giovedì 24 settembre 2009

Sinodo dei vescovi per l'Africa. Lettera di scienziati e agricoltori africani ai Padri sinodali sullo sviluppo e la pace nel continente

Oggi, al termine della giornata di studio dal titolo “Per una rivoluzione verde in Africa. Lo sviluppo è il nuovo nome della Pace”, svoltasi presso l’Ateneo Pontificio “Regina Apostolorum” di Roma, agricoltori e scienziati africani hanno reso noto un decalogo che hanno inviato ai Padri sinodali che, dal 4 al 25 ottobre, parteciperanno alla II Assemblea speciale del Sinodo dei Vescovi per l'Africa. Il prof. Emmanuel Tambi, direttore regionale del Forum For Agricultural Research in Africa (FARA), il prof. Sylvester O. Oiken, Project Manager dell'African Agricultural Technology Foundation (AATF), Francis B. Traoré, presidente della Association des Producteurs de Coton Africains (APROCA) e Motlatsi Everest Musi, un agricoltore sudafricano che coltiva mais, sono i primi firmatari di una lettera in cui porgono all’attenzione dei delegati che si riuniranno a Roma un decalogo per lo sviluppo agricolo e per la realizzazione della pace nel continente. Dopo aver ringraziato il Pontefice Benedetto XVI e la Chiesa cattolica per le molteplici attività caritatevoli e di promozione umana che i missionari, il clero, gli ordini religiosi e le associazioni di volontari svolgono per l’assistenza, l’educazione e lo sviluppo del popolo africano, i firmatari affermano che “dal punto di vista delle materie prime il Signore non poteva essere più generoso, ma paradossalmente gli africani rimangono i più poveri del pianeta”. Nella lettera sostengono che “la scarsità alimentare, il sottosviluppo economico, la mancanza di investimenti e infrastrutture, generano situazioni di degrado e favoriscono l’emergere di emigrazioni e conflitti armati”. Così “per evitare la disperazione, favorire la speranza e costruire le ragioni per un articolato e integrale sviluppo dell’Africa”, propongono: Scuole e istituti educativi sono le prime infrastrutture di cui l’Africa ha bisogno. Perchè il primo capitale da salvaguardare e valorizzare è l’uomo e lo sviluppo è determinato dalla qualità umana degli attori chiamati in causa. Formazione e scolarizzazione devono essere incentivate con particolare attenzione per le donne, il cui accesso alla scuola è limitato in molte parti dell’Africa. Il capitale umano e sociale, soprattutto nelle sue fasi iniziali, dipende dall’unità e dalla stabilità delle famiglie, per questo vanno alimentate politiche di difesa e sostegno delle famiglie. Perché l’agricoltura in Africa diventi vero volano di sviluppo è indispensabile riuscire a incrementare la produttività con un utilizzo migliore delle aree già coltivate. Il che implica la conoscenza e l’utilizzo di tecniche e tecnologie che favoriscano l’utilizzo ottimale delle risorse. Per sviluppare l’agricoltura è necessario investire nella ricerca e nello sviluppo, con l’obiettivo di favorire la capacità produttiva di tutti con particolare attenzione ai piccoli coltivatori. In particolare questi ultimi dovranno avere accesso alle tecnologie più avanzate varietà di colture ad alto rendimento, sementi ingegnerizzate, fertilizzanti, ma anche maggiori servizi e training per raggiungere un’adeguata formazione. Per creare valore aggiunto e rendere sostenibile per gli agricoltori l’accesso ai mercati di alta qualità è necessario investire di più sulla qualità e sui sistemi di distribuzione delle commodities, facilitando l’accesso al mercato per i prodotti alimentari africani. Gli effetti di siccità e alluvioni possono essere limitati e regolati tramite la costruzione di un sistema integrato di utilizzo delle acque con la costruzione di desalinizzatori, invasi, pozzi, dighe, canali, reti di distribuzione, sistemi di riciclaggio e impianti di irrigazione. Per fare in modo che i prodotti africani raggiungano i mercati continentali e intercontinentali bisognerà sviluppare il sistema dei trasporti, costruendo strade, ponti, porti, ferrovie, aeroporti. Molto importante è la promozione dei progetti di ricerca e di sviluppo in campo agricolo continentale, incentivando le nuove generazioni a studiare, lavorare nei paesi di origine. Grandi prospettive si riescono a intravedere nel campo delle biotecnologie vegetali, applicate non solo al miglioramento delle sementi ed al loro arricchimento, ma anche alla produzione di medicinali e vaccini. Gli scienziati ed agricoltori africani sono convinti che l'ecologia "da problema possa diventare risorsa", e che i progetti di difesa ambientale siano una grande opportunità di sviluppo e crescita economica e civile, ma che per realizzarli c'è bisogno di una cultura nuova fondata sulla persona, sulla famiglia e sullo sviluppo, come indicato dall’ecologia umana, elaborata dai Pontefici. I firmatari del decalogo condividono il punto di vista del Pontefice Benedetto XVI quando sostiene che "persona, famiglia e libertà di educazione" sono "valori non negoziabili" e concludono sperando che “queste riflessioni possano essere di aiuto al Sinodo ed allo sviluppo dell’Africa”.

