venerdì 31 dicembre 2010

Il Papa: il tempo umano è carico di mali, sofferenze, ma racchiude in maniera definitiva e incancellabile la novità gioiosa e liberatrice di Cristo

Questa sera, nella Basilica Vaticana, Papa Benedetto XVI ha presieduto i Primi Vespri della Solennità di Maria Santissima Madre di Dio, a cui è seguita l’esposizione del Santissimo Sacramento, il canto del tradizionale inno Te Deum di ringraziamento a conclusione dell’anno civile, e la benedizione eucaristica.
Al crepuscolo di un anno denso di eventi, Benedetto XVI ha invitato i fedeli innanzitutto a rendere grazie al signore per ogni cosa ricevuta e prima ancora per la Grazia in persona che è Cristo Gesù. Nessun bilancio, nessun proposito, semplicemente l’essere grati a Dio per ciò che Egli ci ha donato, consapevoli che questa gratitudine possa aiutarci a riscoprire un grande valore iscritto nel tempo: “Scandito nei suoi ritmi annuali, mensili, settimanali e quotidiani, esso è abitato dall’amore di Dio, dai suoi doni di grazia; è tempo di salvezza. Sì, il Dio eterno è entrato e rimane nel tempo dell’uomo. Vi è entrato e vi rimane con la persona di Gesù, il Figlio di Dio fatto uomo, il Salvatore del mondo”. “L’Eterno entra nel tempo fin dalla creazione e lo rinnova alla radice, liberando l’uomo dal peccato”, ha affermato il Pontefice, ma è solo con la venuta di Cristo e con la sua redenzione che si arriva alla pienezza dei tempi, come scrive l’Apostolo Paolo al capitolo 4 della lettera ai Galati: con Gesù il tempo si fa pieno, giunge al suo compimento, acquista quel significato di grazia e salvezza rinnovatrice che diviene manifesto con il Natale.
L'anno che sta per chiudersi non può non ricordarci che ''il momento presente genera ancora preoccupazione per la precarietà in cui versano tante famiglie'' e chiede ''di essere vicini a coloro che vivono in condizioni di povertà e disagio''. Il Papa ha quindi voluto rivolgere un ''ricordo speciale'' a quanti, ha detto, ''sono in difficoltà e trascorrono fra disagi e sofferenze questi giorni di festa. A tutti e a ciascuno assicuro il mio affettuoso pensiero, che accompagno con la preghiera''. ''Il nostro tempo umano è sì carico di mali, di sofferenze, di drammi di ogni genere, da quelli provocati dalla cattiveria degli uomini a quelli derivanti dagli infausti eventi natural, ma - ha aggiunto Papa Ratzinger - racchiude ormai e in maniera definitiva e incancellabile la novità gioiosa e liberatrice di Cristo salvatore. Proprio nel Bambino di Betlemme possiamo contemplare in modo particolarmente luminoso ed eloquente l'incontro dell'eternità con il tempo, come ama esprimersi la liturgia della Chiesa''. Infine un pensiero alla 'sua' diocesi, quella di Roma. ''Cari fratelli e sorelle, la nostra Chiesa di Roma - ha