giovedì 4 novembre 2010

Il Papa a Santiago de Compostela e Barcellona. Il portavoce vaticano: comprensibile e rispettabile la scelta di Zapatero di non partecipare alla Messa

La Santa Sede non nasconde "le sue preoccupazioni" per "le posizioni diverse su temi fondamentali come la difesa della vita e la famiglia o la libertà religiosa". Così oggi il portavoce della Santa Sede, padre Federico Lombardi, risponde in un'intervista a El Pais alle domande sui rapporti con il governo socialista del premier spagnolo di José Luis Zapatero (nella foto con Benedetto XVI). Una relazione che viene definita comunque "corretta" da Lombardi, che sottolinea anche alcune "sintonie", come "il lavoro per la pace, per il Medio oriente e un'attenzione condivisa per altre zone del mondo come Cuba". A tre giorni dall'arrivo del Pontefice a Santiago de Compostela e Barcellona, Lombardi sottolinea nell'intervista come "l'allontanamento dalle radici cristiane è negativo" ma le "sfide" che pone non sono esclusive della Spagna, perché esistono anche "in Francia, nell'Europa centrale, anche in Italia". Sulla stessa linea, alla domanda se il Pontificio Consiglo per la promozione della Nuova Evangelizzazione sia stato creato con la Spagna come prima preoccupazione, Lombardi risponde che è stato creato "anche per la Spagna, ma non solo". E il fatto che il Papa dedichi al paese iberico ben tre viaggi in sei anni è definito effettivamente come "unico", ma sottolineando che si tratta di un "premio alla vitalità" della Spagna e della sua Chiesa: Valencia ad esempio ha già organizzato il VI Incontro Mondiale delle Famiglie, e per il 2011 è in programma la Giornata Mondiale della Gioventù. Sulla tappa a Barcellona, dove Zapatero non assisterà alla Messa, Lombardi ha detto che "nessuno è obbligato a partecipare a una Messa", precisando che le personalità politiche "possono a volte partecipare a celebrazioni se con ciò intendono sottolineare la loro presenza a un evento importante per una parte significativa del loro popolo", ma "possono anche considerare più coerente non farlo, se non si identificano personalmente con il significato della Messa", una scelta anche questa "perfettamente comprensibile e rispettabile". La visita del Papa al tempio espiatorio della Sagrada Familia di Barcellona, opera dell'architetto cattolico catalano Antonio Gaudì, che per l'occasione sarà elevata al rango di Basilica minore, secondo Lombardi sarà "un'opportunità eccezionale per parlare in modo appassionato della relazione tra fede e arte".

Apcom

Lettera circolare della Congregazione per la Dottrina della Fede sulla situazione dell’associazione 'Opus Angelorum'. La nota di padre Lombardi

E’ stata pubblicata oggi una Lettera circolare della Congregazione per la Dottrina della Fede, datata 2 ottobre, per aggiornare i vescovi circa l’attuale situazione dottrinale e canonica della associazione chiamata “Opus Angelorum”, affinché si possano regolare nella materia. La nuova Lettera circolare, spiega in una nota il direttore della Sala Stampa vaticana, padre Federico Lombardi, ricorda che nel 1983 una Lettera della Congregazione per la Dottrina della Fede aveva disposto che i membri dell’associazione “Opus Angelorum” nella promozione della devozione verso gli angeli dovevano conformarsi alla dottrina della Chiesa e non diffondere e utilizzare le teorie provenienti dalle presunte rivelazioni private attribuite alla signora Gabriele Bitterlich, e dovevano attenersi a tutte le norme liturgiche in vigore, in particolare quelle relative all’Eucarestia. Con un Decreto del 1992, approvato da Giovanni Paolo II, la Congregazione per la Dottrina della Fede, prosegue padre Lombardi, ha completato tali direttive con alcune altre norme, affidando la loro esecuzione a un delegato nominato dalla Santa Sede, incaricato anche dei rapporti fra l’Opus Angelorum e l’ordine dei “Canonici Regolari della Santa Croce”. Tale delegato è stato per molti anni il padre domenicano Benoit Duroux ed è ora, da alcuni mesi, il padre domenicano Daniel Ols. Oggi, si legge nella Lettera, “grazie all’obbedienza dei suoi membri”, si può considerare che “l’Opus Angelorum vive lealmente e serenamente nella conformità alla dottrina della Chiesa e alle norme liturgiche e canoniche” e costituisce una “associazione pubblica della Chiesa”. Anche l’Ordine dei Canonici Regolari della Santa Croce e le Suore della Santa Croce, che hanno rapporti con l’Opus Angelorum, sono regolarmente approvati dalle autorità ecclesiastiche. Tuttavia, si sottolinea, “un certo numero di membri dell’Opus Angelorum, fra cui anche diversi sacerdoti usciti od espulsi dall’Ordine dei Canonici Regolari della Santa Croce”, negli anni passati non hanno accettato le norme date dall’autorità della Chiesa, e continuano a cercare di restaurare un movimento che pratichi ciò che è stato proibito. Perciò la Congregazione per la Dottrina della Fede, conclude padre Lombardi, esorta gli Ordinari alla vigilanza nei confronti di tali iniziative.

