sabato 20 novembre 2010

'Luce del mondo'. Anticipazioni (3). Pio XII, la sessualità e l'Humanae vitae, la Chiesa, le donne, i novissimi e la venuta di Cristo

Pio XII
Pio XII ha fatto tutto il possibile per salvare delle persone. Naturalmente ci si può sempre chiedere: "Perché non ha protestato in maniera più esplicita"? Credo che abbia capito quali sarebbero state le conseguenze di una protesta pubblica. Sappiamo che per questa situazione personalmente ha sofferto molto. Sapeva che in sé avrebbe dovuto parlare, ma la situazione glielo impediva. Ora, persone più ragionevoli ammettono che Pio XII ha salvato molte vite ma sostengono che aveva idee antiquate sugli ebrei e che non era all'altezza del Concilio Vaticano II. Il problema tuttavia non è questo. L'importante è ciò che ha fatto e ciò che ha cercato di fare, e credo che bisogna veramente riconoscere che è stato uno dei grandi giusti e che, come nessun altro, ha salvato tanti e tanti ebrei.
La sessualità
Concentrarsi solo sul profilattico vuol dire banalizzare la sessualità, e questa banalizzazione rappresenta proprio la pericolosa ragione per cui tante e tante persone nella sessualità non vedono più l'espressione del loro amore, ma soltanto una sorta di droga, che si somministrano da sé. Perciò anche la lotta contro la banalizzazione della sessualità è parte del grande sforzo affinché la sessualità venga valutata positivamente e possa esercitare il suo effetto positivo sull'essere umano nella sua totalità. Vi possono essere singoli casi giustificati, ad esempio quando una prostituta utilizza un profilattico, e questo può essere il primo passo verso una moralizzazione, un primo atto di responsabilità per sviluppare di nuovo la consapevolezza del fatto che non tutto è permesso e che non si può far tutto ciò che si vuole. Tuttavia, questo non è il modo vero e proprio per vincere l'infezione dell'Hiv. È veramente necessaria una umanizzazione della sessualità.
La Chiesa
Paolo dunque non intendeva la Chiesa come istituzione, come organizzazione, ma come organismo vivente, nel quale tutti operano l'uno per l'altro e l'uno con l'altro, essendo uniti a partire da Cristo. È un'immagine, ma un'immagine che conduce in profondità e che è molto realistica anche solo per il fatto che noi crediamo che nell'Eucaristia veramente riceviamo Cristo, il Risorto. E se ognuno riceve il medesimo Cristo, allora veramente noi tutti siamo riuniti in questo nuovo corpo risorto come il grande spazio di una nuova umanità. È importante capire questo, e dunque intendere la Chiesa non come un apparato che deve fare di tutto - pure l'apparato le appartiene, ma entro dei limiti - bensì come organismo vivente che proviene da Cristo stesso.
L'Humanae vitae
Le prospettive della "Humanae vitae" restano valide, ma altra cosa è trovare strade umanamente percorribili. Credo che ci saranno sempre delle minoranze intimamente persuase della giustezza di quelle prospettive e che, vivendole, ne rimarranno pienamente appagate così da diventare per altri affascinante modello da seguire. Siamo peccatori. Ma non dovremmo assumere questo fatto come istanza contro la verità, quando cioè quella morale alta non viene vissuta. Dovremmo cercare di fare tutto il bene possibile, e sorreggerci e sopportarci a vicenda. Esprimere tutto questo anche dal punto di vista pastorale, teologico e concettuale nel contesto dell'attuale sessuologia e ricerca antropologica è un grande compito al quale bisogna dedicarsi di più e meglio.
Le donne
La formulazione di Giovanni Paolo II è molto importante: "La Chiesa non ha in alcun modo la facoltà di conferire alle donne l'ordinazione sacerdotale". Non si tratta di non volere ma di non potere. Il Signore ha dato una forma alla Chiesa con i Dodici e poi con la loro successione, con i vescovi ed i presbiteri (i sacerdoti). Non siamo stati noi a creare questa forma della Chiesa, bensì è costitutiva a partire da Lui. Seguirla è un atto di obbedienza, nella situazione odierna forse uno degli atti di obbedienza più gravosi. Ma proprio questo è importante, che la Chiesa mostri di non essere un regime dell'arbitrio. Non possiamo fare quello che vogliamo. C'è invece una volontà del Signore per noi, alla quale ci atteniamo, anche se questo è faticoso e difficile nella cultura e nella civiltà di oggi. Tra l'altro, le funzioni affidate alle donne nella Chiesa sono talmente grandi e significative che non può parlarsi di discriminazione. Sarebbe così se il sacerdozio fosse una specie di dominio, mentre al contrario deve essere completamente servizio. Se si dà uno sguardo alla storia della Chiesa, allora ci si accorge che il significato delle donne - da Maria a Monica sino a Madre Teresa - è talmente eminente che per molti versi le donne definiscono il volto della Chiesa più degli uomini.
I novissimi
È una questione molto seria. La nostra predicazione, il nostro annunzio effettivamente è ampiamente orientato, in modo unilaterale, alla creazione di un mondo migliore, mentre il mondo realmente migliore quasi non è più menzionato. Qui dobbiamo fare un esame di coscienza. Certo, si cerca di venire incontro all'uditorio, di dire loro quello che è nel loro orizzonte. Ma il nostro compito è allo stesso tempo sfondare quest'orizzonte, ampliarlo, e di guardare alle cose ultime. I novissimi sono come pane duro per gli uomini di oggi. Gli appaiono irreali. Vorrebbero al loro posto risposte concrete per l'oggi, soluzioni per le tribolazioni quotidiane. Ma sono risposte che restano a metà se non permettono anche di presentire e riconoscere che io mi estendo oltre questa vita materiale, che c'è il giudizio, e che c'è la grazia e l'eternità. In questo senso dobbiamo anche trovare parole e modi nuovi, per permettere all'uomo di sfondare il muro del suono del finito.
La venuta di Cristo
È importante che ogni epoca stia presso il Signore. Che anche noi stessi, qui ed ora, siamo sotto il giudizio del Signore e ci lasciamo giudicare dal suo tribunale. Si discuteva di una duplice venuta di Cristo, una a Betlemme ed una alla fine dei tempi, sino a quando san Bernardo di Chiaravalle parlò di un Adventus medius, di una venuta intermedia, attraverso la quale sempre Egli periodicamente entra nella storia. Credo che abbia preso la tonalità giusta. Noi non possiamo stabilire quando il mondo finirà. Cristo stesso dice che nessuno lo sa, nemmeno il Figlio. Dobbiamo però rimanere per così dire sempre presso la sua venuta, e soprattutto essere certi che, nelle pene, Egli è vicino. Allo stesso tempo dovremmo sapere che per le nostre azioni siamo sotto il suo giudizio.