Zenit

Il Papa nella Repubblica Ceca. Viaggio di carattere pastorale in uno dei Paesi più secolarizzati, sullo sfondo la questione del Concordato

Appena tre giorni (per l'esattezza, due giorni e 15 ore), 2315 chilometri da percorrere, 11 interventi tra discorsi e omelie in tre città diverse: Praga, Brno e Stara Boleslav. Si può riassumere in questi numeri il 13° viaggio internazionale di Papa Benedetto XVI, che toccherà la Repubblica Ceca dal 26 al 28 settembre prossimi, nel cuore dell'Europa centrale. Un viaggio che guarda contemporaneamente al passato e al futuro: da una parte, il Papa arriva a Praga in occasione del ventesimo anniversario di quel 1989 che segnò la caduta dei regimi comunisti dell'Europa orientale; ma, dall'altra, Papa Ratzinger ha scelto personalmente di recarsi in uno dei Paesi più secolarizzati del Vecchio Continente, l'unico, ad oggi, a non aver firmato un Concordato con la Chiesa Cattolica. Dicono le ultime statistiche che il 66% della popolazione ceca non dichiara di appartenere a nessuna fede: i credenti sono appena 2,7 milioni su una popolazione di oltre 10 milioni di persone. I cechi, ha spiegato il presidente Vaclav Klaus lo scorso 30 maggio dopo essere stato ricevuto in Vaticano, si aspettano da un pontefice che segue ''sorprendentemente'' da vicino le vicende del Paese, un ''messaggio chiaro'' per tutti. All'indomani dalla 'rivoluzione di velluto' che nel 1989 ha messo fine al regime filo-sovietico, i rapporti tra la Santa Sede e Repubblica Ceca non sono stati particolarmente cordiali. Nel marzo scorso, la Corte Suprema ha deciso che la proprietà della Cattedrale di San Vito (foto) a Praga è dello Stato e tale deve rimanere, dopo 17 anni di battaglia legale da parte della Chiesa. Una battaglia che, agli occhi della maggior parte dei cechi, è venuta per identificarsi con la Chiesa. La vicenda sembrava destinata a concludersi quando, nel 1994, il governo restituì alla Chiesa la Cattedrale, confiscata durante il comunismo, ma la decisione venne contestata dal Parlamento, perchè l'edificio, dedicato ai Santi Vito, Venceslao e Adalberto, sorge all'interno del complesso del Castello, sede della Presidenza della Repubblica e quindi di proprieta' dello Stato. Ne sorse una lunga diatriba la cui ultima tappa risale, appunto, allo scorso marzo. Ma la storia non finisce certo qui: l'arcivescovo di Praga, card. Miloslav Vlk, ha annunciato che farà ricorso contro la decisione della Corte Suprema, per una questione ''di legge e di giustizia''. Strettamente connessa è la questione del concordato con la Santa Sede, già respinto dalla Camera dei Deputati nel 2003. Contrario in un primo momento, il presidente Klaus ha cambiato idea alla vigilia delle elezioni che nel 2008 lo hanno riconfermato, con il sostegno dei cattolici, alla Presidenza della Repubblica, e si è impegnato a favore di una legge che porterebbe alla Chiesa 10,3 miliardi di euro di risarcimenti per i beni persi durante il comunismo. Su questo punto, stando a quanto ha spiegato mons. Jan Graubner, arcivescovo di Olmutz una conferenza stampa alla vigilia del viaggio, non sono previste ''trattative'' o annunci nei tre giorni di presenza del Papa. Il viaggio, tengono a sottolineare i vescovi cechi, avrà un carattere spiccatamente pastorale con l'obiettivo di aiutare il ''piccolo grege'' della Chiesa Cattolica ceca, che rappresenta poco più del 25% della popolazione. Il momento clou, da questo punto di vista, sarà la Messa celebrata il 28 settembre e Starà Boleslav, in occasione dell'anniversario del martirio di San Venceslao, patrono della Nazione: un evento il cui significato va al di là della sua valenza religiosa ed è profondamente sentito da tutti i cechi, credenti o meno che siano. Un altro momento importante sarà la Celebrazione Eucaristica domenica 27 nella spianata vicina all'aeroporto di Brno, a cui è prevista la partecipazione di fedeli anche dalla Slovacchia, dalla Germania, dall'Austria e dalla Germania, seguita dalla recita dell'Angelus.