Radio Vaticana

Il Papa: l’annuncio di Gesù il primo e principale fattore di sviluppo grazie al quale si può camminare sulla strada della crescita umana integrale

“Non solo le singole persone, ma i popoli e la grande famiglia umana attendono - a fronte di ingiustizie e forti diseguaglianze - parole di speranza, pienezza di vita, l'indicazione di Colui che può salvare l'umanità dai suoi mali radicali”: lo scrive il Papa in un messaggio, diffuso oggi dalla Sala stampa vaticana, in occasione dell’assemblea plenaria del Pontificio Consiglio della Giustizia e della Pace. In apertura del suo messaggio, Benedetto XVI ribadisce uno dei concetti centrali dell'Enciclica “Caritas in veritate”, cioé che “l’annuncio di Gesù Cristo è ‘il primo e principale fattore di sviluppo’. Grazie ad esso, infatti, si può camminare sulla strada della crescita umana integrale”. Tale traguardo, prosegue, esige che le comunità e i singoli credenti si alimentino della “assidua meditazione della Parola di Dio, la regolare partecipazione ai Sacramenti e la comunione con la Sapienza che viene dall’alto”. “Abbiamo bisogno di questo insegnamento sociale, per aiutare le nostre civiltà e la nostra stessa ragione umana a cogliere tutta la complessità del reale e la grandezza della dignità di ogni persona. Il Compendio della dottrina sociale della Chiesa aiuta, proprio in questo senso, a intravedere la ricchezza della sapienza che viene dall'esperienza di comunione con lo Spirito di Dio e di Cristo e dall'accoglienza sincera del Vangelo. “L'ormai prossimo anniversario dell'Enciclica Mater et magistra del Beato Giovanni XXIII – prosegue il Papa - ci sollecita a considerare con costante attenzione gli squilibri sociali, settoriali, nazionali, quelli tra risorse e popolazioni povere, tra tecnica ed etica”. “Nell'attuale contesto di globalizzazione, tali squilibri non sono affatto scomparsi – aggiunge -. Sono mutati i soggetti, le dimensioni delle problematiche, ma il coordinamento tra gli Stati – spesso inadeguato, perché orientato alla ricerca di un equilibrio di potere, piuttosto che alla solidarietà - lascia spazio a rinnovate disuguaglianze, al pericolo del predominio di gruppi economici e finanziari che dettano - ed intendono continuare a farlo - l'agenda della politica, a danno del bene comune universale”. Benedetto XVI esorta il laicato cattolico a “lavorare per un ordine sociale giusto...per promuovere una retta configurazione della vita sociale, nel rispetto della legittima autonomia delle realtà terrene”. Tali fedeli impegnati in campo sociale dovranno “trovare al loro fianco sacerdoti e vescovi capaci di offrire un’instancabile opera di purificazione delle coscienze, insieme con un indispensabile sostegno e aiuto spirituale alla coerente testimonianza laicale nel sociale”. Tra i valori da testimoniare in campo sociale, ricorda il Papa nel suo messaggio, ci sono la “dignità trascendente dell’uomo”, la “difesa della vita umana sin dal suo concepimento fino alla morte naturale”, la “libertà religiosa”. Benedetto XVI afferma che “è necessario preparare fedeli laici capaci di dedicarsi al bene comune, specie negli ambiti più complessi come il mondo della politica, ma è urgente anche avere Pastori che, con il loro ministero e carisma, sappiano contribuire all’animazione e all’irradiazione, nella società e nelle istituzioni, di una vita buona secondo il Vangelo”. Concludendo il suo messagio, esorta il dicastero per la Giustizia e la Pace a continuare “nell’elaborazione di sempre nuovi aggiornamenti della dottrina sociale della Chiesa, ma anche nella loro sperimentazione”. Tale dottrina andrà diffusa e condivisa, scrive, “non solo nei tradizionali itinerari formativi ed educativi cristiani di ogni ordine e grado, ma anche nei grandi centri di formazione del pensiero mondiale – quali i grandi organi della stampa laica, le università e i numerosi centri di riflessione economica e sociale – che negli ultimi tempi si sono sviluppati in ogni angolo del mondo”.