ricordato il Papa - è impegnata ad aiutare tutti i battezzati a vivere fedelmente la vocazione che hanno ricevuto e a testimoniare la bellezza della fede. Per poter essere autentici discepoli di Cristo, un aiuto essenziale ci viene dalla meditazione quotidiana della Parola di Dio che sta alla base di ogni autentica spiritualità cristiana''. Da qui l'incoraggiamento ad uno sforzo di tipo spirituale, ''in particolare - ha detto il éontefice - attraverso la 'lectio divina', per avere quella luce necessaria a discernere i segni di Dio nel tempo presente e a proclamare efficacemente il Vangelo''.
''Anche a Roma, infatti, - ha concluso Benedetto XVI - c'è sempre più bisogno di un rinnovato annuncio del Vangelo affinchè i cuori degli abitanti della nostra città si aprano all'incontro con quel Bambino, che è nato per noi, con Cristo, Redentore dell'uomo''. Il Papa si è rallegrato per come sta procedendo il programma diocesano, per la “capillare azione apostolica” in cui la Chiesa di Roma è impegnata, sostenendo tutti i battezzati a testimoniare la bellezza della fede. Ha incoraggiato i “Centri di ascolto del Vangelo”, salutato con favore le tante iniziative di evangelizzazione e missione, ribadito la centralità dell’Eucarestia che è luogo privilegiato dell’ascolto della Parola di Dio. Infine, il pensiero del Papa è andato a chi attraverso il servizio e il volontariato, spinto dalla carità, dona la sua vita per aiutare gli altri: "Ricordo in particolare la visita che ho compiuto all’Ostello della Caritas alla Stazione Termini dove, attraverso il servizio e la generosa dedizione di numerosi volontari, tanti uomini e donne possono toccare con mano l’amore di Dio. Il momento presente genera ancora preoccupazione per la precarietà in cui versano tante famiglie e chiede all’intera comunità diocesana di essere vicina a coloro che vivono in condizioni di povertà e disagio. Dio, infinito amore, infiammi il cuore di ciascuno di noi con quella carità che lo spinse a donarci il suo Figlio unigenito”. Ancora, il Santo Padre ha invitato a guardare al futuro e a farlo con quella speranza che è la parola finale del Te Deum, certi di essere sostenuti e accolti dalle braccia di Maria. Come da tradizione, al termine della celebrazione Benedetto XVI si è recato in Piazza San Pietro per visitare il presepe allestito ai piedi dell'obelisco. Accompagnato dal card. Tarcisio Bertone, segretario di Stato, il Papa è stato accolto dal card. Giovanni Lajolo, presidente del Governatorato dello Stato della Città del Vaticano, dall'arcivescovo Carlo Maria Viganò, segretario generale, dal vescovo Giorgio Corbellini, vice segretario generale, e dalle maestranze, tra le quali tecnici ed elettricisti che hanno curato allestimento e illuminazione del presepio e dell'albero.