L'Osservatore Romano

'Luce del mondo'. Anticipazioni (2). Moschee e burqua, cristianesimo e modernità, ottimismo, la droga, nella vigna del Signore, l'ebraismo

Moschee e burqa
I cristiani sono tolleranti ed in quanto tali permettono anche agli altri la loro peculiare comprensione di sé. Ci rallegriamo del fatto che nei Paesi del Golfo arabo (Qatar, Abu Dhabi, Dubai, Quwait) ci siano chiese nelle quali i cristiani possono celebrare la Messa e speriamo che così accada ovunque. Per questo è naturale che anche da noi i musulmani possano riunirsi in preghiera nelle moschee. Per quanto riguarda il burqa, non vedo ragione di una proibizione generalizzata. Si dice che alcune donne non lo portino volontariamente ma che in realtà sia una sorta di violenza imposta loro. È chiaro che con questo non si può essere d'accordo. Se però volessero indossarlo volontariamente, non vedo perché glielo si debba impedire.
Cristianesimo e modernità
L'essere cristiano è esso stesso qualcosa di vivo, di moderno, che attraversa, formandola e plasmandola, tutta la mia modernità, e che quindi in un certo senso veramente la abbraccia. Qui è necessaria una grande lotta spirituale, come ho voluto mostrare con la recente istituzione di un "Pontificio Consiglio per la nuova evangelizzazione". È importante che cerchiamo di vivere e di pensare il Cristianesimo in modo tale che assuma la modernità buona e giusta, e quindi al contempo si allontani e si distingua da quella che sta diventando una contro-religione.
Ottimismo
Lo si potrebbe pensare guardando con superficialità e restringendo l'orizzonte al solo mondo occidentale. Ma se si osserva con più attenzione - ed è quello che mi è possibile fare grazie alle visite dei vescovi di tutto il mondo e anche ai tanti altri incontri - si vede che il cristianesimo in questo momento sta sviluppando anche una creatività del tutto nuova [...] La burocrazia è consumata e stanca. Sono iniziative che nascono dal di dentro, dalla gioia dei giovani. Il cristianesimo forse assumerà un volto nuovo, forse anche un aspetto culturale diverso. Il cristianesimo non determina l'opinione pubblica mondiale, altri ne sono alla guida. E tuttavia il cristianesimo è la forza vitale senza la quale anche le altre cose non potrebbero continuare ad esistere. Perciò, sulla base di quello che vedo e di cui riesco a fare personale esperienza, sono molto ottimista rispetto al fatto che il cristianesimo si trovi di fronte ad una dinamica nuova.
La droga
Tanti vescovi, soprattutto quelli dell'America Latina, mi dicono che là dove passa la strada della coltivazione e del commercio della droga - e questo avviene in gran parte di quei paesi - è come se un animale mostruoso e cattivo stendesse la sua mano su quel paese per rovinare le persone. Credo che questo serpente del commercio e del consumo di droga che avvolge il mondo sia un potere del quale non sempre riusciamo a farci un'idea adeguata. Distrugge i giovani, distrugge le famiglie, porta alla violenza e minaccia il futuro di intere nazioni. Anche questa è una terribile responsabilità dell'Occidente: ha bisogno di droghe e così crea paesi che gli forniscono quello che poi finirà per consumarli e distruggerli. È sorta una fame di felicità che non riesce a saziarsi con quello che c'è; e che poi si rifugia per così dire nel paradiso del diavolo e distrugge completamente l'uomo.
Nella vigna del Signore
In effetti avevo una funzione direttiva, però non avevo fatto nulla da solo e ho lavorato sempre in squadra; proprio come uno dei tanti operai nella vigna del Signore che probabilmente ha fatto del lavoro preparatorio, ma allo stesso tempo è uno che non è fatto per essere il primo e per assumersi la responsabilità di tutto. Ho capito che accanto ai grandi Papi devono esserci anche Pontefici piccoli che danno il proprio contributo. Così in quel momento ho detto quello che sentivo veramente [...] Il Concilio Vaticano II ci ha insegnato, a ragione, che per la struttura della Chiesa è costitutiva la collegialità; ovvero il fatto che il Papa è il primo nella condivisione e non un monarca assoluto che prende decisioni in solitudine e fa tutto da sé.
L'ebraismo
Senza dubbio. Devo dire che sin dal primo giorno dei miei studi teologici mi è stata in qualche modo chiara la profonda unità fra Antica e Nuova Alleanza, tra le due parti della nostra Sacra Scrittura. Avevo compreso che avremmo potuto leggere il Nuovo Testamento soltanto insieme con ciò che lo ha preceduto, altrimenti non lo avremmo capito. Poi naturalmente quanto accaduto nel Terzo Reich ci ha colpito come tedeschi e tanto più ci ha spinto a guardare al popolo d'Israele con umiltà, vergogna e amore. Nella mia formazione teologica queste cose si sono intrecciate ed hanno segnato il percorso del mio pensiero teologico. Dunque era chiaro per me - ed anche qui in assoluta continuità con Giovanni Paolo II - che nel mio annuncio della fede cristiana doveva essere centrale questo nuovo intrecciarsi, amorevole e comprensivo, di Israele e Chiesa, basato sul rispetto del modo di essere di ognuno e della rispettiva missione [...] Comunque, a quel punto, anche nella antica liturgia mi è sembrato necessario un cambiamento. Infatti, la formula era tale da ferire veramente gli ebrei e di certo non esprimeva in modo positivo la grande, profonda unità fra Vecchio e Nuovo Testamento. Per questo motivo ho pensato che nella liturgia antica fosse necessaria una modifica, in particolare, come ho detto, in riferimento al nostro rapporto con gli amici ebrei. L'ho modificata in modo tale che vi fosse contenuta la nostra fede, ovvero che Cristo è salvezza per tutti. Che non esistono due vie di salvezza e che dunque Cristo è anche il Salvatore degli ebrei, e non solo dei pagani. Ma anche in modo tale che non si pregasse direttamente per la conversione degli ebrei in senso missionario, ma perché il Signore affretti l'ora storica in cui noi tutti saremo uniti. Per questo gli argomenti utilizzati da una serie di teologi polemicamente contro di me sono avventati e non rendono giustizia a quanto fatto.