SIR

Messaggio del Papa per l'apertura del seminario a L'Avana: rinnovato vigore nel vegliare su un'accurata preparazione umana, spirituale e accademica

“All’apertura della nuova sede del seminario arcidiocesano San Carlo e Sant’Ambrogio, dell’Avana, Sua Santità Benedetto XVI saluta cordialmente i Pastori e i fedeli riuniti in questa felice occasione, così come i formatori e i seminaristi, chiedendo a Dio che questo atto solenne sia allo stesso tempo segno e incentivo di un rinnovato vigore nell’impegno di vegliare su una accurata preparazione umana, spirituale e accademica di coloro che in questa istituzione vanno verso il ministero sacerdotale”. Lo scrive il card. Tarcisio Bertone, segretario di Stato vaticano, in un messaggio al card. Jaime Lucas Ortega y Alamino, arcivescovo di San Cristóbal de L’Avana per l’apertura del primo seminario a L’Avana. Nello stesso tempo “il Papa li invita a identificarsi ogni giorno di più con i sentimenti di Cristo, Buon Pastore, per mezzo di una preghiera assidua, un serio impegno nello studio, l’ascolto umile della Parola divina, la degna celebrazione dei sacramenti e la testimonianza audace del suo amore come autentici discepoli e missionari del Vangelo della salvezza”. Infine il Papa, mentre affida tutta la comunità di questa istituzione docente alla protezione della Santissima Vergine Maria, imparte di cuore una speciale benedizione apostolica, estesa a tutti quelli che generosamente hanno contribuito alla costruzione del nuovo edificio e ai partecipanti all’inaugurazione.

SIR

Il Papa: la più piccola forza di amore è più grande della massima forza distruttrice e può trasformare il mondo, speranza affidabile nella vita eterna