Asca

Sinodo dei vescovi per l'Africa. I frutti di una riflessione guidata dall’'Instrumentum laboris' consegnato dal Papa a Yaoundè

"Il cristiano non tace di fronte a ingiustizie e sofferenze". Con questo messaggio, Benedetto XVI si presentava ai cristiani del Camerun al suo arrivo a Yaoundé, lo scorso 17 marzo. Non poteva essere più chiaro e forte il legame che univa il suo primo viaggio africano con quello compiuto nel settembre 1995 da Giovanni Paolo II. In quell’occasione Papa Wojtyla portava alle Chiese d’Africa l’esortazione post- sinodale "Ecclesia in Africa", frutto della prima Assemblea speciale per l’Africa del Sinodo dei vescovi, che si tenne nell’aprile 1994. Lo scorso 19 marzo Benedetto XVI consegnava l’"Instrumentum laboris", il documento di lavoro che guiderà la seconda Assemblea speciale per l’Africa, che si terrà a Roma dal 4 al 25 ottobre. E lo faceva usando parole impegnative su temi altrettanto cruciali: quelli su cui dovranno discutere i Padri Sinodali nelle prossime settimane, andando al cuore di questioni vitali ed estremamente attuali per le comunità cristiane e le società africane. "La Chiesa in Africa al servizio della riconciliazione, della giustizia e della pace. 'Voi siete il sale della terra…voi siete la luce del mondo' (Mt 5, 13-14)". È questo, infatti, il tema dell’imminente Sinodo, che radunerà a Roma circa 300 tra vescovi, teologi, esperti e studiosi. Un evento la cui attesa in questi giorni rappresenta l’occasione per fare il punto sul cammino intrapreso fin qui e tracciare l’orizzonte verso cui con ogni probabilità si proietterà il confronto. "I Padri sinodali, guidati dal Pontefice – si legge nel documento di lavoro – intendono approfondire i temi della riconciliazione, della giustizia e della pace, affinché la Chiesa nel suo insieme, le sue comunità e istituzioni, come pure i singoli cristiani, comunitariamente e personalmente, possano diventare sempre di più il sale della terra africana e la luce del mondo sociale, culturale e religioso in Africa". Lo aveva anticipato Benedetto XVI a Yaoundé: "Dopo quasi dieci anni del nuovo millennio, questo momento di grazia è un appello a tutti i vescovi, sacerdoti, religiosi e fedeli laici del continente a dedicarsi nuovamente alla missione della Chiesa a portare speranza ai cuori del popolo dell’Africa, e con ciò pure ai popoli di tutto il mondo. Anche in mezzo alle più grandi sofferenze – aveva sottolineato Papa Ratzinger –, il messaggio cristiano reca sempre con sé speranza". Questo secondo Sinodo per l’Africa, insomma, si preannuncia carico di grandi aspettative e di domande di fondo: un Sinodo in bilico tra denuncia e speranza, tra analisi e profezia. "Si tratta di questioni estremamente attuali e urgenti – commenta il card. Christian Tumi, arcivescovo di Douala, in Camerun – non solo per la Chiesa, ma anche per le società africane. Parlando di pace, giustizia e riconciliazione, non si tratta solo di affrontare le questioni legate alla guerra, ai conflitti, o alle violenze, che pure esistono ancora in molte parti dell’Africa. Spesso è un problema di povertà e di ingiustizie che la gente vive nel quotidiano e che fanno sì che all’interno delle comunità non vi sia autentica pace e armonia. Occorre fare molto di più – nota il porporato –, guarire molti mali, a tanti livelli, per portare pace e riconciliazione ovunque. Anche nei cuori della gente". Anche mons. Laurent Monsengwo Pasinya, arcivescovo di Kinshasa, conferma la necessità di mettere a tacere le armi, ma anche di "convertire i cuori": "La pace di cui l’Africa ha bisogno – afferma il presule – non consiste solo nel mettere il silenziatore alle armi, ma nel favorire una pace della mente e del cuore". E aggiunge, a partire dalla personale esperienza nel suo travagliato Paese, la Repubblica Democratica del Congo: "Nel quadro generale dell’Africa, purtroppo, ci sono ancora tanti conflitti, anche di natura economica. Conflitti che cominciano sempre laddove un diritto viene violato, dove non c’è giustizia". Da qui comincia anche la prossima Assemblea speciale per l’Africa del Sinodo dei vescovi.