L'Osservatore Romano

'Luce del mondo'. Anticipazioni (1). La gioia del cristianesimo, il Papa mendicante, le difficoltà, lo shock degli abusi, progresso e intolleranza

L'Osservatore Romano, nel numero in edicola questa sera, riporta ampi stralci del libro che raccoglie la conversazione di Benedetto XVI con il giornalista e scrittore tedesco Peter Seewald, "Luce del mondo. Il Papa, la Chiesa e i segni dei tempi" (Libreria Editrice Vaticana). Non si potevano riportare le semplicistiche riduzioni giornalistiche (che, ovviamente, si concentrano su singoli aspetti "scottanti", tralasciando tutto il resto) su queste straordinarie pagine, che pur non facendo parte del Magistero di Benedetto XVI, confermano ancora una volta la sconfinata umanità e dolcezza di Joseph Ratzinger, il suo 'anticipare' i tempi nella Chiesa ma anche nel mondo, aperto a una modernità purificata; il suo essere veramente il Papa giusto per il momento giusto. Buona lettura!
Scenron

La gioia del cristianesimo
Tutta la mia vita è sempre stata attraversata da un filo conduttore, questo: il cristianesimo dà gioia, allarga gli orizzonti. In definitiva un'esistenza vissuta sempre e soltanto "contro" sarebbe insopportabile.
Un mendicante
Per quel che riguarda il Papa, anche lui è un povero mendicante davanti a Dio, ancora più degli altri uomini. Naturalmente prego innanzitutto sempre il Signore, al quale sono legato, per così dire, da antica amicizia. Ma invoco anche i Santi. Sono molto amico di Agostino, di Bonaventura e di Tommaso d'Aquino. A loro quindi dico: "Aiutatemi"! La Madre di Dio, poi, è sempre e comunque un grande punto di riferimento. In questo senso, mi inserisco nella Comunione dei Santi. Insieme a loro, rafforzato da loro, parlo poi anche con il Dio buono, soprattutto mendicando, ma anche ringraziando; o contento, semplicemente.
Le difficoltà
L'avevo messo nel conto. Ma innanzitutto bisognerebbe essere molto cauti con la valutazione di un Papa, se sia significativo o meno, quando è ancora in vita. Solo in un secondo momento si può riconoscere quale posto, nella storia nel suo insieme, ha una determinata cosa o persona. Ma che l'atmosfera non sarebbe stata sempre gioiosa era evidente in considerazione dell'attuale costellazione mondiale, con tutte le forze di distruzione che ci sono, con tutte le contraddizioni che in essa vivono, con tutte le minacce e gli errori. Se avessi continuato a ricevere soltanto consensi, avrei dovuto chiedermi se stessi veramente annunciando tutto il Vangelo.
Lo shock degli abusi
I fatti non mi hanno colto di sorpresa del tutto. Alla Congregazione per la Dottrina della Fede mi ero occupato dei casi americani; avevo visto montare anche la situazione in Irlanda. Ma le dimensioni comunque furono uno shock enorme. Sin dalla mia elezione al Soglio di Pietro avevo ripetutamente incontrato vittime di abusi sessuali. Tre anni e mezzo fa, nell'ottobre 2006, in un discorso ai vescovi irlandesi avevo chiesto loro di "stabilire la verità di ciò che è accaduto in passato, prendere tutte le misure atte ad evitare che si ripeta in futuro, assicurare che i principi di giustizia vengano pienamente rispettati e, soprattutto, guarire le vittime e tutti coloro che sono colpiti da questi crimini abnormi". Vedere il sacerdozio improvvisamente insudiciato in questo modo, e con ciò la stessa Chiesa Cattolica, è stato difficile da sopportare. In quel momento era importante però non distogliere lo sguardo dal fatto che nella Chiesa il bene esiste, e non soltanto queste cose terribili.
I media e gli abusi
Era evidente che l'azione dei media non fosse guidata solamente dalla pura ricerca della verità, ma che vi fosse anche un compiacimento a mettere alla berlina la Chiesa e, se possibile, a screditarla. E tuttavia era necessario che fosse chiaro questo: sin tanto che si tratta di portare alla luce la verità, dobbiamo essere riconoscenti. La verità, unita all'amore inteso correttamente, è il valore numero uno. E poi i media non avrebbero potuto dare quei resoconti se nella Chiesa stessa il male non ci fosse stato. Solo perché il male era dentro la Chiesa, gli altri hanno potuto rivolgerlo contro di lei.
Il progresso
Emerge la problematicità del termine "progresso". La modernità ha cercato la propria strada guidata dall'idea di progresso e da quella di libertà. Ma cos'è il progresso? Oggi vediamo che il progresso può essere anche distruttivo. Per questo dobbiamo riflettere sui criteri da adottare affinché il progresso sia veramente progresso.
Un esame di coscienza
Al di là dei singoli piani finanziari, un esame di coscienza globale è assolutamente inevitabile. E a questo la Chiesa ha cercato di contribuire con l'Enciclica "Caritas in veritate". Non dà risposte a tutti i problemi. Vuole essere un passo in avanti per guardare le cose da un altro punto di vista, che non sia soltanto quello della fattibilità e del successo, ma dal punto di vista secondo cui esiste una normatività dell'amore per il prossimo che si orienta alla volontà di Dio e non soltanto ai nostri desideri. In questo senso dovrebbero essere dati degli impulsi perché realmente avvenga una trasformazione delle coscienze.
La vera intolleranza
La vera minaccia di fronte alla quale ci troviamo è che la tolleranza venga abolita in nome della tolleranza stessa. C'è il pericolo che la ragione, la cosiddetta ragione occidentale, sostenga di avere finalmente riconosciuto ciò che è giusto e avanzi così una pretesa di totalità che è nemica della libertà. Credo necessario denunciare con forza questa minaccia. Nessuno è costretto ad essere cristiano. Ma nessuno deve essere costretto a vivere secondo la "nuova religione", come fosse l'unica e vera, vincolante per tutta l'umanità.