Il cristianesimo è una “scelta di campo”: la predilezione delle cose di Dio, senza alcun disprezzo per quelle umane. Ed è fonte di una consapevolezza: che Dio non “spadroneggia” sull’uomo, ma lo ama di una misericordia “senza misura”. Con questi pensieri Benedetto XVI ha accompagnato questa mattina la celebrazione della Santa Messa nella Basilica di San Pietro in suffragio dei cardinali e dei vescovi defunti nel corso dell’anno. L’eco con le parole pronunciate spontaneamente ieri alla fine della catechesi in Aula Paolo VI è forte e immediato: ciò che sporca l’anima va rigettato, senza che questo sia un pretesto per chiamarsi fuori dagli impegni “terreni”. Benedetto XVI è ritornato con un concetto simile sul tema all’inizio dell’omelia. Lo spunto è liturgico: l’insegnamento di San Paolo che invita a chi è risorto con Cristo “a cercare le cose di lassù” rispetto alle “cose della terra”. Un’antitesi che Benedetto XVI ha spiegato così: “La vita in Cristo comporta una ‘scelta di campo’, una radicale rinuncia a tutto ciò che – come zavorra – tiene l’uomo legato alla terra, corrompendo la sua anima. La ricerca delle ‘cose di lassù’ non vuol dire che il cristiano debba trascurare i propri obblighi e compiti terreni, soltanto non deve smarrirsi in essi, come se avessero un valore definitivo. Il richiamo alle realtà del Cielo è un invito a riconoscere la relatività di ciò che è destinato a passare, a fronte di quei valori che non conoscono l'usura del tempo”.
Dopo aver ricordato le parole della Scrittura, “’Se dunque siete risorti con Cristo, cercate le cose di lassù’”, che “ci invitano ad elevare lo sguardo alle realtà celesti”, ha precisato il Papa, circa i doveri della vita quotidiana: “Si tratta di lavorare, di impegnarsi, di concedersi il giusto riposo, ma col sereno distacco di chi sa di essere solo un viandante in cammino verso la Patria celeste; un pellegrino; in un certo senso, uno straniero verso l’eternità”. Un traguardo, ha ricordato, raggiunto anche quest’anno da “numerosi arcivescovi e vescovi” e in particolare da sei cardinali: Peter Seiichi Shirayanagi, Cahal Brendan Daly, Armand Gaétan Razafindratandra, Thomáš Špidlik, Paul Augustin Mayer, Luigi Poggi. Benedetto XVI ha tratteggiato il loro ministero definendolo come “sempre segnato dall'orizzonte escatologico che anima la speranza nella felicità senz'ombra a noi promessa dopo questa vita; come testimoni del Vangelo protesi a vivere quelle ‘cose di lassù’, che sono il frutto dello Spirito: ‘amore, gioia, pace, magnanimità, benevolenza, bontà, fedeltà, mitezza, dominio di sé’”. Li ha poi definiti “cristiani e Pastori animati da profonda fede, dal vivo desiderio di conformarsi a Gesù e di aderire intimamente alla sua Persona, contemplando incessantemente il suo volto nella preghiera”. Benedetto XVI si è poi soffermato sull’espressione “vita eterna”, come “il dono divino concesso all’umanità: la comunione con Dio in questo mondo e la sua pienezza in quello futuro. La vita eterna ci è stata aperta dal Mistero Pasquale di Cristo e la fede è la via per raggiungerla”.
Una delle “parole centrali del Vangelo”, ha osservato Benedetto XVI, è la spiegazione che Gesù stesso offre a Nicodemo di quanto grande sia l’amore di Dio per il mondo, grande al punto “da dare il suo Figlio unigenito”. Siamo di fronte, ha scandito il Papa, a un “atto decisivo e definitivo”, col quale Dio varca “la soglia della nostra ultima solitudine”, la morte, e si cala “nell’abisso del nostro estremo abbandono”. “E’ una parola che cancella completamente l’idea di un Dio lontano ed estraneo al cammino dell’uomo, e svela, piuttosto, il suo vero volto: Egli ci ha donato il suo Figlio per amore, per essere il Dio vicino, per farci sentire la sua presenza, per venirci incontro e portarci nel suo amore, in modo che tutta la vita sia animata da questo amore divino...Dio non spadroneggia, ma ama senza misura. Non manifesta la sua onnipotenza nel castigo, ma nella misericordia e nel perdono”. Capire tutto questo, ha proseguito il Pontefice, “significa entrare nel mistero della salvezza: Gesù è venuto per salvare e non per condannare; con il Sacrificio della Croce egli rivela il volto di amore di Dio". “E proprio per la fede nell’amore sovrabbondante donatoci in Cristo Gesù, noi sappiamo che anche la più piccola forza di amore è più grande della massima forza distruttrice e può trasformare il mondo, e per questa stessa fede noi possiamo avere una ‘speranza affidabile’, quella nella vita eterna e nella risurrezione della carne”.

Radio Vaticana, SIR

Il Papa: San Carlo Borromeo, che riformò la Chiesa iniziando dalla propria vita, ci sproni a un serio impegno di conversione e a trasformare i cuori