Radio Vaticana, Asca, L'Osservatore Romano


Il 2010 di Benedetto XVI. 'Il blog degli amici di Papa Ratzinger': annus horribilis? No! Anno di riforma e purificazione

di Raffaella

Siamo al 31 dicembre ed è tempo di bilanci. Tanti autorevolissimi opinionisti e vaticanisti hanno tracciato interessanti ed articolati commenti sul 2010 di Papa Benedetto. Da parte mia vorrei tracciare un bilancio personale su questo difficile ed intenso anno trascorso con Papa Benedetto. Non sono stati mesi facili, anzi... La prima metà del 2010 è stata particolarmente problematica ed anche, lasciatemelo dire, angosciante. Alcune mattine avevo persino paura di accendere il pc o di sfogliare il televideo, quasi terrorizzata dalla prospettiva di nuovi e sempre più improponibili scoop giornalistici. Eppure, con l'aiuto del Papa, abbiamo superato le difficoltà, siamo qui, più forti di quanto non lo fossimo l'ultimo giorno del 2009. Perchè dobbiamo ringraziare il Papa? Soprattutto per il suo esempio, per la sua freschezza e per la sua profonda coerenza. Diciamoci la verità: i mass media ce l'hanno messa tutta per renderci la vita difficile. Essi non hanno detto il falso. I preti pedofili, le truffe, il riciclaggio, l'allegra vita privata di alcuni prelati non sono un'invenzione dei media. Sono una realtà, triste ma assolutamente incontestabile. Indubbio il contributo dei media nel portare alla luce gli scandali, ma essi hanno perso credibilità quando hanno tentato, a tutti i costi, di coinvolgere Papa Benedetto. In quel momento in tutti noi è nato il sospetto che a certa carta stampata ed a certa tv non importasse nulla delle vittime, non importasse nulla nemmeno dei preti pedofili. Ad un certo punto sembrava che tutto ruotasse intorno ad un unico scopo: tentare di abbattere Papa Benedetto. Troppo spesso i media hanno fatto i furbi fingendo di non sapere o di non ricordare che Ratzinger è l'uomo che più si è battuto per estirpare la piaga della pedofilia. Nessuno aveva interesse a ricordare che gli abusi si sono verificati decenni fa e questo atteggiamento ci ha irrigiditi ancora di più. Quante volte ci siamo arrabbiati per questo? Io centinaia di volte. In me è innato un senso di giustizia che mi porta a non accettare che una persona faccia il capro espiatorio di tutti e per tutti. Sono del parere che la responsabilità è personale e che nessuno dovrebbe caricarsi di colpe non sue. Ecco quindi la ragione di tanti sfoghi e di tante delusioni. In tutto questo l'unico a mantenere la calma è stato proprio Benedetto XVI. Sarebbe stato per lui facilissimo dimostrare, carte alla mano, di avere combattuto il peccato nella Chiesa da decenni. Chi più di lui conosceva l'esistenza delle lettere del 1988 (da lui stesso scritte) che provano in modo assoluto la sua infinita coerenza?Eppure il Papa non si è difeso, non ha recriminato, non si è lamentato. Ha sopportato, ha pregato, ha chiesto penitenza ed ha agito emanando altre norme. Chi di noi l'avrebbe fatto? Probabilmente io no. Piaccia o non piaccia, io ho tirato un sospiro di sollievo quando l'arcivescovo di Vienna ha parlato. E' stata la prima spallata data al muro di gomma dei media e anche, spiace dirlo, di alcuni curiali e vescovi diocesani. Anche in questa occasione, come nel caso della revoca della scomunica ai lefebvriani, nessuno che abbia fatto un passo avanti per assumersi un briciolo di responsabilità personale. Si è lasciato il Papa solo e forse è stato meglio così! Certo... non vi nascondo che mi sarei aspettata un sussulto di coerenza e di buon senso da parte di qualcuno, ma nulla si è mosso e sono tutti ancora lì. Pazienza. Per me è stato molto difficile comprendere come mai il Papa non si difendesse. Molte volte mi sono arrabbiata. Ora però, guardandomi indietro, capisco che forse davvero non c'era bisogno di interventi diretti. La Verità, alla fine, si è imposta da sola e in tutta la sua potenza. Perfetto coronamento del 2010 sono gli articoli, i commenti e gli editoriali di oggi: tutti positivi! E ancora una volta sembra che i giornalisti (non tutti ovviamente) siano precipitati dal pero ed abbiano scoperto un Papa riformatore, aperto e dinamico. Bastava chiedere a noi. L'esempio che ci ha dato Benedetto XVI in questo anno è difficile da commentare in poche parole. La sua umiltà ed il suo coraggio non possono non toccare il cuore di ciascuno di noi. Anche stasera lo osservavo davanti al Santissimo Sacramento. Da lui tutti dobbiamo imparare l'abbandono totale e senza riserve a Dio. Penso che la parte finale, "a braccio", della catechesi su Santa Caterina da Bologna sia una sorta di autobiografia del Santo Padre: abbandono totale alla Volontà del Padre (anche quando va contro i nostri progetti) ed umiltà! Un altro grande insegnamento del Papa è la compassione: per i malati, per le vittime degli abusi, per i poveri ed i sofferenti. La gioia che abbiamo letto negli occhi di tante persone che domenica hanno condiviso la tavola con il Pontefice non ha bisogno di alcun commento. Quali sono i miei propositi per il 2011? Continuare a volere tanto bene al Santo Padre ed a tutti gli amici del blog. Ma soprattutto: imparare dal Papa ad avere più fede.

Il Papa: la luce di Santiago de Compostela un invito a rinvigorire le radici cristiane dell'Europa, la solidarietà e la difesa della dignità dell'uomo

