martedì 9 marzo 2010

'Anglicanorum coetibus'. Il card. Levada: un tradimento dell'ecclesiologia cattolica non abbracciare questi gruppi con i doni che essi recano

"Armonizzare i suoni come in una sinfonia": il prefetto della Congregazione per la Dottrina della Fede, il card. William Joseph Levada, ha utilizzato questa metafora per sottolineare, in un intervento nei giorni scorsi, l'apporto degli anglicani alla Chiesa Cattolica, alla luce della Costituzione Apostolica "Anglicanorum coetibus" di Benedetto XVI. Parlando in occasione di un incontro presso il Newman Center della Queen's University a Kingston, in Canada, il prefetto ha affermato che gli anglicani che desiderano entrare nella piena e visibile comunione con la Chiesa cattolica "forniranno un suono distinto nella comunità ecclesiale, nella maniera in cui i differenti strumenti di un'orchestra concorrono a creare una sinfonia". E ha specificato: "Quando un individuo, o ancor più, una comunità è pronta per l'unità con la Chiesa di Cristo che sussiste nella Chiesa Cattolica, costituirebbe un tradimento dei principi e degli obiettivi ecumenici cattolici il rifiuto di abbracciarli, assieme ai doni distintivi che arricchiscono la Chiesa e che aiutano il suo approccio "sinfonico" nei confronti del mondo, ovvero suonando insieme o uniti". Riferendosi poi al processo che ha portato alla pubblicazione della Costituzione Apostolica, il cardinale ha osservato che si tratta "del logico risultato" di anni di dialogo, a partire dallo storico incontro nel 1966 tra Paolo VI e l'arcivescovo di Canterbury, Michael Ramsey. In particolare, ha aggiunto che il risultato ottenuto è "uno dei frutti" del lavoro ultratrentennale dell'Anglican-Roman Catholic International Commission (Arcic) che ha prodotto una serie di documenti su vari temi di fede. Il prefetto ha quindi ribadito che "costituirebbe un tradimento dell'ecclesiologia cattolica non abbracciare questi gruppi di anglicani con i doni che essi recano" nell'ambito della missione al servizio dell'amore di Cristo e ha infine sottolineato il sentimento di speranza e l'impegno che accompagneranno gli ulteriori progressi nel cammino verso la realizzazione dell'aspirazione alla piena e visibile unione nell'unica Chiesa, portando a esempio, a tal proposito, l'istituzione di una terza commissione per il dialogo tra cattolici e anglicani, avvenuta dopo l'incontro del 21 novembre scorso tra Benedetto XVI e l'arcivescovo di Canterbury, Rowan Williams (foto). Il card. Levada ha fatto poi riferimento agli effetti negativi che l'ordinazione di donne vescovo avrebbe nel processo di ricerca dell'unità, puntualizzando che il sacerdozio maschile "non è una mera prassi, ma è nella natura dottrinale, e non può essere una questione relegata ai margini".

L'Osservatore Romano

Quaresima 2010. Il Magistero del Papa sul digiuno cristiano: rende l'uomo più attento e disponibile all’ascolto di Dio e al servizio dei fratelli