L'Osservatore Romano

Il card. Amato al Papa: nonostante difficoltà e persecuzioni la Chiesa di Cristo non cessa di proclamare nel mondo l'amore di Dio per gli uomini

“Nonostante, le sfide, le difficoltà, le persecuzioni, la Chiesa di Cristo non cessa di proclamare ogni giorno in ogni parte del mondo l’amore di Dio per gli uomini, di irradiare ovunque la luce del Vangelo, di insistere a tempo opportuno e importuno nell’annuncio della Parola di Dio. Non si può eludere il rischio di non essere compresi, di essere rifiutati, e di dover essere disposti anche all’estrema testimonianza. Del resto, il colore della porpora fa ad essa diretto riferimento”. Lo ha detto stamattina il card. Angelo Amato (foto), nell’indirizzo di omaggio a Papa Benedetto XVI, durante il Concistoro ordinario pubblico per la creazione di 24 nuovi cardinali. "Siamo - ha detto - di diversa provenienza geografica e di diversa estrazione sociale. Abbiamo percorso cammini diversi e svolto compiti ecclesiali diversi. Siamo, però, accomunati nell'unica fede in Dio Trinità, nell'unica obbedienza al Successore di Pietro, nell'unico servizio di fedeltà alla Chiesa di Cristo. La chiamata di ognuno di noi a far parte del Collegio Cardinalizio suscita in noi sentimenti di stupore per la magnanimità e l'amore del Santo Padre per le nostre persone". "Riconosciamo con trepidazione - ha aggiunto - i nostri limiti, a fronte della consapevolezza della grande dignità di cui veniamo rivestiti e che siamo chiamati a testimoniare con la nostra vita e la nostra attività". "In circostanza analoga - ha ricordato poi il neo cardinale salesiano - il Beato card. Newman disse di non avere nulla di quella sublime perfezione che si trova nella vita e nelle opere dei Santi: aveva, però, la retta intenzione, l'assenza di scopi personali, il senso dell'obbedienza, la disponibilità ad essere corretto, il timore di sbagliare e il desiderio di servire la Santa Chiesa". Anche da parte nostra, ha concluso, "non si può eludere il rischio di non essere compresi, di essere rifiutati, e di dover essere disposti anche all'estrema testimonianza, del resto, il colore della porpora fa ad essa diretto riferimento, e Lei, Padre Santo, tra poco ci ricorderà di "essere pronti a comportarci con fortezza usque ad effusionem sanguinis per l'incremento della fede cristiana, per la pace e la tranquillità del popolo di Dio e per la libertà e la diffusione della Santa Chiesa". "Santo Padre - ha quindi concluso Amato - in quest'ora per noi particolarmente significativa, vogliamo riconfermarLe i nostri sentimenti di affetto, di devozione, di fiducia e di fedeltà. Siamo consapevoli che il nostro inserimento nel Collegio Cardinalizio ci impegna ad essere al suo fianco nello svolgimento del Ministero Apostolico a Lei affidato. Riaffermiamo, quindi, la nostra devozione e la nostra fedeltà alla Chiesa di Cristo, che oggi invochiamo come Re dell'universo, e alla Sua Persona".

SIR, Agi

Il rito nella Basilica Vaticana gremita di fedeli. Benedetto impone la berretta: fino all'effusione del sangue, per l'incremento della fede cristiana

Molti applausi hanno accolto l'ingresso nella Basilica Vaticana di Papa Benedetto XVI, vestito con i paramenti dorati delle occasioni solenni, per il Concistoro ordinario pubblico. La Basilica era gremita di gente e ai piedi del baldacchino del Bernini spiccavano da una parte le vesti porpora dei cardinali, dall'altra quelle viola dei vescovi. Tantissime persone erano riunite anche sulla piazza, sotto la pioggia. L'avvio della celebrazione e l'arrivo di Benedetto XVI è stato annunciato dalle note del complesso musicale delle 'Trombe d'argento' a cui è seguito il canto 'Tu es Petrus' intonato dalla Cappella musicale pontificia detta 'Cappella Sistina'. Dopo il saluto liturgico, il Santo Padre ha letto la formula di creazione, e ha proclamato solennemente uno a uno i nomi dei nuovi 24 cardinali, alcuni accolti da boati di gioia. Il primo dei nuovi cardinali, Angelo Amato a nome di tutti, ha rivolto al Santo Padre un indirizzo di omaggio. Dopo la Liturgia della Parola, il Papa ha tenuto l'omelia, a cui è seguita la professione di fede e il giuramento dei nuovi cardinali. Successivamente, ogni cardinale, secondo l'ordine di creazione, si è avvicinato a Benedetto XV e gli si inginocchiato davanti per ricevere la berretta cardinalizia e l’assegnazione di un Titolo o Diaconia. Il Santo Padre ha imposto la berretta cardinalizia pronunciando le parole: "Rossa come segno della dignità del cardinalato, a significare che dovete essere pronti a comportarvi con fortezza, fino all'effusione del sangue, per l'incremento della fede cristiana, per la pace e la tranquillità del popolo di Dio e per la libertà e la diffusione della Santa Romana Chiesa". Quindi il Papa ha consegnato la Bolla di creazione cardinalizia e di assegnazione del Titolo o della Diaconia e scambia con il neo cardinale l'abbraccio di pace. Ogni nuovo cardinale ha scambiato poi con gli altri cardinali l'abbraccio di pace. Il rito si è concluso con la preghiera dei fedeli, la recita del Padre Nostro e la benedizione finale.