Papa Benedetto XVI ha inviato un messeggio all’arcivescovo di Milano, card. Dionigi Tettamanzi, in occasione del IV centenario della canonizzazione di San Carlo Borromeo (foto), copatrono della città e della diocesi ambrosiana, letto questa mattina durante la Celebrazione in onore del Santo, nel giorno del sua memoria liturgica. Il Santo Padre ha ricordato che "San Carlo si adoperò per una profonda riforma della Chiesa, iniziando dalla propria vita”, operando “un distacco netto ed eroico dagli stili di vita che erano caratteristici della sua dignità mondana” per “dedicare tutto se stesso al servizio di Dio e della Chiesa”. “In tempi oscurati da numerose prove per la comunità cristiana, con divisioni e confusioni dottrinali, con l’annebbiamento della purezza della fede e dei costumi e con il cattivo esempio di vari sacri ministri, Carlo Borromeo non si limitò a deplorare o a condannare, né semplicemente ad auspicare l’altrui cambiamento, ma iniziò a riformare la sua propria vita", e da qui nasce anche “la straordinaria opera di riforma” che egli “attuò nelle strutture della Chiesa, in totale fedeltà al mandato del Concilio di Trento”. "Egli era consapevole che una seria e credibile riforma doveva cominciare proprio dai Pastori, affinché avesse effetti benefici e duraturi sull’intero Popolo di Dio. In tale azione di riforma - scrive Benedetto XVI – seppe attingere alle sorgenti tradizionali e sempre vive della santità della Chiesa Cattolica: la centralità dell’Eucaristia, nella quale riconobbe e ripropose la presenza adorabile del Signore Gesù e del suo Sacrificio d’amore per la nostra salvezza; la spiritualità della Croce, come forza rinnovatrice, capace di ispirare l’esercizio quotidiano delle virtù evangeliche; l’assidua frequenza ai Sacramenti, nei quali accogliere con fede l’azione stessa di Cristo che salva e purifica la sua Chiesa; la Parola di Dio, meditata, letta e interpretata nell’alveo della Tradizione; l’amore e la devozione per il Sommo Pontefice, nell’obbedienza pronta e filiale alle sue indicazioni, come garanzia di vera e piena comunione ecclesiale". “Anche ai nostri giorni non mancano alla Comunità ecclesiale prove e sofferenze, ed essa si mostra bisognosa di purificazione e di riforma. L’esempio di San Carlo – esorta il Pontefice - ci sproni a partire sempre da un serio impegno di conversione personale e comunitaria, a trasformare i cuori, credendo con ferma certezza nella potenza della preghiera e della penitenza. Incoraggio in modo particolare i sacri ministri, presbiteri e diaconi, a fare della loro vita un coraggioso cammino di santità, a non temere l’ebbrezza di quell’amore fiducioso a Cristo per cui il vescovo Carlo fu disposto a dimenticare se stesso e a lasciare ogni cosa”. L’episcopato del Borromeo si distinse per la carità, ricorda ancora Benedetto XVI. Riconosciuto “padre amorevole dei poveri”, scrive il Papa, “la carità lo spinse a spogliare la sua stessa casa e a donare i suoi stessi beni per provvedere agli indigenti, per sostenere gli affamati, per vestire e dare sollievo ai malati”. San Carlo, prosegue il messaggio, “fondò istituzioni finalizzate all’assistenza e al recupero delle persone bisognose; ma la sua carità verso i poveri e i sofferenti rifulse in modo straordinario durante la peste del 1576, quando il santo arcivescovo volle rimanere in mezzo al suo popolo, per incoraggiarlo, per servirlo e per difenderlo con le armi della preghiera, della penitenza e dell’amore”. Il Pontefice evidenzia che “la Chiesa di Milano è sempre stata ricca di vocazioni particolarmente consacrate alla carità”, ringraziando il Signore e lodandolo “per gli splendidi frutti di amore ai poveri, di servizio ai sofferenti e di attenzione ai giovani”. E sull’esempio di san Carlo invita i fedeli ambrosiani a “essere fedeli a questa eredità, così che ogni battezzato sappia vivere nella società odierna quella profezia affascinante che è, in ogni epoca, la carità di Cristo vivente in noi”. Da ultimo, Papa Benedetto si rivolge ai giovani ponendo loro dinanzi “la splendida figura di San Carlo”, la cui vicenda “è tutta decisa da alcuni coraggiosi ‘sì’ pronunciati quando era ancora molto giovane”: “A soli 24 anni egli prese la decisione di rinunciare a guidare la famiglia per rispondere con generosità alla chiamata del Signore; l’anno successivo accolse come una vera missione divina l’ordinazione sacerdotale e quella episcopale. A 27 anni prese possesso della diocesi ambrosiana e dedicò tutto se stesso al ministero pastorale. Negli anni della sua giovinezza, san Carlo comprese che la santità era possibile”. Da quest’esempio prende vigore l’appello del Papa, che così si rivolge ai giovani: “Dio vi vuole santi, perché vi conosce nel profondo e vi ama di un amore che supera ogni umana comprensione. Dio sa che cosa c’è nel vostro cuore e attende di vedere fiorire e fruttificare quel meraviglioso dono che ha posto in voi. Come san Carlo, anche voi potete fare della vostra giovinezza un’offerta a Cristo e ai fratelli. Come lui, potete decidere, in questa stagione della vostra vita, di ‘scommettere’ su Dio e sul Vangelo”. E conclude: “Voi, cari giovani, non siete solo la speranza della Chiesa; voi fate già parte del suo presente! E se avrete l’audacia di credere alla santità, sarete il tesoro più grande della vostra Chiesa ambrosiana, che si è edificata sui santi”.