In questo tempo quaresimale, Benedetto XVI ci indica nelle tre pratiche penitenziali – preghiera, elemosina e digiuno – gli strumenti per disporci a celebrare meglio la Pasqua. In particolare, ci invita a riscoprire il vero digiuno cristiano che apre a Dio e all’amore del prossimo. Una “terapia” per curare tutto ciò che ci impedisce di conformarci alla volontà di Dio: Benedetto XVI sintetizza così il significato del digiuno nel cammino quaresimale. “Poiché tutti siamo appesantiti dal peccato e dalle sue conseguenze – scrive il Papa nel Messaggio per la Quaresima 2009 – il digiuno ci viene offerto come un mezzo per riannodare l’amicizia con il Signore”. Rileva, inoltre, che “digiunare volontariamente ci aiuta a coltivare lo stile del Buon Samaritano”. Scegliendo liberamente di “privarci di qualcosa per aiutare gli altri”, ribadisce il Papa, mostriamo concretamente che “il prossimo in difficoltà non ci è estraneo”. “Incoraggiamoci a vicenda a riscoprire e vivere con rinnovato fervore il digiuno non solo come prassi ascetica, ma anche come preparazione all’Eucaristia e come arma spirituale per lottare contro ogni eventuale attaccamento disordinato a noi stessi. Questo periodo intenso della vita liturgica ci aiuti ad allontanare tutto ciò che distrae lo spirito e ad intensificare ciò che nutre l’anima, aprendola all’amore di Dio e del prossimo” [Ai partecipanti alla Plenaria della Congregazione per il Culto Divino e la Disciplina dei Sacramenti (13 marzo 2009)].
Ai nostri giorni, constata il Papa, la pratica del digiuno “pare aver perso un po’ della sua valenza spirituale” e aver acquistato piuttosto “il valore di una misura terapeutica per la cura del proprio corpo”. Bisogna invece tornare all’antica pratica penitenziale, “che può aiutarci a mortificare il nostro egoismo e ad aprire il cuore all’amore di Dio e del prossimo”.
"Il digiuno al quale la Chiesa ci invita in questo tempo forte, non nasce certo da motivazioni di ordine fisico, estetico, ma scaturisce dall’esigenza che l’uomo ha di una purificazione interiore che lo disintossichi dall’inquinamento del peccato e del male, lo educhi a quelle salutari rinunce che affrancano il credente dalla schiavitù del proprio io, lo renda più attento e disponibile all’ascolto di Dio e al servizio dei fratelli" (21 febbraio 2007: Benedizione e imposizione delle Ceneri nella Basilica di Santa Sabina all'Aventino).
Il vero digiuno, è ancora la sua riflessione, è finalizzato a mangiare “il ‘vero cibo’ che è fare la volontà del Padre”. Ecco allora che “il digiuno del corpo si trasforma in ‘fame e sete’ di Dio”. Nel nostro tempo così inflazionato da immagini e parole, il Papa ci invita quindi a far spazio alla parola di Dio. Non basta dunque solo un digiuno del corpo: “Mi sembra che il tempo della Quaresima potrebbe anche essere un tempo di digiuno delle parole e delle immagini, perché abbiamo bisogno di un po’ di silenzio. Abbiamo bisogno di uno spazio senza il bombardamento permanente delle immagini…di crearci spazi di silenzio e anche senza immagini, per riaprire il nostro cuore all’immagine vera e alla Parola vera” [Incontro con i Parroci e il Clero della Diocesi di Roma (7 febbraio 2008)].

Radio Vaticana

Georg Ratzinger: se avessi saputo delle violenze avrei detto qualcosa, chiedo perdono alle vittime. Non solo la Chiesa si è suicidata, pure la società

"Se avessi saputo di quale tipo di violenze eccessive si trattava, avrei detto qualcosa. Chiedo perdono alle vittime". Queste le parole di scusa pronunciate dal fratello del Papa, mons. Georg Ratzinger (nella foto con Benedetto XVI), intervistato dalla Passauer Neue Presse, dopo il clamoroso caso di abusi e violenze all'interno del prestigioso coro di Ratisbona, nel sud della Germania, da lui diretto dal 1964 al 1994. Il fratello di Benedetto XVI ha confermato le violenze corporali inflitte agli allievi del coro millenario da questo ex direttore. Alcuni allievi gli avevano raccontato il modo in cui erano stati trattati durante alcune tournée, ma il monsignore non aveva afferrato bene la questione. "Sapevo che l'ex direttore dell'internato dava dei ceffoni molto forti, spesso per motivi futili", ha ammesso Georg Ratzinger, aggiungendo tuttavia che al tempo era una pratica comune nelle scuole. Le punizioni corporali sono condannate più duramente oggi perchè "la gente è divenuta più sensibile. Anche io", ha commentato. Il monsignore si è poi detto felice del fatto che nel 1980 le punizioni di questo genere siano state vietate. Secondo lui "non è solo la Chiesa che si è suicidata" in merito ad abusi e violenze, "nella società è la stessa cosa". Secondo Georg Ratzinger la questione degli abusi sessuali non è "mai stata affrontata" nel coro di Ratisbona e lui stesso non era a conoscenza della gravità delle punizioni corporali inflitte agli allievi. "Il problema degli abusi sessuali che è stato rivelato ora, non è mai stato affrontato", ha detto alla Passauer Neue Presse. "Non abbiamo mai parlato di simili cose in casa", ha affermato.

