giovedì 21 ottobre 2010

L'elenco provvisorio delle Proposizioni: no alla violenza in nome della religione. Cristiani, ebrei e musulmani in Medio Oriente uniti per la pace

Con la presentazione dell’elenco unico delle Proposizioni finali, si è conclusa questa mattina la dodicesima Congregazione generale del Sinodo per il Medio Oriente. L’elenco unico, ancora provvisorio, verrà poi emendato dai Circoli minori, che lavoreranno a porte chiuse nel pomeriggio. Le Proposizioni emendate saranno infine messe ai voti sabato prossimo. La presenza cristiana in Medio Oriente, la comunione ecclesiale e la testimonianza: sono questi, in generale, i tre macro-temi analizzati dall’elenco unico delle Proposizioni. Macro-temi che, naturalmente, sintetizzano tutti gli interventi pronunciati in Aula nei giorni scorsi. Premessa, quindi, l’importanza della Parola di Dio, la cui lettura e meditazione va incoraggiata e promossa, si affronta il tema delle persecuzioni dei cristiani, contro le quali si chiede aiuto alla comunità internazionale perché ponga fine elle tensioni e ristabilisca la pace nella regione mediorientale. Il Sinodo analizza poi la questione delle migrazioni, sia esterne che interne, con l’esortazione ai fedeli a non vendere le proprietà in patria ed il suggerimento ad incoraggiare i pellegrinaggi, formare seminaristi per le missioni, accogliere i lavoratori immigrati tutelandoli sul piano giuridico ed umanitario. Riguardo alla comunione ecclesiale, si ricorda che l’ecumenismo è opera dello Spirito Santo e si ribadisce il dono rappresentato dai movimenti ecclesiali che operino in unione con i vescovi locali, il sostegno alla pastorale delle vocazioni, l’unificazione delle date del Natale e della Pasqua e l’istituzione di una festa annuale per i martiri delle Chiese Orientali. Centrale, poi, l’incoraggiamento alla vita monastica e contemplativa, così come ai giovani e alle donne, sia laiche che religiose, a servizio della famiglia, dell’educazione e della salute. Forte l’appello a valorizzare la catechesi perché il Vangelo sia proposto senza timidezza né provocazione. Attenzione specifica viene posta alla salvaguardia del creato, ai mass media, alla missione, alla famiglia, alla Dottrina sociale della Chiesa e alla liturgia: tutti ambiti, dice il Sinodo, da rilanciare e rinnovare con uno sguardo al contesto contemporaneo. E ancora: l’elenco unico delle Proposizioni apre la pagina del dialogo interreligioso che va rafforzato purificando la memoria e perdonando il passato. Banditi fanatismo ed estremismo, antisemitismo ed antigiudaismo, fondamentalismo e violenza in nome della religione. Cristiani, ebrei e musulmani lavorino insieme per promuovere la libertà, la giustizia e la pace. L’elenco unico delle Proposizioni, ancora provvisorio, affida poi a Maria tutto il Medio Oriente. E dedicato alla Vergine è il dono che il Papa ha offerto oggi a tutti i partecipanti al Sinodo, ovvero una formella in bronzo riproducente un particolare de “L’Assunzione di Maria” del Tiepolo. Durante la Congregazione, si sono rivolti ai Padri Sinodali anche alcuni delegati fraterni: a legare i loro interventi, l’impegno comune delle Chiese nel sostegno ai cristiani del Medio Oriente, un impegno da portare avanti con amore e coraggio, senza paternalismi esagerati. Ricordata anche la particolare situazione di Cipro, isola divisa dal confine turco, e la necessità di non cedere al confessionalismo, ma di parlare con un’unica voce poiché, hanno ribadito i delegati fraterni, la forza delle Chiese è il mutuo rispetto.