Anna Pozzi, Avvenire

Il programma della tv svedese sul Vaticano e Williamson punta il dito contro il card. Castrillòn. E padre Lombardi preferisce mandare una mail

E' andata in onda ieri sera la nuova puntata del programma investigativo della televisione pubblica svedese "Uppdrag granskning" dedicata al caso del vescovo lefebvriano Richard Williamson e ad accertare quanto, in Vaticano, si sapesse delle sue posizioni antisemite e del suo negazionismo dell'Olocausto. Sei mesi fa, un'intervista a mons. Williamson realizzata dallo stesso programma e messa in onda in occasione dell'ordinazione al diaconato del primo svedese diventato membro della lefebvriana Fraternità Sacerdotale San Pio X coincise con la pubblicazione del decreto di revoca della scomunica dei quattro vescovi lefebvriani da parte del Pontefice. Il programma non accusa Papa Benedetto XVI di aver saputo ma mette piuttosto in evidenza come la comunicazione delle idee di Williamson si sia inceppata. Il dito viene puntato piuttosto contro l'allora presidente della Commissione Ecclesia Dei incaricata dei rapporti con i lefebvriani, card. Dario Castrillòn Hoyos. Il vescovo di Stoccolma, mons. Anders Arborelius, spiega di essere stato informato per tempo dei contenuti dell'intervista e di aver inviato in Vaticano una comunicazione tramite il nunzio vaticano nei Paesi scandinavi, mons. Emil Paul Tscherrig. Le dichiarazioni di mons. Arborelius, già anticipate ieri, sono riprese da un comunicato della diocesi di Stoccolma diffuso ieri sera: ''Mandare una informativa al Vaticano è pura routine, dichiara il vescovo di Stoccolma Anders Arborelius, in un commento nel programma di questa sera sulla tv svedese che si concentra su quello che in Vaticano sapevano realmente circa l'antisemitismo nella Fraternità Sacerdotale San Pio X prima della revoca della scomunica a gennaio''. Arborelius e il nunzio ''confermano che un rapporto concernente le attività della Fraternità Sacerdotale San Pio X in Svezia così come un riassunto dei contenuti della intervista con Richard Williamson (nella misura in cui gli era nota) fu spedito in Vaticano nel novembre 2008. Quindi avvisando che il programma con la negazione dell'Olocausto sarebbe stato trasmesso il 21 gennaio 2009''. Il nunzio avrebbe aggiunto, a telecamere spente, che dopo aver inviato il suo rapporto avrebbe incontrato numerosi capi-dicastero in Vaticano, compreso lo stesso card. Castrillon Hoyos. In un'intervista del 29 gennaio, il cardinale spiegò che nè lui, nè nessun altro in Vaticano era a conoscenza delle dichiarazioni di Williamson.