I pellegrini che si recano a Santiago de Compostela riportino nei loro luoghi la luce della presenza di Cristo, così da rafforzare le radici cristiane dell’Europa. E’ questo, in sintesi, l’auspicio che Benedetto XVI esprime in un Messaggio all’arcivescovo del Santuario galiziano, mons. Julian Barrio Barrio. Il Papa scrive in occasione della conclusione del 119° Anno Santo Compostelano, che avverrà oggi pomeriggio quando, alle 16.30, mons. Barrio Barrio celebrerà il rito di chiusura. La luce di Santiago de Compostela “venga percepita in Europa come un costante invito a rinvigorire le proprie radici cristiane, e quindi ad aumentare l’impegno per la solidarietà e per una forte difesa della dignità dell'uomo”. L’augurio di Benedetto XVI si fonda su una base concreta: a diffondere questa luce attorno a sé devono essere i pellegrini che ogni anno, 270 mila solo nel 2010, intraprendono il cammino verso la tomba dell’Apostolo. Questo percorso, è stata l’analogia del Papa, sia per loro come avvenne per i discepoli che incontrarono Cristo sulla via di Emmaus. E’ un incontro che “non può lasciare indifferenti. I pellegrini devono tornare alle loro case, come fecero ritorno a Gerusalemme, i discepoli di Emmaus”, “con gioia e gratitudine”, per comunicare a tutti che Cristo era risuscitato ed era apparso loro vivo. Ciò, osserva il Pontefice, li ha resi “messaggeri gioiosi e fiduciosi del Cristo vivente, che è un balsamo per le nostre pene e il fondamento della nostra speranza”. Da questa rinnovata professione di fede, prosegue il Papa, deve scaturire “il proposito di rafforzare la nostra fede ogni giorno, partecipando regolarmente ai misteri della grazia, affidati alla Chiesa, e dando un esempio efficace e concreto di carità”. Altrimenti, scrive ancora Benedetto XVI, “non saremo credibili testimoni di Dio, se non siamo fedeli collaboratori e servitori degli uomini”. E questo servizio teso a “una profonda comprensione e a una strenua difesa dell'uomo è una esigenza del Vangelo e un contributo essenziale alla società della nostra condizione di cristiani”. Definendo “indimenticabili” i momenti vissuti al Santuario il 6 novembre scorso, Benedetto XVI dedica una parte del Messaggio ai giovani, molti dei quali, ricorda, incontrerà durante la Giornata Mondiale della Gioventù del prossimo agosto a Madrid. “Li invito a lasciarsi interpellare da Cristo, impegnandosi con Lui in un dialogo franco e calmo e a chiedersi: conterà su di me il Signore per essere suo apostolo nel mondo, per essere un messaggero del suo amore?”. Non manchi “generosità nella risposta”, auspica il Papa, che conclude con un’intensa raccomandazione ai seminaristi. Siate, è il suo invito, “trasparenza” di Gesù, rendetelo presente ripetendo “ogni giorno con umiltà le sue parole e i suoi gesti”, perché “la vocazione al sacerdozio è un dono meraviglioso che deve farvi sentire orgogliosi”.

Il 2010 di Benedetto XVI. Circa 2 milioni e 300mila persone lo hanno incontrato in Vaticano, dati con un ovvio margine di approssimazione

Le persone che hanno preso parte, nel corso del 2010, ai diversi tipi di udienze e incontri con Benedetto XVI in Vaticano o a Castel Gandolfo sono stati circa 2 milioni e 300mila, in aumento di circa 30 mila presenze rispetto al 2009. Il dato presenta un ovvio margine di approssimazione, in quanto se per alcuni appuntamenti, come le Udienze generali del mercoledì in Aula Paolo VI o le udienze particolari nel Palazzo Apostolico, la stima può basarsi su una cifra abbastanza precisa di partecipanti, che diventa sempre per difetto quando le udienze si svolgono in Piazza San Pietro, per altri momenti, come l’Angelus o il Regina Caeli domenicale, oppure cerimonie di ampio respiro come quelle legate a canonizzazioni o, ad esempio la chiusura dell’Anno Sacerdotale, il dato è necessariamente più sommario. Nel dettaglio, le presenze alle Udienze generali del 2010 si possono quantificare attorno alle 493 mila, in poco più di 178 mila quelle alle udienze particolari, in 381 mila quelle alle celebrazioni liturgiche e in oltre un milione e 200mila quelle all’Angelus/Regina Caeli. Queste cifre non tengono in conto le folle che abitualmente si raccolgono attorno al Pontefice in occasione dei suoi viaggi apostolici all’estero, come accaduto nel corso di quest’anno a Malta, in Portogallo, a Cipro, nel Regno Unito e a Santiago de Compostela e Barcellona. In modo analogo, non vengono conteggiate le presenze, quasi sempre superiori alle aspettative, che hanno fatto da cornice alle visite pastorali del Papa a Torino, Sulmona, Carpineto Romano e Palermo, né le presenze durante le visite del Pontefice nelle parrocchie romane.