Apcom

'Caritas in veritate'. Stefano Zamagni: attenzioni imprevedibili, inizia una nuova fase storica. Risposta ai paradossi della nostra epoca

“Caritas in veritate” riceve “attenzioni imprevedibili”, anche dagli specialisti. “Per quattro mesi ha occupato i primi posti dei libri di saggistica venduti e non si contano i convegni dedicati nel mondo”. Perché è “la prima Enciclica di Dottrina sociale della Chiesa di età contemporanea. Inizia una nuova fase storica”. Così è intervenuto ieri l’economista Stefano Zamagni, professore all’Università di Bologna e alla John Hopkins University, presidente dell’Agenzia per le Onlus, consulente del Pontificio Consiglio per la Giustizia e la Pace, per la terza e ultima conferenza del ciclo di approfondimento dell'Enciclica sociale di Benedetto XVI, organizzato dalla diocesi nella Basilica di San Giovanni in Laterano. L’incontro, sul tema “Sviluppo economico e società civile”, è stato introdotto dal card. Agostino Vallini, Vicario di Roma, che ha ricordato che, all’art. 36 dell’Enciclica, si legge che “la sfera economica non è né eticamente neutrale né di sua natura disumana e antisociale”, ma “deve essere strutturata e istituzionalizzata eticamente”. “ È il primo tentativo di interpretare le res novae del nostro tempo: la globalizzazione, la rivoluzione informatica e la crisi economica - ha detto Zamagni -, per dare una risposta ai paradossi della nostra epoca”. Quali sono i “paradossi del nostro tempo”? Per Stefano Zamagni, ospite al terzo e ultimo degli “Incontri in cattedrale” sull’enciclica “Caritas in veritate”, sono tre: il primo, “il nostro sistema economico produce ricchezza, ma non la distribuisce”, il secondo, “il sistema agro-alimentare potrebbe sfamare 13miliardi di persone, i cittadini del pianeta sono 6miliardi e 5miliardi soffrono la fame”, il terzo, “al di là di una certa soglia, l’aumento di reddito non migliora la felicità ma la riduce”. Questi paradossi sono dovuti ad “una triplice separazione avvenuta negli ultimi decenni: tra la sfera economica e il sociale, tra lavoro e produzione della ricchezza, tra mercato e democrazia”. “L’Enciclica contiene chiari criteri e indicazioni per uscire dalla crisi: fraternità, giustizia e bene comune”, ha detto Zamagni. “La fraternità deve essere praticata nella sfera economica, nelle relazioni mercato e nell’attività finanziaria, non solo nel sociale”. Infatti, “non si può basare la società sul criterio solo dell’efficienza”. Poi, “ogni cittadino è membro della comunità e ha l’obbligo di contribuire al bene della comunità”. E “il bene comune non va confuso con il bene totale. Non è il risultato della somma dei beni individuali, ma il prodotto: non si può negare il bene a qualcuno per aumentare quella di tutti”.

SIR

Padre Lombardi: trasparenza e tempestività dalle istituzioni ecclesiastiche coinvolte nei crimini di pedofilia, sbagliato accusare solo la Chiesa