SIR, Apcom

Il Papa a Santiago de Compostela e Barcellona. Tutti i dettagli dei gesti e dei discorsi di Benedetto XVI nella città dell'Apostolo Giacomo

Pur se breve, perché durerà appena otto ore, il viaggio del Papa questo sabato a Santiago de Compostela sarà intenso per gesti e discorsi. Benedetto XVI ha tre appuntamenti importanti, con un discorso per ciascuno di essi. Il primo avrà luogo all'aeroporto di Lavacolla, appena atterrato alle 11.30, e non sarà aperto al pubblico. Si tratterà della cerimonia ufficiale di benvenuto, alla quale saranno presenti i principi delle Asturie, Felipe e Letizia, e l'Arcivescovo di Santiago, mons. Julián Barrio. Il Papa, com'è abitudine, riceverà gli onori riservati a un Capo di Stato, e si dirigerà poi alla tribuna delle autorità per i discorsi ufficiali. Ci sarà anche un incontro privato con i principi delle Asturie in una sala dell'aeroporto. Alle 12.30 inizierà il lento percorso fino alla Cattedrale di Santiago, durante il quale saluterà le migliaia di fedeli che lo attenderanno sulla via. Il secondo momento sarà la visita alla Cattedrale di Santiago (foto) con l'abbraccio all'Apostolo, il gesto simbolico che ogni pellegrino compie arrivando a Compostela. Al suo arrivo, il Papa entrerà nella Cattedrale dalla Piazza de la Inmaculada attraverso la Porta dell'Azabachería, dove sarà ricevuto dal Capitolo e da dove benedirà il tempio. Una volta all'interno, il Pontefice attraverserà la Basilica percorrendo il corridoio centrale e uscirà nella Piazza dell'Obradoiro attraverso il Pórtico de la Gloria, da dove saluterà brevemente i pellegrini. Poi rientrerà e attraverserà tutto il tempio in senso contrario fino alla navata laterale, da dove uscirà di nuovo all'esterno attraverso la Puerta Real fino alla Plaza de Quintana, e camminerà fino alla vicina Porta Santa, salutando i pellegrini presenti. Dopo essere rientrato per la Porta Santa, che è aperta solo in occasione dei giubilei, il Papa si dirigerà nella cripta, dove riposano i resti dell'Apostolo. Darà in seguito il tradizionale abbraccio al busto del Santo e si dirigerà al presbiterio, da dove pronuncerà un discorso. Al momento del congedo, e non potrebbe essere altrimenti, verrà attivato il famoso Botafumeiro, un immenso incensiere che oscilla, con l'aiuto di varie persone, lungo tutta la navata centrale della Cattedrale e viene utilizzato solo nei momenti solenni. Nel pomeriggio, dopo aver pranzato nel Palazzo Arcivescovile, il Papa tornerà nella Cattedrale, celebrando la Messa all'aperto nella Piazza dell'Obradoiro. Al momento di inizio della Messa, alle 16.30, suoneranno contemporaneamente tutte le campane della città e della diocesi. Durante questa celebrazione, che durerà due ore, il Papa pronuncerà il terzo intervento, l'omelia. Sarà il suo ultimo discorso, visto che al termine della cerimonia si dirigerà direttamente, in un'automobile chiusa, all'aeroporto di Santiago per volare alla volta di Barcellona, meta della seconda parte del suo viaggio. Per la Messa è stata costruita una struttura, opera dell'architetto Iago Segara, che avrà anche la funzione di proteggere il Papa e i concelebranti in caso di pioggia, un fenomeno abituale in Galizia. Ci sarà poi un'enorme croce di granito nero, opera di Manolo Paz. Sull'altare verranno collocate opere di enorme valore artistico, tra cui il calice dell'arcivescovo Múzquiz, del 1818, e la pisside dell'arcivescovo Monroy, del 1698. Ci saranno anche 150 pissidi realizzate da “Oleiros” di Buño, in terracotta vetrificata. Ci sarà inoltre un retablo ligneo del XIX secolo della Madonna del Carmelo, l'invocazione più popolare della Vergine patrona dei marinai in Galizia. Al termine della Messa, è tra l'altro previsto che un coro della Scuola Navale Militare di Marín intoni la “Salve Marinera”, un inno alla Stella Maris. I brani musicali saranno eseguiti dalla Reale Filarmonica della Galizia e dalla Cappella Musicale della Cattedrale, i cui membri si troveranno sotto il Pórtico de la Gloria.Tra gli altri pezzi, sono previsti passi della Missa Brevis di Mozart, dell'oratorio Saul di Haendel, la Cantata 156 di Bach, composizioni di canto gregoriano e opere di compositori spagnoli attuali, come Nemesio García Carril, Antonio Suárez Carneiro e Juan Durán.

Inma Álvarez, Zenit