Come si difende il Vaticano? Mette in campo il suo eroe senza macchia né paura, il maestro dell'informazione di massa del XXI secolo: il gesuita Lombardi! Considera che non c'è necessità di articolare una risposta nel merito della questione, rispondendo con fatti ai fatti, indicando responsabili, o smentendo garruli prelati scandinavi, o semplicemente indicando che viene aperta un'inchiesta interna, così da placare gli animi e prendere tempo (lo sanno tutti che, quando si vuole insabbiare un problema, si apre un'inchiesta!). Ritiene non serva nemmeno un comunicato per il bollettino della Sala Stampa: giusto due verba che volant nell'etere a Radio Vaticana, in cui ricorda che il Papa non è negazionista, del che nessuno dubita, ma così schiva la vera questione, che è se il Papa sapesse; o meglio, su quest'ultimo punto nega apoditticamente e senza articolare. Piuttosto, che cosa decide di fare? Scrive una e-mail. Sì, una letterina elettronica. Così si esprime nel 2009 il portavoce del Vicario di Cristo! E a chi la manda la mail? Ma alla TV svedese, no? Come se si trattasse di convincere loro (cui, giustamente, nulla ne cale d'innocenza o colpevolezza, basta lo scoop) e non l'opinione pubblica disorientata o le associazioni ebraiche che già ricominciano a levare alti lai (anche a quelle, o almeno ad alcune di loro, poco ne cale di innocenza o colpevolezza, basta attaccare la Chiesa...). Ma è il testo che è un bijoux, anzi un biggiù. La è tutta un'excusatio non petita e uno scaricare le responsabilità: il nostro uomo alla Sala Stampa, lui, non sapeva niente, nessuno gli ha detto niente, quando ha saputo non ha potuto far altro che... Come se ne esce? A questo punto, le accuse arrivano fino al card. Castrillòn Hoyos. Un fedele servitore della Chiesa, un integerrimo cristiano che sa qual è il suo dovere: proteggere il suo Pontefice. Le circostanze gli richiedono un grave sacrificio, a gloria sua e per il bene della Santa Chiesa: assumere come Nostro Signore il ruolo di agnello sacrificale, e di capro espiatorio. E affermare che, sì, aveva avuto qualche relazione circa le affermazioni discutibili del vescovo Williamson, ma che non ritenne di farne menzione, magari sottovalutandole ma soprattutto non ritenendo che potessero ostacolare il cammino di riconciliazione. E ricordando a tutti alcune semplici verità, che si rischia di dimenticare: che le forsennate opinioni di Williamson non hanno nulla a che vedere con la scomunica; che il ritorno dei lefebvriani all'ovile, di cui la revoca della scomunica era precondizione, conta e contava più dei colpi di testa di un singolo perché, come ricorda il Papa nella lettera ai vescovi, “può lasciarci totalmente indifferenti una comunità nella quale si trovano 491 sacerdoti, 215 seminaristi, 6 seminari, 88 scuole, 2 Istituti universitari, 117 frati, 164 suore e migliaia di fedeli? Dobbiamo davvero tranquillamente lasciarli andare alla deriva lontani dalla Chiesa?”. E infine ricordare che non era comunque possibile una revoca della scomunica solo a tre dei vescovi lefebvriani, sia perché non l'avrebbero accettata, sia perché non si può giustificare la mancata revoca sulla base di affermazioni che, per quanto gravi e inaccettabili, non toccan la fede; sia infine perché non si può rischiare che il vescovo escluso consacrasse altri vescovi e creasse una chiesa scismatica.