Mons. De Paolis: abbandonare sospetti e diffidenze e operare per il bene della Legione di Cristo, senza attardarsi sul passato e alimentare divisioni

Mons. Velasio De Paolis, il 'delegato pontificio' incaricato di controllare il rinnovamento della Legione dopo la fine della visita apostolica voluta da Papa Ratzinger, che sarà creato cardinale nel prossimo Concistoro, in una lettera sul ''cammino da percorrere'' indirizzata ai Legionari di Cristo e ai membri consacrati del Regnum Christi, il movimento laicale collegato alla Legione, scrive che il Papa, ''avviando questa nuova fase del cammino, ha rinnovato la sua fiducia nella Congregazione'', decidendo di farle continuare il suo percorso malgrado gli scandali e promuovendone la ''ricostruzione'' dall'interno. ''Tale fiducia - osserva il delegato di Benedetto XVI - potrà avere esito positivo solo se ad essa seguirà la fiducia dei Legionari, che sono caldamente invitati ad abbandonare sospetti e diffidenze e ad operare fattivamente e positivamente per il bene della Legione, senza attardarsi ancora sul passato e senza alimentare divisioni. Dopo la fase della visita apostolica, è seguita quella nuova della ricostruzione e del rinnovamento. E' quella nella quale siamo invitati ad inserirci''. Per i Legionari di Cristo si ''prospetta la necessità di una commissione di avvicinamento di coloro che in qualche modo avanzano pretese nei confronti della Legione''. Dopo gli scandali emersi sulla vita del fondatore della Legione, Marcial Maciel Degollado, che aveva abusato per decenni dei seminaristi oltre ad avere una 'vita parallela' che ha lasciato figli in varie parti del mondo, numerose vittime di abusi da parte di Maciel si sono fatti avanti per chiedere risarcimenti economici alla Legione; tra questi anche uno dei presunti figli del fondatore. Adesso, De Paolis annuncia di voler stabilire un gruppo di lavoro per coordinare tutte queste richieste centralmente. Sarà necessaria anche ''una commissione per i problemi di ordine economico''. ''Nella vicenda dei Legionari di Cristo si sta vivendo una specie di paradosso - scrive De Paolis -. Per gli Istituti religiosi in genere si lamenta che in nome del rinnovamento postconciliare richiesto dal Concilio, è venuta a mancare la disciplina e il senso dell'autorità, con una certa rilassatezza anche nella pratica dei consigli evangelici e con una crisi vocazionale impressionante, nonostante la ricchezza della teologia sulla vita religiosa che si è sviluppata in questo periodo; per i Legionari invece si tratta di aprirsi di più a questo rinnovamento postconciliare della disciplina e dell'esercizio dell'autorità''. Per De Paolis, ''il pericolo di andare oltre il segno e di innescare un meccanismo di disimpegno disciplinare e spirituale è reale; e serpeggia particolarmente tra qualche sacerdote o religioso. Questo pericolo è temuto dallo stesso Superiore Generale, il quale, esprimendo al Papa il suo impegno di obbedienza e di fedeltà, chiedeva però che l'istituto in questo cammino di rinnovamento sia preservato da questo pericolo, ossia dal pericolo che l'impegno per il rinnovamento si trasformi in indisciplinatezza e rilassatezza''. Di fronte alle rivelazioni sulla vita del fondatore, la ''grande maggioranza dei Legionari'' ha ''reagito positivamente riaffermando la gratitudine a Dio per la loro vocazione e scoprendo il tanto bene che la Legione aveva pure compiuto e sta tuttora compiendo''. ''La Legione del resto - scrive il commissario pontificio - è stata approvata dalla Chiesa e non può non essere ritenuta opera di Dio, al servizio del Suo Regno e della Chiesa. Le responsabilità del Fondatore non possono essere trasferite semplicemente sulla stessa Legione de Cristo''. Quanto al rapporto tra il suo carismatico fondatore e la stessa Legione, definita una ''questione molto delicata'', De Paolis afferma che ''la mancata distinzione tra norme costituzionali e norme di diritto ha forse nociuto all'individuazione del carisma stesso'' dell'ordine. ''Ma sembra innegabile - aggiunge - che esso risulta sufficientemente chiaro e preciso, ed e' quanto mai attuale. Si impone una riflessione ed approfondimento''. Il delegato affronta anche il complesso capitolo delle delle responsabilità dirette dei collaboratori di Maciel, oggi alla guida della Congregazione. ''Una difficoltà è ritornata più volte e da più parti - scrive De Paolis - secondo la quale gli attuali superiori non potevano non conoscere le colpe del Fondatore. Tacendole essi avrebbero mentito. Ma si sa che il problema non è tanto semplice''. ''Le diverse denuncie pubblicate sui giornali fin dagli anni 1990 erano ben note - prosegue - anche ai superiori della Congregazione. Ma altra cosa è avere le prove della fondatezza e più ancora la certezza di esse. Questa è avvenuta solo molto più tardi e gradualmente. In casi simili la comunicazione non è facile. Si impone l'esigenza di ritrovare la fiducia, per la necessaria collaborazione''. De Paolis ribadisce che ''i superiori rimangono in carica a norma delle costituzioni'' e che ''essi devono procedere in armonia con lo stesso Delegato Pontificio'' che 'commissaria' l'ordine. ''Ciò significa - chiarisce - che la prima istanza per una trattazione dei problemi della stessa Legione sono i superiori, ai quali i religiosi sono pertanto invitati prima di tutto a rivolgersi'' ma, sottolinea, anche che i superiori ''sono chiamati ad organizzare, stimolare, suscitare e impegnare tutti, attivamente e ordinatamente'' nel ''rinnovamento'' della Congregazione. ''A me pare - conclude de Paolis - che si può e si deve sperare in un positivo cammino di rinnovamento... Lo shock provocato dalle vicende del Fondatore è stato di un impatto terribile, in grado di distruggere la stessa Congregazione, come del resto tanti vaticinavano. Essa invece non solo sopravvive, ma è ancora quasi intatta nella sua vitalità''.