Ansa, VIS notizie

Il Papa: nella Chiesa nessuno è padrone. La logica del chinarsi per lavare i piedi, del servizio, la logica della Croce alla base dell’autorità

Benedetto XVI ha presieduto questa mattina, in una Basilica di San Pietro gremita di fedeli, il Concistoro ordinario pubblico, il terzo del suo Pontificato, durante il quale ha creato 24 nuovi cardinali, portandone il Collegio a 203 membri, 121 dei quali elettori. Ai nuovi porporati, il Papa ha rammentato che il loro essere “singolari e preziosi collaboratori” del Successore di Pietro non è il coronamento di “una propria ambizione”, bensì un atto di umiltà e di servizio a Cristo e alla Chiesa. Nella Chiesa non vale il modello umano del dominio, ma la “logica del chinarsi a lavare i piedi”, la “logica del servizio”. Nell'omelia tutta improntata al senso del nuovo ministero che da oggi sono chiamati ad assumere, Benedetto XVI ha ricordato la radice di quel vincolo di “speciale comunione e affetto” che lega i nuovi porporati al Papa. Il Papa ha preso spunto dal brano evangelico per ricordare ai nuovi cardinali quale deve essere lo stile di vita della comunità cristiana basata sulla carità, “il tessuto che unisce tutte le membra del Corpo di Cristo”. Nel testo evangelico letto durante la cerimonia “Gesù è in cammino verso Gerusalemme e preannunzia per la terza volta, indicandola ai discepoli, la via attraverso la quale intende portare a compimento l’opera affidatagli dal Padre: è la via dell’umile dono di sé fino al sacrificio della vita, la via della Passione, la via della Croce”. “Gesù, che conosce il cuore dell’uomo, non rimane turbato per questa richiesta, ma ne mette subito in luce la portata profonda: ‘voi non sapete quello che chiedete’; poi guida i due fratelli a comprendere che cosa comporta mettersi alla sua sequela”. Qual è allora la via che deve percorrere chi vuole essere discepolo? “E’ la via del Maestro, è la via della totale obbedienza a Dio”, ha spiegato il Santo Padre.
D’altra parte, “neppure sperimentare il calice della sofferenza e il battesimo della morte dà diritto ai primi posti, perché ciò è ‘per coloro per i quali è stato preparato’, è nelle mani del Padre Celeste; l’uomo non deve calcolare, deve semplicemente abbandonarsi a Dio, senza pretese, conformandosi alla sua volontà”. Benedetto XVI ha poi affermato: “Ogni ministero ecclesiale è sempre risposta ad una chiamata di Dio, non è mai frutto di un proprio progetto o di una propria ambizione, ma è conformare la propria volontà a quella del Padre che è nei Cieli, come Cristo al Getsèmani. Nella Chiesa nessuno è padrone, ma tutti sono chiamati, tutti sono inviati, tutti sono raggiunti e guidati dalla grazia divina”. La disputa tra Giacomo e Giovanni per il primato e l’indignazione degli altri Apostoli, ha osservato ancora il Papa, “sollevano una questione centrale a cui Gesù vuole rispondere: chi è grande, chi è ‘primo’ per Dio?”. “Anzitutto – ha precisato Benedetto XVI - lo sguardo va al comportamento che corrono il rischio di assumere ‘coloro i quali sono considerati i governanti delle nazioni’: ‘dominare ed opprimere’. Gesù indica ai discepoli un modo completamente diverso: ‘Tra voi, però, non è così’. La sua comunità segue un’altra regola, un’altra logica, un altro modello: ‘Chi vuole diventare grande tra di voi sarà vostro servitore, e chi vuole essere il primo tra di voi sarà schiavo di tutti’”. “Il criterio della grandezza e del primato secondo Dio non è il dominio, ma il servizio; la diaconia è la legge fondamentale del discepolo e della comunità cristiana, e ci lascia intravedere qualcosa della ‘Signoria di Dio’".
"E’ un messaggio che vale per gli Apostoli, vale per tutta la Chiesa, vale soprattutto per coloro che hanno compiti di guida nel Popolo di Dio. Non è la logica del dominio, del potere secondo i criteri umani, ma la logica del chinarsi per lavare i piedi, la logica del servizio, la logica della Croce che è alla base di ogni esercizio dell’autorità. In ogni tempo la Chiesa è impegnata a conformarsi a questa logica e a testimoniarla per far trasparire la vera "Signoria di Dio", quella dell’amore”. “Venerati Fratelli eletti alla dignità cardinalizia – ha dichiarato il Santo Padre, rivolgendosi ai nuovi porporati -, la missione, a cui Dio vi chiama quest’oggi e che vi abilita ad un servizio ecclesiale ancora più carico di responsabilità, richiede una volontà sempre maggiore di assumere lo stile del Figlio di Dio, che è venuto in mezzo a noi come colui che serve. Si tratta di seguirlo nella sua donazione d’amore umile e totale alla Chiesa sua sposa, sulla Croce: è su quel legno che il chicco di frumento, lasciato cadere dal Padre sul campo del mondo, muore per diventare frutto maturo”. Per questo “occorre un radicamento ancora più profondo e saldo in Cristo. Il rapporto intimo con Lui, che trasforma sempre di più la vita in modo da poter dire con san Paolo ‘non vivo più io, ma Cristo vive in me’, costituisce l’esigenza primaria perché il nostro servizio sia sereno e gioioso e possa dare il frutto che si attende da noi il Signore”. Domani, il Pontefice, durante la concelebrazione nella solennità di Cristo Re, consegnerà ai nuovi cardinali l’anello. “Sarà un’ulteriore occasione – ha sostenuto il Benedetto XVI - nella quale ‘lodare il Signore, che rimane fedele per sempre’”. “Il suo Spirito – ha concluso - sostenga i nuovi porporati nell’impegno di servizio alla Chiesa, seguendo il Cristo della Croce anche, se necessario, usque ad effusionem sanguinis”, pronti sempre “a rispondere a chiunque ci domandi ragione della speranza che è in noi”.