''Le principali istituzioni ecclesiastiche coinvolte (la Provincia dei gesuiti tedeschi, prima ad essere coinvolta per il caso del Collegio Canisius di Berlino, la Conferenza Episcopale tedesca, la Conferenza Episcopale austriaca, la Conferenza Episcopale olandese) hanno affrontato il manifestarsi del problema con tempestività e con decisione''. Lo ha affermato oggi il direttore della Sala Stampa vaticana, padre Federico Lombardi in una nota diffusa dalla Radio Vaticana. Le istituzioni ecclesiatiche, secondo padre Lombardi, ''hanno dato prova di volontà di trasparenza'' e, ''in certo senso hanno accelerato il manifestarsi del problema invitando le vittime a parlare anche quando si trattava di casi di molto tempo fa''. ''Così facendo hanno affrontato le questioni 'con il piede giusto', perchè il punto di partenza corretto è il riconoscimento di ciò che è avvenuto, e la preoccupazione per le vittime e le conseguenze degli atti compiuti contro di loro. Inoltre, - ha aggiunto il direttore della Sala Stampa vaticana - hanno ripreso in considerazione le 'Direttive' già esistenti o hanno previsto nuove indicazioni operative per mettere a fuoco anche la strategia di prevenzione, affinchè sia fatto tutto il possibile perchè in futuro simili gravissimi fatti non abbiano a ripetersi''. Sulla "gravissima questione", afferma ancora la nota, "di recente il Santo Padre ha dimostrato la sua partecipazione, in particolare con due incontri, prima con i più alti rappresentanti dell'episcopato e poi con tutti i vescovi ordinari, e prepara la pubblicazione di una lettera sull'argomento per la Chiesa in Irlanda''. I crimini di pedofilia che stanno investendo alcune istituzioni della Chiesa cattolica sono ''particolarmente riprovevoli'' ma sarebbe sbagliato accusare solo il clero. ''Questi fatti mobilitano la Chiesa ad elaborare le risposte appropriate e vanno inseriti in un contesto e in una problematica più ampia che riguarda la tutela dei bambini e dei giovani dagli abusi sessuali nella società. - ha detto Lombardi - Certamente gli errori compiuti nelle istituzioni e da responsabili ecclesiali sono particolarmente riprovevoli, data la responsabilità educativa e morale della Chiesa. Ma tutte le persone obiettive ed informate sanno che la questione è molto più ampia, e il concentrare le accuse solo sulla Chiesa porta a falsare la prospettiva''. Padre Lombardi ha portato l'esempio dell'Austria dove i dati recentemente forniti dalle autorità competenti dicono, ha ricordato, ''che in uno stesso periodo di tempo i casi accertati in istituzioni riconducibili alla Chiesa sono stati 17, mentre ve ne sono stati altri 510 in altri ambienti. E' bene preoccuparsi anche di questi''. Padre Lombardi ritiene che la questione vada affrontata, quindi, in "una prospettiva complessiva e adeguata". "La Chiesa è naturalmente pronta a partecipare e impegnarsi. Probabilmente la sua dolorosa esperienza può essere un contributo utile anche per altri", sottolinea. E conclude: "Se non si può negare la gravità del travaglio che la Chiesa sta attraversando, non bisogna rinunciare a fare tutto il possibile perché se ne ottengano alla fine anche risultati positivi, di migliore protezione dell'infanzia e della gioventù nella Chiesa e nella società, e di purificazione per la Chiesa stessa". Il gesuita ha definita ''giusta'' la decisione assunta in Germania ie le iniziative promosse dal Ministero della famiglia, soprattutto quella di convocare una '"'tavola rotonda' delle diverse realtà educative e sociali ''per affrontare la questione in una prospettiva complessiva e adeguata''. La Chiesa, ha assicurato padre Lombardi, ''è naturalmente pronta a partecipare e impegnarsi. Probabilmente la sua dolorosa esperienza puo' essere un contributo utile anche per altri. Il Cancelliere, Signora Merkel, - ha poi aggiunto - ha giustamente dato atto alla Chiesa in Germania della serieta' e della costruttivita' del suo impegno''. Infine, il direttore della Sala stampa Vaticana ha ricordato l'ordinamento specifico, quello ''canonico'', che considera ''il delitto di abuso sessuale di minori uno dei più gravi fra tutti, e le norme canoniche lo hanno costantemente riaffermato, in particolare la Lettera "De delictis gravioribus" del 2001, talvolta inopportunamente citata come causa di una ‘cultura del silenzio’”. Al contrario, puntualizza padre Lombardi, “è stata un segnale determinante per richiamare l’episcopato sulla gravità del problema e un impulso concreto per l’elaborazione di direttive operative per affrontarlo”.