Il Papa all'ambasciatore della Romania: ogni individuo abbia il suo posto legittimo nella società andando oltre la varietà di popoli e rispettandola

Famiglia e educazione “sono il terreno nel quale si radicano i valori etici fondamentali”. Così Benedetto XVI, ricevendo questa mattina in Vaticano Bogdan Tâtaru-Cazaban (foto), ambasciatore della Repubblica di Romania presso la Santa Sede, in occasione della presentazione delle lettere credenziali. Vent'anni fa, ha ricordato Benedetto XVI, “la Romania ha deciso di scrivere una nuova pagina della sua storia. Ma tanti anni vissuti sotto il giogo di un’ideologia totalitaria lasciano delle ferite profonde nella mentalità, nella vita politico-economica e negli individui”. Così “dopo i tempi dell’euforia e della libertà”, la Romania “si è impegnata - ha riconosciuto il Papa - con determinazione in un processo di ricostruzione e di guarigione”, e “la sua entrata nell’Unione Europea ha segnato anche una tappa importante nella ricerca di una democratizzazione autentica”. Tuttavia ora “per proseguire questo rinnovamento in profondità, le nuove sfide da raccogliere sono numerose” – ha ammonito il Santo Padre - al fine di evitare che la società romena “non si basi unicamente sulla ricerca del benessere e l’allettamento del profitto, conseguenza comprensibile d’un periodo di oltre 40 anni di privazioni”. Da qui l’invito a che prevalgano “l’integrità, l’onestà e la rettitudine” in tutte le componenti della società romena, così contribuendo “in modo efficace alla rigenerazione del tessuto politico, economico e sociale nella complessità crescente del mondo contemporaneo”. Ha sottolineato ancora il Papa che la Romania “è costituita da un mosaico di popoli. Una tale varietà può essere letta come un ostacolo all’unità nazionale ma anche essere vista come un arricchimento della sua identità della quale è una delle caratteristiche". "E' opportuno fare in modo che ogni individuo abbia il suo posto legittimo nella società andando al di là di questa varietà e rispettandola", ha detto Benedetto XVI. Importante “un buon uso della libertà” che presuppone “la ricerca della verità e del bene”, ma sono famiglia e educazione “i punti di partenza per combattere la povertà e contribuire al rispetto di ogni persona, delle minoranze, della famiglia e della vita”. Di qui l’invito del Pontefice a “mettere la famiglia al primo posto” e a promuovere un adeguato sistema educativo. E così anche ha ricordato che la Romania possiede “una lunga e ricca tradizione religiosa”, ferita anch'essa da decenni oscuri e “certe ferite sono tutt’ora vive”. Da qui l’auspicio a riparare le ingiustizie ereditate dal passato attraverso un doppio livello d’intervento: favorendo “un autentico dialogo tra lo Stato e i diversi responsabili religiosi” e “incoraggiando armoniose relazioni tra le differenti comunità religiose”. Benedetto XVI infine ha rimarcato gli sforzi realizzati dai governi che si sono succeduti per stabilire relazioni tra la Chiesa Cattolica e la Romania, la ripresa, ormai da 20 anni, dei rapporti diplomatici con la Santa Sede e la nuova Legge sui culti. L'ambasciatore romeno, Bogdan Tataru-Cazaban, da parte sua, ha detto: "Ho il privilegio di trasmettervi la gratitudine dello Stato romeno per l'aiuto costante che la Santa Sede ha accordato in vista dell'integrazione delle nostre comunità e della loro espressione in materia di fede".