Radio Vaticana

Il 2010 di Benedetto XVI. Pastore mite e fermo che annuncia Cristo, luce del mondo, tra persecuzioni, penitenza e rinnovamento

Stasera alle ore 18.00, nella Basilica Vaticana, Benedetto XVI presiederà i Primi Vespri della Solennità di Maria Santissima Madre di Dio, con il tradizionale Te Deum di ringraziamento a conclusione dell’anno. Quindi, il Papa visiterà il Presepe in Piazza San Pietro. Saranno questi gli ultimi atti del 2010 di Benedetto XVI, un anno intenso. Il mare è stato spesso agitato ma Benedetto XVI, Pastore mite e fermo, ha tenuto saldamente il timone della Barca di Pietro. Fin dall’inizio dell’anno, con l’udienza di metà febbraio ai vescovi dell’Irlanda, il Papa traccia la via della penitenza e del rinnovamento per affrontare lo scandalo degli abusi sui minori da parte di membri del clero. Un “crimine abominevole”, lo definisce, e “un grave peccato che offende Dio e ferisce la dignità della persona umana creata a Sua immagine”. Il 20 marzo viene pubblicata la Lettera ai cattolici irlandesi, documento in cui il Papa scrive che tali abusi “hanno oscurato la luce del Vangelo a un punto tale cui non erano giunti neppure secoli di persecuzione”. Toccanti le parole di Benedetto XVI a conclusione dell’Anno Sacerdotale, celebrato l’11 giugno in Piazza San Pietro, davanti a 15mila sacerdoti concelebranti provenienti da 97 nazioni: “Era da aspettarsi che al ‘nemico’ questo nuovo brillare del sacerdozio non sarebbe piaciuto; egli avrebbe preferito vederlo scomparire, perché in fin dei conti Dio fosse spinto fuori dal mondo (applausi). E così è successo che, proprio in questo anno di gioia per il sacramento del sacerdozio, siano venuti alla luce i peccati di sacerdoti – soprattutto l’abuso nei confronti dei piccoli, nel quale il sacerdozio come compito della premura di Dio a vantaggio dell’uomo viene volto nel suo contrario” (11 giugno 2010: Santa Messa a conclusione dell'Anno Sacerdotale).
Il Papa assicura l’impegno della Chiesa a intraprendere la strada della purificazione ed esprime la sua profonda solidarietà alle vittime: “Anche noi chiediamo insistentemente perdono a Dio ed alle persone coinvolte, mentre intendiamo promettere di voler fare tutto il possibile affinché un tale abuso non possa succedere mai più” (11 giugno 2010).
Nel corso dell’anno, come già accaduto precedentemente in Australia e Stati Uniti, il Papa incontra un gruppo di vittime degli abusi a Malta e poi a Londra. Vengono, inoltre, rese più efficaci le norme per affrontare “i delitti più gravi” compiuti dai sacerdoti e, nel segno della trasparenza, viene pubblicata sul sito web del Vaticano una pagina sulla risposta della Chiesa agli abusi sui minori. In questo sforzo di purificazione, va annoverata anche la visita apostolica alla Congregazione dei Legionari di Cristo che condanna la vita “priva di scrupoli” del fondatore padre Maciel Degollado. Nel discorso per gli auguri natalizi alla Curia Romana, il Papa torna a parlare dello scandalo degli abusi e a ribadire l’impegno della Chiesa: “Dobbiamo trovare una nuova risolutezza nella fede e nel bene. Dobbiamo essere capaci di penitenza. Dobbiamo sforzarci di tentare tutto il possibile, nella preparazione al sacerdozio” (Alla Curia Romana per la presentazione degli auguri natalizi, 20 dicembre 2010).
Se lo scandalo della pedofilia segna profondamente la vita interna della Chiesa, il 2010 è anche contraddistinto da violenti attacchi esterni, con la recrudescenza delle persecuzioni anticristiane. Il Papa dedica proprio al tema della libertà religiosa il Messaggio della Giornata Mondiale della Pace dove definisce i cristiani il gruppo religioso più perseguitato al mondo. Nel discorso alla Curia Romana, inoltre, usa per la prima volta il termine “cristianofobia”. Accorato l’appello a fermare le violenze anticristiane dopo la terribile strage alla cattedrale siro-cattolica di Baghdad, del 31 ottobre: “Prego per le vittime di questa assurda violenza, tanto più feroce in quanto ha colpito persone inermi, raccolte nella casa di Dio, che è casa di amore e di riconciliazione. Esprimo inoltre la mia affettuosa vicinanza alla comunità cristiana, nuovamente colpita, e incoraggio pastori e fedeli tutti ad essere forti e saldi nella speranza” (Angelus, 1° novembre 2010).