Radio Vaticana, AsiaNews, SIR


Concistoro ordinario pubblico. Chi sono i ventiquattro nuovi cardinali creati da Benedetto XVI, nei quali si riflette l’universalità della Chiesa

Gli elettori:
- Angelo Amato, pugliese di Molfetta (8 giugno 1938), esperto teologo, ha collaborato col card. Ratzinger dal 2002 come segretario della Congregazione per la Dottrina della Fede; dal luglio 2008 e' prefetto della Congregazione per le Cause dei Santi.
- Antonios Naguib, egiziano (Samalout, 18 marzo 1935), è stato vescovo di Minya, quindi nel 2006 nominato patriarca copto di Alessandria; è capo del Sinodo della Chiesa copta cattolica; è stato relatore del recente Sinodo dei vescovi per il Medio Oriente.
- Robert Sarah, nato a Ouros, in Guinea-Conakry (5 luglio 1945), è stato arcivescovo di Conakry, nel 1979 era il vescovo più giovane del mondo; nell'ottobre 2001 è diventato segretario della Congregazione per l'Evangelizzazione dei Popoli e il 7 ottobre scorso nominato presidente del Pontificio Consiglio 'Cor Unum', il braccio caritativo del Papa.
- Francesco Monterisi, pugliese di Barletta (28 maggio 1934), eletto vescovo nel 1982, è stato consacrato il 6 gennaio 1983 nella Basilica Vaticana. Nel 1990 è diventato delegato per le rappresentanze pontificie in Segreteria di Stato e nel giugno 1993 Giovanni Paolo II lo ha nominato primo nunzio nella neonata Bosnia-Erzegovina. Il 7 marzo 1998 è stato nominato segretario della Congregazione per i vescovi, divenendo anche Segretario del collegio cardinalizio, partecipando senza diritto di voto al Conclave del 2005; dal luglio 2009 è arciprete della Basilica di San Paolo fuori le Mura.
- Fortunato Baldelli, umbro di Valfabbrica (6 agosto 1935), nel 1983 è stato eletto vescovo titolare di Bevagna, con dignità di arcivescovo, e nominato delegato apostolico in Angola. Nel 1985 è stato nominato anche pro-nunzio apostolico in Sao Tomé e Principe, nel 1991 è stato nunzio apostolico nella Repubblica Dominicana; poi in Perù (1994) e infine in Francia (1999). poi nunzio in vari paesi tra cui Perù e Francia, nel giugno 2009 è succeduto al card. Stafford come Penitenziere Maggiore.
- Raymond Leo Burke, americano (Richland Center, 30 giugno 1948), arcivescovo emerito di Saint Louis, dal giugno 2008 è prefetto del Supremo Tribunale della Segnatura Apostolica e presidente della Suprema Corte della Città del Vaticano
- Kurt Koch, svizzero di Emmenbrucke (15 marzo 1950), nel 2005 è stato nominato vescovo di Basilea, quindi presidente della Conferenza Episcopale elvetica; il 1° luglio scorso è diventato presidente del Pontificio Consiglio per l'Unità dei cristiani e della Commissione per i rapporti con l'ebraismo.
- Paolo Sardi, piemontese di Ricaldone (1° settembre 1934), è stato nunzio apostolico; è vice-camerlengo di Santa Romana Chiesa e, dal giugno 2009, pro-patrono dell'Ordine di Malta.
- Mauro Piacenza, genovese (15 settembre 1944), è stato presidente della Pontificia Commissione per i beni Culturali, quindi di quella di Archeologia Sacra; nel maggio 2007 è diventato segretario della Congregazione per il Clero, di cui è stato nominato prefetto lo scorso 7 ottobre
- Velasio De Paolis, di Sonnino, Latina (19 settembre 1935), è stato segretario della Segnatura Apostolica e ora presiede la Prefettura degli Affari economici; nel luglio scorso il Papa lo ha nominato delegato pontificio per la Congregazione dei Legionari di Cristo;
- Gianfranco Ravasi, brianzolo di Merate (18 ottobre 1942), grande biblista e teologo, ebraista e archeologo, dal 2007 è presidente del Pontificio Consiglio della Cultura e delle Commissioni per i Beni culturali e di Archeologia sacra.

- Medardo Joseph Mazombwe, dello Zambia (Chundamira, 24 settembre 1931), è stato vescovo di Chipata, quindi per dieci anni, dal 1996 al 2006, arcivescovo metropolita di Lusaka.
- Raul Eduardo Vela Chiriboga, ecuadoregno (Riobamba, 1 gennaio 1934), è stato ordinario militare per l'Ecuador, quindi dal marzo 2003 all'11 settembre scorso arcivescovo di Quito;
- Laurent Monsengwo Pasinya, nato a Mongobele, nella Repubblica Democratica del Congo (7 ottobre 1939), dal 1984 al 1992 è stato presidente della Conferenza Episcopale congolese, poi rieletto nel 2004; dal dicembre 2007 è arcivescovo di Kinshasa.
- Paolo Romeo, siciliano di Acireale (20 febbraio 1938), è stato nunzio apostolico in vari Paesi, tra cui Haiti, Colombia e Canada, quindi, dal 2001 al 2006, nunzio in Italia; il 19 dicembre 2006 è stato nominato arcivescovo di Palermo; è presidente della Conferenza Episcopale siciliana.
- Donald William Wuerl, americano di Pittsburgh (12 novembre 1940), è stato tra l’altro vicerettore e poi rettore del Saint Paul Seminary a Pittsburgh; dopo essere stato ausiliare di Seattle e vescovo della sua città natale, dal 16 maggio 2006 è diventato arcivescovo di Washington succedendo al card. Theodore Edgar MacCarrick.
- Raymundo Damasceno Assis, brasiliano (Capela Nova, 15 febbraio 1937), dal gennaio 2004 è arcivescovo di Aparecida, e dal luglio 2007 presidente del Consiglio Episcopale latinoamericano (Celam), di cui in precedenza (1991-95) era stato segretario.