Asca, Apcom, SIR

I vescovi olandesi si riuniscono per affrontare i casi di abusi sessuali nei Paesi Bassi. Lo scandalo travolge anche la Chiesa in Austria

Si riunisce oggi la Conferenza Episcopale olandese per discutere dello scandalo pedofilia nei Paesi Bassi. Dopo l'appello lanciato alla fine di febbraio sono arrivate, ad oggi, 160 segnalazioni di possibili abusi sessuali all'interno di istituzioni della Chiesa Cattolica nei Paesi Bassi, secondo quanto afferma Maria ter Steed, segretaria di Hulp & Recht (Aiuto e Diritto), l'associazione istituita nel 1995 dai vescovi olandesi per fornire assistenza alle vittime di abusi sessuali di sacerdoti, suore e operatori pastorali. I casi di abuso accertati, invece, sono attualmente tre e hanno riguardato il periodo tra il 1950 e il 1970. Dopo le prime denunce di abuso sessuale da parte dei Padri salesiani in un collegio a Heerenberg, i media hanno riportato diversi nuovi casi di possibili abusi sessuali compiuti dal clero nella seconda metà del secolo scorso. Mons. Van Luyn, vescovo di Rotterdam, salesiano, si è detto scioccato dalla notizia dei possibili abusi e ha sollecitato un'inchiesta. Le segnalazioni all'associazione Hulp & Recht possono essere inviate via posta, via mail e via telefono.
Lo scandalo dei preti pedofili travolge anche la Chiesa Cattolica austriaca. Un uomo di 53 anni ha raccontato alla radio nazionale Oe1 di aver subito abusi sessuali all'età di 11 anni da parte di due sacerdoti e di un terzo, che adesso risulta abate del monastero di Sankt Peter a Salisburgo. I due sacerdoti (uno è deceduto e l'altro ha lasciato la Chiesa) furono arrestati nel 2005 in Marocco accusati di ''turismo sessuale''. L'uomo ha rivelato di aver taciuto per molti anni, ma che lo scorso novembre ha contattato l'abate che gli avrebbe offerto 5.000 euro in cambio del silenzio. Il monastero di Sankt Peter ha diffuso un comunicato in cui si annuncia che l'abate ha chiesto scusa per gli abusi commessi ed ha rassegnato le dimissioni. Ma non è il solo caso emerso in queste ore in Austria. Il direttore di una scuola cattolica di Mehrerau, nella provincia di Vorarlberg, ha raccontato di come negli anni ottanta fu nascosto un caso di violenza sessuale e il prete che aveva ammesso le accuse fu riassegnato alla provincia del Tirolo. Il vescovo del Tirolo, ha raccontato l'abate Anselm van der Linde al quotidiano Vorarlberger Nachrichten, fu informato del fatto e al prete fu fatta seguire una terapia.

Asca

Quaresima 2010. Cambiare direzione nel cammino della vita, vera e propria inversione di marcia: le meditazioni del Papa sulla conversione del cuore