Asca, Messainlatino.it

ECCO LA MAIL DI PADRE LOMBARDI: DA NON CREDERE! - il testo integrale dal blog Fides et Forma

Sinodo dei vescovi per il Medio Oriente. Il card. Delly: lavoreremo per fortificare la nostra fede per essere cristiani esemplari agli occhi di tutti

“Il Sinodo servirà alla causa del Cristianesimo affinché i fedeli restino in Medio Oriente. Lavoreremo per fortificare la nostra fede perché ognuno diventi un cristiano esemplare anche agli occhi dei fedeli delle altre religioni”. Sono gli auspici del patriarca di Baghdad, card. Emmanuel III Delly (nella foto con Benedetto XVI), in merito all’Assemblea speciale del Sinodo dei vescovi per il Medio Oriente, che si terrà in Vaticano dal 10 al 24 ottobre 2010. In una intervista all'agenzia SIR il cardinale dichiara che “si sta lavorando per avviare la macchina organizzativa. Non ci sono ancora scadenze definite ma l’intenzione è quella di avere i Lineamenta entro il 2009 e l’Instrumentum laboris entro i primissimi mesi del 2010”. Riferendosi, poi, alla presenza nel Sinodo di esponenti musulmani ed ebrei, Delly afferma che questa “dipenderà dall’autorità ecclesiale”. Nell’intervista il patriarca caldeo di Baghdad si sofferma anche sulla situazione dei cristiani iracheni ribadendo il suo no alla Piana di Ninive e che “nel Paese non esiste persecuzione dei cristiani. Qualche volta c’è discriminazione individuale ma nel nostro Paese cristiani e musulmani vivono insieme da secoli e continueremo a farlo”.

SIR

Il Papa in Portogallo nel maggio 2010. Nel Santuario mariano di Fatima presiederà le celebrazioni in onore della Madonna

Papa Benedetto XVI compirà un viaggio apostolico in Portogallo nel maggio 2010. Lo rende noto un comunicato della presidenza portoghese. ''Sua Santità Papa Benedetto XVI effettuerà una visita in Portogallo il prossimo anno, in risposta all'invito che gli è stato indirizzato dal Presidente della Repubblica'', si legge nel testo. ''Secondo il programma ufficiale, Sua Santità Papa Benedetto XVI si recherà al Santuario mariano di Fatima, dove presiederà le cerimonie religiose il 13 maggio''.

Asca

Rowan Williams: in Gran Bretagna il Papa sarà accolto dagli anglicani con calore e gioia. Mons. Nichols: incoraggiati e lieti del possibile viaggio

L'arcivescovo di Canterbury, Rowan Williams (nella foto con Benedetto XVI), leader della Comunione anglicana e capo della Chiesa di Inghilterra esprime in un comunicato di aver saputo con ''piacere'' la notizia che il Papa potrebbe compiere un viaggio in Gran Bretagna nel 2010. ''Tempo fa - afferma l'arcivescovo dal Giappone dove è in visita - a seguito di simili inviti fatti dai vescovi cattolici e dal governo britannico, ho espresso personalmente a Papa Benedetto XVI la speranza che egli potesse accettare l'invito di visitare l'Inghilterra. Sono quindi compiaciuto di sentire oggi che c'è la possibilità che il Papa possa visitare l'Inghilterra nel corso del prossimo anno. Sono sicuro di poter parlare a nome degli anglicani di tutta l'Inghilterra, assicurandogli che sarà accolto con grande calore e gioia''. Nella serata di ieri, anche i vescovi cattolici dell'Inghilterra avevano espresso lo stesso auspicio. ''La prospettiva di una visita di Papa Benedetto XVI ci riempie di gioia'', ha scritto in comunicato l'arcivescovo di Westminster, mons. Vincent Nichols, presidente della Conferenza episcopale dell'Inghilterra e del Galles. ''Ci sentiamo incoraggiati e lieti - affermava - alla notizia emersa circa la possibile visita ufficiale di Papa Benedetto XVI nel Regno Unito il prossimo anno''. ''Siamo felici - ha concluso l'arcivescovo - che il Santo Padre prenda in tale considerazione l'invito ricevuto dal governo di Sua maestà che è in stretto accordo con i desideri e le richieste espresse anche dai vescovi inglesi e del Galles. La prospettiva di una visita di Papa Benedetto XVI ci riempie di gioia''.