- Kazimierz Nycz, polacco (Stara Wies, 1 febbraio 1950), è stato ausiliare di Cracovia poi vescovo di Koszalin; nel marzo 2007 Benedetto XVI lo ha chiamato a succedere al discusso Stanislaw Wielgus come arcivescovo di Varsavia; è presidente della Commissione della Conferenza Episcopale per l’educazione cattolica e membro del Consiglio permanente della Conferenza Episcopale polacca.
- Albert Malcom Ranjith Patabendige Don, singalese (Polgahawela, 15 novembre 1947), è stato tra l’altro segretario della Conferenza Episcopale dello Sri Lanka e direttore nazionale delle Pontificie Opere Missionarie, oltre che nunzio in Indonesia e Timor est; quindi segretario della Congregazione per il Culto Divino; dal giugno 2009 è arcivescovo di Colombo e presidente della Conferenza Episcopale dello Sri Lanka.
- Reinhard Marx, tedesco (Geseke, 21 settembre 1953), è stato vescovo di Treviri; il 30 novembre 2007 il Papa lo ha nominato arcivescovo di Monaco, diocesi guidata dal 1977 all'82 proprio da Joseph Ratzinger; è segretario della Conferenza Episcopale tedesca.
Gli ultraottantenni:
- Josè Manuel Estepa Llaurens, spagnolo di Andujar (1° gennaio 1926), dal luglio 1983 all'ottobre 2003 è stato ordinario militare per la Spagna.
- Elio Sgreccia, marchigiano di Arcevia (6 giugno 1928), grande esperto di bioetica, è stato dal gennaio 2005 al giugno 2008 presidente della Pontificia Accademia per la Vita.
- Walter Brandmueller, tedesco (Ansbach, 5 gennaio 1929), grande esperto di storia della Chiesa, è stato professore all' Università di Augusta e presidente del Pontificio Comitato di Scienze storiche, con numerose pubblicazioni all'attivo.
- Domenico Bartolucci, toscano di Borgo San Lorenzo (7 maggio 1917), compositore e direttore di coro, dal 1956 al 1997 è stato direttore della Cappella Sistina; è dal 1965 accademico di Santa Cecilia e ha anche diretto il coro Rai.

Affaritaliani.it, SIR

Il terzo Concistoro di Benedetto XVI per 24 nuovi porporati. I principi della Chiesa: storia, funzioni e curiosità del Collegio cardinalizio

