforzato nel mio servizio”.

SIR

Il Papa: Assisi ha mostrato quanto sia genuino il desiderio di contribuire al bene degli esseri umani e quanto abbiamo da condividere l'un l'altro

Questa mattina, nella Sala Clementina del Palazzo Apostolico Vaticano, Papa Benedetto XVI ha ricevuto in udienza le delegazioni che hanno partecipato alla Giornata di riflessione, dialogo e preghiera per la pace e la giustizia nel mondo "Pellegrini della verità, pellegrini della pace", tenutasi ieri ad Assisi. “In un certo senso - ha esordito il Pontefice -, questo incontro è rappresentativo dei miliardi di uomini e donne in tutto il mondo che sono attivamente impegnati nella promozione della giustizia e della pace. È anche un segno dell’amicizia e della fraternità che è fiorita come frutto degli sforzi di così tanti pionieri in questo tipo di dialogo. Possa questa amicizia continuare a crescere tra tutti i seguaci delle religioni del mondo e con gli uomini e le donne di buona volontà”. Benedetto XVI ha avuto parole di gratitudine per tutti: per la “presenza fraterna” dei fratelli e sorelle cristiani e per i rappresentanti del popolo ebraico, a noi, ha detto, “particolarmente vicini”, come pure per tutti gli “illustri rappresentanti delle religioni del mondo” e per coloro, ha aggiunto, che non "seguono alcuna tradizione religiosa ma sono impegnati nella ricerca della verità" e hanno voluto "condividere questo pellegrinaggio" come segno della loro volontà di collaborare alla costruzione "di un mondo migliore". “Guardando indietro, possiamo apprezzare la lungimiranza del compianto Papa Giovanni Paolo II nell’aver convocato il primo incontro di Assisi, e il bisogno di uomini e donne di diverse religioni di testimoniare insieme che il cammino dello spirito è sempre un cammino di pace”. “Incontri di questo genere sono necessariamente eccezionali e rari, tuttavia sono una vivida espressione del fatto che ogni giorno, in tutto il mondo, persone di differenti tradizioni religiose vivono e lavorano insieme in armonia”. “È sicuramente significativo per la causa della pace – ha precisato il Pontefice – che così tanti uomini e donne, ispirati dalle loro più profonde convinzioni, siano impegnati nel lavorare per il bene della famiglia umana”. Benedetto XVI si è detto “sicuro” che l’incontro di ieri ad Assisi abbia mostrato un “quanto sia genuino” il desiderio “di contribuire al bene di tutti gli esseri umani nostri simili e quanto abbiamo da condividere l’un l’altro”. Alle 13.00, nell’Atrio dell’Aula Paolo VI, il card. Tarcisio Bertone, Segretario di Stato di Sua Santità, ha offerto il pranzo ai membri delle delegazioni.

Radio Vaticana, SIR

Alle delegazioni partecipanti all'Incontro di Assisi - il testo integrale del discorso del Papa

Il Papa in Benin. Baptiste Mamah: tre giorni essenziali, tre giorni forti, tre giorni significativi e positivi per tutta l’Africa, stimolo per l'unità

Gioia, riconoscenza, grazia: la stampa cattolica del Benin usa queste parole per descrivere il viaggio di Benedetto XVI nel Paese, in programma dal 18 al 20 novembre. All’origine del viaggio pontificio, il 22° al di fuori dell’Italia, c’è la consegna ai vescovi del continente dell’Esortazione Apostolica post-sinodale, redatta dal Santo Padre dopo il secondo Sinodo speciale per l’Africa, svoltosi nel 2009. Sarà la terza volta di un Successore di Pietro in Benin: il Paese, infatti, ha già accolto due volte Giovanni Paolo II, nel febbraio del 1982 e nel marzo del 1993. Naturalmente, la stampa locale cattolica dedica ampio spazio all’evento. In particolare, il settimanale La Croix du Benin ha pubblicato una riflessione dell’economista cattolico Baptiste Mamah, il quale scrive: “Benedetto XVI arriva nel Paese in un momento in cui il mondo intero si confronta con ogni tipo di ideologia e il nostro cammino di spiritualità si trova davanti ad alcuni interrogativi”, tanto che “la nostra fede talvolta viene attaccata e messa a dura prova”. L’obiettivo del Pontefice, allora, è quello di indicare “nuove direzioni per lo sviluppo dell’umanità”. In questo senso, continua La Croix du Benin, il Papa sarà nel Paese per soli tre giorni, ma saranno “tre giorni essenziali, tre giorni forti, tre giorni significativi e positivi per tutta l’Africa”, come se il Pontefice dicesse: “Vengo ad esortare tutti gli africani a lavorare per il continente per i prossimi trent’anni”. Quanto al campo d’azione nel quale devono impegnarsi tutti gli africani, l’economista Mamah non ha dubbi: “Riconciliazione, giustizia e pace”, perché “la pace è una riconciliazione, la riconciliazione conduce alla pace e la giustizia è la nostra guida quotidiana”. In questo senso, la giustizia va cercata “sul piano politico, amministrativo, privato, sociale, in famiglia, per le strade dei nostri quartieri”. Ma non solo: l’articolo del settimanale mette anche in luce come il viaggio del Papa in Benin sia uno stimolo per l’unità di tutto il continente: “Il Pontefice – si legge – ci porta a ritrovarci tutti noi, cristiani cattolici africani, in un solo Paese. Oggi si tratta del Benin, ma potrebbe essere qualsiasi altra nazione dell’Africa. E questa è la prova che tutti noi abbiamo delle cause comuni da difendere e delle sfide comuni da affrontare, insieme all’umanità intera da tutelare e a cui garantire lo sviluppo”. In quest’ottica, conclude l’economista Mamah, il primo passo da compiere è quello di “neutralizzare la guerra”. “All’indomani della visita del Papa – afferma – dobbiamo tutti chiederci cosa possiamo fare perché un giorno si decreti che mai più in Africa qualcuno possa entrare in guerra con un altro e mai più un africano possa armarsi contro un altro africano”.

Radio Vaticana

Vian: smentendo ancora una volta stereotipi infondati il Papa va avanti e ripropone con forza la causa della pace che si costruisce cercando unico Dio

"Smentendo ancora una volta stereotipi infondati, il Papa va avanti e ripropone con forza la causa della pace. Che si costruisce cercando l'unico Dio". Così L'Osservatore Romano in un editoriale di prima pagina a firma del direttore Gian Maria Vian. "Per questo - prosegue l'editoriale dedicato alla Giornata di Assisi - Benedetto XVI ha voluto ad Assisi anche intellettuali non credenti, togliendo argomenti agli 'atei combattivi' ed esigendo dai credenti che purifichino le loro fedi e non diano scandalo, offuscando così la trasparenza di Dio. Il cui nome, secondo le parole dell'apostolo Paolo, è 'Dio dell'amore e della pace', il Signore della storia che vi si è incarnato per salvare il mondo". "Se è vero che nella storia anche in nome della fede cristiana si è fatto ricorso alla violenza - scrive Vian - questo è stato un abuso, ha riconosciuto Benedetto XVI sulla scia dei suoi predecessori, confermando la volontà di purificazione incessante di cui a nome della Chiesa Cattolica, e con l'umiltà che lo caratterizza, dà ancora una volta esempio ripetendo l'antica convinzione: Ecclesia semper reformanda. Con la fiducia che questo processo possa estendersi alle altre religioni ed essere compreso, attraverso la ragione, da tutti".

TMNews

Dio nella Storia