Ai cristiani discriminati, il Pontefice si rivolge con parole di incoraggiamento nel Messaggio “Urbi et Orbi” di Natale, con un pensiero speciale ai cristiani in Cina: “Non si perdano d’animo per le limitazioni alla loro libertà di religione e di coscienza e, perseverando nella fedeltà a Cristo e alla sua Chiesa, mantengano viva la fiamma della speranza. L’amore del ‘Dio con noi’ doni perseveranza a tutte le comunità cristiane che soffrono discriminazione e persecuzione, ed ispiri i leader politici e religiosi ad impegnarsi per il pieno rispetto della libertà religiosa di tutti” ("Urbi et Orbi" - Natale 2010).
Del resto, in più occasioni, il Papa mette in guardia dal tentativo che si va rafforzando nelle società secolarizzate dell’Occidente di escludere la fede dalla dimensione pubblica, in particolare cancellando i segni visibili del Cristianesimo. C’è bisogno di una “Nuova evangelizzazione”, ne è convinto Benedetto XVI, che per questa impegnativa e inedita missione istituisce un nuovo dicastero: “Ho deciso di creare un nuovo Organismo, nella forma di 'Pontificio Consiglio', con il compito precipuo di promuovere una rinnovata evangelizzazione nei Paesi dove è già risuonato il primo annuncio della fede e sono presenti Chiese di antica fondazione, ma che stanno vivendo una progressiva secolarizzazione della società e una sorta di 'eclissi del senso di Dio', che costituiscono una sfida a trovare mezzi adeguati per riproporre la perenne verità del Vangelo di Cristo” (28 giugno 2010: Primi Vespri dei Santi Apostoli Pietro e Paolo).
Proprio l’accento sul ruolo e il contributo che la fede può dare ad una società moderna è la chiave di lettura dello storico viaggio di Benedetto XVI nel Regno Unito, culminato nella Beatificazione del card. Newman, testimone convincente del dialogo possibile tra fede e ragione. Memorabile resta il discorso del Pontefice a Westminster Hall: “In quel luogo così prestigioso ho sottolineato che la religione, per i legislatori, non deve rappresentare un problema da risolvere, ma un fattore che contribuisce in modo vitale al cammino storico e al dibattito pubblico della nazione, in particolare nel richiamare l’importanza essenziale del fondamento etico per le scelte nei vari settori della vita sociale” (Udienza generale, 22 settembre 2010).
Quello nel Regno Unito è uno dei cinque viaggi apostolici internazionali di Benedetto XVI, che nel 2010 si recherà anche a Malta sulle orme di San Paolo, in Portogallo dove si farà pellegrino ai piedi della Vergine di Fatima, Santiago de Compostela, nell’Anno Santo giacobeo, e Barcellona nel segno di Gaudì. Storico il viaggio di giugno a Cipro, la prima volta di un Pontefice nell’isola divisa del Mediterraneo e che avviene all’indomani della barbara uccisione in Turchia del vescovo Luigi Padovese. A Nicosia, il Papa consegna l’Instrumentum Laboris del Sinodo dei vescovi per il Medio Oriente, che si tiene in ottobre in Vaticano. Un evento, è l’auspicio del Papa, che possa aiutare a costruire ponti di pace in Terra Santa: “La pace è la condizione indispensabile per una vita degna della persona umana e della società. La pace è anche il miglior rimedio per evitare l’emigrazione dal Medio Oriente...Preghiamo per la pace in Terra Santa. Preghiamo per la pace nel Medio Oriente, impegnandoci affinché tale dono di Dio offerto agli uomini di buona volontà si diffonda nel mondo intero” (24 ottobre 2010: Conclusione del Sinodo dei vescovi per il Medio Oriente).