Asca

Videomessaggio del Papa alla Conferenza Onu sul clima: il modello di sviluppo sia trasformato tramite una più grande responsabilità per la creazione

“E’ indispensabile che l’attuale modello di sviluppo globale sia trasformato attraverso una è più grande, e condivisa, accettazione di responsabilità per la creazione: ciò è richiesto non solo dai fattori ambientali, ma anche dallo scandalo della fame e della miseria umana”. E’ il forte appello lanciato oggi dal Papa, in un videomessaggio trasmesso in vista dell’imminente Vertice dell’Onu sui cambiamenti climatici, il cui testo è stato diffuso oggi dalla sala stampa della Santa Sede. “La tutela dell’ambiente ela salvaguardia delle risorse e del clima – le parole di Benedeto XVI – obbligano tutti i leader ad agire congiuntamente, rispettando la legge e promuovendo la solidarietà con le regioni più deboli del mondo”. “Insieme – è la convinzione di fondo del Pontefice – possiamo costruire uno sviluppo umano integrale benefico per tutti ipopoli, presente e futuri, uno sviluppo ispirato ai valori della carità nella verità”. “Perché questo avvenga, ha affermato Benedetto XVI, “è indispensabile che l’attuale modello di sviluppo globale possa essere trasformato”. Siamo tutti chiamati ad esercitare una gestione responsabile della creazione, ad utilizzare le risorse in modo tale che ogni individuo e comunità possano vivere con dignità”, l’ammonimento del videomessaggio, con il quale il Papa intende offrire il suo “sostegno” ai leader che si confronteranno “sull’urgente problema del cambiamento climatico”. “La Terra – ricorda Benedetto XVI – è un dono prezioso del Creatore che, nel progettare un suo ordine intrinseco, ci ha dato linee guidano, come amministratori della sua creazione”. La Chiesa, da parte sua, “ritiene che le questioni riguardanti l’ambiente e la sua tutela siano intimamente connesse con lo sviluppo umano integrale”, sottolinea il Papa citando la “Caritas in veritate”, in cui si fa presente la “pressante esigenza morale di una rinnovata solidarietà non solo tra i paesi, ma anche tra gli individui”, in nome di una “una responsabilità personale verso l’umanità nel suo complesso, in particolare verso i poveri e vero le generazioni future”. Di qui l’importanza che la comunità internazionale e i singoli governi “inviino il giusto segnale ai propri cittadini e riescano a contrastare modi dannosi di trattare l’ambiente”, facendo in modo che “i costi economici e sociali dell’utilizzo delle risorse” siano “riconosciuti con trasparenza e sostenuti da coloro che li procurano, e non da altri popoli o generazioni future”.