Oggi, vigilia della Solennità di Cristo Re, Benedetto XVI imporrà la berretta rossa a 24 nuovi cardinali. È il suo terzo Concistoro, dopo quelli del 24 marzo 2006 e del 24 novembre 2007. “I cardinali hanno il compito di aiutare il Successore dell’Apostolo Pietro nell’adempimento della sua missione di principio e fondamento perpetuo e visibile dell’unità della fede e della comunione nella Chiesa” ha affermato lo scorso 20 ottobre il Papa prima di annunciare i loro nomio. “Nella lista dei nuovi porporati – ha evidenziato Benedetto XVI – si riflette l’universalità della Chiesa; essi, infatti, provengono da varie parti del mondo e svolgono differenti compiti a servizio della Santa Sede o a contatto diretto con il Popolo di Dio quali Padri e Pastori di Chiese particolari”.
Il Collegio Cardinalizio
In data 20 novembre i cardinali saranno 203, 121 dei quali d’età inferiore agli 80 anni – uno in più del limite, ma lo sforamento durerà poche settimane. Il Motu proprio "Ingravescentem aetatem" di Paolo VI del 1970, afferma infatti che l’elettorato del Papa è costituito dai cardinali di Santa Romana Chiesa che non abbiano compiuto l’ottantesimo anno di età prima del giorno d’inizio della Sede vacante, ossia della morte del Pontefice. Nel 1973 lo stesso Paolo VI stabiliva che il loro numero non dovesse essere superiore a 120, la qual cosa è stata confermata da Giovanni Paolo II nel 1996. I cardinali provengono da tutti i continenti e da 70 nazioni. Nel Concistoro di domani figurano 15 europei, 10 dei quali italiani, 4 africani, 4 americani e un asiatico. L’Italia è il Paese con più cardinali al mondo, 38, che coi futuri porporati diventano ben 48. Non contando ancora i nuovi eletti, gli europei sono 96, 48 gli americani (19 per l’America del Nord e 29 per l’America Latina), 18 gli asiatici, 13 gli africani, 4 i cardinali dell’Oceania. Considerando invece anche i nuovi Principi della Chiesa, le statistiche si aggiornano a: 111 cardinali per l’Europa, 52 per le Americhe, 19 per l’Asia, 17 per l’Africa, sempre 4 per l’Oceania. 4 i cardinali creati da Paolo VI tuttora viventi, 139 quelli di Giovanni Paolo II, 36 più i nuovi 24 quelli di Benedetto XVI. Il cardinale più anziano è Ersilio Tonini, 96 anni, il più giovane Reinhard Marx, 57 anni.
Cardinali
Il sostantivo cardinale ha origine dal termine latino cardinalis, derivante da cardo-cardinis, che vuol dire 'cardine', in quanto il clero di Roma, dal quale traggono origine storica i cardinali, che grande influenza hanno esercitato nella vita della Capitale, era il cardine sul quale poggiava il Papa. I cardinali sono i prelati che, dopo il Santo Padre, ricoprono la più alta dignità ecclesiastica nella gerarchia della Chiesa Cattolica. Il Pontefice sceglie in piena libertà, quali suoi principali assistenti e consiglieri nel governo della Chiesa universale, “uomini che siano costituiti almeno nell’ordine del presbiterato, in modo eminente distinti per dottrina, costumi, pietà e prudenza nel disbrigo degli affari”, si legge nel codice di diritto canonico latino. Il loro abito color porpora, donde porporati, simboleggia la disponibilità a versare il proprio sangue in difesa della fede, delle virtù cristiane e della Chiesa di Cristo. Un cardinale deve eccellere per conoscenza profonda della dottrina, eloquenza matura, zelo ardente e spirito efficace. I cardinali sono distribuiti in tre ordini: vescovi, preti, diaconi, questi ultimi così chiamati perché anticamente erano delegati a sovrintendere ai centri per i servizi sociali destinati ai poveri di Roma. Poiché in origine i cardinali provenivano dal clero dell’Urbe, tutti i cardinali, ad eccezione dei patriarchi orientali, che hanno il titolo delle proprie Chiese patriarcali, sono designati come titolari di una Chiesa di Roma o dintorni. Ai sei cardinali vescovi viene attribuita una sede suburbicaria (sub Urbe), cioè una diocesi nelle vicinanze di Roma (Albano, Frascati, Ostia, Palestrina, Porto e Santa Rufina, Sabina e Poggio Mirteto, Velletri e Segni). I cardinali vescovi eleggono tra loro il decano e il vice-decano del Collegio cardinalizio, attualmente i cardinali Sodano ed Etchegaray. Ai cardinali preti e ai cardinali diaconi viene conferita un’antica Chiesa di Roma: titolo per i preti, diaconia per i diaconi. Con l’assegnazione di una chiesa dell’Urbe, all’universalità della provenienza dei cardinali viene congiunta la romanità, che permette loro di essere elettori del vescovo di Roma, partecipando inoltre alla sollecitudine pastorale del Papa per la Città eterna. A chi passeggia per Roma può capitare di trovarsi innanzi al prospetto di qualche chiesa recante degli stemmi sulla facciata. Orbene: uno è lo stemma pontificio, che simboleggia la dignità di Basilica del tempio. L’altro è lo stemma del cardinale titolare di quella chiesa, che lo rende cittadino vaticano e ‘in-cardinato’ nel clero romano. L’iconografia dello stemma consiste in uno scudo con l’araldica del porporato, sotto al quale campeggia il motto, usualmente in latino, da lui scelto per sintetizzare il suo ministero. Lo scudo è sormontato dal galero rosso dal quale discendono trenta fiocchi, 15 per lato. Lo stemma è esposto nella chiesa della quale il cardinale è titolare, mentre all’interno si può trovare il suo dipinto, o comunque il suo nome. A volte i Papi nominano dei cardinali ‘in pectore’, in quanto i loro nominativi sono tenuti segreti nel cuore del Pontefice, impedito a pubblicarli a causa di particolari motivazioni, come la persecuzione della Chiesa in una determinata area.
Storia
Nei secoli antichi, le persone che cooperavano più strettamente con il vescovo erano considerate ‘persone-cardinali’, perché svolgevano la funzione di cardine tra il pastore e il popolo di Dio. Il vescovo di Roma veniva eletto dai presbiteri e diaconi ‘cardinales’, che espletavano mansioni pastorali e liturgiche nelle chiese delle diocesi del Papa, offrendogli la loro assistenza per quelle altre responsabilità che, come successore di Pietro, egli doveva affrontare nei confronti di tutta la Chiesa. Nel tempo, tale collaborazione e il disbrigo dei ruoli primaziali del Papa divennero prevalenti e i membri del Collegio cardinalizio si videro chiamati a coadiuvare il Romano Pontefice con intensità sempre maggiore. La parola cardinale da aggettivo diventa sostantivo e si costituiscono gli ordini dei cardinali vescovi, preti e diaconi. Nel 1059 Papa Niccolò II stabilisce che il vescovo di Roma sia eletto solo dai cardinali vescovi. All’affermarsi della missione universalistica del Collegio cardinalizio, si sentì il bisogno di farvi corrispondere sempre meglio l’effettiva composizione di esso. Dal secolo XII, pertanto, il titolo di cardinale viene conferito anche a vescovi non italiani, curando che entrassero a far parte del Sacro Collegio rappresentanti dei vari popoli della terra ai quali era giunto l’annuncio della fede. Il Collegio cardinalizio diventa così sempre più numeroso, a simboleggiare l’universalità del "club" più esclusivo al mondo. I cardinali rimangono tali dalla creazione al giorno della morte. La Chiesa ne annovera oltre 3000 nella sua storia bimillenaria.
Funzioni
Il Collegio cardinalizio, o Sacro Collegio, o Senato del Sommo Pontefice, svolge funzioni ordinarie e straordinarie. Ordinarie nella forma del concistoro ("dove si trovano insieme"), che può essere ordinario privato, oppure ordinario pubblico, ma anche straordinario. Il Concistoro ordinario privato, o segreto, ha luogo nella sala del Concistoro del Palazzo apostolico. Vi partecipano il Papa e i cardinali presenti a Roma, per procedere alla creazione e pubblicazione di nuovi cardinali e alla nomina del camerlengo, attualmente il card. Tarcisio Bertone, per effettuare le opzioni di cardinali diaconi a sedi presbiterali e la comunicazione di nuove nomine vescovili, per esaminare le nuove canonizzazioni proposte dalla Congregazione per le Cause dei Santi. Il Concistoro straordinario si tiene invece quando il Papa convoca a Roma i cardinali di tutto il mondo per affrontare questioni e temi di eccezionale gravità. Il Collegio dei cardinali svolge funzioni straordinarie in tempo di Sede apostolica vacante. In tale periodo il governo della Chiesa è affidato al Sacro Collegio, limitatamente alla gestione ordinaria e improrogabile e fino all’elezione del nuovo Pontefice. Le congregazioni generali, riunioni di tutti i cardinali nel Palazzo apostolico vaticano, presiedute dal cardinale decano o, se impossibilitato, dal vice-decano, deliberano sulle questioni ritenute più urgenti o importanti. Quelle ordinarie e di minore rilievo sono invece discusse dalle congregazioni particolari. Vi è infine il conclave ("con la chiave"), che indica il luogo chiuso in cui si tiene l’assemblea e la procedura seguita per l’elezione del Papa. Nel raccoglimento della cappella Sistina, al soffio dello Spirito Santo, i cardinali designano il nuovo Vicario di Cristo. Oltre alla funzione consultiva nei concistori, e quella elettiva nel conclave, il cardinale deve promuovere in ogni luogo e in ogni tempo la virtù e i virtuosi a maggior gloria di Dio e per l’esaltazione della Santa Chiesa. “Andiamo avanti con speranza! Un nuovo millennio si apre davanti alla Chiesa come oceano vasto in cui avventurarsi, contando sull’aiuto di Cristo”, scriveva Giovanni Paolo II nella "Novo millennio ineunte". Araldi del Vangelo, difensori della fede, corridori di Dio, i cardinali hanno traghettato insieme al Papa la barca della Chiesa nel Terzo millennio e con lui la guidano per mari avventurosi a prendere il largo e ad annunciare il nome di Cristo fino agli estremi confini della Terra.

Luca Caruso, Rai Vaticano - Il Blog