“In Quaresima, ciascuno di noi è invitato da Dio a dare una svolta alla propria vita”: nella visita di domenica alla parrocchia romana di San Giovanni della Croce, Benedetto XVI è tornato a sottolineare il significato autentico del percorso quaresimale. Un tempo forte, ha detto, che ci invita “alla conversione della nostra vita”, “pensando e vivendo secondo il Vangelo”. Entrare nella giustizia “più grande”, la giustizia dell’amore operata da Cristo, “la giustizia di chi si sente sempre più debitore che creditore”: nel Messaggio per la Quaresima, Benedetto XVI ha indicato la meta verso cui i fedeli devono tendere in questo periodo che ci prepara alla Pasqua del Signore. Il Papa mette in guarda dall’illusione dell’autosufficienza, da quell’egoismo individualistico che è “l’origine stessa dell’ingiustizia”. L’uomo deve invece riconoscere la sua piccolezza. Solo in questa prospettiva, si può comprendere “il segno penitenziale delle Ceneri”.
“E’ essenzialmente un gesto di umiltà, che significa: mi riconosco per quello che sono, una creatura fragile, fatta di terra e destinata alla terra, ma anche fatta ad immagine di Dio e destinata a Lui. Polvere, sì, ma amata, plasmata dal suo amore, animata dal suo soffio vitale, capace di riconoscere la sua voce e di rispondergli; libera e, per questo, capace anche di disobbedirgli, cedendo alla tentazione dell’orgoglio e dell’autosufficienza” (17 febbraio 2010: Santa Messa, benedizione e imposizione delle Ceneri).
Ecco allora la necessità della conversione. “Convertirsi – avverte il Papa – significa cambiare direzione nel cammino della vita: non, però, con un piccolo aggiustamento, ma con una vera e propria inversione di marcia”: “Conversione è andare controcorrente, dove la 'corrente' è lo stile di vita superficiale, incoerente ed illusorio, che spesso ci trascina, ci domina e ci rende schiavi del male o comunque prigionieri della mediocrità morale. Con la conversione, invece, si punta alla misura alta della vita cristiana, ci si affida al Vangelo vivente e personale, che è Cristo Gesù” (17 febbraio 2010, Mercoledì delle Ceneri).
Nella prima Domenica di Quaresima, il Pontefice ci invita così ad entrare nel deserto con Gesù e a percorrere con Lui l’itinerario quaresimale. Come Cristo lotta “in prima persona contro il tentatore, fino alla Croce”, è l’esortazione del Papa, anche noi siamo chiamati, “con la grazia di Dio”, a cambiare “ciò che non va” nella nostra vita. La Quaresima, ribadisce ancora, è “come un lungo ‘ritiro’ durante il quale rientrare in se stessi e ascoltare la voce di Dio, per vincere le tentazioni del Maligno”.
“Un tempo di 'agonismo' spirituale da vivere insieme con Gesù, non con orgoglio e presunzione, bensì usando le armi della fede, cioè la preghiera, l’ascolto della Parola di Dio e la penitenza. In questo modo potremo giungere a celebrare la Pasqua in verità, pronti a rinnovare le promesse del nostro Battesimo” (Angelus, 21 febbraio 2010).
Nella seconda Domenica di Quaresima, in cui la liturgia è dominata dall’episodio della Trasfigurazione del Signore, il Papa si sofferma sul significato di questo avvenimento straordinario. Pietro vorrebbe restare sul monte Tabor, perché "è bello" essere con Lui. Un sentimento, constata il Papa, che “assomiglia spesso al nostro desiderio di fronte alla consolazioni del Signore”.
“Ma la Trasfigurazione ci ricorda che le gioie seminate da Dio nella vita non sono punti di arrivo, ma sono luci che Egli ci dona nel pellegrinaggio terreno, perché ‘Gesù solo’ sia la nostra Legge e la sua Parola sia il criterio che guida la nostra esistenza” (Angelus, 28 febbraio 2010).
Di qui l’invito a tutti, in questo periodo quaresimale, “a meditare assiduamente il Vangelo”. Esortazione ancor più forte per i sacerdoti, in quest’Anno giubilare a loro dedicato, affinché siano veramente “pervasi dalla Parola di Dio, la conoscano davvero, la amino al punto che essa realmente dia loro vita e formi il loro pensiero”.

Radio Vaticana

1600 operatori della Fondazione Don Gnocchi domani all'Udienza generale di Benedetto XVI. Verrà consegnata al Papa una reliquia del Beato

Domani, mercoledì 10 marzo, sarà presente in Piazza San Pietro, all’Udienza generale del Papa, una “nutrita rappresentanza” della Fondazione Don Gnocchi. Ne dà notizia la stessa Fondazione in una nota diffusa ieri. “A conclusione dello straordinario 2009, anno durante il quale è stata celebrata il 25 ottobre la beatificazione di don Carlo Gnocchi – si legge nella nota – la Fondazione si appresta a vivere un importante appuntamento”. La partecipazione all’udienza del Papa rappresenta, infatti, “un momento di grande coinvolgimento per tutti i 28 Centri della Fondazione, che garantiranno una presenza significativa di personale, ospiti, familiari e volontari”, accompagnati tra gli altri da una rappresentanza di ex-allievi di don Gnocchi, alpini ed esponenti dell’Aido. È prevista la partecipazione di 1.600 fedeli, che arriveranno a Roma con diversi mezzi, tra cui un treno speciale proveniente da Milano. Per la Fondazione, “l’udienza rappresenta il primo incontro con Benedetto XVI, nel solco di una tradizione costellata di momenti significativi a partire dalle storiche udienze ai mutilatini di don Gnocchi concesse da Papa Pio XII. Nel corso del suo pontificato, Giovanni Paolo II aveva incontrato per ben tre volte la Fondazione: nel 1990, nel 1997 e nel 2002”. Per l’occasione, informa la Fondazione, “verrà consegnata al Papa una reliquia del Beato”.

SIR