Nel 2010, il Papa compie anche quattro visite pastorali in Italia: a Carpineto Romano, Sulmona e Palermo, dove invita i giovani a “non cedere alle suggestioni della mafia”. Intensa la visita del Papa a Torino dove si raccoglie in preghiera dinnanzi alla Santa Sindone, che definisce “icona del Sabato Santo”. Quel telo sepolcrale, è la meditazione del Papa, ci fa comprendere che Dio, in Gesù Cristo, ha condiviso il nostro rimanere nella morte: “Gesù Cristo, rimanendo nella morte, ha oltrepassato la porta di questa solitudine ultima per guidare anche noi ad oltrepassarla con Lui” (Venerazione della Santa Sindone, 2 maggio 2010).
Numerose anche le visite nella sua diocesi di Roma: dalle parrocchie al Seminario Romano Maggiore, dalla Madonna di Montemario all’Ostello Caritas. Di valore ecumenico, la visita alla chiesa evangelica luterana; storica quella d’inizio anno alla sinagoga di Roma. Il Papa auspica che cristiani ed ebrei possano testimoniare assieme la fede nell’unico Dio. E non manca di rievocare il dramma sconvolgente della Shoah: “La Chiesa non ha mancato di deplorare le mancanze di suoi figli e sue figlie, chiedendo perdono per tutto ciò che ha potuto favorire in qualche modo le piaghe dell’antisemitismo e dell’antigiudaismo. Possano queste piaghe essere sanate per sempre!” (Visita alla Comunità Ebraica di Roma, 17 gennaio 2010).
Due i documenti di Benedetto XVI che hanno destato particolare attenzione quest’anno: il libro intervista “Luce del Mondo” e l’Esortazione apostolica post-sinodale “Verbum Domini”. Il Papa ribadisce, con questo documento, la necessità di rimettere la Parola di Dio al centro della vita dei cristiani: “Tanti cristiani hanno bisogno che sia loro riannunciata in modo persuasivo la Parola di Dio, così da poter sperimentare concretamente la forza del Vangelo. I problemi sembrano talora aumentare quando la Chiesa si rivolge agli uomini e alle donne lontani o indifferenti ad una esperienza di fede, ai quali il messaggio evangelico giunge in maniera poco efficace e coinvolgente” (Ai partecipanti all’Assemblea Plenaria del Pontificio Consiglio della Cultura,13 novembre 2010).
Il 2010 di Benedetto XVI è fatto anche di appuntamenti tradizionali come gli Angelus domenicali e le udienze generali. In particolare, le 45 catechesi del mercoledì rappresentano uno scrigno di meditazioni su figure universalmente note come San Francesco e San Domenico ma anche su mistiche meno conosciute che, grazie al Papa, tornano a parlare ai fedeli di oggi. Da settembre, in particolare, il Papa ha intrapreso un ciclo di catechesi sulle figure femminili nella Chiesa. Quest’anno, Benedetto XVI ha inoltre ricevuto in visita ad Limina i presuli di oltre 15 Stati, tra cui spicca il Brasile che annovera la più grande Conferenza Episcopale del mondo. Ed ha celebrato il suo terzo Concistoro, nel quale ha creato 24 cardinali. Sei i nuovi Santi, canonizzati il 17 ottobre in Piazza San Pietro, tra cui Mary MacKillop, prima australiana elevata all’onore degli altari. Tra le decisioni importanti del Papa anche l’istituzione di una Commissione d’inchiesta sulle apparizioni mariane di Medjugorje, e la pubblicazione di un Motu Proprio sulla prevenzione e il contrasto delle attività illegali in campo finanziario nello Stato vaticano. “La Chiesa è giovane”, aveva affermato Benedetto XVI nella Messa d’inizio Pontificato. Una convinzione colma di speranza che il Papa ha ripetuto anche in quest’anno vissuto intensamente: “Abbiamo visto che la Chiesa anche oggi benché soffra tanto, come sappiamo, tuttavia è una Chiesa gioiosa, non è una Chiesa invecchiata, abbiamo visto che la Chiesa è giovane e che la fede crea gioia" (Proiezione del film "Cinque anni Papa Benedetto XVI" della Bayerischer Rundfunk, 29 luglio 2010).

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