sabato 29 agosto 2009

Martirio di San Giovanni Battista. Il Papa: stimolo per un'esistenza in piena fedeltà a Cristo, testimoniando un amore sincero verso Dio e il prossimo

La Chiesa ricorda oggi il martirio di San Giovanni Battista, che rese a Dio la sua suprema testimonianza. E’ l’amico che esulta di gioia alla voce dello sposo e si eclissa di fronte al Cristo, sole di giustizia: “Ora la mia gioia è compiuta; Egli deve crescere, io invece diminuire”. Alla sua scuola si sono formati alcuni dei primi discepoli del Signore.
San Giovanni Battista sigilla la sua missione di Precursore con il martirio. E’ l’ultimo profeta dell’Antico Testamento e il primo apostolo di Gesù. E’ l’unico fra i Santi di cui si celebri la natività e il giorno della morte. Annuncia la venuta del Signore, esorta alla conversione e predica la penitenza. In molti accorrono da tutta la Giudea, da Gerusalemme e dalla regione intorno al fiume Giordano per ascoltarlo. In tanti pensano sia il Messia ma è Giovanni stesso ad assicurare che è solo il Precursore. La vita di Giovanni, come ricorda Benedetto XVI, è stata in realtà “tutta orientata a Cristo”.
“Giovanni Battista è stato il precursore, la ‘voce’ inviata ad annunciare il Verbo incarnato… Invochiamo la sua intercessione, insieme con quella di Maria Santissima, perché anche ai nostri giorni la Chiesa sappia mantenersi sempre fedele a Cristo e testimoniare con coraggio la sua verità e il suo amore per tutti”. Giovanni Battista battezza Gesù, non annuncia se stesso ma “l’Agnello di Dio, che toglie il peccato del mondo” (Angelus, 24 giugno 2007).
E’ “il primo “testimone” di Gesù, che indica “Figlio di Dio e redentore dell’uomo”. Giovanni - aggiunge il Papa - indica la Verità, senza paura.
“Da autentico profeta, Giovanni rese testimonianza alla verità senza compromessi. Denunciò le trasgressioni dei comandamenti di Dio, anche quando protagonisti ne erano i potenti. Così, quando accusò di adulterio Erode ed Erodiade, pagò con la vita, sigillando col martirio il suo servizio a Cristo, che è la Verità in persona”. Giovanni Battista condanna pubblicamente Erode Antipa, che conviveva con la cognata e per questo viene decapitato. Il suo esempio testimonia che “l’amore di Cristo è più forte della violenza e dell’odio” (Angelus, 24 giugno 2007).
Il Papa affida all’intercessione di Giovanni Battista “tutti coloro che, seguendo il suo esempio, introducono nel mondo la giustizia del regno di Dio: “Con speciale vicinanza spirituale, penso anche a quei cattolici che mantengono la propria fedeltà alla Sede di Pietro senza cedere a compromessi, a volte anche a prezzo di gravi sofferenze. Tutta la Chiesa ne ammira l’esempio e prega perché essi abbiano la forza di perseverare, sapendo che le loro tribolazioni sono fonte di vittoria, anche se al momento possono sembrare un fallimento” (Angelus, 26 dicembre 2006).
L’eroico esempio di San Giovanni Battista - auspica infine il Santo Padre - sia lo “stimolo per progettare un’esistenza in piena fedeltà a Cristo, per affrontare la sofferenza con coraggio e per testimoniare un amore sincero per Dio e verso il prossimo” (30 agosto 2006).

Radio Vaticana

Sinodo dei vescovi per l'Africa. Mons. Isizoh: nel continente la Chiesa svolge un ruolo vitale, è la voce di chi non ha voce

“La Chiesa svolge un ruolo vitale. È la voce di chi non ha voce. Parla a nome degli oppressi e degli emarginati della società. Conduce le persone ferite alla riconciliazione. Il modo in cui farlo sarà probabilmente uno dei più importanti punti di discussione del prossimo Sinodo”. È quanto afferma mons. Chidi Denis Isizoh, nigeriano, officiale del Pontificio Consiglio per il dialogo interreligioso, delineando in un’intervista a L’Osservatore Romano alcune delle sfide che attendono il continente africano, in vista del prossimo Sinodo speciale per l'Africa che si svolgerà in Vaticano dal 4 al 25 ottobre. “Noi tutti – dice mons. Isizoh – preghiamo per il successo del secondo Sinodo dei vescovi per l'Africa” che avrà come tema “La Chiesa in Africa al servizio della riconciliazione, della giustizia e della pace. 'Voi siete il sale della terra… voi siete la luce del mondo' (Mt 5, 13.14)”. Il tema, spiega mons. Isizoh, “mostra quanto la Chiesa africana sia vitale nella sua responsabilità verso il continente. Gli ultimi cinquant'anni sono stati dominati da questioni relative all'indipendenza e alla costruzione di realtà nazionali. Nella loro lotta per l'autodeterminazione e l'autogoverno, molti Paesi africani hanno vissuto guerre, conflitti, controversie. Alla fine ci si potrebbe chiedere: cosa ne sarà dell'Africa? Di questo si occuperà il Sinodo”. Mons. Isizoh sottolinea l’importanza dell’“ordine degli elementi che compongono il tema” del prossimo Sinodo speciale per l'Africa. “La prima cosa – dice – è la riconciliazione, poi viene la giustizia, quindi la pace, perché riconciliazione e giustizia recano pace”. Spesso, prosegue, “nel mondo attuale notiamo che, dopo le ostilità, la prima cosa che si pensa di fare è creare tribunali per processare i cosiddetti "criminali di guerra", per condannarli, imprigionarli o, in alcuni casi, ucciderli. Questo reca pace? No. Esigere e ottenere "fino all'ultimo centesimo" è il modo che hanno gli uomini di vendicarsi. Ad alcune persone ciò lenisce le ferite e dà la sensazione che i colpevoli siano stati puniti”. Ma ciò, rileva mons. Isizoh, “allevia veramente le ferite della guerra e del conflitto? Nutro dei dubbi al riguardo”. L’officiale del Pontificio Consiglio conclude ricordando che “esiste un altro modo per sanare la società dopo guerre e conflitti: la riconciliazione, che è anche un valore evangelico.

SIR