SIR, Radio Vaticana, Apcom

All'Ambasciatore di Romania (21 ottobre 2010) - il testo integrale del discorso del Papa

Il Papa all'ambasciatore coreano: la Chiesa ha un ruolo pubblico oltre le sue attività caritative e educative, deve proclamare le verità del Vangelo

Un Paese che riveste un ruolo equilibratore nell’area dell’Asia-Pacifico, capace di crescita economica ma anche di investire nel campo della solidarietà. Benedetto XVI ha parlato in termini elogiativi della Repubblica di Corea ricevendone, questa mattina, il nuovo ambasciatore presso la Santa Sede, Han Hong-soon, per la presentazione delle Lettere credenziali. Il diplomatico anche ha espresso, a nome del suo Paese, il desiderio che il Pontefice si rechi in Corea. Quasi 50 milioni di persone che hanno regalato a un piccolo Stato una “notevole” crescita economica negli ultimi anni, trasformandolo da Paese “beneficiario” a “donatore” di aiuti. E’ partita da questo dato la riflessione di Benedetto XVI. Un tale progresso, ha riconosciuto il Papa, “sarebbe inconcepibile senza un notevole grado di sviluppo industriale e la generosità del popolo coreano”. E tuttavia, ha messo in guardia: “Esistono pericoli in una rapida crescita economica che purtroppo possono aggirare molto facilmente considerazioni di tipo etico, con la conseguenza che gli elementi più poveri nella società tendono ad essere esclusi dalla loro legittima parte di prosperità della nazione. La crisi finanziaria degli ultimi anni ha esacerbato il problema, ma ha anche focalizzato l'attenzione sulla necessità di rinnovare i fondamenti etici di ogni attività economica e politica”. Incoraggiando il governo di Seoul “a garantire che la giustizia sociale e la cura del bene comune buon crescano a fianco della prosperità materiale”, il Papa è passato dalla situazione interna a quella internazionale, esprimendo l’apprezzamento della Santa Sede “per il ruolo attivo svolto dalla Repubblica di Corea” in particolare nella sua area geografica: “Promuovendo la pace e la stabilità della penisola, così come la sicurezza e l'integrazione economica delle nazioni in tutta la regione dell’Asia-Pacifico, attraverso i suoi ampi collegamenti diplomatici con i Paesi africani, in particolare ospitando il mese prossimo il Summit del G20 a Seoul, il governo coreano ha dato ampia prova del suo ruolo come un attore importante sulla scena mondiale, e ha contribuito a garantire che il processo di globalizzazione sarà indirizzato da considerazioni di solidarietà e di fraternità”. Benedetto XVI si è poi soffermato sui rapporti di “proficua collaborazione” esistenti tra Santa Sede e autorità coreane. “La Chiesa ha un ruolo pubblico cha va oltre le sue attività caritative e educative” e “che implica la proclamazione delle verità del Vangelo”. Esse ci chiedono “un inequivoco impegno per la difesa della vita umana in ogni suo stadio dal concepimento alla morte naturale, per la promozione di una stabile vita familiare in armonia con le norme del diritto naturale, e per la costruzione della pace e della giustizia”. Rammentando l’intervento dell’ambasciatore al Congresso del laicato cattolico dell’Asia lo scorso settembre a Seoul, e “l’importanza accordata” dal governo coreano “alle nostre relazioni diplomatiche che “dimostra il suo riconoscimento del ruolo profetico della Chiesa”, Benedetto XVI ha espresso apprezzamento per “il ruolo attivo giocato dalla Repubblica di Corea all’interno della comunità internazionale” ed ha assicurato la collaborazione della Chiesa cattolica locale. Di quest’ultima il Papa ha sottolineato in particolare l’impegno “per il bene della società” attraverso la sua rete di scuole e i suoi programmi educativi volti “alla formazione morale e spirituale dei giovani”, la promozione del dialogo interreligioso e l’assistenza a poveri, migranti e rifugiati.

Radio Vaticana, SIR

All'Ambasciatore di Corea (21 ottobre 2010) - il testo integrale del discorso del Papa