SIR

Le nomine del Papa. Mons. Suriani delegato per le Nunziature. Il card. Adrien Sarr verso la guida del Pontificio Consiglio Giustizia e Pace

Papa Benedetto XVI ha nominato delegato per le Rappresentanze Pontificie mons. Luciano Suriani. Sostituisce mons. Carlo Maria Viganò, promosso recentemente segretario generale del Governatorato della Città del Vaticano.Arcivescovo titolare di Amiterno dal 2008, mons. Suriani ha 52 anni ed è nato a Chieti. E' stato per pochi mesi nunzio apostolico in Bolivia. Attualmente era a disposizione della Segreteria di Stato.
A ottobre si svolgerà a Roma il II Sinodo sul continente africano, e nello stesso periodo dovrebbe essere annunciato il "cambio" alla guida del Pontificio Consiglio Giustizia e Pace, presieduto fino ad ora dal card. Renato Raffaele Martino. Secondo fonti attendibili all'interno del Vaticano, il suo successore alla guida del battagliero organismo dovrebbe essere un prelato che è già cardinale: Théodore-Adrien Sarr (nella foto con Benedetto XVI), arcivescovo di Dakara, la capitale senegalese. Sarr è stato fatto cardinale nel Concistoro del 24 novembre del 2007. E' nato il 28 novembre del 1936 a Fadiouth. Ordinato sacerdote nel 1964, è diventato arcivescovo della capitale nel 2000. Se questa notizia si rivelerà fondata, sarà confermata la predilezione di Benedetto XVI per la nomina di persone già piuttosto "mature". Anche il posto di Segretario del Pontificio Consiglio Giustizia e Pace subirà un cambiamento, dopo la nomina di mons. Crepaldi alla diocesi di Trieste. Appare in "pole position" don Mario Toso, Rettore magnifico dell'Ateneo salesiano, molto apprezzato dal Segretario di Stato, Tarcisio Bertone, che appartiene allo stesso ordine. Toso è un esperto di Dottrina Sociale della Chiesa.

Asca - Marco Tosatti, San Pietri e dintorni

Il Papa nella Repubblica Ceca. Il card. Špidlík: viaggio nel centro geografico dell'Europa affinchè il continente diventi spiritualmente unito

Fervono gli ultimi preparativi nella Repubblica Ceca per il viaggio apostolico di Benedetto XVI in questa terra dal 26 al 28 settembre. Il Papa visiterà la capitale Praga, Brno, capoluogo della Moravia, e Stará Boleslav, luogo del martirio di San Venceslao, Patrono principale della nazione, la cui festa, lunedì prossimo, è l’occasione del viaggio. Benedetto XVI viene in questa terra sulle orme di Giovanni Paolo II invitando a non avere paura, a non dubitare, a ripartire dalla fede: i tempi sono di Dio. I mulini del Signore – dice un proverbio ceco – macinano lentamente, ma macinano certamente. Personalità di spicco della Chiesa ceca è il card. Tomáš Špidlík, nato 90 anni fa a Brno, in Moravia. Gesuita, costretto ai lavori forzati durante la guerra prima dai nazisti e poi dai comunisti, è diventato sacerdote a 30 anni in mezzo a difficoltà di ogni tipo. Noto per i suoi studi e per i suoi libri sulla spiritualità delle Chiese d’Oriente, vive e lavora al Centro Aletti di Roma con padre Marko Ivan Rupnik. Da quasi 50 anni collabora con la Radio Vaticana, con la sua meditazione del venerdì. Giovanni Paolo II lo ha creato cardinale nel 2003. Questo per lui il significato del viaggio di Benedetto XVI in Cechia: “Giovanni Paolo II è venuto qui 20 anni fa, quando è caduto il muro di Berlino e quindi quando è caduto il comunismo ed è nata la nuova Europa. Giovanni Paolo II ha affermato che scopo della sua visita era quello di lavorare all’unità spirituale dell’Europa. Benedetto XVI viene 20 anni dopo e viene proprio a Praga che è il centro geografico dell’Europa. Allora questa nuova visita del Papa ci fa pensare: dobbiamo fare un’Europa spiritualmente unita. Il viaggio del Papa non è un viaggio politico ma spirituale. I cechi sono un popolo di origine orientale che però è vissuto 2000 anni nella civiltà e nella cultura occidentale: così possono conciliare queste due mentalità affinché l’Europa - che per tanto tempo è stata divisa in due - possa tornare ad essere una sola Europa”.

Radio Vaticana